Non è raro che tra i personaggi di anime e manga siano presenti, talvolta nel ruolo di veri e propri protagonisti o antagonisti, divinità di varia natura, spesso accomunate da una caratterizzazione che ne delinea un ritratto decisamente umano per forma, carattere o scopi perseguiti. Tale tendenza affonda forse le radici nella particolare concezione religiosa giapponese e in particolare in una tangibilità e vicinanza della dimensione divina tipica delle credenze Shintoiste.
Oltre ad anime maggiormente impegnativi e complessi, come Death note, a poter essere ricondotti a tale filone, sono anche opere più leggere sul piano tematico, fra il cui elenco figura anche "Oh, mia Dea!"( in originale Aa! Megami-sama!), anime recentemente approdato nel catalogo anime Amazon Prime Video di giugno. Si tratta della prima delle varie trasposizioni animate dell'omonimo manga di Kosuke Fujishima, autore responsabile anche del character design di alcuni dei primi videogiochi della serie Tales of, oltre che del manga Sei in Arresto! L'anime è strutturato come una serie OAV composta da 5 episodi della durata di circa mezzora, che ripercorrono e condensano gli eventi principali del manga senza trasporre interamente e in maniera del tutto fedele, la totalità degli avvenimenti narrati tra le pagine dei 48 capitoli dell'opera originale.
Come conquistare una dea
L'espediente che da inizio alla serie di eventi narrati da Oh, mia Dea! è abbastanza semplice, eppure discretamente efficace e originale. Tale avvenimento sopraggiunge già all'inizio della prima puntata in contemporanea ad una presentazione piuttosto scarna del protagonista dell'anime, Keichi Morisato.

Quest'ultimo è uno studente del politecnico Nekomi con la passione per i motori che dimora in un dormitorio maschile insieme ai turbolenti compagni del club di motociclismo di cui è membro. Proprio per rispondere ad una chiamata al posto di uno loro, Keichi si ritrova solo in casa senza nulla da mettere sotto i denti e decide per tale ragione di usare il telefono per ordinare del cibo a domicilio, ignorando che quel gesto apparentemente semplice avrebbe cambiato per sempre la sua vita.
All'altro capo della linea telefonica una voce femminile comunica infatti al ragazzo di essersi messo in contatto con "l'agenzia dee di soccorso" e che presto sarebbe stata effettuata una visita a domicilio. Pochi secondi dopo lo specchio della camera di Keichi rivela la figura di una donna ornata da abiti eccentrici e dotata di una bellezza angelica, che presto annuncia al suo sbigottito e incredulo interlocutore di chiamarsi Belldandy e di essere una dea giunta con il compito di esaudire un suo desiderio.
La comprensibile reazione di Keichi è quella di convincersi di essere vittima di uno scherzo, secondo lui architettato dai compagni di dormitorio per burlarsi del suo scarso successo con le ragazze. Così, non soltanto con l'intento di saggiare le reali intenzioni della ragazza che gli sta di fronte ma anche perché probabilmente già attratto da lei, Keichi esprime come suo desiderio che la giovane dea rimanga per sempre al suo fianco. Una luce accecante avvolge dunque la figura di Belldandy confermando l'avvenuta accettazione del desiderio di Keichi e la nascita dell'eterno legame tra lui e la dea.

Come è facilmente intuibile, la convivenza tra Keichi e Belldandy darà origine ad una serie di gag e a situazioni di vita quotidiana o ad ostacoli più strettamente legati alla particolare natura della ragazza, a cui il protagonista dell'anime dovrà far fronte mentre cerca di vincere la propria timidezza per confessare alla giovane dea il sentimento d'amore che sviluppa ben presto nei suoi confronti.
Come se tutto ciò non fosse ancora sufficiente a stravolgere radicalmente la vita di Keichi, faranno la loro comparsa sulla terra anche la sorella maggiore e quella minore di Belldandy.
La prima, l'estrosa Urd, esibisce una natura decisamente più disinibita e vivace rispetto alla sorella, e contatta Keichi con l'intento di aiutarlo ad avvicinarsi maggiormente a quest'ultima. Di parere del tutto opposto sul rapporto tra i due si mostrerà invece la sorella minore Skuld, contraddistinta da un carattere maggiormente infantile e da un accesa gelosia nei confronti di Belldandy che la spinge ad opporsi con determinazione alle intenzioni del protagonista.

