Inuyasha Recensione: l'anime tratto dal manga di Rumiko Takahashi

Arrivano su Netflix le prime due stagioni di Inuyasha, l'avvincente endless-story che racconta il viaggio del mezzo-demone Inuyasha e la giovane Kagome.

Inuyasha Recensione: l'anime tratto dal manga di Rumiko Takahashi
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Dal primo ottobre è disponibile su Netflix Inuyasha, uno degli anime più apprezzati degli anni 2000 tratto dal manga di Rumiko Takahashi. Per ora la piattaforma di streaming ha deciso di pubblicare soltanto le prime due stagioni, per un totale di 52 episodi (ogni stagione era composta da 26 episodi, al di fuori della sesta che si sviluppava su 36 puntate).

Non è ancora stato comunicato quando le altre stagioni saranno a disposizione su Netflix, ma intanto sarà possibile effettuare un viaggio nel passato - in tutti i sensi - per ritrovare una storia che, quando approdò in Italia, nel 2001, accompagnò le settimane dell'Anime Night di MTV per quasi dieci anni, in maniera alternata. Per l'occasione abbiamo deciso quindi di ricordarci per quale motivo Inuyasha aveva conquistato un importante spazio non solo nel palinsesto televisivo italiano, ma anche nei nostri ricordi e nei nostri cuori.

Il pozzo dell'epoca Sengoku

Kagome Higurashi è una studentessa quindicenne che vive con la sua famiglia nei pressi di un piccolo tempio shintoista. La struttura al suo interno cela un pozzo che permette alla ragazza di raggiungere l'epoca Sengoku, nel pieno dell'antico Giappone feudale. Dopo esser stata aggredita da un demone, il mellepiedi Joro, Kagome si ritrova a dover fronteggiare una battaglia più grande di lei, che potrà vincere soltanto liberando il mezzo-demone Inuyasha dalla prigionia nella quale lo ha rinchiuso Kikyo, la sacerdotessa del luogo.

Dopo cinquant'anni incatenato a un albero, quindi, Inuyasha riesce a liberarsi e a ripartire per il proprio principale obiettivo: fare sua la sfera dei quattro spiriti. Quest'ultima, oggetto prezioso ambito da tutti i demoni, permetterebbe al mezzo-demone di completarsi definitivamente, diventando a tutti gli effetti un demone e rinnegando le sue radici umane: in un combattimento tra Kagome e un demone corvo, però, la sfera viene completamente distrutta in numerosi frammenti, il che darà il via all'avventura della ragazza attraverso tutto il Giappone, alla ricerca di demoni malvagi desiderosi di impossessarsi dei frammenti della sfera, per acquisire poteri sempre più forti.

A scrivere la storia di Inuyasha c'è Rumiko Takahashi, la regina dei manga, già autrice di successi come Lamù e Ranma 1/2: tutte le sue produzioni si fregiano di una caratteristica unica, ossia la profonda personalizzazione dei suoi protagonisti. Affrontando infatti l'avventura dinanzi alla quale si ritrovano Kagome e Inuyasha non mancherà mai di scoprire qualche sfaccettatura del carattere tanto dei principali personaggi quanto dei secondari, sempre pronti a impreziosire la narrazione con le loro peculiarità. Riuscendo a miscelare adeguatamente la comicità al pathos, tra tristezza e un amore quasi mai palesemente mostrato, la Takahashi con Inuyasha riesce a creare un personaggio davvero unico: un guerriero che, per quanto provi a essere austero e un combattente accidioso, nasconde dei sentimenti molto forti nei confronti non solo della sacerdotessa Kikyo, che lo aveva imprigionato, ma anche di profondo affetto nei confronti di Kagome, con la quale si andrà a creare il classico gioco delle parti di genere.

L'intero anime si fregia di un numero immenso di personaggi che si intrecciano nelle vicende dei due protagonisti, a partire dal piccolo demone volpe Shippo fino a Miroku, il monaco pervertito in grado di scatenare dei vortici con la sua mano destra. Allo stesso modo, dovendo Inuyasha fronteggiare un demone malvagio a episodio, in media, la Takahashi ha dovuto creare degli antagonisti con diversi poteri e diverse motivazioni dalla loro, senza mai scaturire nel banale.

Tra questi, inevitabilmente, si esalta e si erge Sesshomaru, il gelido demone fratello del protagonista, figlio del medesimo padre, ma di madre diversa. Il conflitto tra i due andrà a crescere di puntata in puntata, attraverso sporadici incontri molto sentiti, che serviranno alla crescita del personaggio di Inuyasha, che così come Kagome andrà ad acquisire sempre più sicurezza in se stesso e nelle proprie capacità.

Lo stesso Miroku, inizialmente presentato come un banale pervertito pronto a fare soltanto da elemento di disturbo nella relazione tra Inuyasha e Kagome, nel corso della prima stagione, inizierà a svelare la propria triste condizione di vita, confessando qual è la maledizione alla quale deve sottostare. Nulla resta affidato al caso e di episodio in episodio andiamo a scoprire un universo colmo di dettagli e di elementi narrativi che impreziosiscono l'essenza dell'epoca Sengoku. Senza tra l'altro mai finire per dimenticarsi o per arruffare quella che è l'epoca moderna dalla quale arriva Kagome.

