DOTA: Dragon's Blood 2 Recensione: un'epica nuova stagione su Netflix

Su Netflix è disponibile DOTA: Dragon's Blood - Libro 2: continuano le avventure di Davion e degli altri per salvare il mondo dalle forze del male.

DOTA: Dragon's Blood 2 Recensione: un'epica nuova stagione su Netflix
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Uno dei titoli più acclamati dello scorso anno è Arcane (recuperate qui la nostra recensione di Arcane): una serie animata originale Netflix, prequel del videogioco League of Legends. Arcane è un chiaro esempio di come il colosso americano dello streaming stia puntando sugli adattamenti dei videogame, ma nonostante gli intenti, al momento le produzioni degne di nota sono poche: basti pensare al deludente Dragon's Dogma (ecco la nostra recensione dell'anime di Dragon's Dogma) e all'altalenante Castlevania.

Eppure, c'è un titolo che si pone come spartiacque tra la delusione e la soddisfazione: DOTA: Dragon's Blood. Realizzato dallo studio coreano Mir, lo stesso del film The Witcher: Nightmare of the Wolf (leggete le nostre impressioni sul prequel The Witcher: Nightmare of the Wolf), l'anime è basato sul MOBA DOTA 2 sviluppato da Valve. Al momento sono disponibili su Netflix le prime due stagioni, con la seconda pubblicata lo scorso 18 gennaio. DOTA: Dragon's Blood non raggiunge i fasti di Arcane, ma con il Libro 2 ha dimostrato di avere un valido potenziale che deve ancora emergere e che potrebbe farlo innalzare come il più maestoso dei draghi.

Compagni sciolti

La prima stagione di DOTA: Dragon's Blood ci ha lasciati non con poche sorprese. I tentativi di riportare la pace tra elfi ed umani non sono andati a buon fine, perché i Loti sono stati utilizzati per far cadere la dea Selemene.

Questo ha inasprito la guerra: gli elfi hanno interpretato l'avvenimento come un monito per riprendersi la terra che gli umani e gli accoliti della divinità gli hanno strappato nel corso degli anni. Nella baraonda generale che ne è conseguita, Mirana, Marci, Luna, ed alcuni soldati sono riusciti a fuggire dal campo di battaglia; Davion, nel tentativo di salvare le compagne utilizzando il potere del drago, viene catturato dai Cavalieri Dragoni; l'elfa Fymryn li ha seguiti per liberarlo. Eppure, tra tutto quello che è successo, ciò che più ci ha sorpreso è il patto stipulato tra l'enigmatico Invocatore e Terrorblade: in cambio di sette anime di Draghi Anziani, il demone deve portargli Selemene. La seconda stagione riparte esattamente dove si è fermata la precedente, con i protagonisti divisi. Davion è alla Fortezza dei Dragoni, con la speranza che le conoscenze del Padre possano aiutarlo a liberarsi del drago al suo interno. In realtà, l'anziano mentore vuole usare il particolare sangue del cavaliere per potenziare i soldati. Anche se si trova finalmente a casa, l'impavido eroe non può ancora deporre le armi, perché la fortezza viene attaccata da Terrorblade e dal suo esercito di draghi.

Gli unici a sopravvivere all'agguato sono Davion, il suo scudiero Bram, Kaden, un rinomato cavaliere apparso nella prima stagione, e Fymryn, che voleva liberare l'amico: tutti salvati da un cavaliere in grado di cavalcare un drago. In seguito, l'elfa decide di separarsi dai compagni per tornare nella sua terra natale con la speranza di convincere i suoi simili a portare la pace: l'odio e la violenza ormai stanno dilagando nel mondo.

Nel frattempo, Mirana, Marci, Luna ed i soldati continuano la loro fuga verso casa, quando si fermano in un insediamento, dove cadono nella trappola di un mercenario incaricato di riportare Mirana all'Helio Imperium, la capitale, in quanto principessa: in un periodo di subbugli e di instabilità, il regno ha bisogno di una figura che possa tenere unito il popolo. Infine, scopriamo che il vero intento dell'Invocatore è di vendicarsi di Selemene per non aver curato la figlia, privandola dei poteri e facendo in modo che nessuno la veneri più come divinità.

Il fato che ha separato i protagonisti per condurli a trovare nuove risposte li porterà a ricongiungersi: Davion scopre che la chiave per sconfiggere Terrorblade è l'Occhio del Drago Devastatore, che si trova proprio ad Helio Imperium. Da qui si dirama il racconto di DOTA: Dragon's Blood - Libro 2, più lineare e incalzante di quello della prima stagione.

Tra intrighi, rivelazioni e colpi di scena, il nuovo canovaccio ha sicuramente degli spunti narrativi più interessanti rispetto alla prima parte, che era solo una lunga fase introduttiva in cui ci veniva presentato il contesto, ma soffre di molte incertezze che almeno per ora non riescono a far emergere a dovere le effettive qualità della produzione.

Tra alti e bassi

Mentre la prima stagione di DOTA: Dragon's Blood si concentrava sulla caratterizzazione dei personaggi e gettava le basi per un sottotesto complesso e stratificato, sacrificando lo sviluppo della trama fino alla seconda metà, il Libro 2 ha un ordito nettamente più concreto, lascito di quanto visto finora.

