Drifters: recensione della prima stagione dell'anime disponibile su Netflix

La nuova serie di Kota Hirano si ispira ai capisaldi del genere fantasy, offrendo tematiche più attuali che mai.

Drifters: recensione della prima stagione dell'anime disponibile su Netflix
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Gli appassionati di manga, in particolar modo di seinen, avranno sicuramente sentito parlare di Kota Hirano. Per chi invece non dovesse conoscerlo, basti sapere che è il creatore dell'opera di indiscusso successo Hellsing. Dopo la pubblicazione dell'ultimo tankobon del suo capolavoro, Hirano si è dedicato ad un altro lavoro, cercando di distaccarsi dai temi dell'opera precedente: Drifters. Il manga è al momento incompleto, ma questo non ha certo impedito al semisconosciuto studio Hoods Entertainment di farne una versione animata, la cui prima stagione ha debuttato in Giappone nel 2016. La trasposizione è arrivata in Italia lo stesso anno, prima su VVVVID (sottotitolata e in seguito doppiata) grazie alla Dynit, e successivamente si è aggiunta al catalogo di Netflix. Non potevamo certo farci sfuggire questa occasione!

Fight Song

La stagione si apre con la sanguinosa Battaglia di Sekigahara, tenutasi il 21 ottobre del 1600. A questo scontro prende parte anche il nostro protagonista: l'abile samurai Toyohisa Shimazu, del clan Shimazu. Questi ha molti tratti in comune con alcune sue controparti shonen: nonostante il lungo addestramento militare, rimane spavaldo, sicuro di sé, non teme niente e nessuno, si "eccita" nell'affrontare un nemico più forte di lui, e non si ferma certo davanti alle prime difficoltà. Questo suo comportamento impulsivo e irresponsabile, e l'orgoglio samurai che incarna, lo portano a dare sempre il massimo e a combattere in prima linea, senza preoccuparsi della propria incolumità e di chi lo segue; per questo motivo, al comando di un ristretto manipolo di uomini, decide di uccidere il generale delle linee nemiche Li Naomasa. Rimasto infine solo a fronteggiare il comandante, Toyohisa si avventa senza timore su chiunque gli sbarri la strada: il samurai abbatte un gran numero di uomini per avvicinarsi il più possibile a Naomasa, ma viene trafitto da lance brandite dai restanti militari del leader nemico. Le ferite non fermano lo spirito indomito del giovane: con un ultimo tentativo riesce a ferire il rivale con un colpo di archibugio. Il drappello di militari avversari si ritira, per portare in salvo il loro capitano. Toyohisa, non ottenuta la testa del condottiero, batte anche lui in ritirata. Sulla via del ritorno, si ritrova in un lungo corridoio bianco, con numerose porte ai lati e un uomo dagli abiti moderni seduto ad una scrivania. Il giovane è risucchiato da uno degli ingressi, per poi essere teletrasportato in un mondo parallelo, e sviene a causa delle gravi condizioni in cui verte. Il samurai viene trovato da elfi che lo portano ai piedi di un castello apparentemente abbandonato, per ricevere le cure necessarie. Ripresosi, Toyohisa si rende conto di essere al cospetto del celebre daimyo (feudatario) e stratega Oda Nobunaga, assassinato circa 18 anni prima della Battaglia di Sekigahara, e dell'abile arciere Nasu no Yoichi morto, invece, circa 400 anni prima. Toyohisa Shimazu capisce così che anche lui è passato a miglior vita, ma non sa per quale motivo sia stato portato in quel mondo sconosciuto. Nel tentativo di salvare un villaggio di elfi dall'attacco di uomini, i tre si rendono conto che la terra in cui si trovano è dilaniata da soprusi da parte degli umani nei confronti delle creature autoctone e dai perpetui scontri tra Drfiters e Ends: i primi sono eroi morti gloriosamente venuti dal mondo umano; i secondi, anch'essi originari del nostro mondo, sono dotati di poteri soprannaturali, probabilmente scaturiti a seguito della tragica morte subita e, assetati di sangue, non si fanno scrupoli nell'uccidere. La piccola compagnia decide quindi di mobilitarsi per liberare il popolo di quel mondo che, alla fine dei conti, non è poi tanto diverso dal nostro.

