Danganronpa: The Animation, la recensione dell'anime disponibile su Netflix

Con Danganronpa addentriamoci tra le mura del collegio Picco della Speranza, noto come Accademia della Disperazione.

Danganronpa: The Animation, la recensione dell'anime disponibile su Netflix
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Il liceo è la scuola che segna il passaggio all'età adulta. Il primo giorno si è impauriti, confusi, eccitati, contenti, tristi: un mix di emozioni difficili da dimenticare. Una volta varcata quella porta, al suono della campanella, tutto cambierà: nuovi incontri, nuove lezioni, e mille storie da vivere e da raccontare. Uno dei periodi più importanti della vita, che non dimenticheremo mai e che vorremmo rivivere ancora una volta. Perciò, per far sì che questa esperienza sia unica ed indimenticabile, la scelta del liceo è importante e va ponderata a dovere. Una cosa però è certa: mai iscriversi al Picco della Speranza, istituto della visual novel Danganronpa di Spike Chunsoft, da cui è stato tratto un anime disponibile su Netflix con sottotitoli in italiano. Gli anni scolastici dell'accademia sono molto severi: quello che ci si può aspettare dalla cosiddetta Accademia della Disperazione.

I 15 piccoli scolari

Makoto Naegi è un ragazzo ordinario, senza doti particolari, motivo per il quale si sente elettrizzato, ma anche inadeguato davanti al cancello dell'accademia privata Picco della Speranza. Picco della Speranza è uno dei più prestigiosi istituti in città: raduna ed educa i migliori liceali di ogni settore, dall'intrattenimento, allo sport, alle arti, agli studi accademici, ed apre loro le porte per un futuro radioso.

Al Picco della Speranza entrano i migliori, ed escono i migliori. Pertanto, Makoto, dopo aver ricevuto un invito scritto dall'accademia stessa per seguire i corsi, si è sentito super-fortunato: la sua nuova vita sta per avere inizio. Emozionato e pieno di speranze, varca la soglia: perde i sensi.
Quando rinviene, Makoto si ritrova all'interno di un'aula con una telecamera di sorveglianza e con solide lastre d'acciaio saldate alle finestre; sulla cattedra vi è un opuscolo della scuola che lo avvisa che la cerimonia di ammissione si terrà in palestra; volendo delucidazioni su cosa sta accadendo, il ragazzo lascia l'aula e nota che tutte le finestre sono completamente bloccate. Raggiunta la palestra, Makoto incontra 14 iscritti all'accademia, la creme de la creme tra i liceali. Gli studenti hanno modo di conoscersi, e assieme cercano di capire la bizzarra situazione, rendendosi conto di essere stati privati dei cellulari. Tra gli iscritti vi è anche Sayaka Maizono, frontman di un gruppo di idol, nonché compagna delle medie del super-fortunato. Fa allora la sua comparsa Monokuma, un orso per metà bianco, con un'espressione calma, e per metà nero, con un ghigno malvagio e folle, ed un occhio rosso deformato. Questi è il preside della scuola, e rivela agli allievi che sono l'ultima speranza per il mondo, e che per salvaguardarli sono stati confinati ed isolati all'interno della struttura, in cui vivranno per la vita come eterni studenti. Tuttavia, Monokuma non vuole essere troppo severo con i ragazzi, e dà loro la possibilità di lasciare l'istituto quando vogliono, l'importante è rispettare una semplice regola: chiunque voglia diplomarsi, dovrà uccidere uno o due presenti, senza essere scoperto.

Dopo il ritrovamento di un cadavere, i superstiti avranno tempo per indagare, in seguito si terrà il processo di classe, in cui saranno esposte le prove trovate, e si voterà un colpevole. Qualora l'assassino dovesse essere identificato, verrà giustiziato; invece, se sarà indicato il killer sbagliato, a morire saranno gli accusatori, tranne l'omicida. I giovani preferiscono non credere a queste parole, e si adoperano per trovare una via di fuga, ma scoprono di essere confinati al piano terra. L'orso, vedendo che non è stato commesso ancora un delitto, sprona i prigionieri dando un movente per cui tutti sarebbero disposti ad uccidere.
La situazione degenera quando viene ritrovato il primo cadavere: crolla la convinzione che qualcuno non possa commettere un omicidio.
Danganronpa: The Animation mette in scena un giallo dallo stampo classico, in grado di offrire una buona evoluzione psicologica dei protagonisti, anche se non ben costruiti, facendo affiorare la loro vera natura. Allo stesso modo, vengono a galla una sequela di misteri e rivelazioni che aleggiano attorno alla scuola, al suo sadico direttore, e al misterioso sedicesimo studente.

Alunni d'accusa

Sin dai primi momenti di Danganronpa: The Animation si percepisce una tensione tipica di alcuni romanzi gialli: i più appassionati potranno cogliere dei parallelismi e dei richiami a Dieci piccoli indiani, della regina Agatha Christie, anche se con alcune differenze.

