One-Punch Man: la Recensione della controversa Stagione 2

Giunge a conclusione un blocco di episodi piuttosto controverso: le avventure di Saitama maturano sul profilo narrativo, ma regrediscono su quello tecnico.

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Nonostante sia passato qualche anno, la prima stagione di One-Punch Man è ancora un esempio di profondo virtuosismo artistico. Come ben sappiamo, purtroppo, la produzione della Stagione 2 ha poi attraversato un percorso molto travagliato, al termine del quale abbiamo saputo solo in tempi recenti che le redini dello sviluppo dell'anime erano passate da MADHOUSE a J.C. Staff. Questi ultimi, in fondo, ci avevano un po' rassicurato visto il buon lavoro svolto su serie anime come Prison School e Children of the Whales (quest'ultima serie è prodotta da Netflix), ma lo spettro di una season tecnicamente inferiore ai fasti insuperabili dei primi 12 episodi si faceva sentire sempre di più, soprattutto dopo la pubblicazione dei primi e sporadici teaser trailer. In seguito abbiamo saputo persino di gravi problemi in MADHOUSE, che hanno portato i dipendenti dello staff di animazione in riabilitazione in ospedale a causa delle precarie - e troppe - condizioni di lavoro. Abbiamo quindi cercato di affrontare la visione di One-Punch Man 2, episodio dopo episodio nel corso di queste tredici settimane di simulcast su VVVVID.it, con meno pregiudizi possibili, cercando quanto meno di cogliere il buono che riconoscevamo nella produzione. Arrivati alla trasmissione dell'ultimo episodio, il 2 luglio, abbiamo sì appreso che qualcosa di virtuoso nel lavoro di J.C. Staff c'è, ma anche che le animazioni e i disegni incredibili (tanto della Stagione 1 quanto di Yusuke Murata nel manga) sono solo un ricordo lontano.

Cacciatori, Mostri e Arti Marziali

One-Punch Man Stagione 2 prende le distanze non soltanto tecniche, ma anche narrative rispetto alla Stagione 1. Non fraintendeteci: quanto avvenuto nei primi 12 episodi della serie, alla stregua dei primi 7 volumi del manga scritto da ONE e disegnato da Yusuke Murata, risulta pienamente in continuity con la nuova trama. Mentre la prima stagione, però, si caratterizzava per storie perlopiù autoconclusive con un filone conduttore a muovere le gesta di Saitama e Genos, in questa parte del racconto l'epopea di Mantello Pelato e del suo rigido allievo trovano un respiro più ampio: la sceneggiatura, infatti, si muove in maniera molto più flessibile e la trama diventa molto più lineare e meno frammentata.

Gli eventi a cui l'Associazione degli Eroi deve far fronte, questa volta, sono meno roboanti rispetto alla minaccia di un meteorite o a un'invasione aliena: un individuo di nome Garo, ex allievo dell'eroe di Classe S Silver Fang, ha iniziato a dare la caccia ai paladini più forti con l'obiettivo di dimostrare al mondo che anche un villain può avere una forza superiore a quella di un eroe.

È una personalità assai complessa, Garo: non ha superpoteri, ma vuole diventare un Essere Misterioso; è perfido e famelico, ma ferma la sua mano di fronte ai bambini o ai più deboli; vuole distruggere la figura degli Eroi, in cui non crede, eppure sacrifica il suo stesso corpo per evitare che innocenti finiscano vittime dei suoi scontri.

È un guerriero inarrestabile, una bestia indomita e le scene che lo vedono protagonista, in molti casi, sono tra le parti migliori di One-Punch Man 2. Dal canto suo, intanto, Saitama prosegue la scalata nelle gerarchie dell'Associazione e il suo pupillo, Genos, continua a sua volta a migliorare i suoi upgrade cibernetici e a domandarsi quale dovrebbe essere la sua etica da Eroe. L'arrivo di Garo sconvolge l'intero mondo eroistico, dal momento che l'ex discepolo di Bang inizia a seminare il panico tra le strade, tendendo agguati ai membri più illustri e potenti dell'Associazione; ed è proprio tramite una delle prime vittime del Cacciatore di Eroi, il giovane atleta Charanko, che il protagonista viene a conoscenza del mondo delle arti marziali. Saitama decide di prendere parte al Super Fight 22, così da comprendere meglio la sua forza attraverso la disciplina del combattimento, mentre il pericoloso Garo continua a spostarsi di città in città per mietere le sue vittime.

