Recensione Murena: Il potere e la gloria

Il fuoco che arde nel suo cuore un giorno distruggerà Roma.

Recensione Murena: Il potere e la gloria
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Articolo a cura di

Exordium

Trovare un prodotto artistico, letterario o cinematografico che sia, che parli in maniera esauriente di tempi ormai passati, possiamo dire essere una operazione più che impossibile. Tuttavia nel momento in cui vi avvicinerete a “Murena”, di Jean Dufaux e Philippe Delaby, probabilmente vi verrà persino voglia di riaprire i libri di storia.

De narratione

Tiberio Claudio, nonostante la sua indole poco carismatica accertata fin dalla gioventù, riuscirà a acquisire nel 41 a. C. la carica di Imperatore di Roma. Seguiranno anni felici, in cui il popolo tenderà quasi ad amare il proprio governante, il quale riuscirà ad accattivarsi il consenso attraverso opere pubbliche e la promozione di iniziative di intrattenimento che spaziassero dalle feste ai combattimenti dei gladiatori.
Tuttavia, proprio sugli spalti dell’arena, da dove l’imperatore Claudio aveva guadagnato la fama, nasceranno rancori e gelosie, che saranno mortali per l’amato cesare di Roma. Agrippina, moglie del potente, congegnerà una cospirazione ai danni del marito ignaro, celata tra i drappi porpora della loro domus: avvelenerà il pasto dell’imperatore per poter portare al trono il figlio Lucio Domizio Nerone, a discapito di Britannico, figlio legittimo di Claudio. Nerone, in questo gioco di potere, sarà invero soltanto una marionetta nelle mani della madre, disposta a tutto per il dominio assoluto; ma qualcosa cambierà in Nerone: un fuoco inizierà ad ardere nei suoi occhi e nessuno, nemmeno Agrippina, riuscirà a fermare la sua voglia di conquista.
Conquista di Roma, del suo popolo e di ciò che ha sempre bramato.

De Historis historiae

Escludendo le vignette a tinte fosche che ci parlano dei grandi casi bellici del ‘900 (vedi “Storie di Guerra” di Garth Ennis o “Maus” di Art Spiegelman) e di talune rarissime rappresentazioni di eventi di storia moderna, gli esponenti del fumetto storiografico, che cercano di risalire alla storia antica, possiamo identificarli in “300” (di Frank Miller, scritto nel 1998) e “Murena”. La difficoltà che si incontra nella narrazione storiografica consta da sempre nel fornire la giusta dimensione all’elemento storico e un equilibrio costante di questo con l’approccio artistico dell’autore. Nelle opere sopra citate questi due requisiti vengono soddisfatti a pieno: non vi è rinuncia all’elemento personale, all’interpretazione, all’espressione o alla voce dell’autore all’interno sia della sceneggiatura che del disegno; questa rinuncia non limita per nulla la veridicità e la concretezza del fatto storico. Sicuramente il lavoro di Miller è stato facilitato da un certo interesse, che ai più può sembrare quasi una fissazione, per lo scontro tra spartani e persiani alle Termopili, citato in numerosi altri suoi lavori (come “Sin City: big fat kill” o “Robocop”, il cui soggetto è stato riadattato da Steve Grant); ma per come si rapportano Dufaux e Delaby alla biografia del giovane Nerone, si può notare un lavoro d’analisi decisamente più approfondito e complesso.

Quod est “bande dessinée”?