L'eredità di Inuyasha

Inuyasha, oltre alla qualità dei suoi componenti e protagonisti, dopo tantissimi anni è rimasto nel cuore della gran parte degli spettatori per la già espressa capacità di unire una comicità genuina, mai volgare, pronta a parodizzare i sentimenti dei protagonisti, a quella terribile condizione di vita che quotidianamente va affrontata. La condizione di mezzo-demone di Inuyasha rappresenta il filo conduttore dell'intera vicenda, alimentando la ricerca dei frammenti della sfera dei quattro spiriti da parte del ragazzo con i capelli d'argento. Inoltre i tempi comici sono spesso scanditi dalla possibilità di zittire Inuyasha con un solo ordine: nelle prime puntate dell'anime, infatti, al mezzo-demone viene infilato un rosario attorno al collo e ogni volta che Kagome pronuncia la formula "a cuccia", il ragazzo si ritrova schiantato a terra impossibilitato a muoversi per qualche secondo. Una trovata che permette alla ragazza di avere sempre la meglio sulla sua controparte e che rappresenta la soluzione a tantissimi momenti di stallo, sia nei dialoghi che in svariate situazioni ambigue.

Aver accostato, quindi, i due estremi relazionali e caratteriali, sposando quella giusta teoria secondo la quale gli opposti si attraggono, Kagome e Inuyasha rappresentano un tandem esplosivo vincente che non può non appassionare di puntata in puntata. Non di meno importanza e peso ha il rapporto con la spada Tessaiga, una zanna lasciata in eredità dal padre di Inuyasha al ragazzo e che lui adopera come spada. Contesa con il fratello Sesshomaru, la spada finirà per scegliere e accettare Inuyasha come suo padrone indiscusso, proprio perché nelle sue vene scorre quel sangue umano che arriva dalla madre, il che lo rende un mezzo-demone: questa condizione rende ancora più aspro il conflitto tra i due fratelli, che non riusciranno mai a non anelare la morte vicendevolmente. Ogni personaggio, ogni profilo si porta con sé una storia di dolore e frustrazione, che in maniera assolutamente naturale si va a intrecciare con gli interessi di Kagome e di Inuyasha, a loro modo riservati e restii dall'esprimere molti dei propri sentimenti, non solo l'un per l'altro, ma anche per raccontare cos'è che li affligge nel quotidiano.

L'epoca Sengoku oggi

Inuyasha, al suo esordio, è stata una storia di una profonda e intensa introspezione nel mondo di un mezzo-demone, nato crudele e presentato come superbo e accidioso, ma che nel tempo ha saputo mostrare i lati gentili del proprio carattere e le motivazioni dietro a tutte le sue azioni. La endless-story creata da Takahashi aveva raggiunto quasi quota 200 episodi, fermandosi al 193 della settima stagione: niente a che vedere con i 780 e più episodi di One Piece, ma le meccaniche della narrazione di Inuyasha avrebbero permesso all'anime di procedere per davvero verso l'infinito, alla ricerca dei frammenti della sfera dei quattro spiriti, che per un saggio espediente non si è mai saputo quanti fossero realmente.

Con degli episodi poco diluiti, combattimenti sempre molto snelli e legati al rintracciamento di una strategia da applicare per avere la meglio, la serie di Inuyasha peccava soltanto, a lungo andare, di una ripetitività di fondo, dovuta al solito schema narrativo: rintracciare il frammento ricercato, combattere il ladro, recuperare il frammento, ricominciare. Nel mezzo la trama orizzontale si andava gradualmente ad affievolire, dimenticandosi quasi dei conflitti con Sesshomaru e della vita parallela di Kagome, completamente avulsa dalle attività scolastiche. Godersi l'anime in pillole e a piccoli respiri è la soluzione più funzionale e iniziare con le prime due stagioni proposte da Netflix vi spingerà verso un'unica direzione: desiderarne ancora. Perché, purtroppo, a lungo andare il tutto potrebbe inevitabilmente diventare prolisso e ridondante, facendovi sparire quel mordente per allungare le mani sulla tanto ambita sfera rosa.

Inuyasha (anime) Se oggi Inuyasha non è entrato di diritto nell'Olimpo degli anime è semplicemente perché la sua formula ripetitiva e il suo continuo loop di vicende stride con l'immediatezza dell'animazione moderna: a distanza di quasi vent'anni, d'altronde, ritrovarsi invischiati nelle avventure di Kagome e del mezzo-demone fa un determinato effetto, trovarsi invece per la prima volta a contatto con l'epoca Sengoku non è cosa da poco. Il tratto sempre molto colorato e allegro, l'ironia e la comicità offerta dalla Takahashi, però, restano dei punti a favore dell'intera opera, sia manga che anime, e che alleggeriscono molto l'intera storia, intrisa di pathos e di caducità della vita stessa. Le prime due stagioni su Netflix sono adesso un must have, in attesa di capire come procederà la distribuzione sulla piattaforma on demand.

7.5