La Lega degli Straordinari Gentlemen: Nemo, recensione dello spinoff

La Lega degli Straordinari Gentlemen: Nemo è lo spinoff della celebre saga creata da Alan Moore e Kevin O'Neill. Scopriamone insieme i pregi e i difetti.

La Lega degli Straordinari Gentlemen: Nemo, recensione dello spinoff
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La casa editrice BAO Publishing, dopo aver ristampato vari volumi della serie originale de La Lega degli Straordinari Gentlemen, ha deciso di proporre al pubblico nostrano anche Nemo, spinoff della saga originale creata da Alan Moore e Kevin O'Neill, con protagonista la figlia del celebre avventuriero. Il volume da noi analizzato comprende tre storie autoconclusive: Cuore di Ghiaccio, Le Rose di Berlino e Fiume di Spettri.
Di seguito andremo quindi a comprendere al meglio i punti di forza e di debolezza del fumetto, capace sì di far leva sui capisaldi della saga avventurosa di Moore e O'Neill senza però riuscire a raccoglierne in maniera pienamente soddisfacente l'eredità.

Quando l'avventura chiama...

Seppur le tre storie presenti nel fumetto siano autoconclusive, in realtà compongono un mosaico narrativo ascrivibile per certi versi a un vero e proprio percorso di formazione con protagonista Janni Dakkar, un'indomita avventuriera intenta a lottare contro numerose e bizzarre minacce ultraterrene nel tentativo di segnare a sua volta la Storia lasciandosi alle spalle il proprio difficile passato.
In Cuore di Ghiaccio, racconto ambientato nel 1925, la giovane esploratrice decide di dimostrare (a sé stessa prima che al mondo) il proprio valore, spingendosi nel cuore dell'Antartide per conquistarlo. La storia, per quanto godibile, risulta in alcuni punti eccessivamente lenta, particolare che porterà probabilmente più di un lettore ad avvertire un leggero senso di noia, specialmente nella parte centrale del racconto.
La stessa trama, per quanto accattivante nelle intenzioni, risulta in linea generale eccessivamente sottotono, anche per via della mancanza di un villain di tutto rispetto. Buono comunque l'intreccio tra influenze letterali differenti, grazie al sapiente connubio tra la narrativa di tipo avventuroso e quella orrorifica di matrice lovecraftiana.

La seconda storia dell'albo, Le Rose di Berlino, è probabilmente la più riuscita del volume, anche grazie a un ritmo maggiormente cadenzato capace di intrattenere il lettore dall'inizio alla fine anche per merito di numerose sequenze action ben orchestrate.

Un'avventura maggiormente centrata anche a livello di worldbuilding, capace di rimandare -molto più che la prima avventura- alla dimensione epica e solenne delle avventure originali.
Complice anche la cornice di una Berlino distopica e surreale, il lettore sarà portato a provare una grande empatia verso la protagonista, costretta a spingersi oltre le linee nemiche per salvaguardare gli affetti a cui tiene di più in assoluto. La terza avventura, Fiume di Spettri, si pone come una conclusione ideale delle vicende viste in precedenza, con una Janni Dakkar ormai vecchia e stanca, in bilico tra l'essere un'avventuriera saggia e illuminata o una semplice anziana incapace di ragionare in modo lucido.
La storia, che riesce a dare il meglio di sé in funzione della sua struttura narrativa molto vicina al topoi letterario deL'ultima missione, riesce a puntare molto bene su un mood malinconico portato avanti abilmente proprio dalla stessa protagonista, intenzionata a fare i conti con il proprio passato una volta per tutte.

...gli eroi rispondono

Tra i numerosi temi toccati da questo spinoff, vi è sicuramente il senso di solitudine in rapporto al proprio retaggio. Fin dal primo volume, infatti, la protagonista lotta prima di tutto contro se stessa e, soprattutto, contro l'ombra del proprio famigerato padre. La paura di non farcela, di non essere all'altezza, di non lasciare un segno del proprio passaggio nel mondo è una costante di tutte le tre opere, rappresentato proprio dal difficile rapporto familiare tra Janni e Nemo.
La presenza di quest'ultimo - anche solo a livello metaforico - diviene infatti spesso ingombrante, come testimoniato dalle sequenze in cui la protagonista fa riferimento alla propria infanzia.

Per quanto quanto descritto sia uno dei punti di forza dell'albo, dall'altro si trasforma anche nella sua debolezza più grande; il personaggio principale, seppur ben caratterizzato, rimane in realtà vittima della personalità del suo celebre padre.

Janni rimane così letteralmente schiacciata dal confronto con il celebre personaggio, così come il lettore, che inevitabilmente - nonostante la buona qualità delle storie presenti - non potrà che paragonare ogni singola sequenza del volume alle ben più strutturate e avvincenti situazioni viste in passato sulla serie originale.
In linea generale, quindi, le avventure della figlia di Nemo vanno a inserirsi nel filone del more of the same, capace sì di intrattenerci senza problemi, ma neanche in grado di raccontare qualcosa di realmente nuovo.

Allo stesso modo, purtroppo, neanche i villain presenti (così come i numerosi alleati di Janni) riescono a reggere il confronto con gli storici personaggi originali, sintomo di storie eccessivamente legate a una dimensione intrattenente incapace però di suscitare il giusto interesse.
Il tratto di Kevin O'Neill si dimostra ancora una volta una garanzia, capace di dare il meglio tanto nelle sequenze di dialogo quanto in quelle maggiormente concitate.
Di grande impatto poi le numerose splash page presenti, in grado di valorizzare al meglio il particolare stile di narrazione, basato su tavole composte da numerose vignette orizzontali.

La Lega degli Straordinari Gentleman La Lega degli Straordinari Gentlemen - Nemo è in definitiva un buon fumetto, che intrattiene perlopiù una grande fascia di pubblico in modo soddisfacente. I fan più esigenti, però, troveranno l'opera inferiore alle avventure classiche del 1999, perché incapace di replicare il carisma degli storici protagonisti del fumetto originale.

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