Anche se il mondo finisse domani Recensione: un film problematico su Amazon

Ecco la nostra recensione di Anche se il mondo finisse domani: uno sci-fi rovinato proprio dalla fantascienza.

Anche se il mondo finisse domani Recensione: un film problematico su Amazon
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Dopo aver visto Hello World, una storia d'amore tra presente e futuro, non priva di difetti, ma comunque piacevole (per maggiori informazioni vi consigliamo di leggere la nostra recensione di Hello World), sentivamo il bisogno di un'altra opera simile; per questo, quando è arrivato su Amazon Prime Video Anche se il mondo finisse domani, lo abbiamo visto. I due film hanno poco in comune, ma le tematiche sono abbastanza simili: mentre Hello World si focalizza sui viaggi temporali, il lungometraggio di Craftar Studio, invece, sugli universi paralleli. Anche se il mondo finisse domani non è riuscito ad emozionarci come avremmo voluto: scopriamo cosa non ci ha convinto.

Mondi paralleli

Quando era ancora un bambino, Shin perse la madre, caduta vittima di una serie di morti improvvise che avevano iniziato ad affliggere l'intero Giappone, colpendo persone anche in salute, causandone la morte sul posto senza una spiegazione plausibile.

L'inaspettata dipartita ha portato il protagonista a chiudersi in se stesso e a non mostrare sentimenti agli altri; una situazione aggravata da un padre sempre assente per motivi lavorativi. L'unica persona che gli è rimasta accanto nei momenti difficili è l'amica d'infanzia Kotori, che con il tempo ha iniziato a considerarlo più di un semplice amico. Anche se Shin non riesce ad esprimere i propri sentimenti, pure lui è innamorato di lei: quando riesce ad invitarla ad uscire, è pronto a rivelarle il suo amore, ma non sa che sta per subire un altro brusco colpo, che lo porterà a vivere un'avventura per il destino di due mondi. Il giovane riceve la notizia che suo padre è morto improvvisamente: questo rende la sua vita ancora più dura, ma sa di poter fare affidamento sempre sull'amica, che cerca di spronarlo a non abbandonare gli studi. Mentre sta tornando a casa, s'imbatte in un misterioso ragazzo che lo salva da un androide che ha provato ad ucciderlo. L'individuo è in realtà Jin, il "doppio" di Shin, venuto da un altro universo per proteggere il protagonista e per uccidere Kotori, versione alternativa della principessa Kotoko.

Per capire meglio il contesto, nei primi minuti del film ci viene spiegato che durante la seconda guerra mondiale, l'esercito giapponese eseguiva esperimenti sul trasferimento di materia, ma furono un fallimento; eppure, i continui tentativi hanno portato ad una distorsione spazio-temporale, che ha provocato la nascita di un altro universo. In quello che per comodità definiamo il nostro mondo, il Giappone è riuscito a mettere da parte la guerra e a crescere come lo conosciamo.

L'altro, invece, è noto come il Principato del Giappone, una distopia dilaniata da una guerra civile; ciononostante, la nazione è evoluta tecnologicamente, tanto da aver sviluppato armi umanoidi intelligenti controllabili a distanza e un tecnologia per poter viaggiare tra i mondi. Le due realtà sono strettamente collegate tra loro, in quanto qualora qualcuno dovesse morire in un universo, morirebbe anche nell'altro.

A fronte di ciò, Jin ha provato ad uccidere la principessa Kotoko, sovrano del Principato del Giappone, per vendicare la morte dei genitori, senza riuscirci; per questo ha raggiunto la nostra dimensione per uccidere Kotori, ma ha trovato la resistenza di Miko, un'arma umanoide inviata dalla principessa per proteggere la sua versione alternativa.

L'apparizione di Jin e di Miko coincide con una serie di omicidi apparentemente scollegati tra di loro. Dietro tutto, c'è Riko, un'altra arma venuta dal Principato del Giappone per portare a termine un'altra missione della sua principessa.
In poche parole questa è la trama di Anche se il mondo finisse domani: uno sci-fi in stile Terminator, con una buona base di partenza, ma che viene rovinata da una sceneggiatura priva di mordente, che nelle fasi più avanzate presenta buchi narrativi, e da una costruzione dei personaggi poco accattivante.

