A febbraio 2016, Weekly Shonen Jump annunciò l'arrivo di due nuove serie sulla propria rivista per arrivare al classico numero di venti serie pubblicate per ogni numero. Arrivarono così Ghost Inn - La Locanda di Yuna nel numero 10 e Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba nel numero 11. Probabilmente nessuno, né l'autrice Koyoharu Gotouge né la redazione nella rivista né i lettori, si sarebbero aspettati di avere davanti un successo di livello epocale.
Perché questo è diventato Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba, partito in sordina il 15 febbraio 2016 senza troppe aspettative e con una mangaka sconosciuta alla regia ma che pian piano ha cominciato a catturare l'attenzione dei lettori, migliorando le vendite volume dopo volume. Con l'anime realizzato da Ufotable nel 2019 è accaduto poi l'impensabile, con i tankobon che sono letteralmente volati dagli scaffali tanto da rendere inutili le molteplici ristampe di casa Shueisha. Vediamo insieme cos'è che ha reso così famoso questo titolo nel corso dei quattro anni di pubblicazione.
La notte più buia
Tanjiro Kamado è il primogenito di una famiglia povera che vive sulle montagne giapponesi. Rimasto orfano di padre, deve sfamare la famiglia composta dalla madre e tanti fratellini e sorelline. Per farlo, vende carbone nei villaggi a valle dove non rifiuta mai di prestare aiuto a chi ne ha bisogno.

Un giorno si attarda per vari lavoretti ed è costretto a fermarsi nella casupola del vecchio Saburo, un uomo rimasto solo dopo aver perso tutta la sua famiglia. Al ragazzo narra di come sia pericoloso aggirarsi per i boschi dopo il tramonto a causa della presenza dei demoni e convincerà Tanjiro a dormire da lui. All'alba, il protagonista si dirige nuovamente verso casa aspettandosi di poter festeggiare con la famiglia gli ultimi proventi ottenuti e celebrare l'anno nuovo in tranquillità. Ciò che lo aspetta è però uno scenario sanguinario e infernale: ogni membro della sua famiglia è stato ferito a morte e solo la sorella più grande, Nezuko, è ancora viva. Dopo essersela caricata in spalla e aver fatto pochi passi nel bosco alla ricerca di un dottore, la ragazza emette un urlo disumano rivelando di essersi trasformata in uno dei mostri di cui parlava Saburo. Mentre i due lottano, arriva il misterioso spadaccino Giyu Tomioka che spiega come Nezuko sia un demone mangiauomini e che vada uccisa.
Tanjiro si ribella a Giyu e riesce ad appellarsi a quel poco di umanità rimasta in Nezuko che, contro i suoi istinti, protegge il fratello. Per Tomioka è una vista del tutto nuova dato che i demoni non si fanno scrupoli nel mangiare chiunque e accetta di lasciar viva Nezuko. Lo spadaccino invita Tanjiro a recarsi da Urokodaki Sakonji per iniziare l'addestramento per diventare un cacciatore di demoni e tentare di far tornare umana la sorella.
Una struttura semplice ed efficace
Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba si presenta fin dalle prime battute come un classico shonen. Non si distanzia troppo dalle metodologie e strutture degli altri esponenti del genere action, ma possiede un'atmosfera più cupa e tenebrosa. Tanjiro si avventura in vari luoghi del Giappone in compagnia di altri cacciatori e della sorella e avanza man mano nel mondo sconfiggendo vari nemici in modo lineare, fino ad arrivare a quello finale.

