Le karakuri ningyo sono bambole meccaniche giapponesi note per la cura con cui sono realizzate e per riprodurre complessi movimenti, attraverso un intricato meccanismo di cavi ed ingranaggi. Le karakuri ningyo hanno ispirato il mangaka Kazuhiro Fujita per la stesura di Karakuri Circus: uno dei lavori più longevi dell'autore, la cui serializzazione è iniziata nel 1997 e si è conclusa nel 2006. In Italia, invece, è stato pubblicato prima da Play Press, dal 2002 al 2003, successivamente, dal 2014, da RW Edizioni, ed è tuttora in corso.
Tra il 2018 ed il 2019 su Amazon Prime Video sono state pubblicate le 36 puntate dell'adattamento animato di Karakuri Circus, realizzato dallo studio VOLN (lo stesso di Voglio mangiare il tuo pancreas): una trasposizione a lungo desiderata dai fan di Kazuhiro Fujita. Al termine della visione, possiamo dire che Karakuri Circus è riuscito ad intrattenerci come se fossimo ad un circo, ma non senza inaspettate cadute.
Il sorriso del giullare
È difficile descrivere gli eventi narrati in Karakuri Circus senza rivelare troppo della trama, ma se ci dovessimo soffermare solo sui primi episodi, parleremmo di una piccolissima porzione di ciò che l'ordito ha da offrire: gli autori hanno messo in piedi un complesso racconto che ruota attorno ad una storia d'amore lunga 200 anni.Masaru Saiga è un bambino che ama il circo, ma a soli 11 anni è già in pericolo: a seguito della morte del padre, anche se figlio illegittimo, è diventato l'unico erede della fortuna accumulata con l'azienda Saiga.
Masaru non ha mai conosciuto del tutto il padre, e l'unico parente con cui ha legato è il nonno, il quale gli ha raccomandato di portare con sé un'enorme valigia e di cercare Shirogane nel circo più vicino, qualora fosse in difficoltà. Proprio le parole del nonno spingono il bambino a farsi accompagnare al più vicino circo da Narumi Kato, un'uomo è affetto da ZONPHA, una strana malattia che gli provoca un'improvvisa ed acuta asfissia, che riesce a superare solo facendo ridere le persone vicine: Masaru gli salva la vita. Per ringraziarlo, Narumi accetta di accompagnarlo, quando il bambino viene aggredito da un gruppo di marionette dall'aspetto umano. Narumi lo libera ed insieme fuggono, raggiungendo un circo dove vengono soccorsi da Shirogane, una ragazza che li aiuta utilizzando una particolare arma all'interno della valigia di Masaru: la marionetta Harlequin. Shirogane ha trascorso tutta la vita ad allenarsi come marionettista, rinunciando ad ogni tipo di emozione, ed ora deve eseguire l'ultimo incarico affidatole proprio dal nonno di Masaru prima di morire: proteggere suo nipote. Infatti, il giovane ha attirato le attenzioni dei parenti più stretti del padre che vogliono impossessarsi dell'eredità.
Preferiamo non spiegare come proseguono gli eventi per non rovinare un colpo di scena che si consuma nei primi episodi. Al termine degli eventi introduttivi, Masaru e Shirogane continuano la loro vita in un'apparente tranquillità, unendosi alla famiglia circense Nakamachi.
Nel frattempo Narumi, dopo aver perso la memoria, si ritrova in un centro medico che studia la ZONPHA. Da questo momento in poi la trama cambia direzione, per raccontare della battaglia che dura da 200 anni tra marionettisti e Automi, esseri meccanici senzienti che si nutrono di sangue umano, guidati dal "direttore" del Circo di Mezzanotte.
Al netto di un ritmo che potrebbe sembrare troppo incalzante, con poche pause che permettano di assaporare bene le varie peripezie, e di uno sviluppo all'apparenza semplice, in realtà la sceneggiatura nasconde misteri e rivelazioni, che riescono a tenere incollati allo schermo per l'intera durata dello show.
Ridi pagliaccio
Gli episodi iniziali di Karakuri Circus sono solo una fase preparatoria, introducendoci al contesto in cui si muovono i personaggi, cioè un mondo in cui ci sono persone che combattono utilizzando marionette; inoltre, vengono tratteggiate le prime caratteristiche di Masaru, Shirogane e Narumi. Masaru è stato privato della propria infanzia ed è consapevole della pericolosa situazione in cui si è ritrovato coinvolto a soli 11 anni; ma lui, in fondo, vorrebbe solo continuare a vivere in tranquillità, anche se ormai orfano, dopo aver regalato una tomba alla madre morta. Per questo motivo, il bambino si sente in colpa per aver messo a repentaglio la vita degli amici. Shirogane, come detto, non prova alcun sentimento e questo la rende enigmatica e fredda, ma allo stesso tempo è legata a Masaru, che vede come un giovane padrone da proteggere e accudire. Narumi, invece, riesce a trovare il sorriso in ogni circostanza, e trasmette la sua positività anche ai compagni di avventura: proprio grazie alla sua influenza infonde coraggio a Masaru, convincendolo a smettere di piangere e a sorridere anche davanti alle situazioni più difficili, e fa capire a Shirogane quanto sia preziosa la vita. Le prime puntate si limitano solo a gettare le basi per un ordito più articolato, che inizia a delinearsi quando viene introdotta la storia dei fratelli alchimisti Yin Bai e Jin Bai. Da questo momento in poi Karakuri Circus si muove seguendo il semplice concetto che bisogna conoscere il passato, per comprendere il presente: prende vita un racconto che affonda le radici in un passato remoto e che ruota attorno alla rivalità tra due fratelli a causa dell'amore per la stessa donna.
