Godzilla Punto di Singolarità: recensione dell'anime originale su Netflix

Godzilla: Punto di Singolarità è un nuovo anime originale disponibile su Netflix incentrato sull'omonima creatura. Ecco la nostra recensione.

Godzilla Punto di Singolarità: recensione dell'anime originale su Netflix
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Se vi piace il Giappone allora conoscerete sicuramente, anche solo di fama, il mitico Godzilla. Il "Re dei Mostri" - così viene spesso soprannominata la gigantesca e minacciosa creatura - è diventato nel tempo uno dei simboli della cultura pop nipponica, sin dalla sua primissima apparizione nell'omonimo film del 1954, concepito dal produttore Tomoyuki Tanaka come manifestazione fisica delle conseguenze dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Una figura capace di valicare i confini del paese natio e di fungere da ispirazione per gli artisti di tutto il mondo, come testimoniato dai blockbuster hollywoodiani a lui dedicati (dalla qualità un po' altalenante).

L'ultima produzione, in ordine cronologico, ispirata al celebre kaiju è Godzilla: Punto di Singolarità, una serie animata di 13 episodi disponibile in esclusiva su Netflix dallo scorso 24 giugno. Ecco la nostra recensione di un prodotto indubbiamente originale nei suoi spunti e virtuoso nella sua messa in scena, ma che fallisce il suo obiettivo a causa di una scrittura contorta e ridondante.

Otaku che salvano il mondo

La serie nasce dalla penna dello sceneggiatore Toh EnJoe, autore di romanzi fantascientifici molto noto in patria, per la regia Atsushi Takahashi, distintosi come assistant director nel celeberrimo La Città Incantata di Hayao Miyazaki. Oltre a questi nomi, lo staff vede la partecipazione della mangaka Kazue Kato, autrice di Blue Exorcist, al character design e di Kan Sawada (Yowamushi Pedal) alle musiche. Godzilla: Punto di Singolarità è una coproduzione degli studi Bones e Orange, rispettivamente per le animazioni tradizionali e in 3D-CGI. L'anime è disponibile in streaming su Netflix anche con il doppiaggio in lingua italiana. I protagonisti della storia sono la giovane studentessa e ricercatrice Mei Kamino e Yun Arikawa, un ingegnere, menti brillanti il cui destino è destinato a incrociarsi quando l'apparizione di una misteriosa canzone si rivela il presagio di una catastrofe imminente per l'intera popolazione terrestre. La comparsa in tutto il mondo di misteriosi mostri, guidati dal gigantesco Godzilla, costringerà i due prodigi e tutta una serie di personaggi a loro collegati a compiere una disperata corsa contro il tempo per salvare il pianeta.

Godzilla: Punto di Singolarità ripropone le premesse di un tipico monster movie mettendo di fronte l'umanità alla minaccia rappresentata da Godzilla e dal suo esercito di kaiju, ispirato all'iconografia classica delle pellicole dedicate al Re dei Mostri, come testimoniato dalla presenza di Rodan e di Angilas.

L'originalità di questa serie non sta dunque nelle (banali) premesse, bensì nel modo con cui queste vengono affrontate. La trama reinterpreta infatti il mito di Godzilla in chiave pseudo-scientifica, basando le sue fondamenta su spunti provenienti da teorie legate a concetti molto complessi inerenti al mondo della fisica, e non solo. Tale scelta si è rivelata vincente? Come idea sì, all'atto pratico purtroppo no. Vediamo di capire perché.

Un anime per scienziati in erba

Godzilla: Punto di Singolarità possiede sostanzialmente due anime, quella di serie d'azione dominata dai combattimenti tra mostri, umani e persino robottoni (a mo' di Neon Genesis Evangelion o Pacific Rim), e quella più mistery legata all'indagine sull'origine dei kaiju e sullo sviluppo di una contromisura per poterli contrastare. La sceneggiatura porta avanti questi due binari attraverso il racconto delle vicende dei due protagonisti Mei e Yun, intrecciandoli o separandoli a seconda delle esigenze. Se il primo episodio suscita curiosità e aspettativa nello spettatore grazie all'indubbia originalità della narrazione e agli elevati meriti tecnici della produzione, di cui parleremo più avanti, già dal secondo queste sensazioni vengono messe da parte per fare spazio a un'inevitabile confusione. Il motivo è semplice. La serie risulta fin troppo complessa, contorta e maldestra nello sviluppo delle tematiche pseudo-scientifiche che stanno alla base dell'intero pilastro narrativo, e che giunti alla fine si traducono solamente in una sequenza di deus ex machina aventi come unico scopo il progredire della trama.