In Demon Slayer esiste un'alternanza tra archi narrativi pacifici e quelli intensi. I combattimenti avvengono sotto la luce della luna e l'entrata in scena dei demoni è sempre avvolta da un'aura minacciosa e tenebrosa. Più la narrazione della battaglia è lunga e più si percepisce una sensazione soffocante data dalla forza dei demoni e le loro capacità sovrumane. La tensione che si genera in queste occasioni è sempre alta e non terminerà se non alla fine dell'arco narrativo. Inoltre, grazie alle creature della notte, lo scontro rimane frenetico e ansiogeno: nonostante i protagonisti debbano vincere, il lettore rimane sempre in dubbio sul come accadrà.
I demoni non possono rimanere alla luce del sole, che li incenerirebbe, pertanto tutti gli incontri e i combattimenti con queste creature sono ambientati durante la notte. Di conseguenza dopo lo scontro con un demone vedremo i protagonisti rifocillarsi dalle lunghe battaglie riposandosi insieme al resto del gruppo e lanciandosi contemporaneamente in un allenamento o approfondimento delle capacità.
Queste fasi vengono sempre avvolte da una luce solare permanente che fa sentire al sicuro i personaggi ma anche i lettori, che possono riprendere fiato dalle orribili sciagure appena accadute. Il tono sarà molto tranquillo durante le sessioni di allenamento, concentrandosi più sullo sviluppo dei personaggi e dare un piccolo senso di progressione. Questa alternanza è un elemento quindi molto importante e che viene sapientemente utilizzato per alternare i ritmi di narrazione.

Demon Slayer ha quindi una struttura semplice che ha dimostrato tuttavia la potenzialità di venir approfondita e resa più complessa; tuttavia l'autrice non ha sfruttato queste possibilità, lasciando la storia del manga con meno intrecci possibili. Diversi elementi presentati avrebbero potuto occupare una saga di una decina di capitoli ma sono stati eliminati di punto in bianco. La sensei infatti cerca di ridurre la storia del manga al minimo indispensabile e sembra far di tutto per non appesantire la sua opera con sottotrame di vario genere. Nonostante la semplicità sia un punto forte di Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba, si sente la mancanza di spiegazioni su elementi che avrebbero arricchito tanto il mondo della storia, oltre a regalare qualche capitolo in più ai lettori.
Il percorso di Tanjiro Kamado e di sua sorella Nezuko alla fine non è risultato eccessivamente lungo, essendo avanzato rapidamente tra una saga e l'altra raccontando il minimo indispensabile per non rischiare di collassare sotto i colpi della ripetitività. Saggiamente, ad ogni arco l'autrice ha aggiunto i giusti elementi di novità per mantenere un certo grado di freschezza.
Un'oscurità avvolgente e ansiogena
Il fulcro di un manga shonen d'azione è inevitabilmente lo scontro tra buoni e cattivi. In questo, Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba ci ha abituati a scene di ottimo livello nell'ambito visivo, ma non si può dire lo stesso per quanto riguarda le strategie, le mosse e tutte le meccaniche di battaglia. Il sistema di abilità risulta un po' banale e soprattutto fondato su elementi che vengono poco approfonditi, affiancati da altri che compaiono in modo estemporaneo e senza alcuna base costruita precedentemente. Per quanto riguarda i demoni c'è molta più fantasia per i poteri, specie per quelli di rango più basso che non si basano sulla semplice potenza, ma anche qui alla lunga si nota uno scarso approfondimento delle tecniche.

Man mano che la storia va avanti, Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba riesce a tenere sempre più incollato il lettore alle pagine proprio grazie alle battaglie. I demoni sono forti e i pilastri non lo sono abbastanza, pertanto i protagonisti per riuscire a sconfiggere i loro nemici dovranno sacrificarsi. Questa sensazione si sviluppa sempre di più fino a culminare con l'arco finale, dove le morti da una parte e dall'altra terranno sempre altissima la tensione.
È un peccato però che l'autrice debba ricorrere a dei potenziamenti improvvisi per i personaggi, in particolare i quattro principali. Tanjiro si ritroverà spesso ad affrontare una battaglia a dir poco impossibile per sviluppare nel bel mezzo di essa capacità impreviste che lo porteranno alla vittoria. Lo stesso vale anche per Nezuko, Inosuke e Zenitsu, mentre ciò accade in maniera molto minore per gli altri personaggi buoni.
Pilastri e lune, due corpi in squilibrio
Le avventure di Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba ruotano principalmente intorno a quattro personaggi principali, ovvero Tanjiro Kamado, sua sorella Nezuko, Inosuke Hashibira e Zenitsu Agatsuma. Ognuno di loro è stato tratteggiato con caratteristiche molto semplici che li rendono simpatici anche se talvolta monotoni. Tanjiro è il classico buono sempre sorridente e capace di mettere tutti a proprio agio, Zenitsu è fifone ma capace di tirar fuori la vera forza quando serve, Inosuke è un attaccabrighe selvaggio ma che ci tiene ai suoi amici.

