Made In Abyss Dawn of the Deep Soul Recensione: un grande film

Dawn of the Deep Soul è un eccellente film animato che prosegue l'adattamento del manga fantasy Made in Abyss. Ecco la nostra recensione.

Made In Abyss Dawn of the Deep Soul Recensione: un grande film
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Una tendenza che ha preso piede nel mercato dell'animazione giapponese degli ultimi anni è quella che vede sempre più adattamenti proseguire in forma cinematografica piuttosto che televisiva, per ragioni di varia natura che spaziano dalle tempistiche più permissive alla lunghezza del materiale di partenza. Pensiamo per esempio a Demon Slayer: Il Treno Mugen e a Jujutsu Kaisen 0, pellicole che hanno sbancato il box office giapponese riscuotendo un notevole successo anche nel resto del mondo. Non fa eccezione nemmeno Made in Abyss, franchise esploso nel 2017 grazie al bellissimo anime dello studio Kinema Citrus, che nel 2020 ha visto un seguito nel lungometraggio Made in Abyss: Dawn of the Deep Soul.

Disponibile tra le uscite anime di luglio su Amazon Prime Video, anche col doppiaggio in lingua italiana, Dawn of the Deep Soul prosegue sulla scia del predecessore regalando al pubblico la miglior trasposizione animata che il manga di Akihito Tsukushi potesse mai ricevere. Ecco il nostro parere definitivo sul film, ma prima di proseguire vi avvisiamo che saranno presenti spoiler sul finale della prima stagione.

Le cose si fanno serie

Annunciato a gennaio 2019 come capitolo finale di una trilogia filmica, dove le prime due pellicole sono un riadattamento degli eventi della serie televisiva, Dawn of the Deep Soul fa il suo debutto nei cinema giapponesi il 17 gennaio 2020, riscuotendo un buon successo nonostante la distribuzione limitata. In Italia il film è stato annunciato ad aprile 2021 dall'editore Dynit, che lo ha pubblicato in home video (blu-ray e DVD) a partire dal 1° settembre 2021, mentre allo stato attuale è possibile recuperarlo in streaming gratuito su Prime Video e a noleggio su VVVVID.

La pellicola è realizzata nuovamente presso lo studio Kinema Citrus (The Rising of the Shield Hero) e vede il ritorno dello staff che ha dato vita alla magia della prima stagione: Masayuki Kojima (Monster, Master Keaton) alla regia, Hideyuki Kurata alla sceneggiatura, Kazuchika Kise e Kou Yoshinari al character design, Osamu Masuyama (Your Name, Ponyo sulla Scogliera) come art director. Ma soprattutto ritroviamo alla colonna sonora l'australiano Kevin Penkin, autore delle indimenticabili musiche della serie animata e nome indissolubilmente legato a questo franchise.

La storia di Dawn of the Deep Soul adatta, ancora una volta in maniera molto fedele, il contenuto dei volumi 4 e 5 del manga di Akihito Tsukushi, incentrati sull'arco narrativo dell'Ido Front. Dopo aver dato lo straziante addio a Mitty al termine della prima stagione, Nanachi si unisce a Riko e Reg per proseguire la discesa negli strati successivi dell'Abisso. Dopo un breve intermezzo in un campo fiorito tutt'altro che ospitale, il trio arriva al quinto strato, il Mare dei Cadaveri, l'ultimo dal quale gli esploratori possono ritornare senza perdere completamente la propria umanità a causa degli effetti della maledizione.

Per poter andare avanti, il gruppo di protagonisti deve superare l'ostacolo rappresentato da Bondrewd (Bondold, nell'adattamento italiano), il fischietto bianco responsabile degli esperimenti che hanno dato a Nanachi il suo aspetto attuale e che hanno trasformato Mitty in un essere deforme, sul quale Riko e Reg erano stati messi in guardia da Ozen l'Inamovibile, che lo aveva definito una "canaglia". Inizialmente, Bondrewd si dimostra accogliente e amichevole nei confronti dei tre protagonisti, che fanno anche la conoscenza della sua adorabile e curiosa figlia Prushka. Ma, come tutti ormai sanno, niente nell'Abisso è ciò che sembra.

Il fascino del male

Se pensate che il lato più grottesco, violento e ripugnante di Made in Abyss abbia già raggiunto il suo apice nella prima stagione, vi ricrederete molto presto.

All'aumentare della profondità, i pericoli dell'Abisso si fanno sempre più imprevedibili e letali, ma questa volta Riko, Reg e Nanachi non devono affrontare raccapriccianti mostri, vertiginosi precipizi o altri ostacoli simili, bensì un avversario che sulla carta dovrebbe essere un loro alleato. Il potentissimo fischietto bianco Bondrewd Il Rinnovato, ormai corrotto dalla sua permanenza nell'Abisso e dalla sua ossessione per gli esperimenti e il progresso scientifico, è il vero punto di forza di questo lungometraggio (assieme al comparto tecnico) e si conferma un villain subdolo, folle, minaccioso e inquietante grazie al suo particolare design, immediatamente riconoscibile dal fascio violaceo che attraversa il suo casco. A rendere il suo carisma ancora più magnetico, quasi ammaliante, ci pensa la straordinaria prova del suo doppiatore giapponese Toshiyuki Morikawa, veterano nell'industria specializzato nell'interpretare cattivi: nel suo curriculum troviamo infatti ruoli come Sephiroth (Final Fantasy VII) e Yoshikage Kira (JoJo: Diamond is Unbreakable). Molto buona anche la prova dell'italiano Patrizio Prata, nome di spicco del doppiaggio nostrano e noto agli appassionati per essere la voce di Roronoa Zoro in One Piece: la sua performance, seppur inferiore a quella del collega nipponico, è convincente e trasmette molto bene la lucida follia del personaggio.

