ID-0: la recensione della serie sci-fi in esclusiva su Netflix

L'ultimo anime di Goro Taniguchi ci porta ad esplorare l'universo e i limiti dell'uomo, con una grafica in 3D...

ID-0: la recensione della serie sci-fi in esclusiva su Netflix
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Se il nome Goro Taniguchi non vi è nuovo è perché avete visto, probabilmente anche apprezzato, l'acclamato Code Geass: Lelouch of the Rebellion, di cui è regista. Nel 2017, dopo aver lavorato ad altri progetti, Taniguchi si concentra sulla sua prima produzione originale targata Netflix, collaborando con lo sceneggiatore della versione animata di My Hero Academia, Yosuke Kuroda, e con lo studio d'animazione Sanzigen: l'anime mecha di fantascienza ID-0. La serie è disponibile per tutti gli abbonati al servizio on demand americano, sia in lingua originale sottotitolata, che con doppiaggio italiano. Seguendo uno topos ricorrente in molte opere sci-fi, l'autore sfrutta il desiderio dell'uomo di conoscere l'ignoto per trasportarci in un futuro in cui l'uomo si è spinto oltre i confini dell'universo e ne esplora gli anfratti più oscuri e nascosti, che dovrebbero rimanere tali. Nonostante questi interessanti propositi, la produzione non ci ha entusiasmati completamente: addentriamoci meglio per scoprire i lati oscuri del nuovo universo di Goro Taniguchi.

I segreti del cosmo

Attraverso una descrizione a schermo (in giapponese, con i sottotitoli in italiano), apprendiamo che le vicende si svolgono in un futuro lontano, in cui l'umanità è riuscita ad espandere i propri confini oltre il sistema solare, grazie alla scoperta di un minerale tanto raro quanto misterioso e pericoloso, in grado di manipolare il tempo e lo spazio: l'Orichalt. Non è possibile interromperne l'utilizzo, anche se è altamente instabile, perché è strettamente collegato allo sviluppo del genere umano.
L'utilizzo dell'Orichalt va dalle comunicazioni ai viaggi interstellari, ma viene sfruttato soprattutto per il Mind Trance System: un processo che consente di trasferire la coscienza di un uomo all'interno di un robot denominato I-Machine, in grado di eseguire compiti meglio di un essere umano; qualora la macchina dovesse andare distrutta, la coscienza ritornerebbe nel corpo, come se nulla fosse accaduto.
Seguiamo gli eventi dal punto di vista di Maya Mikuri, una studentessa di cosmogeologia dell'accademia dell'Alleanza dei Pianeti che, nonostante sia una delle migliori, è ancora inesperta su come gira il mondo. La incontriamo per la prima volta su un meteorite assieme a due professori, intenta a recuperare un campione del minerale per ottenere una borsa di studio. La trivellazione si ferma improvvisamente, ed il team è costretto ad "entrare" nelle I-Machine, per continuare i prelievi. Un'esplosione imprevista, causata dall'instabilità dell'Orichalt, distrugge gli automi dei due insegnanti, i quali fuggono dalla zona, abbandonando Maya ancora intrappolata nella macchina. L'equipaggio della compagnia di trivellazione Excavate, che sta seguendo la studentessa da tempo per arruolarla tra le sue fila, la salva portandola a bordo della nave Stulti. In realtà i membri della Stulti non possono essere considerati minatori a tutti gli effetti, ma più come pirati o trivellatori abusivi: spesso agiscono illegalmente o approfittano di giacimenti abbandonati, per recuperare l'Orichalt restante. Il personale di bordo è composto dal comandante Grayman; sua figlia Clair Hojo, la pilota; Karla, che ha il compito di scoprire dove si trovano i giacimenti minerari più ricchi; i due scavatori Rick e Ido; e infine Fa-Loser, un animale in via d'estinzione. Al momento alla compagnia manca un esperto cosmogeologo come Maya, che studi i giacimenti per poter trivellare senza troppe difficoltà. Eccezion fatta per Clair, tutti i membri - animale compreso - sono Evertrancer: umani che hanno commesso il reato di trasferire definitivamente la propria coscienza all'interno delle I-Machine, rinunciando una volta per tutte al loro corpo fisico, ottenendo un'apparente immortalità.

