My Hero Academia 4: la Recensione finale della quarta stagione su VVVVID

Giunge al termine, con il venticinquesimo episodio, la quarta stagione di My Hero Academia: la storia si fa più matura, ma l'anime fa un passo indietro.

My Hero Academia 4: la Recensione finale della quarta stagione su VVVVID
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Siamo giunti alla fine di un percorso complesso per l'anime di My Hero Academia. È indubbio che il costrutto narrativo dell'adattamento del manga di Kohei Horikoshi stia pian piano acquisendo un certo grado di maturità, per struttura del suo stesso worldbuilding ed evoluzione dei personaggi. Ma, paradossalmente, abbiamo la sensazione che la serie animata - giunta alla quarta stagione - abbia compiuto qualche leggero passo indietro sul piano della trasposizione.

Possiamo dirlo ora che la trasmissione dell'anime si è conclusa con l'episodio 25, dopo svariati mesi di simulcast su VVVVID grazie ai testi tradotti in collaborazione con Dynit: un cammino che, proprio in coda, è riuscito a risollevarsi sul piano tecnico, confezionando un finale di stagione davvero spettacolare e in linea con gli standard del franchise realizzato da Studio BONES. Nel complesso, però, riteniamo che lo staff di animazione abbia saputo fare molto meglio in passato.

Il riscatto di Endeavor: il nuovo n. 1 è arrivato

Il finale di stagione di My Hero Academia 4 ci ha regalato un episodio davvero emozionante e ben diretto. Sotto lo sguardo di un intero Paese in apprensione, Endeavor e Hawks fronteggiano il minaccioso Nomu palesatosi nel distretto di Kyushu. Mentre l'eroe alato cerca di salvare i cittadini dalle macerie del palazzo colpito dalla creatura, il paladino fiammeggiante carica a testa bassa contro il mostro utilizzando il suo potente attacco Prominence Burn. Il Nomu, tuttavia, è in grado di rigenerarsi e non impiega troppo a mettere in difficoltà il nuovo 'Number One Hero'. Con un attacco ben assestato, il nemico riesce a ferire mortalmente Enji Torodoki, colpendolo al volto e provocandogli la perdita di un occhio. Ormai stremato, Endeavor sembra prossimo alla morte e l'intera popolazione - fomentata dalla cronaca in TV della stampa - entra nel panico: sta per replicarsi l'incidente di Kamino? Il Giappone perderà nuovamente il suo Simbolo della Pace a distanza di pochi mesi dal ritiro di Allmight?

La risposta è no: sfruttando il dolore fisico per rimanere cosciente, il padre di Shoto utilizza il calore del suo Quirk come spinta propulsiva per inseguire il Nomu, libratosi in cielo e pronto a sterminare la gente di Tokyo mentre Hawks fronteggia alcuni suoi cloni. Con l'ausilio di Baldeali, il Quirk del giovane eroe in seconda posizione, l'erede di Allmight crea due gigantesche ali fiammeggianti con le quali si libra in volo trascinando il Nomu ad alta quota.

Lì, tra le nuvole, all'urlo poderoso di un "Plus Ultra" a pieni polmoni, il Prominence Burn dell'eroe può esplodere in tutta la sua potenza, incenerendo il nemico e facendo poi cadere Endeavor al suolo. Enji, però, cade in piedi, con il pugno alzato. Ha vinto, dimostrando al mondo di poter camminare sul sentiero tracciato da Allmight. Un cammino che, un giorno, Midoriya Izuku, suo figlio Shoto e la nuova generazione di eroi percorrerà con altrettanta fierezza.

Una stagione altalenante

E veniamo adesso a tirare le somme di una stagione che riteniamo molto complicata. Sul piano della trama, riteniamo che il più recente blocco di episodi abbia consegnato ai fan dell'anime uno dei migliori archi narrativi dell'opera originale.

In particolare la prima metà di stagione, con la saga dedicata alla battaglia contro gli Otto Precetti di Morte, ha messo in campo tematiche di assoluto valore: la lotta contro la mafia, le contraddizioni di una società, l'abuso sui minori. Lo stesso Overhaul, d'altronde, si è dimostrato un villain affascinante, un po' simile a Shigaraki per poteri e ambizioni, ma più complesso, tormentato. Tuttavia, ed è una colpa che imputiamo in primis al costrutto narrativo del manga d'origine, in tutto l'ordito che ruota attorno alla figura di Kai Chisaki, al suo misterioso mentore e alla stessa Eri, manca un po' di background. Approfondimenti che arrivano solo nell'ultima parte del combattimento finale e di cui avremmo gradito forse un maggior approfondimento.

