Le bizzarre avventure di JoJo: Vento Aureo, la Recensione della serie anime

Pizza, mafia e mandolino nella quarta serie animata di JoJo? Non proprio... ecco cosa ne pensiamo noi di Everyeye.

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Sono passate poche ore dalla conclusione dell'ultima serie di JoJo targata David Production. Tra scontri all'ultimo sangue e pose alla Vogue non si può negare come David Production sia riuscita a rendere giustizia alla quinta serie de "Le bizzarre avventure" ideata dal mangaka Hirohiko Araki, senza snaturarne eccessivamente il valore artistico e trovando al contempo il coraggio di metterci le mani sopra con piccoli dettagli che al pubblico italiano non saranno di certo passati inosservati. Sarà stata sufficiente la cura rivolta a questo ultimo lavoro per guadagnarsi un buon riscontro da parte di pubblico e critica? Noi di Everyeye abbiamo tratto le nostre conclusioni e non vediamo l'ora di parlarvene. Ecco la recensione su Le bizzarre avventure di JoJo: Golden Wind.

Un uomo d'onore

La trama La conosciamo benissimo, dopotutto ne parliamo già da un paio di stagioni: Giorno Giovanna entra nel gruppo mafioso denominato "Passione" per spodestarne il capo attuale. L'intento è quello di liberare le strade della sua città dalle vili azioni perpetrate dall'associazione criminale: dallo spaccio di droga alla prostituzione, al peggio non c'è mai fine.

Giorno è cresciuto con una visione della mafia decisamente idealizzata, quasi romantica si potrebbe dire: il mafioso è una persona integra, con un profondo senso della giustizia, aiuta la crescita della società con tutti i mezzi possibili, persino utilizzando dei metodi molto discutibili; il mafioso è un vero e proprio uomo d'onore, non si sporca le mani uccidendo innocenti e non se la prende con i più deboli. Sfortunatamente il nostro protagonista dovrà fare i conti con una realtà molto più dura di ciò che immagina: quello che si pone davanti al ragazzo è un gruppo di criminali corrotti ed ebbri di potere, una vera e propria piaga che affligge tutta la nazione, da estirpare il prima possibile.

Gli anni di Shonen e l'inizio del tracollo

Proprio come le precedenti parti Golden Wind è un shonen abbastanza semplice: procede ancora una volta su dei binari ben delineati con una trama che si limita a ripescare il tema del viaggio tanto caro ad Araki già visto in Stardust Crusaders. Buona parte della storia è colma di scontri, uno dopo l'altro i nemici cercano di interrompere l'avanzata del gruppo di Giorno e Bucciarati, quasi come già visto in Diamond is Unbreakable.

L'iter della sceneggiatura rappresenta, insomma, nulla di particolarmente innovativo rispetto ad alcuni topoi già dettati dalla penna di Araki in passato. C'è da dire, comunque, che l'opera originale - il manga di Vento Aureo - non è mai stata apprezzata particolarmente dai fan: una gestione delle vignette a tratti confusionaria e una trama molte volte sbrigativa, che presenta personaggi non particolarmente profondi e Stand un po' troppo complessi da digerire. Questi sono solo alcuni degli elementi che hanno contribuito alla pessima ricezione del pubblico ai tempi dell'uscita del fumetto.

Va detto, però, che gran parte della colpa è da attribuire ai ritmi serrati imposti dall'editore del manga, Shonen Jump: un iter produttivo davvero oberante per un artista eclettico come il sensei Araki, oltre che ben più esigente e ricco di stereotipi rispetto agli esordi Seinen dell'opera.

