No Game No Life: recensione del fantasy disponibile su Netflix

È da poco arrivato su Netflix No Game No Life: uno degli isekai più apprezzati degli ultimi periodi, con una recondita e profonda morale.

No Game No Life: recensione del fantasy disponibile su Netflix
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Potrebbe esistere un mondo ideale per ognuno di noi? È difficile dirlo esattamente, ma per cercare di dare una risposta a questa domanda è nato il sottogenere degli isekai, ultimamente apprezzato sempre più dal pubblico. Tra i titoli che hanno avuto successo negli ultimi anni vi è No Game No Life. Yu Kamiya, pseudonimo del brasiliano Thiago Furukawa Lucas, con la light novel No Game No Life è riuscito a conquistare il pubblico nipponico; lo studio Madhouse ha realizzato un adattamento anime di 12 episodi ed un film prequel, entrambi distribuiti da VVVVID, sottotitolati in italiano.

Mentre i fan aspettano (da troppo tempo) la seconda stagione, noi abbiamo recuperato la prima, disponibile su Netflix con sottotitoli in italiano, per capire il segreto del successo dietro la serie. Sin dai primi minuti ci siamo resi conto di come No Game No Life sia un isekai che vuole essere differente, con due protagonisti stereotipati, ma fuori dal comune.

Aschente

L'ordito di No Game No Life vuole distaccarsi da altri congeneri: mentre le opere più celebri del genere trasportano il protagonista in un mondo videoludico, o con elementi tipici dei GDR, No Game No Life intrappola i suoi eroi nel mondo di giochi Disboard.

I protagonisti sono i fratelli Sora e Shiro, entrambi NEET ed hikikomori, a causa di una società che non li accetta per ciò che sono: odiano il mondo "schifoso" in cui vivono, perché non ordinato da solide regole, ed allontana chi non è adatto. I due trascorrono le giornate reclusi nella loro stanza, giocando online e dominando tutte le classifiche, isolandosi dalla realtà. Nel web, i fratelli sono noti come "Spazio Vuoto": il loro nickname è un semplice spazio vuoto. Sora è uno stratega eccezionale, che riesce ad essere sempre un passo avanti all'avversario; Shiro riesce a calcolare le mosse ideali per sopraffare l'avversario.
Un giorno i fratelli ricevono una mail da uno sfidante che conosce la loro identità, e li affronta a scacchi: senza difficoltà vincono la partita. Il mittente domanda loro se si sentono a proprio agio nel loro mondo o se preferirebbero vivere in un luogo più adatto a loro, con regole ed obiettivi ben definiti.

I due, riflettendo sulla loro attuale situazione sociale, si rendono conto di essere nati nel mondo sbagliato, e rispondono che vorrebbero vivere in un mondo perfetto. Improvvisamente, si ritrovano a precipitare a chilometri di altezza su un pianeta sconosciuto. Il dio Tet, dall'aspetto di un ragazzino, rivela loro di aver raggiunto Disboard, un realtà in cui tutto è deciso da semplici giochi. La divinità illustra loro i Dieci Patti che regolano il mondo: leggi indissolubili ed immutabili che permettono di vivere in tranquillità, senza spargimenti di sangue.

Ogni giocatore deve puntare qualcosa che abbia lo stesso valore della puntata avversaria: l'importante è divertirsi e non imbrogliare, perché se si viene colti in flagrante, il baro perde la partita.

Sebbene ad un primo approccio le regole potrebbero sembrare confusionarie, proseguendo diventano più chiare, e poco alla volta ci si rende conto di come gli accordi stretti con i Patti siano indissolubili, e di come i giocatori possano usare la magia per barare, senza farsi notare.
Nel corso delle puntate avremo modo di scoprire l'esistenza di 16 razze, chiamate Exeed, che regnano a Disboard, come gli Old Deus, i Flügel, gli Elfi, e i Teriantropi, classificate in base alla percezione e all'utilizzo della magia.

