Recensione Golden Boy

Tatsuya Egawa offre lezioni di vita, accorrete numerosi.

Recensione Golden Boy
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Golden Boy è l’opera più famosa di Tatsuya Egawa, ma forse anche la meno conosciuta di questo autore che potrebbe competere per il titolo di più geniale mangaka in attività. Diciamo meno conosciuta perché deve la sua fama principalmente alle scene sessuali presenti in esso, e certo piace molto ai lettori di hentai più che agli appassionati di filosofia o in generale di opere dense di contenuto. Non sappiamo bene a cosa imputare questo, dato che l’opera di Egawa, anche non si cogliesse il fatto che l’esplosione sessuale è per l’autore esplosione di vita, è talmente pregna di contenuti di vario genere che si deve esser davvero cechi per prenderla come un hentai.
Il manga - di cui trattiamo in questa recensione - fu pubblicato dal 1992 al 1997 per una decina di volumetti che lasciano incompletissima la storia e si concludono con le parole che riportiamo a fine di questo paragrafo. Nel mentre venne realizzata una serie anime di 6 episodi che copre il manga in minima parte, ma nonostante questo comunque degna di visione. A fine agosto è stato annunciato che avrà un seguito ma si sa davvero poco a riguardo, onestamente un fan può nutrire solo la speranza di non ritrovarsi con una delusione. Ma torniamo a 10 anni fa, partendo dalle parole di chiusura di quel numero 10 di uno dei manga più belli mai scritti:

“Per impedire il crollo del sistema costituito, per la sicurezza delle persone che non riescono a vivere se non all’interno di esso, viene tenuto nascosto ciò che tutti dovrebbero sapere. In questo modo, si vive nell’illusione di false credenze e il vero imparare ci è negato. Verrà il giorno in cui questo vecchio e falso sistema cadrà... quando qualcuno finalmente creerà un nuovo e giusto sistema di apprendimento.
Addio Super Jump. Ci sarà sicuramente un altro luogo in cui continueremo a imparare a conoscere gli esseri umani...”

Ho Imparato Qualcosa

Non sapere aude sed vivere aude

Golden Boy racconta le avventure di Kintaro Oe, ex studente della Todai, una delle università più prestigiose del Giappone, che ha abbandonato gli studi per andare in giro per il Giappone ad IMPARARE realmente a conoscere la vita e gli esseri umani. I 10 volumetti si incentrano su alcune vicende di Kintaro in rapporto a bellissime ragazze e un paio di amici, tra cui l‘ex compagno di università Kongoji. Ogni incontro per Kintaro è un’occasione di imparare, ma badate non si lancia nelle sue avventure a mente fredda, ma anzi dà ogni volta tutto se stesso, esponendosi moltissimo, come se l’unico modo di imparare fosse l’esperienza, intesa più che come atto in sé come forte coinvolgimento interiore che mette a dura prova ogni volta. Esporsi al massimo ogni volta, lasciando che la passione - incentivata dagli stimoli sessuali - lo prenda totalmente, e aver la forza ogni volta, dopo una delusione e amare lacrime, di dire “Ho Imparato Qualcosa”. A cosa serve questo imparare? A Egawa fu impedito di proseguire Golden Boy mentre ripercorreva gli anni precedenti di Kintaro, che portarono il personaggio all’elaborazione della sua filosofia personale, si potrebbe comunque dire a vivere la vita più intensamente, liberi da costrizioni mentali.
È certo che se l’esperienza e la vita vera è ciò da cui si impara, per Egawa un fondamentale è che il “sesso è vita” e proprio per questo ci sono cosi tante avventure sessuali in questo manga, che non a caso viene spesso preso come un hentai da lettori di terza classe. Il sesso e gli insegnamenti tratti dalla vita stessa Egawa li contrappone a tutto il pensare razionale, civile o eterodeterminato della società moderna, ove fin dall’infanzia “i ragazzi vanno a scuola non per imparare ma per diventare ottusi”. Un attacco bello forte ma che non è nient’altro che la rabbia e lo sprezzo verso un sistema che allontana dall'autodeterminazione e dalla vita - censurando tra l’altro il sesso - e che asseconda la debolezza degli uomini, già di loro inclini a non formarsi propri sistemi di valori e tesi alla schiavitù. Sia essa verso un Dio, verso un’istituzione o verso un uomo di immenso carisma e autorevolezza ( Kongoji ).

Kin(taro) e Kon(goji)

Le ultime parole del capitolo precedente ci introducono alla trattazione di quello che, per Kintaro e per il lettore, è il principale confronto dell’intero manga, purtroppo inconcluso come il manga stesso. Kintaro e Kongoji sono due individualità estremamente forti, entrambi capaci di autodeterminarsi completamente, il che è poi il motivo della stima che il secondo nutre per il primo. Chiaramente il modo di vivere di Kintaro è antitetico a quello di Kongoji: quest’ultimo entra in rapporto alle altre persone ( tramite il sesso ) per dominarle, Kintaro per imparare qualcosa e insegnare qualcos'altro. Apparentemente l’autore è dalla parte di Kintaro, ma se si guarda bene alle sue opere precedenti, ci rendiamo conto che Kongoji a differenza, ad esempio, dei capetti di Be Free, arroganti meccanismi di un sistema che gli dà autorità ma non può conferirgli autorevolezza, certamente non è un personaggio negativo ma anzi ha dalla sua qualche buona ragione. Principalmente che gli schiavi sono persone deboli e di poca volontà, incapaci ad un incontro con Kintaro di apprendere realmente qualcosa da lui e quindi di saper diventare realmente liberi ( piuttosto che mentalmente controllati da qualcosa o qualcuno di diverso da Kongoji ). E del resto, come Egawa ci fa vedere con l’esempio di Kyoko Tachibana, una persona forte è pur sempre in grado di emanciparsi da Kongoji e risolvere la sua esperienza di schiavitù in un insegnamento. Un confronto dunque molto dialettico, che, sinteticamente, non è nient’altro che fiducia o sfiducia verso gli altri, la prima propria di Kintaro, la seconda di Kongoji. Detto ciò, una piccola propensione dell’autore verso Kintaro la si può comunque ravvisare nel fatto che egli riesce sempre a far cambiare/migliorare le persone che incontra, sarà anche vero che ci vogliono individui con una certa sensibilità e predisposizione ma Egawa non sembra darci troppo peso!

Edizione Italiana

In Italia il manga è stato pubblicato dalla fu Dynamic Italia, nella collana Manga Pop, tra il febbraio del 1999 e l’ottobre del 2001 ( a chi scrive sembra ieri, ma sono passati oltre 10 anni!!! ). Attualmente si può trovare su ebay e se siete fortunati alle fiere a prezzi che variano dai 50 ai 100 euro per la serie completa, a voi beccare l’occasione. L’edizione è con sovracoperta, sulla quale è anche riportato un diverso aforisma di Egawa per ogni volume, e a noi piace abbastanza.

Golden Boy Golden Boy è un manga eccezionale. Per un verso, presentando Kintaro e Kongoji dà conto delle reali nature di libertà e potere, per un altro facendo svolgere quasi tutto tramite rapporti erotici manifesta la forte importanza che l’autore dà al sesso, sia come fonte di vita sia come parte fondamentale dei comportamenti umani. Non pago di ciò, Egawa ha inserito nell’opera anche una forte destrutturazione del sistema socio-educativo giapponese.