Ed è proprio a Bondrewd che si ricollegano tutti gli aspetti più cruenti e disgustosi del racconto, una delle caratteristiche che rendono Made in Abyss un prodotto unico nel suo genere - soprattutto per il contrasto con il design tenero e puccioso di gran parte dei personaggi - e che in questo film raggiunge un livello tale da rendere quanto visto nei tredici episodi della serie animata una tranquilla passeggiata al parco.

Intendiamoci, non si tratta di una componente che permea tutte le (quasi) due ore di durata della pellicola, quanto piuttosto un numero ristretto di sequenze destinato comunque a rimanere impresso nella memoria dello spettatore a causa dell'elevato fattore shock, e per questo motivo vi diamo un consiglio: pensateci due volte prima di guardare Dawn of the Deep Soul se siete deboli di stomaco, o durante un pasto.

La trama non brilla di certo per originalità ma riserva comunque un paio di colpi di scena notevoli e tiene sempre alta l'attenzione grazie all'assenza di punti morti e alla caratterizzazione di personaggi come Nanachi e Prushka. Quest'ultima, doppiata in originale da Inori Minase, è una new entry che abbiamo davvero apprezzato e che giocherà un ruolo chiave negli eventi narrati. Di contro, i due protagonisti Riko e Reg rimangono sostanzialmente gli stessi già visti nei precedenti episodi senza nessun stravolgimento delle loro dinamiche: per il momento va bene così, ma non ci dispiacerebbe vedere in futuro un'evoluzione, anche minima, della loro personalità.

Un'incredibile meraviglia

In un nostro speciale abbiamo detto che Made in Abyss è meglio come anime piuttosto che come manga, e Dawn of the Deep Soul è la dimostrazione perfetta di questa affermazione.

Grazie a fattori come i tempi lavorativi meno stringenti delle produzioni cinematografiche e l'esperienza maturata dallo staff con la prima stagione, la pellicola è un autentico trionfo di animazione che supera il materiale di partenza, permettendogli di tirare fuori il suo vero potenziale. E poco importa se nel passaggio dalla carta allo schermo si perdono i personalissimi ma confusionari disegni di Akihito Tsukushi, quando al loro posto troviamo una notevole pulizia grafica e una direzione artistica di primissimo livello, che non si risparmia nonostante il film sia sostanzialmente ambientato in un'unica location. L'intero secondo tempo è inoltre assimilabile a una lunga e adrenalinica sequenza d'azione che raggiunge apici visivi impensabili per il budget tipico e i tempi serrati del medium televisivo, cosa che purtroppo aumenta il rammarico per la mancata distribuzione di Dawn of the Deep Soul nei cinema italiani.

Anche la colonna sonora firmata da Kevin Penkin si conferma ancora una volta di eccellente fattura, proponendo non tanto brani inediti quanto versioni riarrangiate e remixate delle splendide melodie della prima stagione. Lo si può accusare quanto si vuole di pigrizia, ma quando il risultato finale è così incisivo ed emozionante è difficile rimanere insoddisfatti.

Infine, per quanto concerne il doppiaggio, se sulla qualità delle voci giapponesi c'è ben poco da dire, su quella delle voci nostrane dobbiamo esprimere il nostro disappunto. Escludendo il già menzionato Patrizio Prata, il resto del cast - che vede la partecipazione di Giulia Maniglio (Riko), Tamara Fagnocchi (Reg) e Martina Tamburello (Nanachi) - ci è sembrato abbastanza sottotono e le performance non riescono a trasmettere la giusta intensità nei momenti più importanti. Made in Abyss è un piccolo incidente di percorso per un'azienda, Dynit, che nel corso degli ultimi anni ci ha abituato a ottimi doppiaggi.

Made In Abyss: Dawn of the Deep Soul Made in Abyss: Dawn of the Deep Soul è una prosecuzione all’altezza - se non addirittura superiore, almeno dal punto di vista tecnico - dell’eccellente adattamento animato del manga di Akihito Tsukushi. L’operato dello studio Kinema Citrus migliora ancora una volta in tutto e per tutto il materiale originale replicando su schermo la follia, l’orrore e l’adrenalina di uno degli archi narrativi più disturbanti che si siano mai visti in un fumetto giapponese dell’epoca moderna, e regalandoci un villain di tutto rispetto destinato a imprimersi nella mente dello spettatore. L’Abisso non è mai stato così minaccioso, e mai come in questo caso dobbiamo avvisarvi: non guardate questo film con i vostri bambini.

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