Fate/Apocrypha: recensione della serie fantasy in esclusiva su Netflix

Finalmente disponibile la seconda parte di un anime complesso: ecco tutti gli ingredienti per una serie dall'elevato potenziale.

Fate/Apocrypha: recensione della serie fantasy in esclusiva su Netflix
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Prima di iniziare questa recensione, abbiamo dovuto sgomberare la mente dall'opinione che ci eravamo fatti su Fate/stay night: Unlimited Blade Works, poiché quello che stiamo per narrarvi è un racconto completamente diverso. Prendendo in prestito la citazione del primo episodio: "Questa non è una storia di servitori; questa non è nemmeno una storia di Master, e meno che mai è una storia di santi. Questa è la storia di chi riesce a realizzare i propri desideri". La seconda parte di Fate/Apocrypha è disponibile da qualche tempo su Netflix e adesso, al termine della visione dei nuovi episodi, siamo pronti a esprimere un verdetto completo sulla produzione dopo averne saggiato il midseason.

Un nuovo fato

Generalmente, quando ci approcciamo a un anime, identifichiamo l'eroe come la figura che appare sin dalle prime battute, che ci accompagna per l'intera avventura e attorno cui ruotano le vicende, differenziandosi per questo dai comprimari. Questo non è però il caso di Fate/Apocrypha: i personaggi che ci vengono presentati nelle fasi iniziali non sono a tutti gli effetti i protagonisti. Tale ruolo è invece ricoperto da un ragazzo che, nel corso della prima parte, sembra essere una figura marginale; nella seconda, invece, è ben più presente, riuscendo a ritagliarsi una parte più rimarchevole e diventando perno dell'intera serie. Questi ha un comportamento che è simile a quello di un bambino, che non sa bene dove si trova e cosa stia accadendo attorno a lui. Nonostante ciò, matura notevolmente al punto da voler salvare chi più ama e porre fine a ogni tipo di dolore: per questo motivo prende parte alla Grande Guerra del Graal, anche se non ha mai impugnato un'arma. Nelle cosiddette Guerre del Graal si scontrano sette Master, maghi che evocano altrettanti Servant, reincarnazioni di spiriti eroici. I contendenti si scontrano per riuscire ad ottenere la sacra reliquia di Cristo, che ha il potere di esaudire un desiderio dell'unico vincitore. Nel corso della Terza Guerra del Graal, il mago Darnic Prestone Yggdmillennia, alleatosi con l'esercito nazista, ruba il manufatto, ponendo fine alla guerra. Il suo gesto lo porta ad allontanarsi dall'Associazione dei Maghi, che ha sede a Londra; circa 60 anni dopo, Darnic fonda una propria casata, utilizzando il Graal come simbolo e dichiara guerra all'Associazione. I Master di Londra reclamano ciò che è stato trafugato: vengono riuniti quindi sette maghi e altrettanti servitori, per fronteggiare la fazione della casata degli Yggdmillennia. Gli scontri, che si tengono nella città di Trifas, in Transilvania, sono senza pari. In precedenza, mai si erano visti schierati 14 contendenti per fazione: per questo motivo la guerra viene chiamata la Grande Guerra del Graal. In occasione di questa nuova battaglia, viene convocato anche un uomo di chiesa imparziale che non è né un Master, né un Servant, con il compito di assicurare l'incolumità del mondo e dell'umanità tutta: un Governatore (Ruler in inglese). La natura della Grande Guerra del Graal costituisce, almeno nelle prime battute, quasi un dilemma etico: non vi sono né buoni, né cattivi, solo esseri umani che lottano per realizzare i propri sogni e aspirazioni, creando uno scenario in cui è inizialmente difficile prendere realmente le parti di una delle fazioni. Questa particolare guerra metterà a dura prova il giovane e inesperto protagonista, non solo fisicamente, ma anche emotivamente, facendogli aprire gli occhi sull'effettiva natura del genere umano.