Riprendendo un discorso iniziato prima, produrre un qualcosa di inerente alla storia, soprattutto antica, può quindi portare a due possibili risultati: si può approdare a soluzioni che, per non rinunciare agli “effetti speciali” graditi all’autore, rasentano il limite del surreale e del fantasy (vedi la rievocazione del film “Il gladiatore”, di Ridley Scott, che spesso scade in banali scene a-storiche), oppure, agli antipodi, la produzione resta asettica, forzata, priva di ogni componente romanzesca, quindi, più vicina al documentario di quanto lo si possa desiderare. La prefazione all’interno del volume “Murena”, curata dal Michael Green, ricercatore della King’s College e consulente per il già citato “Il gladiatore”, ci fa capire come il lavoro dell’autore belga Dufaux sia il miglior equilibrio tra coerenza storica e fantasia letteraria; Green ci spiega come il fumetto, in questo ambito, sia il mezzo migliore per conciliare la caratterizzazione accurata dei personaggi tipica del romanzo, la concretezza propria del racconto storico e l’impatto estetico dell’immagine che molte pellicole cercano di simulare.
Dufaux, in tutto questo, si pone come il giusto arbitro all’interno di quella componente che, andando oltre le connotazioni di intrattenimento riscontrabili nel fumetto, si definisce come sfida educativa. Questo non significa che leggere “Murena” sia come sfogliare le pagine di un testo di storia del liceo, ma la narrazione è così ricca di particolari che sembra di acquisire un tassello di conoscenza in più ad ogni vignetta: dalle espressioni latine come “Hoc Habet” (usato nel contesto dell’arena di combattimento) alla descrizione della piuma commensale (quella che durante i festini era utilizzata per “svuotare lo stomaco”); tutti particolari che ci spiegano come sia la vita nella Roma del primo secondo a. C. e come, in un certo qual senso, l’uomo del tempo viva la sua condizione. I costanti passaggi narrativi tra le scene di corte e quelle rurali e, ad esempio, riguardanti la vita dei gladiatori (vedi gli schiavi che accompagnano, come guardie del corpo, Britannico e Agrippina) ci mostrano, attraverso antitesi e contrasti, la quotidianità e gli ambienti dell’epoca; passaggi dettagliati anche attraverso le scelte di colori, che si alternano tra il lucente, il marcato e l’opacità notturna.
Tutto questo è possibile solo per mezzo di un estro come quello di Jean Dufaux. Di origine belga, nel 1983 entrerà a far parte della celebre rivista francese “Tintin” (nata nel 1929 con delle strip ad opera di Georges Remi, alias Hergé, sul quotidiano belga “Le Vingtième Siècle”). È così chiaro come si inserirà in quella corrente fumettistica denominata “bande dessinée”, nella quale vengono compresi tutti i prodotti provenienti dal Belgio e dalla Francia (tra cui quindi “Le avventure di Tintin” e “Métal Hurlant”, ereditata dall’America col nome di “Heavy Metal”). Dufaux, grazie alle numerose collaborazioni con Renaud e soprattutto con Griffo (quest’ultimo lo aiuterà infatti a portare alla luce “Giacomo C.”, scritto in base alla vita di Casanova), non sarà nuovo al tema storico; lo sceneggiatore sa benissimo che non può intraprendere la stesura di uno scritto storiografico se non sulla scorta di una approfondita ricerca (perdurata appunto per 5 anni, dal 1997 al 2002, pubblicazione dell’ultimo capitolo della serie) non solo al livello cronologico, ma anche a livello letterario: fungano da esempi il richiamo di figure mitologiche, di divinità o di bestie leggendarie (utilizzate spesso come elemento metaforico), e le numerose citazioni di letterati e filosofi come Tacito, Svetonio e Petronio, all’epoca ancora poco noto. Non è da meno la funzione che assume lo stile di Dufaux: limpido e oltremodo avvincente e riscontrabile come tale soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi e nella loro evoluzione. Il richiamo figurativo del fuoco in molti discorsi di Nerone sembra quasi psicanalizzare ciò che porterà un giorno all’incendio di Roma.
Alla penna di Dufaux si affiancherà la matita e i colori di Philippe Delaby. Anch’egli ha avuto modo di rapportarsi in passato ad un’analisi estetica dell’epoca da rappresentare. Il risultato nel caso di “Murena” è sensazionale: Delaby ha saputo rendere i colori, i dettagli, la bellezza delle forme, della città, delle persone e dei loro corpi statuari; la bruttezza dell’arcano e del gretto vivere di taluni blocchi della Roma antica; l’espressività e la dinamicità adatta. Le figure storiche, per come vengono disegnate, richiamano, senza ombra di dubbio, i lineamenti delle statue di marmo e bronzo che sono giunte a noi dall’epoca, in un realismo del tratto tipico dei fumettisti delle bande dessinée.

Murena Un’opera di cui usufruire a pieno in tutte le sue qualità e nella sua poliedrica funzione di intrattenimento ed educazione. Un’opera avvincente e che non stanca l’occhio con i suoi disegni e colori tenui. Una lettura quindi consigliata non solo a quanti conoscano la storia di Roma e di uno dei suoi più eccentrici imperatori, ma anche a quanti non apprezzino in genere gli studi di storia antica. Reperibile in una buona edizione 100% Cult Comics, curata dalla Panini nel 2006, che raccoglie i quattro capitoli in un unico volume, intitolato “Murena: Il potere e la gloria”, introdotto dalla prefazione di Michael Green. Le note disposte a piè di pagina, nonostante siano poche, garantiscono una lettura scorrevole senza risultare invasive o dispersive.