Nezuko è invece una particolarità, dato che la protagonista femminile ha quasi il ruolo di mascotte per gran parte degli archi narrativi, fin quando non dà sfogo ai suoi poteri demoniaci diventando un deus ex machina. Troppe volte infatti la ragazza tirerà fuori dal nulla delle capacità impreviste che risolveranno la situazione a favore dei protagonisti.
Il resto dei cacciatori di demoni non viene approfondito ad eccezione di Kanao, Genya e dei Pilastri. Ognuno ha un tratto caratteriale che lo diversifica dagli altri ma tutti hanno in comune una triste storia riguardante i demoni e un forte desiderio di difendere gli altri. Nonostante l'atteggiamento sfrontato, sono tutti buoni fino al midollo e disposti a sacrificarsi per uccidere il nemico. Ciò porta a pensare che i personaggi di Demon Slayer abbiano ben poche sfaccettature, ma le interazioni e il modo in cui vengono utilizzati i cacciatori riescono a sopperire a questo problema.

Discorso completamente diverso per i demoni. Pur essendo tutti cattivi a causa del sangue di Kibutsuji Muzan, molti di loro avevano dovuto sopportare una vita triste e sono caduti nella disperazione o nell'oblio; altri erano arroganti e si sono visti scelti da un essere superiore che ha potenziato le loro capacità. Durante i vari combattimenti, la sensei Gotouge ci permetterà di conoscere il loro passato in modo tale da poter osservarli da più punti di vista. Soprattutto le prime tre Lune Crescenti, cioè Akaza, Douma e Kokushibo, risultano ottimamente caratterizzati e tra i meglio descritti del manga: conoscere la loro storia crea un grosso carico emotivo che farà provare al lettore tanta empatia verso alcuni destini crudeli.
Kibutsuji Muzan purtroppo non riesce a reggere le stesse aspettative dei suoi sottoposti. Presentato fin dalle prime fasi del racconto, il progenitore dei demoni rimarrà fedele alla propria definizione di "calamità", risultando un semplice pericolo da estirpare e quindi in possesso di un pathos minore rispetto agli altri demoni maggiori.
Un tratto che varia in ogni vignetta
Quando cominciò la pubblicazione su Weekly Shonen Jump, Koyoharu Gotouge si presentò con un tratto molto particolare ma anche amatoriale nella conformazione dei volti, nelle posture e nella realizzazione di alcune scene. Col tempo, in Demon Slayer è apparso uno stile di disegno più perfezionato dovuto al continuo lavoro sulla serie ma al costo di perdere i tratti che lo rendevano più peculiare.
Sin dal primo capitolo l'autrice si è anche fatta notare per la capacità di passare in modo immediato da uno stile più realistico a uno caricaturale. Quest'ultimo però non è molto piacevole alla vista dato che rende i personaggi eccessivamente abbozzati. Ci sono tanti casi in cui, anche in contesti più seri, i personaggi non vengono realizzati nel migliore dei modi, bensì con un tratto tondeggiante. Questa scelta serve per spezzare la tensione, anche se non sempre ha l'effetto voluto.

Le scene di combattimento sono cariche di linee cinetiche ma talvolta possono risultare caotiche a causa dei tantissimi elementi inseriti nelle tavole. Tuttavia va sottolineato come le vignette che includono gli attacchi dei pilastri, con i loro respiri, siano spesso belle da ammirare. In generale, Demon Slayer possiede un buon comparto artistico che dà il meglio di sé durante gli scontri.