Dragon Ball Super: recensione di un 2017 altalenante

Alle porte del nuovo anno e della fase finale del Torneo del Potere, ripercorriamo gli episodi di Dragon Ball Super che ci hanno tenuto compagnia nel 2017.

Dragon Ball Super: recensione di un 2017 altalenante
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Mentre Italia 1 ha infine dato inizio alla trasmissione del pacchetto di episodi di Dragon Ball Super relativo alla saga di Trunks del Futuro e del malvagio Goku Black, la rete nipponica FujiTV, nel corso di un 2017 ormai alle nostre spalle, ci ha tenuto compagnia con il Torneo del Potere indetto dai due Zeno: una spietata competizione che ha visto otto universi schierare dieci guerrieri ciascuno con l'intento di aggiudicarsi la vittoria ed il "diritto" di continuare ad esistere nel Multiverso ideato da Akira Toriyama! Il sommo Zeno, infatti, intende ridurre il numero di universi da amministrare, e proprio quel pasticcione del nostro Goku gli ha suggerito involontariamente un metodo per sbarazzarsi delle realtà più deboli... Alle porte dello scontro finale fra Settimo e Undicesimo Universo, è tempo di tirare le somme di questa annata un po' altalenante.

La Sopravvivenza degli Universi

Come anticipato nella nostra introduzione, è stato proprio Goku a ricordare al sommo Zeno della promessa fattagli al termine del torneo fra il Sesto ed il Settimo Universo, quando il cosiddetto "Re di Tutto" rimproverò Champa e Beerus per aver ancora una volta tralasciato i loro doveri di Signori della Distruzione, e propose ai presenti una sfida che avrebbe coinvolto i migliori guerrieri di tutti gli universi. Nonostante il progetto prevedesse inizialmente la partecipazione di dodici universi addirittura, nel primissimo episodio dell'Arco della Sopravvivenza degli Universi, lo Zeno del presente e quello del futuro, intenti a giocare coi pianeti dei vari universi (distruggendone diversi), hanno invece deciso di cogliere quest'interessante opportunità per ridurre a cinque il numero massimo degli universi esistenti, eliminando quelli abitati dai mortali più deboli e insignificanti. Gli Angeli, i Kaioshin e gli Dei della Distruzione delle realtà coinvolte si sono dunque trovate costrette a selezionare dieci guerrieri ciascuno, i quali avrebbero dovuto prendere parte alla competizione affinché il proprio universo potesse evitare la cancellazione promessa da Zeno; il vincitore del cosiddetto Torneo del Potere, inoltre, riceverà in dono le sette Super Sfere del Drago e potrà esprimere un desiderio al potentissimo Dio Drago.

Nelle 40 ore di tempo necessarie per la costruzione dell'arena ideata dal Grande Sacerdote (misterioso padre degli Angeli Whis e Vados), al buon Goku è dunque assegnato il compito di scegliere gli altri nove rappresentanti del Settimo Universo: Vegeta, Gohan, Piccolo, C-17, C-18, Crilin, Tenshinhan, il Maestro Muten, e infine Majin Bu, che però va in letargo poco prima dell'inizio della competizione e viene sostituito in extremis dal tiranno Freezer, il quale partecipa solo dietro la promessa di essere resuscitato a torneo vinto. Ciascuno degli altri universi, intanto, oltre a mettere assieme il numero di guerrieri richiesti, elabora qualche ingegnosa tattica da utilizzare al momento opportuno per accaparrarsi la vittoria suprema: c'è chi seleziona guerrieri in grado di fondersi fra loro, chi si affida ai potara come arma segreta, chi convoca guerrieri invisibili (o quasi) che possano facilmente eliminare i concorrenti più sprovveduti, e chi addirittura può contare su mortali pari o anche superiori agli dei.