Inizialmente Maya non accetta di lavorare per dei criminali, ma quando scopre di essere ricercata a seguito della falsa accusa mossa dal suo professore di aver venduto importanti informazioni su come raggiungere una fonte di minerali, decide di unirsi a loro, sperando di poter riavere la sua vecchia vita. Nel corso del viaggio, la studentessa/criminale si affezionerà a tutti i membri dell'equipaggio, vedendoli come una famiglia. All'improvviso, appare dal nulla un pianeta ricco di materia prima, e la Excavate si adopera per estrarne un grosso quantitativo. Al suo interno i pirati rinvengono una misteriosa e graziosa bambina muta che sembra avere una correlazione con il minerale e la battezzano Ora. Come se non bastasse, il gruppo è inseguito dai militari dell'Alleanza dei Pianeti e da una minacciosa luna, attratta dalla bambina.
A dispetto di quello che si possa pensare, al termine della seconda puntata, la trama di ID-0 avanza spostando il focus prevalentemente sulla natura oscura dell'Orichalt, su Ido e sul suo passato dimenticato, parzialmente riaffiorato con l'apparizione della bambina, senza che venga messo in secondo piano l'equipaggio della Stulti.

The dark side

La sceneggiatura non è il punto di forza di ID-0: quello che viene raccontato nei primi episodi rimane un semplice spunto narrativo, una base di partenza per costruire un palcoscenico su cui far muovere i personaggi. Non si può parlare di una storyline corposa e convincente, rimanendo questa molto semplice e basilare: non offre nulla che spicchi notevolmente o che sia particolarmente originale, tanto da cadere a tratti nella banalità. Una pecca da parte degli autori, perché l'anime ha spunti interessanti all'interno del suo immaginario, che avrebbe potuto essere sfruttato meglio: tra le righe di un canovaccio ordinario, un occhio più attento potrebbe scorgere una velata riflessione sull'eccessivo sfruttamento che si fa delle materie prime (qui inteso come l'Orichalt) di cui l'uomo non può più fare a meno, ma che lentamente sta portando alla distruzione del pianeta. ID-0 non riesce a fare giusta leva su questi concetti, che risultano appena impercettibili e difficili da cogliere ad una fuggevole lettura: per l'intero minutaggio apprendiamo come il raro materiale sia indispensabile per l'uomo, ma a causa anche di una totale assenza di città affollate, non ci viene mai mostrato come venga utilizzato, se non per i viaggi stellari e per il Mind Trance System. Non si riesce a comprendere quanto l'uomo ne sia dipendente e quali potrebbero essere le conseguenze qualora dovesse rinunciarvi. L'anime è costellato da interessanti colpi di scena, che a causa di una trama non pienamente accattivante e di una tematica invisibile ci sono sembrati alquanto sprecati. D'altro canto, la serie trova il suo punto di forza nel focalizzarsi sull'evoluzione dei personaggi e sui legami che li portano a cambiare notevolmente. Per questo i momenti chiave interessano prevalentemente la crew, anche se non viene introdotto nulla che non sia già stato proposto altrove.

I protagonisti sono stereotipati: ritroviamo il personaggio freddo, duro sia con sé che con gli altri, che non teme niente e nessuno, neanche la morte; lo sbruffone spavaldo; l'intelligente indifesa che non sa ancora come approcciarsi alla realtà; il comandante burbero, ma docile, che tiene al suo equipaggio come fossero dei figli, e così via. In definitiva nulla che non sia già stato visto in altre produzioni, ma di episodio in episodio avremo modo di scoprire lati nascosti del loro passato e del loro essere, che ci forniscono importanti aspetti sul loro approccio nei confronti degli altri e su come esso cambi poco alla volta, fino ad assumere i connotati di una relazione simile a quella di una famiglia, in cui nessuno è più importante di un altro.

