Death Note, la recensione del nuovo capitolo autoconclusivo

A quattordici anni dall'ultimo capitolo pubblicato, che segnava la fine del regno del terrore di Kira, Death Note torna con una nuova storia.

Death Note, la recensione del nuovo capitolo autoconclusivo
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Nei giorni in cui Donald Trump viene assolto da qualsiasi accusa di impeachment, dall'altro lato del globo terrestre un autore giapponese ha deciso di innalzarlo a uno dei più furbi calcolatori della nostra epoca. Parliamo di Tsugumi Oba, autore di Death Note, adesso deciso a tornare sulla bocca di tutti con un nuovo capitolo autoconclusivo della sua opera più famosa, pubblicato a distanza di quattordici anni dalla chiusura dell'arco narrativo dedicato a Kira. Il risultato consta di 87 pagine di una nuova storia, con un nuovo protagonista e nuove meccaniche legate al tanto anelato e ambito quaderno che può donare la morte nonché poteri apparentemente infiniti a chi lo possiede. Tra una morale molto sottile e tacita, oltre al ritorno di vecchi personaggi della saga originale, Oba ci accompagna in una sorta di revival di quelle che sono state le nostre giornate a leggere Death Note.

A-Kira, il nuovo prescelto

Minoru Tanaka è il nuovo possessore del Death Note: è stato scelto da Ryuk in base al suo livello di intelligenza, ma soprattutto perché lo shinigami - il dio della morte che aveva già portato il quaderno nero a Light Yagami dieci anni prima - ha di nuovo bisogno di cibarsi di mele. E, si sa, i capricci delle divinità hanno sempre la priorità su qualsiasi altra vicenda umana. Soddisfatto, quindi, del periodo trascorso con Light, Ryuk torna sulla Terra con la medesima necessità di cibarsi del frutto proibito, non a caso equiparato all'alcol degli umani, provando a convincere Minoru a intraprendere questa nuova grande sfida.

Il ragazzo, però, ha un carattere totalmente diverso da Light e decide di non usare il Death Note per uccidere qualcuno, bensì per rendere più agiata e migliore la vita di tutti gli abitanti del Giappone: un'opera di bene che comporta un sacrificio per il quaderno, ossia la vendita tramite un'asta. Se all'inizio il piano può assumere dei connotati egoistici da parte di Minoru, desideroso di guadagnare una cifra altissima dall'asta, con il procedere della storia ci si rende conto che la volontà del ragazzo è universale, pensando anche al proprio benessere, ma giocando principalmente sulla possibilità di dimenticare tutto ciò che riguarda il quaderno una volta avvenuta la vendita e quindi lo spossessamento.

Il Giappone come scenario di morte

Sono trascorsi dieci anni esatti da quando Light Yagami è morto e con lui anche Kira: i tempi sono cambiati e l'assassino più efferato di sempre viene oramai inserito in tutti i libri di scuola, viene studiato in etica e giudicato come uno dei peggiori criminali della storia mondiale. Dall'altro lato, il Giappone si è mosso per evitare che possa ricapitare un evento spiacevole come quello che ha visto protagonista il primo prescelto di Ryuk: telecamere ovunque, persone perennemente controllate e scarso livello di libertà. Un nuovo Kira non sarebbe mai potuto spuntare e ripetere le gesta del giovane Yagami. Minoru ovviamente ne è a conoscenza, ma non è per paura che decide di tirarsi indietro e di rifiutare il Death Note: lo fa perché è un potere che non gli interessa, che vuole sfruttare per un bene collettivo, agendo da buon samaritano. Per questo decide di mettere in vendita, tramite un'asta online, il quaderno, mandando Ryuk ad annunciarlo in televisione, sfruttando il fatto che lo shinigami è invisibile a tutti tranne che a chi ha potuto toccare il Death Note. È in questo momento che ritroviamo Tanaka, il poliziotto che aveva sparato a Light e che in questi dieci anni ha vissuto nel terrore di un ritorno del quaderno o di nuovo Kira, ma anche Near, che nel frattempo è diventato il nuovo L.

Con un look completamente cambiato, con dei capelli lunghi trasandati, il detective che era riuscito a smascherare Light con uno stratagemma più furbo del temuto Kira e andando un passo più in là rispetto a quanto compiuto dall'originale L, Near si trova in America e progetta il rintracciamento di A-Kira, il nuovo nome dato a Minoru, prendendo il tutto come una sfida e nulla più. Dall'altro lato Oba si concentra su un aspetto fondamentale del Death Note: il suo potere non è soltanto quello che ha voluto usare Light dieci anni prima di Minoru, mettendo sotto i riflettori il poter decidere della vita e della morte delle altre persone.