La storia della seconda stagione prosegue senza divagazioni, perché non deve più introdurre la lore, ma continua comunque a tratteggiarla con nuove informazioni sui draghi e sull'intero universo; così come non si sofferma più sulla costruzione dei personaggi, limitandosi solo ad aggiungere particolari che danno loro ancora più spessore. Il racconto è dunque più accattivante e coinvolgente, ma mostra il fianco ad alcune scelte narrative non sempre in linea con una scrittura decisa. Sicuramente, una sceneggiatura lineare ha dato mordente alla serie, perché i ritmi sono incalzanti, ma a volte sono evidenti degli inciampi che non valorizzano a sufficienza un fantasy che avrebbe potuto offrire molto di più. Con un canovaccio lineare, DOTA: Dragon's Blood - Libro 2 è costellato da colpi di scena, che in diverse situazioni lasciano con il fiato sospeso, spronando così lo spettatore a scoprire come proseguono gli eventi. Tuttavia, gli 8 episodi di cui è composta la serie si sono dimostrati troppo pochi per riuscire a trasmettere le giuste emozioni: i ritmi concitati e la brevità della produzione non concedono attimi di respiro per metabolizzare il continuo susseguirsi di eventi.

A questo si deve aggiungere che la durata della seconda stagione non è affatto sufficiente per imbastire plot twist dal forte impatto: non possiamo negare come molti di questi avessero del potenziale per importanti cambiamenti nella storia e nelle relazioni tra i personaggi, ma sono veramente pochi quelli che riescono a sorprendere, poiché la maggior parte si risolvono in poche battute e non sono molto originali, essendo persino prevedibili.

Da quanto detto, emerge come gli autori siano riusciti a mettere in piedi una seconda stagione con una trama più ricca, ma con stilemi narrativi poco ispirati e non d'effetto. Una minutaggio maggiore avrebbe potuto dare il tempo necessario per farci apprezzare quei momenti che in diverse situazioni ci hanno lasciato sulle spine. Eppure, DOTA: Dragon's Blood 2 è ammantato da un incantesimo che riesce a catturare l'attenzione dello spettatore, che non può fare a meno di scoprire che cosa accade, fino ad arrivare alle fasi decisive, che spianano la strada per un futuro pieno di sorprese.

Riponiamo le speranze che nell'eventuale terza stagione vengano limati i problemi e lasciati i pregi che abbiamo riscontrato nel Libro 2. Mentre nella prima stagione poco alla volta prendevano forma i protagonisti, nella seconda viene dato più spazio ai secondari, tra vecchi e nuovi, senza dimenticare i principali.

Tra i nuovi personaggi spiccano Lina, un'incantatrice che cerca di aiutare il protagonista ed i suoi alleati a trovare l'Occhio del Drago, tormentata da un nefasto passato a causa dei suoi poteri, e Kashurra, il viceré: una new entry a parer nostro sin troppo stereotipata perché sin dall'introduzione è abbastanza evidente quale sia il suo ruolo nelle vicende, lasciando poche sorprese. Con DOTA: Dragon's Blood - Libro 2 gli autori sono riusciti a dare ancora più spessore a Davion e agli altri attori principali, e a caratterizzare i secondari, con la speranza che in futuro questi possano avere ancora tanto da raccontare.

Non molti cambiamenti

Il comparto artistico della seconda stagione di DOTA: Dragon's Blood non si distacca molto da quello della prima, ma è lievemente migliorato, anche se non sono molto evidenti i cambiamenti.

I disegni sono particolarmente curati e più calcati rispetto alla prima tornata di episodi, con una maggiore attenzione per i piccoli dettagli che normalmente passerebbero inosservati, come le cicatrici sui corpi dei cavalieri e alcuni elementi scenici in secondo piano: particolari che mettono in evidenza la dedizione dello staff artistico nel realizzare un character design e una scenografia variegati ed immersivi. Il tratto certosino riesce a dare il giusto risalto ai roboanti combattimenti a fil di spada o a colpi di magia; questi sono ancora più d'impatto, grazie ad un buon comparto audio che permette di percepire la fragorosa potenza dei colpi. Unica nota dolente del comparto artistico è la computer grafica, che a volte spicca particolarmente sul disegno manuale che predomina sulla scena, soprattutto quando cavalieri, maghi e draghi scendono sul campo di battaglia; ma in altre situazioni si amalgama quasi alla perfezione con lo stile classico. In conclusione possiamo dire che ancora una volta l'egregio lavoro svolto dallo studio Mir è riuscito a dare vita ad un fantasy classico.

DOTA: Dragon's Blood Messo da parte un comparto artistico che non si distacca molto dalla precedente stagione, solo lievemente più curato, DOTA: Dragon’s Blood - Libro 2 ha una trama più rispetto alla prima serie, ma non dimentica di arricchire la vasta lore che caratterizza la produzione e di approfondire i personaggi. Questa volta, viene dato maggiore rilievo anche ai secondari, che si inseriscono nel resto del cast senza troppe difficoltà. Purtroppo, il titolo soffre di alcune situazioni che non spiccano certo per originalità e che non riescono a trasmettere allo spettatore le giuste emozioni, nonostante abbiano del valido potenziale per sviluppi narrativi intriganti. Al netto degli errori, DOTA: Dragon’s Blood - Libro 2 è un degno racconto epico di cavalieri e di draghi.

7.3