La Leggenda del Serpente Bianco Recensione: il primo film di Toei Animation

Di recente su Amazon Prime Video è arrivata La Leggenda del Serpente Bianco, prima pellicola d'animazione dello studio Toei Animation.

La Leggenda del Serpente Bianco Recensione: il primo film di Toei Animation
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Tutti conosciamo Toei Animation come lo studio d'animazione che ha saputo regalarci gli adattamenti di manga come Dragon Ball e ONE PIECE. La notorietà è arrivata solo con il tempo, ma lo studio è riuscito a conquistare il pubblico sin da quando nel 1958 venne distribuito nelle sale cinematografiche nipponiche La Leggenda del Serpente Bianco. L'allora nota come Toei Doga ha iniziato una longeva carriera cercando di rivoluzionare l'industria dell'animazione giapponese; questo film è infatti il primo lungometraggio animato nipponico a colori ed è stato capace di emozionare ed ispirare un giovane Hayao Miyazaki.

In Italia il film è arrivato nel 1970 direttamente in televisione, con doppiaggio italiano; purtroppo, con gli anni, parte dell'adattamento nostrano è andato danneggiato e al momento è quasi irreperibile la versione completamente doppiata. Dopo essere approdato su VVVVID, sia in lingua originale che con il parziale doppiaggio italiano, La Leggenda del Serpente Bianco va ora ad aggiungersi alle uscite Amazon di agosto. Un'occasione per scoprire e riscoprire un pezzo di storia dell'animazione nipponica.

Accadde molto tempo fa

Il primo lungometraggio realizzato da Toei Animation trae ispirazione da un celebre racconto cinese. Il film si apre con un incipit che rievoca proprio i canti tipici delle opere teatrali cinesi: viene narrato di un bambino che al mercato compra un serpente bianco. I due legano molto e diventano subito amici, grazie anche alla soave melodia che il bambino intona con il suo flauto. Purtroppo, gli adulti fanno pressione affinché il giovane abbandoni l'animale, ma lui non vuole perché lo trova carino e ormai si è affezionato. A causa dell'insistenza dei più grandi, il fanciullo è costretto a separarsi dal suo fedele compagno, con grande rammarico. Secondo la leggenda, persino il tramonto si è rattristato nel vedere i due separarsi. Al termine della sequenza introduttiva, la scena si sposta avanti nel tempo ed il canto tipico viene sostituito da un narratore esterno. Durante una tempesta, il serpente bianco, avvinghiato ad un albero, cambia aspetto assumendo le sembianze di una ragazza bellissima: Bai Niang. Questa dona a sua volta ad un piccolo pesce sembianze umane, chiamandolo Shao Qing, che diventa sua valletta. Il giorno seguente, il giovane Xu Xiang, il bambino amico del serpente apparso all'inizio del racconto, ormai cresciuto, suona il flauto accompagnato da Panda e Mimi, rispettivamente un panda ed un panda rosso: non semplici animali da compagnia, ma suoi amici.

Bai Niang riconosce la melodia e decide di attirare il giovane suonando un erhu (tipico strumento a due corde cinese), mostrandosi a lui come un miraggio. Il ragazzo, attratto dalla bellezza e dall'eleganza della donna, inizia a seguirla affiancato dai suoi inseparabili compagni, fino a raggiungere una città, dove trova lo strumento musicale.

Il giorno seguente, Xu Xiang decide di restituire l'erhu alla legittima proprietaria; dopo aver trascorso una giornata insieme, i due si innamorano. Lei, però, non gli rivela la sua vera identità, forse per paura di essere divisi, come accaduto anni prima. Il loro legame viene contrastato dal bonzo Fai Hai, il quale dà la caccia agli yokai mutaforma che creano scompiglio tra gli umani, ed è a conoscenza della vera natura dell'incantevole figura che ha ammaliato il giovane.

Il bonzo riesce a far esiliare Xu Xiang in una città lontana, solo perché teme per la sua incolumità. I due innamorati sono quindi costretti a dividersi. Sebbene la separazione lo abbia rattristato, il ragazzo è determinato a ricongiungersi con l'amata Bai Niang, nonostante Fai Hai faccia di tutto per evitare che i due possano ritrovarsi.

Notti d'Oriente

La Leggenda del Serpente Bianco è un film che non è invecchiato nel migliore dei modi e che risente del peso degli anni. Benché la pellicola sia tratta da una leggenda cinese, al giorno d'oggi il racconto potrebbe risultare troppo semplice nell'impostazione , con una narrazione lineare e, di conseguenza, poco convincente. A causa degli anni che gravano sulle spalle del titolo, alcuni eventi potrebbero non avere sul pubblico la stessa presa che ebbero quando il film uscì sia nelle sale cinematografiche giapponesi, che sulle emittenti italiane. Durante la visione, abbiamo avuto la sensazione che la tematica principale non riesca ad affascinare più come un tempo, in quanto si focalizza sull'amore che spinge Xu Xian e Bai Niang a superare ogni avversità. Una sensazione che abbiamo modo di sperimentare una volta arrivati verso la metà del racconto. Purtroppo, la relazione tra Xu Xian e Bai Niang non è riuscita a coinvolgerci particolarmente, perché in alcuni frangenti ci è sembrata superficiale e poco approfondita, anche a causa di alcuni intermezzi che allungano eccessivamente la durata complessiva della pellicola.