L'insospettabile rivelazione del torneo

Quella che poteva rivelarsi una saga a dir poco epica, poiché univa le tematiche seriose di Dragon Ball Z - come appunto la sopravvivenza e la salvezza della Terra - al clima quasi festoso rappresentato dai tornei Tenkaichi dell'originale Dragon Ball, è stata invece una grossa delusione, almeno per tutta la prima metà. Non solo i guerrieri selezionati dagli altri universi apparivano troppo spesso anonimi, ma i combattimenti proposti, nonostante le disastrose finalità del torneo, non erano quasi mai risolutivi e sono stati troppo spesso interrotti sul più bello anche in maniera piuttosto brusca, smorzando sia la tensione dell'evento che quella dello spettatore. Fatta eccezione per Hit, i minuti ma caparbi Saiyan del Sesto Universo, gli straordinari Pride Trooper dell'Undicesimo, e pochi altri individui, la maggior parte dei lottatori convolti è stata infatti trattata come carne da macello con cui contornare alcuni duelli fondamentali, come appunto quello fra Goku ed il mastodontico Jiren il Grigio: il fantomatico "mortale che nemmeno un Dio della Distruzione può sconfiggere" menzionato dall'Angelo Whis diverse saghe prima. Proprio Goku è stato infatti al centro dei momenti più intensi e interessanti del torneo, mentre i suoi compagni, ad eccezione del Maestro Muten, hanno goduto di brevi e sporadici istanti di gloria. Lo stesso Muten appunto, anziché rappresentare la prevedibile spalla comica che tutti i fan si sarebbero aspettati, è stato forse la più sconvolgente e gradita rivelazione dell'intera competizione: sebbene il suo livello di combattimento fosse molto inferiore a quello degli avversari, il vecchio maestro ha dato prova di quanto l'esperienza e la determinazione possano fare la differenza sul campo di battaglia. Utilizzando a proprio rischio e pericolo la Mafuuba, una tecnica che sigilla il nemico al costo della vita dell'utilizzatore, l'eremita delle tartarughe è stato infatti in grado di tenere testa ad una potentecreatura aliena del calibro di Frost, eliminando per altro dalla competizione diversi esponenti del Quarto Universo governato dallo scaltro Lord Quitela.

Il punto di svolta

Dapprima abbastanza noioso, il ritmo del Torneo del Potere è cambiato radicalmente a partire dall'episodio 110 circa, quando l'anime di Dragon Ball Super ha introdotto un nuovo ed incredibile power-up in grado di ribaltare completamente le sorti della sfida: l'Ultra Istinto. Questo misterioso e rarissimo potere persino fra le stesse divinità del multiverso non solo ha rimescolato le carte in tavola, ma soprattutto ha segnato il ritorno di Yuuya Takahashi, un animatore dal tratto assai simile a quello che caratterizzava i disegni di Dragon Ball Z, e per questo molto amato dai fan, che nel mese di ottobre ci ha infatti regalato uno degli episodi di Dragon Ball Super meglio realizzati e dei primi piani di Goku davvero mozzafiato. Sebbene l'animatore tornerà al timone della serie solo a partire dall'episodio 122, dove Vegeta prenderà l'iniziativa e si scaglierà contro il Pride Trooper, le puntate successive alla 110 si sono fatte apprezzare per l'indiscutibile qualità dei disegni e delle animazioni, finalmente degne di un franchise così longevo e ben radicato nei cuori degli appassionati. I vari episodi del Torneo del Potere, inoltre, si sono presentati sui nostri schermi con diverse dozzine di citazioni ed easter egg tratti non solo dalle precedenti serie del franchise, ma anche da altre importanti prodotti di animazione come Naruto, One Piece, e così via. Ma se, da una parte, la maggior parte di questi sono stati ben accolti dai fan (come quelli di Freezer e Piccolo, che richiamavano alla memoria due momenti molti importanti di DBZ), dall'altra hanno sottolineato in alcuni casi un'evidente mancanza di creatività ed inventiva da parte degli sceneggiatori.

Il personaggio di Aniraza, ad esempio, introdotto soltanto qualche episodio fa, appariva come una mera fusione fra Hildelgarn, Janemba e Hatchyack, presentandone per giunta quasi tutte le varie capacità principali, come appunto la facoltà di evolversi durante la battaglia e dislocare i propri pugni nello spazio. Il brand di Dragon Ball, nei suoi oltre trent'anni, ci avrà anche proposto nemici di tutti i tipi, ma è mai possibile che Toriyama e i suoi collaboratori non riescano più a elaborare avversari dal design accattivante e innovativo? Lo stesso Jiren, per quanto diverso dai suoi predecessori, appare - artisticamente parlando - alquanto misero e scialbo, per di più in netto contrasto col significato del suo stesso soprannome.

Dragon Ball Super (Anime) Sono molti i motivi che ci spingono a valutare piuttosto duramente questo complesso arco narrativo. Nonostante le finalità della competizione, la stessa è stata affrontata in maniera quasi scanzonata, e i momenti più drammatici (come la scomparsa di un certo universo) non hanno provocato nello spettatore quel senso di sconforto e pena che invece ci saremmo aspettati. Dopotutto, come ammesso dallo stesso Toyotaro in una recente intervista, è piuttosto complicato tenere alto il livello di tensione in un universo in cui le magiche Sfere del Drago possono risolvere anche le tragedie più commoventi. A ragion veduta, ci auguriamo almeno che l’ultima parte del torneo, che verrà appunto raccontata nei primi mesi del nuovo anno, presenti qualche grazioso colpo di scena e non si risolva in maniera troppo scontata.