Manga e Anime parlano la stessa lingua

Ma torniamo all'anime che, come ci si aspetterebbe, punta ad essere il più fedele possibile al manga, specialmente per quanto riguarda la regia. In questo la casa animazione giapponese non ha mai tradito i fan storici, riproponendo inquadrature e tempi in modo appagante: primissimi piani, onomatopee a tutto schermo seguite da suoni decisamente disturbanti, aiutano ad immergersi nel mondo creato da Araki, riproponendo molto bene lo stile horror che tanto caratterizza la penna dell'autore stesso (una fedeltà al materiale originale che molti sicuramente apprezzeranno in questa epoca caratterizzata da riscritture discutibili e adattamenti raffazzonati). Per quanto riguarda la storia di Golden Wind, il plot rimane pressoché immutato: solo qualche piccola aggiunta introduttiva aiuta a procedere in scioltezza con la narrazione. Per quanto riguarda il lato scenografico, la David Production ha deciso di modernizzare l'Italia vista da Araki più di 20 anni fa, una scelta che a volte conquista ed altre un po' meno, data la sua natura frivola e poco ricercata. Nel complesso alcune scelte mostrano il coraggio di osare e di intervenire, mentre altre volte si limitano al classico 'compitino' senza alcun particolare guizzo artistico.

Il problema delle animazioni della David Production

Se dobbiamo parlare di Golden Wind come prodotto audiovisivo sequel di altre tre serie animate, non possiamo certo dimenticarci i precedenti lavori realizzati dalla David Production. Partiamo dal presupposto che le animazioni presenti in tutte le serie di JoJo non sono mai il massimo. Ciò che durante gli anni ha contribuito enormemente al successo di queste trasposizioni è stata l'atmosfera piuttosto che la qualità tecnica: la sensazione di star vedendo i lavori di Araki animati, un prodotto con un'anima ben chiara, con scritte che riempiono l'inquadratura e colori sgargianti sempre ben distribuiti è uno degli elementi che ha sempre lasciato il pubblico decisamente soddisfatto.

Eppure, in fase di recensione, ci risulta impossibile non guardare anche alla tecnica per valutare un prodotto in linea generale. Anche nel quarto anime dedicato a JoJo le animazioni continuano a non convincere: continui ricicli, immagini statiche e quant'altro impediscono nuovamente alla David production di compiere il famoso salto di qualità in termini di coreografie e spettacolarità. Niente di incredibilmente ostico da mandare giù sia chiaro, ma abbastanza da far storcere il naso visto il successo ottenuto negli ultimi anni. Ciò non implica ovviamente uno scarso impegno da parte dello staff, quanto piuttosto una serie di fattori che non possono essere aggirati in produzioni di questo tipo. Ovviamente non è tutto un disastro, anzi:in questa nuova serie, a differenza delle precedenti, abbiamo riscontrato una migliore ottimizzazione dei tempi di produzione, che si riscontra soprattutto in una serie di scenari affascinanti e soprattutto nel character design, che nell'esercizio dei primi piani dà decisamente il meglio di sé, restituendoci tutto l'eclettismo del disegno di Hirohiko Araki. Il comparto visivo, quindi, è comunque migliorato sensibilmente rispetto ai primi adattamenti.

Ciò che è stato realizzato da Tsuda e compagni esula dalla concezione classica di anime, poiché, nel bene o nel male, le serie anime di JoJo no kimyou na bouken (o meglio Le bizzarre avventure di JoJo) hanno rappresentato una fonte di sostentamento importante per tutto il brand, poiché sono stati capaci di conquistare anche un pubblico nuovo, più giovane, rimasto sempre a distanza da un'opera che accusa sempre di più l'incedere del tempo.

Le bizzarre avventure di JoJo - Vento Aureo Quella di Golden Wind è una serie non esente da difetti ma che riesce ugualmente ad accaparrarsi un buon posto nel cuore degli spettatori. L'anime ci garantisce un ottimo materiale nonostante provenga da una storia stanca e poco ispirata. Golden Wind è uno shonen a tratti anonimo, una serie che non si distingue per qualità dalla media delle opere di genere pubblicate negli anni '90, ma che nonostante tutto conquista e fa divertire anche chi di JoJo ha visto soltanto i meme.

7.5