I dialoghi risultano il vero punto dolente di tutta la produzione: inutilmente ridondanti, ricchi di spiegoni e di termini tecnici privi di qualunque contestualizzazione, e per questo motivo di difficile comprensione, è come se a volte la serie si dimenticasse di rivolgersi a un pubblico generalista, presupponendo invece le conoscenze di un laureato in fisica, matematica o ingegneria.

La narrazione di Godzilla: Punto di Singolarità si concentra solamente sulla trattazione dei suddetti ragionamenti e sulle sequenze d'azione, e a farne le spese è la caratterizzazione dei personaggi, che diventano tutti delle macchiette prive di spessore in completa balia della storia.

Se alcuni, come la protagonista Mei e il vecchietto Goro, riescono a risultare un minimo convincenti, è principalmente merito del loro design o del loro comportamento sopra le righe, piuttosto che di una scrittura sopraffina.

Come se non bastasse, l'equilibrio tra le due componenti della storia risulta abbastanza sbilanciato a favore di quella scientifica. A risentirne è il ritmo della narrazione, che diventa più sostenuto solo nella seconda metà, quando si inizia a fare sul serio, mentre nella prima il puro intrattenimento legato alle mazzate tra umani e mostri si perde in un mare di dialoghi fini a sé stessi.

Questo rende difficile consigliare la serie persino a chi è disposto a ignorare del tutto i pipponi scientifici per godersi unicamente gli scontri. Anche perché, senza fare troppi spoiler, la presenza su schermo del leggendario Re dei Mostri è davvero limitata, come se questa prima stagione rappresentasse solo l'antipasto per qualcosa di più grande che verrà mostrato in future iterazioni.

Due studi in grande spolvero

Fortunatamente, il comparto tecnico salva in parte la baracca. Godzilla: Punto di Singolarità è realizzato da due degli studi d'animazione più in forma dell'attuale panorama, Bones e Orange, rispettivamente nel campo del 2D e del 3D. Il secondo è utilizzato, senza troppe sorprese, per i mostri e per alcuni elementi dei fondali, mentre tutto il resto è rappresentato con i classici disegni a mano.

Il risultato dell'unione di questi due staff è una serie decisamente pregevole dal punto di vista grafico, capace di enfatizzare nel modo giusto le spettacolari sequenze d'azione. L'intera serie è caratterizzata da un piacevole mood retrò e da un comparto artistico colorato e ricco di dettagli, un gran peccato che tale qualità tecnica non trovi riscontro anche nel contenuto.

Promossa anche l'animazione tridimensionale di Orange, che pur con l'immancabile utilizzo del frame skipping risulta in media molto fluida e si integra benissimo con i fondali e con i disegni a mano. Così come molto dettagliati sono i modelli poligonali dei vari mostri, riproposizioni molto fedeli e più moderne (o forse il termine corretto è "credibili") della mitologia di Godzilla. Grazie a questo lavoro, Orange si conferma ancora una volta uno degli studi in grado di utilizzare al meglio la CGI negli anime.

Promossa anche la colonna sonora del compositore Kan Sawada. I brani accompagnano in maniera egregia le varie situazioni proposte, ma in alcuni casi risultano eccessivamente invasivi, quasi a voler replicare il caos delle elucubrazioni metafisiche dei personaggi.

Ottime le sigle di apertura e di chiusura, entrambe orecchiabili, mentre sul doppiaggio è più che mai difficile esprimere un parere. Se infatti le voci scelte, sia italiane che giapponesi, sono adatte per ogni personaggio, in pochi casi le loro performance riescono a lasciare un segno sullo spettatore, ma per motivi legati più che altro alla limitata qualità della scrittura e dei dialoghi, come già indicato.

Godzilla: Punto di Singolarità Godzilla: Punto di Singolarità è un anime che alza le aspettative dello spettatore grazie alla sua reinterpretazione cervellotica e pseudo-scientifica del mito del celebre mostro giapponese, per poi distruggerle per colpa di una scrittura complessa, caotica, piena di ragionamenti difficili da seguire e con un equilibrio maldestro tra le sequenze più movimentate e quelle dominate dagli spiegoni. I meriti di natura tecnica non bastano a risollevare le sorti di un prodotto che, tra le altre cose, vede lo stesso Godzilla presente su schermo per un tempo davvero troppo ridotto. Consigliato solamente ai fan più irriducibili del Re dei Mostri e a coloro che amano perdersi nelle dissertazioni scientifiche, filosofiche e addirittura religiose proposte dalla serie. Per tutti gli altri speriamo di aver messo sufficientemente in chiaro, attraverso questo articolo, a cosa andrete incontro.

5.5