Träumerei

Il termine Träumerei in tedesco significa, pressappoco, sogno ad occhi aperti. Ed è un vero e proprio sogno quello che Yuichiro Higashide e Ototsugu Konoe hanno portato alla luce con la light novel Fate/Apocrypha, poi confluito nell'omonimo manga disegnato da Akira Ishida. Lo studio A-1 Pictures (Persona 5 The Animation) è riuscito a riproporre l'immaginario dell'universo corale di Fate/Apocrypha, grazie al ritorno di Higashide alla sceneggiatura. Doversi risvegliare da questo sogno è stato davvero difficile: tutto di questa serie ci ha emozionati. Gli autori hanno utilizzato un tratto pulito e sobrio, che fa risaltare i minuziosi dettagli e le ricche espressioni dei personaggi, tutti caratterizzati da forti personalità e individualismo; nei paesaggi predomina una capillare cura che li rende evocativi, trasmettendo la sensazione di trovarsi in prima persona nei luoghi in cui gli eventi si svolgono. Stile artistico e character design vanno di pari passo, come appare evidente dalla creazione dei vari interpreti di questa "rappresentazione": i Master, "semplici" umani, presentano uno stile, per l'appunto, molto semplice, ad eccezione di quei pochi che ricoprono ruoli particolari nella vicenda. I Servant sono tutt'altra storia: abbiamo notato una maggiore cura nella loro realizzazione, soprattutto nelle sfavillanti e sgargianti armature che indossano e nelle affilatissime e acuminate armi che brandiscono. Questa differenza di stile tra la figura del mago e del servitore è ben contestualizzata anche a livello narrativo: i Master, durante la guerra, si posizionano generalmente nelle retrovie, lasciando l'arduo compito di affrontare il nemico ai Servant, i quali vengono quindi messi a tutti gli effetti in primo piano. Tutti questi fattori confluiscono in una trama ricca di colpi di scena, che cambiano completamente le carte in tavola e che sono riusciti a farci ricredere su alcuni elementi che non ci avevano del tutto convinto nella prima parte. Tuttavia, quello presentatoci non può essere definito come un complesso plot, ma più come un minuzioso background del contesto in cui le vicende hanno luogo, e come un ottimo espediente per affrontare tematiche mature. Riusciamo così ad assistere a una costante evoluzione dei personaggi, benché non sia facile da seguire, essendo in alcuni punti molto criptica. All'interno dell'intreccio vengono portate avanti delle tematiche abbastanza profonde, affrontate e analizzate dal punto di vista del protagonista, che cerca di comprendere meglio i meccanismi che regolano un mondo a lui estraneo in cui è suo malgrado calato. Infatti, abbiamo un'indagine delle due facce della stessa moneta, l'uomo: questi cerca di vivere in tranquillità, compiendo atti di carità, aiutando il prossimo e instaurando relazioni con gli altri, mosso da un senso di fragilità e solitudine, ma anche dal desiderio di essere felice. L'altra faccia della medaglia è un genere umano che cela un lato oscuro: "un bastardo che si rivela buono o cattivo a seconda della convenienza ed è guidato da egoismo e avidità, che dimentica i favori, ma non i rancori". Questa perpetua dicotomia tra il bene e il male è inevitabile, perché non può esistere l'uno senza l'altro. Apocrypha offre un esame di ciò che l'umanità è disposta a fare pur di perseguire i propri desideri e fin dove è disposta a spingersi per i propri fini, anche sacrificando vite altrui.

Accanto a questi concetti vi è anche spazio per un approfondimento del passato dei Servitori, grazie a flashback che riescono a farceli conoscere meglio e creano un indissolubile legame con lo spettatore, che prova compassione nei momenti di maggiore drammaticità e resta con il fiato sospeso durante i duelli. Come abbiamo detto, i Servant sono la reincarnazione degli spiriti eroici, non limitandosi solo a portarne il nome, ma anche gli ideali che li hanno resi celebri nel corso degli anni. Trattandosi di uno shonen con elementi fantasy, non potevano certo mancare i combattimenti: questi sono riusciti a farci venire la pelle d'oca per la loro spettacolarità, che aumenta nel corso degli episodi e che culmina in un avvincente scontro finale. Queste battaglie sono impreziosite dai già citati disegni, che in questi frangenti cercano di essere il più accurati possibile, e da un saggio utilizzo della regia, così da apparire sì caotici, ma per nulla confusionari; contribuisce alla grandiosità delle battaglie un accompagnamento musicale che è un piacevole sottofondo per l'intera durata della serie, entrando in perfetta sintonia con le scene. È però durante le veementi contese che gli arrangiamenti raggiungono il loro apice: sono riusciti a renderci pienamente partecipi nell'azione, portandoci quasi a brandire la nostra spada immagina per esser pronti a intervenire da un momento all'altro.

Fate/Apocrypha “Questa è una storia di chi riesce a realizzare i propri desideri”. Il desiderio di Yuichiro Higashide era quello di creare un’opera che eguagliasse, ma allo stesso tempo si allontanasse da Fate/stay night. Tendenzialmente, i lavori derivati da altre produzioni di ben altro successo non riescono a spiccare e spesso entrano nel dimenticatoio. Questo non è il caso di Fate/Apocrypha, che è riuscito a proporre situazioni originali, nonostante la sua più grande fonte d’ispirazione sia il prequel spirituale. Questo lavoro è riuscito a farci riflettere su numerosi spunti che sono più attuali che mai e ci hanno fatto porre una domanda: “cosa siamo disposti a fare per il bene altrui?”

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