Nonostante le sole cinque puntate non lasciano molto spazio per delineare il ritratto dei personaggi principali e le dinamiche dei rapporti che si istaurano tra loro, e benché l'opera non sia comunque intenzionalmente strutturata per presentare approfondimenti psicologici complessi, si può affermare che almeno i personaggi principali, ovvero le tre dee e Keichi, siano sufficientemente caratterizzati, seppure facendo talvolta ricorso a qualche cliché, mentre il destino dei comprimari è quello di essere relegati a piatte, seppure talvolta simpatiche, comparse.
Keichi in particolare ricalca sin da subito lo stereotipo del protagonista dall'animo gentile abbastanza impacciato nell'approcciarsi al sesso opposto. Belldandy è invece una figura femminile alquanto (forse fin troppo?) idealizzata: dolce, gentile, a tratti un po' ingenua, si comporta nei confronti di Keichi con un atteggiamento abbastanza simile a quello di una sorta di angelo custode.

Quasi del tutto assente, almeno in questo breve adattamento animato, è invece una puntuale contestualizzazione e descrizione della caratteristiche della dimensione sovrannaturale presente nell'anime. Si intuisce comunque una chiara ispirazione alla mitologia nordica riscontrabile nella quasi perfetta omonimia dei nomi delle tre dee con quelli delle Norme, divinità a cui la tradizione norrena assegna il compito di adempiere alla tessitura della tela del destino.
Risulta inoltre possibile intravedere alcuni scorci del paradiso, che mettono in mostra un bizzarro sincretismo tra una tecnologia simile a quella umana e dimensione ultraterrena. Una maggiore attenzione nei confronti della descrizione dell'ambientazione e una più originale e approfondita definizione dei personaggi avrebbe potuto certamente impreziosire maggiormente l'opera, ma con lo scarso minutaggio riservato a questa prima trasposizione animata sarebbe stato difficile curare maggiormente questi aspetti, la cui definizione risulta comunque adeguata alle ambizioni e al genere di appartenenza di un'opera datata 1993.
Lacrime e sorrisi
Il genere a cui è possibile ricondurre Oh, mia Dea! è quello di una commedia romantica caratterizzata dal susseguirsi di situazioni di vita quotidiana e vicende legate agli elementi di fantasia presenti nell'opera, con l'alternarsi, talvolta eccessivamente celere, di gag e situazioni abbastanza spassose a toni sentimentali tendenti spesso al melodrammatico, la cui presenza si fa preponderante a partire dall'episodio che precede l'epilogo dell'anime.
Si tratta insomma di un prodotto che si propone l'obiettivo di intrattenere lo spettatore senza troppe pretese, puntando sia a suscitarne il riso che la commozione. Seppure né l'aspetto comico né quello sentimentale raggiungano picchi qualitativi particolarmente elevati, tale proposito può dirsi discretamente riuscito anche grazie alla sinteticità dell'opera, che nonostante possa essere considerata un difetto fa sì che l'attenzione dello spettatore si mantenga piuttosto alta fino alla fine senza che la noia abbia il tempo di sopraggiungere, a patto che si accettino le limitazioni proprie del genere dell'opera e dell'età della stessa.

Per quanto concerne l'aspetto tecnico, tenendo ancora una volta conto di essere un presenza di anime del 1993, questo risulta abbastanza godibile ancora oggi anche grazie a disegni piuttosto dettagliati e fedeli al manga originale nonché alla cura generale che lo studio di animazione Anime International Company ha riservato a questo adattamento. La serie può essere fruita sia in lingua originale che in versione doppiata, ma Il nostro consiglio è quello di optare per l'audio giapponese.