I costumi occidentali e quelli orientali sono differenti tra loro: fondano le loro radici su antiche tradizioni, diverse l'una dall'altra. Neo Yokio ha cercato di raggiungere un punto di incontro tra i due filoni di pensiero, fermandosi a metà strada e senza riuscire nell'impresa.
E' difficile decidere se Neo Yokio sia un tradizionale anime giapponese o una serie tv animata in stile americano: creata da Ezra Koeing, cantante e frontman dei Vampire Weekend, è stata prodotta dagli studi d'animazione giapponesi Production I.G., noti per capolavori come Psycho-Pass e L'Attacco dei Giganti, e da Studio Deen, gli stessi ideatori di Ranma ½ e Fate/Stay Night.
La prima stagione di questa serie tv animata di produzione nippo-americana, composta da 6 episodi e disponibile su Netflix, non fa chiarezza sulla trama e sulle tematiche che vuole affrontare, lasciandoci del tutto disorientati.
Infinita eleganza
Neo Yokio (versione alternativa di New York) è la più grande e prestigiosa città del mondo, la cui grandezza è dovuta anche alle varie influenze culturali che può vantare. La sua importanza è la sua rovina: nel diciottesimo secolo i demoni attaccarono la metropoli e vennero ingaggiati degli esorcisti dal Vecchio Continente per eliminare la minaccia. In cambio dei loro servigi, gli esorcisti ottennero la cittadinanza. Nel corso degli anni, i loro discendenti sono riusciti a raggiungere l'alta società di Neo Yokio, arricchendone il tessuto culturale. Qui vive Kaz Kaan: un giovane ricco, bello e vanesio rampollo di una delle più antiche e rispettate famiglie della città. Sempre accompagnato dal suo fedele mecha-maggiordomo Charles, Kaz appare poco interessato a praticare esorcismi, preferendo piuttosto la vita mondana, la moda, gli amici e la vetta del tabellone degli scapoli più ambiti, in cima ad uno dei grattacieli di Time Square. Sua zia Agatha però lo sprona a portare avanti il buon nome della famiglia, compiendo il suo dovere da esorcista.
Miseria e nobiltà
Multiculturalismo: questa è la parola che ci viene in mente pensando a Neo Yokio, espostoci in vari esempi. Infatti, sin dai primi minuti della serie è possibile ammirare il perfetto connubio tra oriente e occidente, ben evidenziato dalla città stessa, che è descritta come un labirinto di innovazioni architettoniche, in cui più culture si incontrano per valorizzare la maestosità della metropoli. Questa grandiosità è messa in risalto anche dalla scelta dei doppiatori, che vanta un cast di attori di prim'ordine: Jaden Smith, Jude Law e Susan Sarandon, sono solo alcuni dei nomi che spiccano tra i crediti. Inoltre, la reciproca influenza culturale è evidenziata dalla scelta delle musiche, con una continua alternanza di classica e pop, che sono un soave contorno alla poca azione mostrataci. La scelta dei disegni è un altro lampante esempio di incontro tra Est e Ovest: essi risultano forse troppo semplici, non particolarmente pregevoli per una produzione anime. Eppure potrebbero essere il frutto di una scelta stilistica, intesa a usare un tratto più sobrio, che non indulge in versioni chibi o altre rappresentazioni tipiche dell'animazione giapponese, avvicinandosi di più al tratto austero dell'animazione americana, pur cercando di mantenere lo spirito di una produzione animata in stile nipponico.
Dopo i primi episodi, la trama principale viene subito abbandonata, per cambiare completamente (e improvvisamente) nelle ultime puntate, lanciando una piuttosto velata critica alla società moderna e a come veniamo condizionati dagli altri senza avere un'opinione: un tema fondamentale, a tratti anche insistente, ma che non mostra la volontà di indagare più a fondo sulla questione. Nonostante gli interessanti propositi, è difficile carpire questa sottile ironia, a causa di un protagonista in cui è difficile riconoscersi, sia per il suo status sociale, che per il tipo di problemi che affronta, i tipici first world problems.

Crediamo che la serie avrebbe potuto essere più apprezzabile e gradevole se gli autori avessero stabilito una trama ben delineata, o se avessero semplicemente continuato a battere la strada che avevano costruito nei primi episodi, asfaltata da quelle goliardiche e piacevoli citazioni di anime, film, moda e arte in generale elementi di cui questa controverse serie targata Netflix è ricca. Oppure, dal momento che il titolo della produzione richiama il nome della città, assistere magari a un prodotto antologico e meno ricercato, in cui vari protagonisti (nobili e ricchi) si danno il cambio nell'affrontare la minaccia demoniaca di turno, senza dover necessariamente offrire un elaborato intreccio.