È un problema che coinvolge anche molti amati comprimari: i Big Three erano comparsi già sul finire della Stagione 3 di My Hero Academia, e in paticolare l'energico Mirio Togata aveva dato prova delle sue incredibili capacità e del suo carisma. Sia LeMillion sia i due suoi inseparabili compagni, la formosa Nejire Hadou e il timido Tamaki Amajiki, non ricevono forse il giusto spazio introspettivo. In generale ai big Three, e in particolare ai due ragazzi del trio, vengono dedicati pochi ma significativi sprazzi utili a capire il loro doloroso passato e i perché dei loro obiettivi.

Diverso invece il discorso di Sir Nighteye, titolare dell'agenzia presso cui Deku svolge il suo tirocinio nonché ex assistente di Allmight durante i primi anni di attività del Simbolo della Pace. In pochi capitoli/episodi, gli autori dell'opera tratteggiano un personaggio peculiare e affascinante, nella cui figura converge il delicato rapporto tra eroi e destino: il suo epilogo, nel midseason finale di My Hero Academia 4, regala uno dei momenti più toccanti di tutta la serie.

In generale possiamo dire che i due macro-archi della quarta stagione riescano a dar spazio, parimenti, ai personaggi storici e ai nuovi comprimari. La saga di Overhaul mette sotto i riflettori soprattutto Eijiro Kirishima e i suoi trascorsi, mentre l'arco del festival culturale torna a donarci quei simpatici sprazzi di slice of life tipici dell'opera e un breve approfondimento su Kyoka Jiro. In coda, la parentesi finale dedicata alla nuova classifica dei Pro Hero, utile per delineare il nuovo status quo del mondo di My Hero Academia ma soprattutto per dare più spazio alla seconda giovinezza di Endeavor, chiamato a riscattare l'eredità di Allmight in un finale di stagione esplosivo e spettacolare.

Plus Ultra, ma non troppo

Proprio sul fattore spettacolarità ci sentiamo di fare più di qualche appunto alla quarta stagione di My Hero Academia. La serie targata BONES ha sempre fatto del comparto artistico un grande surplus produttivo, qualificandosi come una delle produzioni stilisticamente più valide dell'animazione nipponica. Nella quarta stagione, però, il livello di dettaglio dei disegni e la qualità delle animazioni hanno evidenziato una fase fortemente calante per uno staff che non si è dimostrato al massimo delle sue capacità, privo dei suoi principali talenti che hanno fatto le fortune della serie negli anni scorsi (sappiamo, difatti, che le firme più prestigiose dello Studio hanno lavorato ad altri progetti cinematografici, tra cui My Hero Academia: Heroes Rising).

Purtroppo, rispetto alle precedenti iterazioni, My Hero Academia 4 risulta afflitto da un tratto molto più impreciso, che nei piani più ampi mette in mostra modelli addirittura appena abozzati, mentre la regia nelle scene d'azione non ha replicato del tutto le migliori sequenze delle scorse stagioni. Unici, ma pochi, guizzi arrivano in My Hero Academia 4x12, nella fase conclusiva dell'anime e soprattutto in My Hero Academia 4x25, con un season finale coadiuvato dalle meraviglie di una computer grafica perfettamente ottimizzata con il tratto manuale.

My Hero Academia Stagione 4 La crescita dell'anime di My Hero Academia subisce con la Stagione 4, a parer nostro, una piccola battuta d'arresto. Sul versante narrativo (e soprattutto emotivo) abbiamo assistito ad alcuni dei migliori episodi di tutta la serie, ma lo stesso non può dirsi sul piano tecnico. Priva dei membri più illustri dello staff di BONES che ha compiuto le meraviglie degli scorsi anni, la quarta stagione è forse la peggiore finora per quanto riguarda la qualità dei disegni e delle animazioni, con pochi guizzi soltanto in alcune puntate. Rimane un prodotto d'alto livello, forte della popolarità e del carisma dei suoi adorabili protagonisti. Dalla Stagione 5, in arrivo sugli schermi nel 2021, ci aspettiamo però molto di più.

7.7