All'ultimo posto vi è l'Imanità, l'umanità, che non vede e non usa la magia.
Sora e Shiro ben presto raggiungono Elkia, capitale del regno di Elkia, ultimo baluardo dell'Imanità.

I due apprendono che l'ultimo re, prima di morire, ha indetto un torneo di gioco d'azzardo per nominare il suo successore; questa decisione ha sfavorito la nipote Stephanie, che perde il trono contro Klamy Zell. I due fratelli scoprono che Klamy sta barando, ed accettano di "vendicare" Stephanie . Dopo aver vinto contro Klamy ad una partita di scacchi surreale, i fratelli diventano re di Elkia. Sora dichiara guerra alle altre razze: gli umani, sebbene non abbiano poteri magici di alcuni tipo, per anni sono stati in grado di tenere testa agli altri Exeed, usando l'intelletto e l'ingegno; ma quando gli altri hanno iniziato ad usare la propria intelligenza, l'umanità è stata sopraffatta. Sora e Shiro vogliono riportare in auge il genere umano, disposti anche a sconfiggere Tet.

I re della conquista

I primi episodi di No Game No Life servono a presentare i personaggi e il mondo fantasy di Disboard, mostrando come è strutturato. Ciò riesce a compensare ad una trama non ben sviluppata. La sceneggiatura si focalizza solo sui fratelli che cercano di riconquistare i territori persi, con pochi colpi di scena d'effetto, ma che si risolvono in breve tempo.

Diversamente, negli episodi introduttivi, abbiamo un quadro completo sul carattere di Sora e Shiro. Sebbene non venga chiarita quale sia stata la causa che li ha portati ad isolarsi dal resto del mondo, vengono forniti utili indizi: Sora sin da bambino ha sempre sorriso per compiacere gli altri; Shiro, probabilmente, è stata allontanata dal resto del mondo a causa della sua intelligenza, che le impediva di relazionarsi con i coetanei. A causa del loro distacco dalla realtà e del loro rapporto così stretto, i fratelli non riescono a stare lontani l'uno dall'altro, deprimendosi ed agitandosi quando ciò avviene; inoltre, l'isolamento li ha portati a sentirsi a disagio in luoghi affollati. Sora e Shiro sono la rappresentazione degli hikikomori, che a causa dell'eccessivo stress a cui sono sottoposti dalla pressione sociale di dover dare sempre il massimo, sono spesso reclusi in casa, nelle loro camere, per evitare di deludere gli altri e se stessi.

Apparentemente, ciò che offre la serie è una critica su una condizione sociale che nell'ultimo periodo si sta diffondendo in tutto il mondo. Purtroppo, le riflessioni di No Game No Life sono in parte sminuite da comicità e fanservice eccessivi. Vista la delicatezza di questi temi, avremmo voluto che gli autori li gestissero più seriamente, trovando un equilibrio tra comicità e serietà; anche perché, nelle situazioni più riflessive viene dato maggior spessore a quanto possa essere difficile essere un hikikomori, ed essere accettati in una società che non è per tutti.

Sebbene il duo sia ben caratterizzato, abbiamo avuto l'impressione che l'attenzione si focalizzasse unicamente su Sora, riducendo il ruolo della sorella a semplice supporto. Solo un singolo episodio approfondisce meglio il passato e l'indole di Shiro.

Tuttavia, la differenza di strutturazione potrebbe rispecchiare le personalità dei due attori principali: Sora è estroverso, a suo agio in un mondo con solide regole, in cui può trovare giochi di ogni tipo, e sfoggiare la sua intelligenza e conoscenza; di contro, Shiro è introversa e riservata, come se l'importante fosse soltanto avere al suo fianco il fratello maggiore. Quando scendono sul "campo di battaglia" spiccano le loro abilità nei giochi e la loro intelligenza, che rendono imbattibile "Spazio Vuoto".