È doveroso precisare come l'attenzione sia prevalentemente rivolta alla figura di Ido: la sua strutturazione è complessa ed elaborata al punto da renderlo a tutti gli effetti il vero fulcro della serie. Gli altri eroi hanno diversi gradi di approfondimento: alcuni sono meglio delineati con informazioni maggiori e più esaustive, al punto da scoprirne interessanti risvolti; altri sono mal costruiti, di cui conosciamo veramente poco, diventando quasi marginali, sebbene dal punto di vista della narrazione non dovrebbero essere di poco rilievo. Per questa caratterizzazione non omogenea, non si crea quel legame indissolubile tra l'intera ciurma e lo spettatore, che potrebbe sentirsi più coinvolto, specialmente nelle situazioni più drammatiche, in cui, però, non si percepisce quasi mai un senso di pericolo incombente.

La parte dell'occhio

Lo studio d'animazione Sanzigen è specializzato in produzioni in CGI (il nome dell'azienda deriva dal termine giapponese sanjigen, traducibile in "tre dimensioni"), e ID-0 non è da meno.

L'utilizzo della computer grafica comprende sia il character design che la resa visiva di numerosi oggetti che appaiono su schermo, sebbene abbiamo notato un'altalenante cura nei dettagli. A differenza di altre produzioni simili che sfruttano il 3D, in cui è forse sin troppo evidente con disegni squadrati e spigolosi e con movenze rigide, in ID-0 ciò è meno palese: il design degli umani è più tondeggiante e in alcune inquadrature, in particolar modo nei primi piani, è reso in modo tale che siano poco evidenti le differenze con le tecniche di disegno manuali più recenti, tanto da indurci a pensare che ci fosse una costante alternanza tra il tratto manuale e quello digitale; ciò è favorito anche da un interessante punto d'incontro tra la computer grafica di personaggi ed oggetti, e lo stile manuale degli sfondi ambientali. La situazione cambia quando scendono in campo le I-Machine o quando la telecamera si allontana e riprende più figure contemporaneamente, rendendo più palese l'utilizzo del tridimensionale. Benché sia piacevole da vedere, una resa grafica simile non è del tutto priva di errori: i personaggi in carne ed ossa, il più delle volte, ci hanno ricordato delle bambole, con movenze a tratti rigide e macchinose; diversamente, le animazioni dei mecha sono fluide, soprattutto quando entrano in azione nelle situazioni più concitate. Inoltre, essendo questa una serie sci-fi ambientata nello spazio, è inevitabile la presenza di meteoriti, ma questi sono in bassa risoluzione, dando l'impressione di essere fatti di plastilina o di DAS. Proprio per questo corposo utilizzo della computer grafica, crediamo che non sia stato possibile concentrarsi sulla realizzazione di città futuristiche, che avrebbero potuto rendere ID-0 più vivo ed immersivo.

ID-0 ID-0 è un’opera che non offre molto sul versante narrativo, essendo poco ispirato ed evocativo, sebbene abbia una tematica di fondo interessante, che avrebbe dovuto essere messa meglio in risalto; la sceneggiatura si focalizza soprattutto sullo sviluppo, sulla conoscenza, e sull'analisi dei sei protagonisti, anche se non tutti sono approfonditi in egual misura. Se avessimo assistito a una costruzione più uniforme del cast, pensiamo che l’opera sarebbe stata più apprezzabile. Al contrario, la componente artistica è interessante, con una CGI non troppo invasiva, anche se poco omogenea, che si fonde con uno stile più semplice dal disegno più classico, al fine da rendere l’opera visivamente convincente.

6.9