Non vogliamo entrare troppo nei dettagli, ma attraverso un astuto e all'apparenza complesso gioco di interconnessioni tra passato e presente, si rimane affascinati da come la storia ed i tre protagonisti in qualche modo siano strettamente legati ed influenzati da avvenimenti accaduti due secoli prima, toccando concetti come la reincarnazione e la ciclicità degli eventi.
Con il proseguire delle vicende, emergono numerose domande, ma anche altrettante risposte: l'anime, infatti, si prende i giusti tempi per spiegare in maniera chiara e semplice i vari misteri che si accumulano. Dobbiamo evidenziare, però, che negli archi conclusivi il ritmo narrativo si velocizza e alcuni passaggi non sono del tutto comprensibili, facendo leva più sulla libera interpretazione dello spettatore, che su delucidazioni esaustive.
Inoltre, nelle battute decisive dell'avventura, la sceneggiatura ci è sembrata ancora più sbrigativa, non permettendoci di apprezzare bene tutto ciò che accade: basti pensare che l'ultimo episodio ha dei risvolti narrativi interessanti, che non riescono a lasciare il segno poiché avrebbero avuto bisogno di più tempo per essere sviluppati meglio.
Di pari passo al districarsi di una trama che diventa sempre più complessa, ma al contempo chiara, vi è una graduale crescita dei tre interpreti principali. Masaru diventa poco alla volta coraggioso e sicuro di sé, sorridendo e affrontando il pericolo di petto; Shirogane scopre i primi sentimenti umani ed anche se non riesce ancora a comprenderlo è innamorata di Narumi. È proprio quest'ultimo ad aver subito un cambiamento più drastico, dovuto a ciò che vede dopo essersi separato dai suoi compagni: bambini affetti da uno stadio avanzato della malattia. Il cambiamento di Narumi è in parte dovuto anche all'improvvisa perdita di memoria, ma i suoi ideali non sono affatto cambiati; poco alla volta il suo sorriso perde di valore e di potenza, perché colmo di collera nei confronti degli Automi, che sono la vera causa della sofferenza dei bambini.
Agli occhi di molti, l'uomo viene visto come un demone e questo lo si può notare anche in uno stile di combattimento non più elegante, ma aggressivo, violento, e distruttivo. Inevitabilmente, mano a mano che si entra nel vivo dell'ordito, vengono introdotti nuovi interpreti.
Alcuni, tuttavia, ci sono sembrati poco rimarchevoli, tanto che avrebbero dovuto ritagliarsi uno spazio maggiore, non essendo del tutto casuali. Un esempio può essere la famiglia circense Nakamachi che, a discapito delle poche scene in cui appare, non è affatto secondaria, poiché aiuta Masaru e Shirogane a ritrovare una vita normale, e ha un ruolo chiave nelle fasi finali; ma nel corso delle puntate non le viene dato il giusto rilievo che avrebbe potuto farci apprezzare la sua presenza sul "palcoscenico". Avremmo preferito che ci fossero più puntate che si focalizzassero sul rapporto di famiglia allargata che si instaura tra Shirogane, Masaru e la famiglia Nakamachi. Questo è proprio uno dei maggiori difetti della delineazione dell'intero cast: a causa del vasto numero di ruoli che si alternano sulla scena, non tutti possono vantare una buona costruzione, tanto da non riuscire a coinvolgerci nei momenti più drammatici che li vedono protagonisti. Su questo fronte, crediamo che un minutaggio più lungo (anche se 36 episodi non sono affatto pochi) o una gestione diversa delle puntate avrebbe potuto dare il giusto spessore ai vari artisti del "circo" animato di Karakuri Circus.
Coulrofobia
Karakuri Circus ha un disegno certosino, a discapito di sporadiche imperfezioni in alcune sequenze. Il character design delle marionette e degli Automi è variegato e colorato, ricordando le maschere italiane ed i pagliacci, ma in alcune situazioni, soprattutto quelle più concitate, le Marionette risentono di una CGI che salta subito all'occhio. I combattimenti tra marionette e Automi sono un misto di tecnicismo, eleganza e forza bruta, e si fregiano di animazioni rapide, ma di cui è possibile apprezzare ogni movimento.
Invece, quando scende in campo Narumi i combattimenti sono ravvicinati, basati sulla forza e resistenza fisica, e grazie ad una buona regia e ad animazioni fluide sono anche trascinanti. Il design degli Automi a volte fa emergere una natura più inquietante della produzione, anche se circoscritta solo alle fasi iniziali, quando alcuni modificano il loro aspetto umano per diventare dei veri e propri mostri meccanici.
Al netto di queste situazioni e di una lieve presenza di body horror, non possiamo considerare Karakuri Circus con un vero horror, trasmettendo solo un lieve senso di turbamento.
Il character design dei personaggi, benché vario, non ci ha colpiti come quello delle Marionette e degli Automi, ma è comunque affascinante, perché se in un primo momento sembra che alcuni interpreti siano molto simili tra di loro, ben presto ci si rende conto come questa scelta stilistica abbia un valore narrativo: si cerca di rafforzare anche visivamente il legame tra passato e presente.
Karakuri Circus non è certo un’opera perfetta, ma riesce ad imbastire un racconto interessante, ricco di misteri, rivelazioni e colpi di scena; risente tuttavia di alcune scelte narrative non sempre ottimali, come una narrazione in alcuni punti troppo veloce e una gestione iniqua dei numerosi personaggi, in quanto alcuni ricevono un’attenzione maggiore, mentre altri risultano meno affascinanti. Nonostante tutto, le domande, i numerosi plot twist ed un comparto artistico nel complesso piacevole riescono ad intrattenere fino a che lo spettacolo non termina e cala il sipario.