Le partite sono tra i momenti più coinvolgenti della serie: si rimane travolti dalla maestria con cui i fratelli risolvono le situazioni più ostiche, con estrema naturalezza e senza mostrare segni di cedimento. Se questo, però, non è percepibile nel primo "scontro" importante, in cui sembra che i fratelli compiano scelte improvvisate, mantenendo sempre la calma, in quelli successivi si rimane colpiti da come il duo riesca a calcolare le azioni dell'avversario, per essere sempre in vantaggio.

Ci si rende conto che la partita per "Spazio Vuoto" è vinta ancor prima d'iniziare. Vista la perfetta simbiosi tra i due durante gli "scontri", riteniamo che sarebbe stato opportuno gestire il duo unanimemente, per renderlo più apprezzabile. I comprimari sono meno rimarchevoli, ma ugualmente ben strutturati e sfaccettati, ognuno con un proprio carattere. Come Stephanie che, sebbene appaia stupida, in quanto agisce senza pensare, si mostra in grado di comprendere le esigenze del suo popolo, disposta a tutto pur di veder rifiorire l'Imanità.
No Game No Life approfondisce il mondo fantasy, rendendolo più reale, grazie alle origini di Disboard, da scoprire e approfondire nel corso delle puntate. Una storia antica e complessa, costellata di guerre all'ultimo sangue, che hanno portato alla nascita dei 10 Patti. Le leggi hanno decretato la fine di ogni forma di violenza, ma hanno portato all'estinzione del genere umano, e hanno reso più aspre le ostilità tra le razze.

A tal proposito, abbiamo notato come gli Exeed presenti siano diversi gli uni dagli altri, ognuno con un gioco in cui eccelle, e con differenti rapporti con le altre razze. Il mondo di Disboard è ancora più affascinante grazie al comparto tecnico.

L'immagine è radiosa, dovuta ad un'illuminazione molto accesa e a colori forti e vividi, che si adattano ad ogni situazione, sia nei momenti più tranquilli, che in quelli più drammatici. Il disegno non è ricalcato, ma "snello", così da rendere le animazioni fluide; il tratto è ben curato, particolarmente nei primi piani, con sporadici errori. L'attenta cura nella resa ambientale permette di immergersi nel mondo alternativo: l'ambientazione spazia dai tipici paesaggi medievali, alle rigogliose distese erbose, ai "paradisi" fluttuanti, fino ad arrivare a città ispirate alla cultura e alla tradizione nipponica.

Allo stesso modo, anche il character design rispecchia l'anima fantasy del prodotto: la resa di Sora e Shiro è basilare, senza particolare estro creativo, ma lascia trasparire il loro lato "terrestre".
Invece, il design degli altri personaggi si adatta al contesto fantastico, al grado della razza, e al livello sociale; quello che ci ha colpiti particolarmente è quello di Tet, fanciullesco, con i semi delle carte da gioco francesi sul corpo, a intendere che sia il Dio dei giochi. Tra le peculiarità dell'immaginario di No Game No Life vi sono gli omaggi e le citazioni disseminati nelle puntate, come i rimandi a Doraemon, Evangelion, Steins;Gate, e Gal Gun. Una volta giunti al finale, ci siamo resi conto di come quello che ci è stato offerto sia solo una piccola porzione, quasi infinitesimale, del vasto universo di No Game No Life.

No Game No Life No Game no Life non offre una sceneggiatura convincente, ma cerca di far riflettere sulla classe sociale degli hikikomori: la serie riesce a farlo attraverso due personaggi che ne sono la rappresentazione, e in alcuni momenti fa riflettere su questa condizione. Purtroppo, però, in numerose situazioni subentra un’eccessiva comicità che quasi sminuisce e ridicolizza le riflessioni. Interessante, invece, vedere i due protagonisti fare sfoggio della loro intelligenza durante le partite. Il mondo fantasy è ben strutturato con varie razze e luoghi da “esplorare”, grazie anche ad un comparto grafico che riesce a dare la sensazione di trovarsi a Disboard, pronti ad affrontare i 16 Exeed, per diventare il re dei giochi.

7.7