Lupin III: La bugia di Mine Fujiko: Recensione del film su Prime Video

Lupin III: La bugia di Mine Fujiko è una delle ultime produzioni cinematografiche basate sul personaggio di Monkey Punch. Ecco cosa ne pensiamo.

Lupin III: La bugia di Mine Fujiko: Recensione del film su Prime Video
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Per i fan italiani di Lupin III gli ultimi mesi sono stati senza dubbio un periodo molto felice. Grazie a Yamato Video e Anime Factory, l'etichetta del distributore Koch Media dedicata al mondo dell'animazione, sono state distribuite in streaming e in home video numerose produzioni - inedite e non - dedicate al mitico personaggio nato dalla penna del compianto Monkey Punch. In particolare, fra gli anime disponibili su Amazon Prime Video nel mese di novembre 2020 segnaliamo l'arrivo della trilogia cinematografica di Lupin III diretta da Takeshi Koike (Redline) e incentrata sugli altri membri della banda del ladro gentiluomo: Jigen Daisuke, Goemon Ishikawa e Fujiko Mine.

In questa sede ci occuperemo proprio dell'ultimo arrivato (in ordine di uscita) della suddetta trilogia, Lupin III - La bugia di Mine Fujiko. Una pellicola che riprende lo stile dei due precedenti film e lo ripropone in una storia dove la celebre femme fatale della cultura pop giapponese è la protagonista assoluta. Qual è il risultato di questa operazione? Scopritelo leggendo la nostra recensione.

Un lato inedito del personaggio

Lupin III - La bugia di Mine Fujiko, trasmesso nelle sale cinematografiche giapponesi a partire dal 31 maggio 2019, è il nono film cinematografico del franchise, diretto da Takeshi Koike e prodotto dallo storico studio TMS Entertainment. Si tratta come già detto della terza fatica del regista dopo Lupin III - La lapide di Jigen Daisuke (2014) e Lupin III - Uno schizzo di sangue per Goemon Ishikawa (2017), pellicole anch'esse disponibili su Prime Video, con le quali forma un trittico che rappresenta un'ideale continuazione della serie animata Lupin III - La donna chiamata Fujiko Mine (2012), in cui Koike ricopriva il ruolo di character designer.

Lungo 58 minuti (titoli di coda compresi), La bugia di Mine Fujiko vede la sensuale partner di Lupin alle prese con la protezione del giovane Gene, un ragazzo che si ritrova inconsapevolmente vittima di un pericolosissimo sicario di nome Bincam al soldo di Godfrey Mining, una potente multinazionale.

Gene conosce infatti la posizione e la combinazione di una cassaforte dove si trovano i 500 milioni di dollari che suo padre Randy ha sottratto alla Godfrey come loro contabile per poter pagare le cure del figlio, gravemente malato. Fujiko e Gene si ritroveranno presto a dover chiedere aiuto a Lupin e Jigen per poter salvare la loro pelle.

L'ultimo lavoro di Takeshi Koike prosegue sulla scia delle opere precedentemente menzionate, proponendo perciò uno stile più adulto, grottesco e cupo rispetto al canone classico della versione animata del personaggio, con venature pulp e vicino alle atmosfere del fumetto originale di Monkey Punch. Gli ingredienti per un'altra produzione di successo del franchise c'erano tutti: un regista di talento, una protagonista dal fascino immortale, un comparto grafico d'eccezione. Ma a conti fatti, purtroppo, La bugia di Mine Fujiko non riesce a lasciare il segno. Vediamo perché.

La forma c'è, ma non la sostanza

Nonostante sia il più lungo della trilogia diretta da Koike, anche La bugia di Mine Fujiko non supera l'ora di durata e si avvicina più al mediometraggio che a un lungometraggio vero e proprio. Nel corso di quello che sembra un episodio televisivo allungato, suddiviso in due parti, il film racconta una storia semplice e lineare costruita per mettere in risalto le doti di seduttrice e manipolatrice della bella Fujiko, ma che a visione terminata risulta parecchio dimenticabile.

In particolare, si poteva sfruttare meglio l'inedito rapporto "madre-figlio" fra la protagonista e Gene, a cui poteva essere dedicato più spazio allo stesso modo del villain Bincam. Costui rappresenta senza dubbio il personaggio più riuscito e pulp del film grazie al suo carisma, legato prevalentemente all'aspetto fisico e alle abilità in apparenza sovrannaturali, ma con un background meglio caratterizzato poteva risultare ancora più interessante. Mentre non bastano purtroppo l'elevato tasso d'azione e un buonissimo finale a risollevare le sorti di una pellicola che non va oltre il mero passatempo per i fan del franchise.

Lupin III - La bugia di Mine Fujiko se la cava decisamente meglio sul comparto grafico, uno dei pochi aspetti davvero riusciti del prodotto. Proprio come nei due precedenti titoli e nella serie animata di Sayo Yamamoto, abbiamo anche qui la versione più violenta e matura del franchise, con i personaggi tratteggiati con uno stile che richiama i disegni originali, sporchi e grotteschi, di Monkey Punch.

I disegni e le animazioni mantengono un'ottima qualità per l'intera durata della pellicola e regalano alcune sequenze d'azione di grande impatto, ben dirette e coreografate. In linea con l'atmosfera più adulta, in più punti il film mette in risalto le grazie e la sensualità della protagonista, ma mai in maniera gratuita o troppo fine a sé stessa.

Lupin III - La bugia di Mine Fujiko è disponibile su Amazon Prime Video a partire dal 23 novembre 2020 con il solo doppiaggio italiano, senza la traccia audio originale giapponese. Il cast vede il ritorno delle voci ufficiali di tutte le produzioni del franchise uscite negli ultimi anni. Ritroviamo quindi Stefano Onofri nei panni del mitico Arsenio Lupin III, per gli amici semplicemente Lupin, Alessandro Maria D'Errico in quelli di Jigen e Alessandra Korompay per Fujiko, tutti protagonisti di ottime performance. Anche il resto dei doppiatori scelti se la cava molto bene. Del tutto assente invece il personaggio di Goemon.

Lupin III: La bugia di Mine Fujiko Lupin III - La bugia di Mine Fujiko non è certamente tra le migliori produzioni animate legate al celebre ladro gentiluomo nato dalla penna di Monkey Punch. La pellicola è equiparabile a un semplice episodio allungato, un prodotto poco più che sufficiente rivolto soprattutto ai fan hardcore e completisti del franchise, in particolare quelli della sensuale femme fatale. Non bastano il carisma dei personaggi, l’ottima rivelazione finale e lo stile pulp di Takeshi Koike per compensare una storia scialba e dimenticabile che non riesce a sfruttare l’interessante premessa su cui si basa. Chi adora Lupin III ed è disposto a passare sopra alle numerose mancanze troverà in La bugia di Mine Fujiko un piacevole e poco impegnativo passatempo. Per tutti gli altri, il franchise ha saputo regalare opere di spessore ben più elevato nell’ultimo periodo.

6.5