Il quaderno nero, d'altronde, ha un potere ancora più forte, che condiziona le popolazioni e che le costringe a un regno del terrore: è questo che accade, d'altronde, quando Ryuk annuncia il ritorno del potere di Kira, mettendo in totale subbuglio l'ordine non cittadino, ma mondiale. I più grandi stati del mondo decidono di battagliarsi per poter vincere all'asta il Death Note e poterne disporre a loro piacimento, mettendo in scena una terribile e sanguinosa - dal punto di vista delle perdite economiche - asta a rilancio per avere il predominio sull'eterno rivale internazionale.

Una sorta di guerra fredda in cui si insegue con gli occhi ribollenti di sangue l'oggetto del potere. Senza sporcarsi le mani, Minoru riesce quindi a scatenare il potere più forte del quaderno di Ryuk, che diventa immediatamente desiderato da chiunque, a sottolineare la follia che spinge gli uomini nel quotidiano.

L'uomo folle schiavo delle divinità

In un sol colpo Minoru impedisce a Near di intervenire per arrestarlo, non avendo commesso nessun crimine e non avendo ucciso nessuno, tantomeno avendo mai scritto qualcosa sul Death Note, riesce ad aumentare il benessere della popolazione giapponese e mette Donald Trump, presidente degli Stati Uniti d'America, Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese, e Shinzo Abe, primo ministro giapponese, in lotta tra di loro per poter acquistare il quaderno. Va da sé che Oba non ha mai rivelato nessuno di questi tre nomi durante il suo capitolo autoconclusivo, per evitare scalpore politico, ma la riproposizione è fedele alla realtà e tutti i personaggi chiamati in causa rispondono a quelle che sono le loro controparti realistiche. Alla fine a trionfare saranno gli Stati Uniti, spinti dal desiderio di onnipotenza di Trump, che però allo stesso tempo dovrà sottostare a una nuova regola imposta dagli shinigami e in particolar modo dal Re di tutti quanti loro.

Questo intervento da deus ex machina, concesso principalmente per stravolgere l'andamento della vicenda, rimescola le carte in gioco e amplifica il potere del Death Note, mettendo da un lato Trump in condizione di dimostrare la sua furbizia e anche la sua astuzia dal punto di vista comunicativo, dall'altro di vanificare un piano ardito da parte di Minoru, che viene fatto cadere dal re degli shinigami con un semplice soffio contro un castello di carte.

Il capitolo autoconclusivo di Death Note, insomma, ci mette dinanzi ancora una volta a quell'incredibile potere che ha il quaderno della morte, senza però mostrarci un protagonista in grado di, complice anche il poco fiato datogli, eguagliare le abilità mentali di Light e di Kira. Il nuovo A-Kira prova a sovvertire l'ordine delle cose, decidendo di fare del bene con il Death Note, diversamente da quanto compiuto dal suo predecessore più famoso, ma alla fine la tristezza che accomuna i due la si legge nelle ultime parole di Ryuk, vero mattatore dell'intera vicenda: chiunque abbia a che fare con il suo diario non riesce mai ad avere una fine nobile.

Nell'insieme, quindi, del turbine di emozioni che Death Note riesce a donarci anche stavolta, il tutto assume i connotati di una storia che avrebbe voluto, ma non ha potuto, che poteva avere maggior respiro, ma che invece ha dovuto limitarsi a nascere e morire, senza poter nemmeno crescere: non abbiamo d'altronde il tempo di affezionarci a Minoru, vedendo l'azione palleggiata dall'America alla Cina, con un'asta che si fa inseguire a più non posso; né abbiamo il tempo di renderci conto di quello che è accaduto per volontà dello shinigami stesso. Il ritorno di Death Note quindi resta un'operazione interessante, più di marketing che di reale contenuto, aprendo una voragine nostalgica nel cuore degli appassionati della prim'ora di Death Note e magari stuzzicando la curiosità di tutte le nuove leve.

DEATH NOTE Manga Nell'insieme, quindi, del turbine di emozioni che Death Note riesce a donarci anche stavolta, il tutto assume i connotati di una storia che avrebbe voluto, ma non ha potuto, che poteva avere maggior respiro, ma che invece ha dovuto limitarsi a nascere e morire, senza poter nemmeno crescere: non abbiamo d'altronde il tempo di affezionarci a Minoru, vedendo l'azione palleggiata dall'America alla Cina, con un'asta che si fa inseguire a più non posso; né abbiamo il tempo di renderci conto di quello che è accaduto per volontà dello shinigami stesso. Il ritorno di Death Note quindi resta un'operazione interessante, più di marketing che di reale contenuto, aprendo una voragine nostalgica nel cuore degli appassionati della prim'ora di Death Note e magari stuzzicando la curiosità di tutte le nuove leve.