Nel corso delle puntate si percepisce un'aria colma di tensione, dovuta proprio alla condizione che i 15 sono costretti a vivere: nessuno può fidarsi degli altri, ma allo stesso tempo pur di sopravvivere bisogna adattarsi ed avere fiducia; i protagonisti, sebbene cerchino in tutti i modi di essere vicini, si guardano con circospezione, consapevoli che da un momento all'altro qualcuno potrebbe tradire e commettere un omicidio. A tal proposito, quando i superstiti si trovano sulla scena del crimine, si viene quasi invogliati a prendere parte alle indagini e a cercare i vari indizi, ma solo una volta arrivati al tribunale si potrà scoprire in cosa consistono; forse quello che potrebbe straniare ad un impatto iniziale, giunti sulla scena, è il sangue rosa acceso, ma la scelta cromatica, oltre che per una questione di censura, non intacca la brutalità, e dà un tocco in più alla follia che traspare in ogni ripresa. Dopo aver scoperto il killer, rivedendo il luogo del delitto, ci si rende conto di una minuziosa attenzione nei dettagli per realizzare la scena, con elementi che volutamente passano inosservati ad una prima occhiata di sfuggita, colti dallo stupore di aver rinvenuto un cadavere. Purtroppo, però, si nota questa particolare accuratezza soprattutto nei primi casi, poiché le indagini seguenti diventano più frettolose (anche per volere di Monokuma), facendoci sentire poco partecipi, e non dandoci più quella piacevole sensazione di trovare le prove assieme agli "investigatori". Il tutto confluisce, poi, nel "tribunale", in cui l'azione si velocizza notevolmente: in questi attimi, i presenti mettono sul tavolo tutto ciò che hanno trovato, ed appare una gradevole grafica al lato dello schermo raffigurante il tamburo di un revolver e dei proiettili, i cosiddetti "Proiettili Verbali", ovverosia colpi a disposizione per controbattere.

Lo spettatore viene travolto dalle numerose rivelazioni sul caso, che lo spingono a giungere alla soluzione senza perdere neanche un attimo dell'arringa. Questi intermezzi sono molto rapidi, tant'è che non si percepisce lo scorrere del tempo e si arriva alla chiusura del caso senza rendersene conto, grazie ad un veloce e continuo scambio di battute tra i presenti, con un'alternanza di momenti riflessivi per poter replicare, anche se il più delle volte è solo Makoto a confutare le teorie dei compagni. Eppure questi attimi non riescono a trasmettere le giuste sensazioni, sia perché si è consapevoli che Makoto non sia mai effettivamente in pericolo, né come vittima, né come carnefice, essendo il protagonista principale, nonostante sia uno studente come gli altri; sia perché i 14 non sono ben caratterizzati.

I partecipanti a questo macabro gioco ed il legame che instaurano durante la detenzione non sono ben centralizzati, rendendo più difficile essere empatici, sia quando gli alunni vengono uccisi, sia quando vengono accusati; in questo modo non ci si sente pienamente coinvolti nelle interazioni del gruppo e nei momenti di massima tensione. Parte del problema potrebbe essere un cast molto sfaccettato, difficile da gestire in maniera unanime, in modo da dare lo giusto spazio a tutti. Per la sovrabbondanza di attori, lo spettatore potrebbe trovare difficoltà a ricordarli tutti, ma viene in aiuto un character design caratteristico e variegato, che spesso calza a pennello per il personaggio e per il tipo di capacità che lo rende unico: associare il design ai singoli attori rende più facile ricordare i loro ruoli e cosa sono in grado di fare. Lo stile grafico, però, è molto semplice, e in alcuni frangenti si notano delle sbavature nei disegni; d'altro canto, la resa grafica delle esecuzioni di Monokuma è più appariscente, in quanto lo stile diventa fumettistico, con disegni in 2D, e sfoggia un'illuminazione cupa.

Benché le vittime possano risultare marginali, abbiamo notato un'attenta analisi psicologica dei ragazzi: questi, infatti, sono messi costantemente dinanzi a situazioni estreme, che li mettono a dura prova, e pur di sopravvivere cercano di restare uniti, non volendo commettere alcun omicidio.

Quando Monokuma si insinua in maniera subdola nelle loro menti, dando una motivazione per assassinare, fuoriesce il lato più malvagio, egoista, ma per certi versi anche "umano", in quanto nessuno è al di sopra di un altro, che li spinge a mettere da parte l'amicizia, e a voler uscire a tutti i costi da quella scuola. Non tutti riescono a sopportare il peso di assistere alla morte di un coetaneo, ed il più delle volte ne escono inevitabilmente turbati e scossi, e questo lo si nota soprattutto nel protagonista, che è il più sconvolto.
Danganronpa: The Animation non è solo un giallo ben costruito, ma è qualcosa di molto più profondo: se si soffermasse solo sui delitti da risolvere, sebbene per alcuni (almeno per gli appassionati del genere) scoprire le prossime vittime, come vengono uccise, e chi sia l'assassino possa bastare per proseguire la visione, a lungo andare potrebbe risultare monotono e tedioso; per questo motivo viene tessuta una tela di misteri ed enigmi che diventa via via sempre più intricata, con una buona dose di colpi di scena, che trascinano al punto da voler avere le idee chiare e scoprire cosa sta accadendo, fino a giungere alle battute finali, in cui vi è un crescendo di fasi sempre più incalzanti, scandite da un'elevata dose di suspense.

Danganronpa:The Animation Danganronpa: The Animation è una serie in grado di travolgere seguendo gli schemi di alcuni polizieschi, con una gran varietà di misteri che riescono a tenere il pubblico incollato allo schermo. L’anime è caratterizzato da una componente grafica non molto elaborata, ma comunque ben curata, soprattutto nella resa delle scene del delitto, ed è appariscente, come la scelta del sangue rosa, oppure il passaggio ad uno stile in 2D. A discapito, però, di un cast di personaggi originale e variegato, che non riesce a legare bene con lo spettatore, con la conseguenza che alcune situazioni risultano essere sottotono. Nonostante ciò, l’atmosfera è intrisa di tensione, preoccupazione e terrore, per la consapevolezza che qualcuno potrebbe versare del sangue.

7.3