Il primo lungometraggio della Toei Animation risente di scene sin troppo lunghe, che non agevolano la visione, ma in alcuni momenti la rendono anche più difficoltosa. Un esempio potrebbe essere la sequenza della festa nella città dove viene esiliato il giovane; sebbene l'intento degli autori fosse quello di mostrare una cittadina pacifica e festosa - come ci viene spiegato anche dal narratore -, riteniamo che sia una sequenza sin troppo lunga, che rallenta drasticamente il ritmo narrativo. Avremmo preferito che questi momenti fossero gestiti diversamente, con una durata minore, in modo da dare più spazio alla costruzione ed evoluzione del rapporto tra i due protagonisti, per farci sentire più partecipi e coinvolti. Ad aggravare il tutto, vi è un'analisi dei singoli ruoli poco curata.

Xu Xian e Bai Niang ci sono sembrati poco sviluppati, a causa anche della loro relazione appena accennata, rappresentando comunque la forza dell'amore che unisce due innamorati, disposti a qualunque sacrificio pur di stare insieme. Panda e Mimi sono il lato comico della produzione, al centro di situazioni assurde, come una colluttazione tra animali ladri, ma il loro ruolo, a lungo andare, risulta essere marginale, e solo nelle fasi finali riescono a ritagliarsi una parte degna di nota. Forse chi ci ha soddisfatto maggiormente è il bonzo Fai Hai, il quale non viene rappresentato come un antagonista a tutti gli effetti, perché ben presto ci rendiamo conto che agisce con la convinzione di fare il bene di Xu Xian. Nonostante La Leggenda del Serpente Bianco soffra il peso degli anni è comunque una visione piacevole, consigliata a tutti gli appassionati della cultura orientale, che possono cogliere l'occasione per scoprire questo racconto cinese, e a tutti coloro che vogliono conoscere le origini di Toei Animation; uno degli studi d'animazione più influenti e noti a livello mondiale.

Teatro animato

Dietro ad una trama semplice, che non è riuscita a mantenersi attuale sia per tematiche che per narrazione, vi è un comparto tecnico che a distanza di anni continua ancora ad affascinare, anche se con le dovute accortezze. Sin da subito abbiamo notato come gli autori abbiano cercato di realizzare un impianto artistico che potesse far trasparire la cultura asiatica in ogni inquadratura.

Il prologo del racconto è caratterizzato da uno stile bidimensionale, privo di animazioni, che rievoca le sagome di uno spettacolo di ombre cinesi. Quando la scena si sposta avanti nel tempo, viene utilizzato un disegno più classico, in armonia con lo stile tipico dell'epoca, con un tratto certosino che presenta poche imperfezioni: la cura riposta ci fa capire come Toei Animation abbia cercato di dare il massimo per realizzare un'opera unica e all'avanguardia.

Anche questo aspetto però non è esente da difetti, i quali sono legati soprattutto al periodo di uscita del lungometraggio e alle limitazioni tecniche dell'epoca: in diverse situazioni è infatti possibile notare come audio e video siano fuori sincrono e in alcune sequenze i personaggi parlino senza muovere la bocca. Benché La Leggenda del Serpente Bianco sia il primo film giapponese a colori, dobbiamo ammettere che le "pennellate" sono ben realizzate, al netto di sporadici attimi nei quali abbiamo notato una colorazione più chiara delle immagini.

Come dicevamo, ci sono momenti che dilatano eccessivamente la trama, ma crediamo che questi siano solo un espediente per mostrare le prodezze tecniche; lo studio ha infatti cercato di sfoggiare animazioni rivoluzionarie per l'epoca e lo si può notare nella sequenza in cui Panda, Mimi e Shao Qing cavalcano un drago cinese, le cui movenze sono fluide. Per rispettare ancora di più l'influenza del racconto cinese, il comparto artistico si fregia di una colonna sonora che non solo si adatta bene alle varie sequenze, ma che rievoca musiche tipiche della tradizione asiatica.

La leggenda del serpente bianco Il tempo non ha certo aiutato La Leggenda del Serpente Bianco, che presenta una trama che non riesce più a catturare il pubblico come una volta. Questo è dovuto ad una narrazione basilare, a tematiche che oggigiorno potrebbero risultare poco originali e convincenti, e ad una costruzione dei personaggi superficiale, salvo poche eccezioni. Diversamente, il comparto artistico è apprezzabile, con un disegno certosino, animazioni innovative per l’epoca - nonostante alcuni errori dovuti alla tecnologia del tempo - e una soundtrack che rievoca le atmosfere della cultura orientale. Nonostante i piccoli difetti, La Leggenda del Serpente Bianco è la dimostrazione di quanto Toei Animation sia sempre stato uno dei migliori studi d’animazione al mondo, nonché un vero e proprio punto di riferimento per il settore sin dal lontano 1958.

6.5