Un mondo poco interessante

I primi minuti di Anche se il mondo finisse domani sono riusciti a catturare subito il nostro interesse: dopo l'introduzione di Shin e Kotori, ci viene mostrata la distopia del Principato del Giappone, e le rispettive controparti dei due protagonisti.

Dobbiamo ammettere che, sebbene con la presentazione di Jin e Kotoko sia abbastanza evidente quale sia il tema principale del film, il concetto di universi paralleli è risultato interessante, abbastanza da invogliarci a scoprire come si sarebbe sviluppata la storia. Dopo le fasi introduttive, che ci hanno permesso di prendere confidenza con i personaggi e con il contesto, arrivati a quasi metà racconto siamo stati messi dinanzi ad un colpo di scena ben gestito e con lievi tonalità romantiche, ma che non è riuscito a coinvolgerci emotivamente: sono pochi i momenti che si soffermano sul rapporto tra i due eroi, e sono gestiti male. Questo è dovuto ad una costruzione non molto esaustiva dei vari interpreti, eccezion fatta per Shin e Kotori. Tuttavia, non si ha modo di approfondire la relazione tra i due innamorati. Avremmo preferito che il racconto si dilungasse di più su questo aspetto, perché è un elemento fondante della trama, ma viene trattato con estrema superficialità. Gli altri attori sono meno accurati: messe da parte Miko e Riko, che sono semplici androidi, di cui non ci saremmo aspettati un approfondimento particolareggiato, Jin e la principessa Kotoko sono poco caratterizzati.

La pellicola, inoltre, non si sofferma affatto ad analizzare l'universo alternativo: ci sono situazioni che ci permettono di capire che sia un mondo distrutto dalla guerra e con un governo dittatoriale, ma non c'è alcun background narrativo che ci possa aiutare a comprendere le motivazioni che hanno portato ai conflitti e all'instaurazione di una dittatura, oppure come gli abitanti vivono, se sono tutti sottomessi, o se accettano il regime, o ancora se c'è qualche ribelle oltre a Jin. Troppo è dato alla libera interpretazione.

Dopo il colpo di scena che il film ha in serbo una volta arrivati a metà, i ritmi diventano più incalzanti, ma non sono sufficienti a far dimenticare i problemi di scrittura. Proprio a causa degli improvvisi ritmi sempre più frenetici, la sceneggiatura mostra il fianco ad alcuni buchi narrativi che lasciano aperte troppe domande e che non ci permettono di comprendere come gli eroi riescano a salvare due mondi prossimi alla distruzione: abbiamo avuto la sensazione che la spiegazione sia stata data solo per trovare una conclusione, anche se forzata.

Un universo differente

Salta subito all'occhio che Anche se il mondo finisse domani è interamente in computer grafica. Sebbene ad un primo approccio la 3D CGI ci sia sembrata grezza e poco piacevole, soprattutto per via del marcato stacco con il dettagliato tratto manuale utilizzato per l'ambientazione, poco alla volta abbiamo iniziato ad apprezzarla, perché ben modellata, con forme rifinite in modo da essere tondeggianti.

La CGI non è perfetta, perché risente di animazioni legnose, sia nei momenti di quiete, sia in quelli più movimentati: infatti i combattimenti sono ipercinetici e travolgenti (in particolar modo quello finale), ma sono rovinati da movimenti rigidi.

Il character design non è molto ispirato e non riesce a giocare sull'effetto sorpresa: se il design della principessa Kotoko è elaborato, tanto da distaccarsi nettamente da quello di Kotori, quello di Jin è semplicemente una versione di Shin con un taglio di capelli differente. Avremmo preferito che il design di Jin fosse realizzato in modo tale da non farci capire sin da subito che si tratti di una versione alternativa del protagonista.

Anche se il mondo finisse domani Anche se il mondo finisse domani ha un buon incipit, che viene però rovinato da alcune scelte narrative non proprio idonee, come una costruzione dei personaggi non piacevole ed un contesto sci-fi poco accurato. La seconda metà del film è caratterizzata da ritmi più emozionanti, ma anche da problemi narrativi su cui è impossibile sorvolare, che non permettono di apprezzare gli svolgimenti ed il finale. Per quanto riguarda il comparto artistico, la CGI è ben realizzata, anche se soffre di animazioni troppo rigide.

6.5