Brand-new world war

Questa realtà fantasy alternativa è uno dei punti di forza di Drifters. Possiamo quasi dire che Kota Hirano cerca di seguire le orme lasciate dai grandi esponenti della letteratura di genere occidentale: probabilmente questi romanzi, e il loro modo di raccontare storie più attuali che mai, sono tra le maggiori fonti d'ispirazione dell'autore. Infatti sono numerosi gli elementi che rimandano al fantasy, tra cui la presenza di creature tipiche del folklore europeo, che non ci sembra affatto una scelta casuale: possiamo considerarli come omaggi a ben più note opere del genere, senza voler essere necessariamente la chiave di volta della narrazione. In realtà sono ben altri i fattori che spiccano particolarmente in quest'ultima fatica dal creatore di Hellsing: l'utilizzo di figure storiche e la brutale guerra, usata come una critica generale a quelle contemporanee. Notevole è l'interesse da parte dello staff artistico, tra cui anche il mangaka, di ricercare "celebrità" storiche che fossero diverse tra loro, in modo da creare un variegato cast di attori: non si sono limitati solo a tratteggiare personaggi con diversi particolari estetici che li rendano unici, ma abbiamo una caratterizzazione prevalentemente psicologica, così da avere sul "set" un calderone di eroi ed antagonisti che agiscono e pensano differentemente l'uno dall'altro, riuscendo comunque a trovare un punto d'incontro ed evitando che uno offuschi l'altro. Sebbene Toyohisa possa essere inquadrato come effettivo protagonista, di cui si assiste alla graduale evoluzione, lui è solo uno dei partecipanti agli eventi: possiamo considerare Drifters come un'opera corale, in cui gli attori principali hanno il proprio spazio d'azione e sono oggetto di una giusta analisi sul loro trascorso, sia attraverso flashback che attraverso dialoghi, il che li rende più apprezzabili e gli dona una maggiore "umanità". Uno dei principali nei della prima stagione potrebbe essere l'eccessivo spazio dato al trio di eroi solitari, piuttosto che agli altri comprimari, in particolar modo gli antagonisti, che risultano essere di poco impatto. D'altro canto, la varietà di figure presentate, con le loro differenze di pensiero e di azione (a volte anche di lingua), spesso dà vita a piacevoli e goliardici siparietti comici, cercando di offrire una parodia di quelle personalità che nell'immaginario collettivo sono sempre apparse ligie al dovere: tra le tante gag mostrateci, quelle che ci sono rimaste particolarmente impresse sono tra Scipione e Annibale (si dice siano morti nello stesso giorno), che in vita furono rivali sul campo di battaglia e in "morte" continuano a scontrarsi, anche se solo verbalmente; eppure sembra quasi che l'uno non possa esistere senza l'altro.

Purtroppo proprio questa comicità è l'altro tallone d'Achille dell'anime: spesso calca troppo la mano e in alcuni punti ci ha dato l'impressione che mettesse in secondo piano la maturità della serie, espressa anche attraverso un'immagine sporca e cupa, e con un ottimo utilizzo dell'oscurità che evidenzia la crudeltà di alcune scene; così facendo rischia di mettere in secondo piano la riflessione sui conflitti. La guerra ha due differenti prospettive: il punto di vista degli strateghi e quello delle vittime. Per quanto riguarda il primo, sono presenti risvolti politici e strategie militari, che potrebbero quasi rappresentare una sorta di giustificazione degli sforzi bellici, in vista di "scopi più alti" da parte di governi e fazioni.

In Drifters le battaglie possono vantare inquadrature e animazioni fluide, chiare, coinvolgenti e movimentate, che fanno risaltare meglio una violenza cruda, brutale, che spesso sfocia nello splatter: un tratto tipico dei lavori di Hirano, ma che in quest'ultima fatica ci è sembrato più contestualizzato perché l'intento principale è quello di far riflettere su quanto possano essere violente e sanguinose le guerre, senza mezzi termini. In questi momenti si nota ancora di più la grande inventiva del character design, che porta a personaggi che si approcciano agli scontri mettendo in pratica una grande varietà di tattiche e strategie, ben delineate sulla base del profilo storico e psicologico di ognuno, rendendo i combattimenti più tattici, inaspettati e avvincenti. Le riflessioni sulla guerra invece si concentrano di più sulle atrocità vissute dalle vittime, e costituiscono il vero motore della serie: vengono mostrate le brutalità perpetrate nei periodi di ostilità, come imporre la propria supremazia su chi è diverso e considerato una minaccia, costringendolo ai lavori forzati, senza farsi scrupoli nell'uccidere innocenti e bambini o di abusare di donne. Questo entra in contrasto con l'onore samurai incarnato da Toyohisa, e fa vacillare la sua convinzione che anche in questi periodi ci siano delle regole non scritte da rispettare, come non coinvolgere apertamente innocenti; ciò può essere interpretato come una considerazione sull'uomo, che perde ogni freno inibitorio e non ha più controllo sulle proprie azioni, convinto di agire per un bene superiore. Questa è sì un'analisi generale a tutte le guerre, ma forse potrebbe essere riferita soprattutto alle gravi condizioni in cui vivevano i giapponesi, e non solo, nel corso delle due Guerre Mondiali, come accentuato anche dal sottotitolo della serie: Battle in a Brand-new World War. In base a quanto detto possiamo considerare Drifters una più generale riflessione sulla nostra realtà, rispecchiandone brutture e problematiche attraverso l'ambientazione fantasy, seguendo così, come detto prima, il percorso tracciato dai maestri europei e americani del genere.

Drifters Non possiamo sbilanciarci troppo sul prodotto finale, perché questa è solo una prima parte. Possiamo dire, però, che questa prima stagione di Drifters getta le basi per un’opera che potrebbe prendere pieghe inaspettate e roboanti, grazie a personaggi accattivanti e unici che interagiscono perfettamente tra di loro e di cui poco a poco impariamo a conoscere ogni aspetto. Purtroppo non è esente da difetti, tra i quali l’eccessiva comicità che potrebbe distogliere l’attenzione dal tema principale e alcuni personaggi ci sono sembrati poco sviluppati. In compenso la stagione si conclude con molte porte ancora aperte e tante strade da prendere. La seconda parte è annunciata al termine dell’ultimo episodio, con il testo “See you again Tokyo 20XX. Sayonara”. Ora non ci resta altro da fare che aspettare fiduciosi.

7.7