Contemporaneamente, però, la società degli Esseri Misteriosi palesa nuovamente la sua presenza, smascherando un complotto che nasce dal sottosuolo della Città Z. Iniziano scontri senza quartiere su più fronti, che ci permettono sia di conoscere personaggi finora mai approfonditi sia di vederne all'opera di nuovi. È nuovamente il worldbuilding la forza di One-Punch Man: con un protagonista invincibile e senza particolari stimoli, il vero focus della narrazione non può che basarsi sui comprimari che ruotano intorno a lui, sui valori che li muovono o sulle contraddizioni che li qualificano.

Il canovaccio messo in scena nei 12 episodi che compongono la Stagione 2 si rivela come sempre sopra le righe, ma in qualche frangente anche profondo, capace di farci riflettere sulla vera natura di essere un eroe o finanche sul sottile filo di ambiguità sul quale molto spesso si muovono queste figure. Non di meno, in One-Punch Man 2 trovano spazio personaggi di grande spessore e drammaturgia, su tutti il misterioso King (l'uomo più forte del mondo) o il fascinoso Suiryu, che si rende protagonista di uno dei momenti più intensi e drammatici di tutta la stagione.

Da un anime a un altro

Se dal punto di vista dello storytelling One-Punch Man Stagione 2 rende giustizia al manga di ONE e Yusuke Murata, lo stesso purtroppo non può dirsi per il comparto tecnico. Dal punto di vista dell'animazione e dei disegni, J.C. Staff non solo non è riuscito a replicare i mirabolanti fasti della Season 1, ma neanche è riuscito a trasmettere il dinamismo e l'epicità delle tavole di Murata.

Non stentiamo a definire il manga di One-Punch Man una delle opere giapponesi graficamente più superbe del nostro tempo e, francamente, dalla trasposizione in anime di certi momenti ci aspettavamo decisamente di più. La stagione parte in sordina, con qualche scontro iniziale che non sembra animato al meglio ma che, in fondo, non ci aveva dato adito per valutare a fondo i lavoro svolto dallo staff.

È, purtroppo, col passare delle puntate che abbiamo dovuto riscontrare una produzione molto altalenante: il character design e la precisione nel tratto di disegno, purtroppo, hanno più volte messo in evidenza un lavoro frettoloso e poco dettagliato. A volte si evidenzia, addirittura, un cambio netto di registro stilistico all'interno dello stesso episodio, un chiaro segno di come la velocità produttiva abbia costretto lo staff a ricorrere ad animation director e designer diversi per accelerare i tempi di realizzazione di una singola puntata. Il vero problema in One-Punch Man 2, però, è la regia: frettolosa e superficiale in molti frangenti, laddove la verve artistica del manga disegnato da Murata dà vita ad inquadrature artisticamente superbe, dinamiche e dal forte impatto visivo, senza contare la cura maniacale che il sensei ripone nell'anatomia o nell'espressività dei suoi personaggi. Tutto questo, purtroppo, è mancato nella messinscena dell'anime, con inquadrature e movimenti di camera fin troppo veloci e raffazzonati, incapaci di replicare il fascino delle migliori splash page dell'opera a cui si ispira. Si denota, poi, un fastidiosissimo effetto ghosting, presente in gran parte delle animazioni più complesse: si tratta di un espediente utile proprio a mascherare la pochezza delle animazioni, un trucchetto che purtroppo in One-Punch Man 2 diventa fin troppo preponderante.

Rispetto al miracolo di MADHOUSE, un capolavoro di animazione e design, il lavoro svolto da J.C. Staff esce purtroppo con le ossa rotte, nonostante le buone intenzioni del team nel tentare una strada visiva un po' diversa, caratterizzata da un design più morbido e da cromatismi meno accesi e più pastellati. Per fortuna, però, c'è anche qualcosa di buono che, in qualche occasione, è riuscito a convincerci: nei suoi migliori momenti lo stile di disegno riesce ad essere del giusto impatto e, in presenza di alcuni scontri decisivi ai fini dell'avanzamento narrativo, la qualità delle animazioni riesce a salire.

Rimane un problema di fondo, l'eccessiva fretta delle sequenze più spettacolari: gli episodi finali, ad esempio, mettono in scena uno showdown poderoso a livello visivo, in cui si evidenzia anche un ottimo lavoro di computer grafica. Resta il problema di fondo: tutto è troppo veloce, repentino, improvviso. Passando al sonoro, i brani sono sempre ispirati, anche se sono molto esigui e artisticamente riciclati. Abbiamo però apprezzato moltissimo la nuova opening, eseguita dagli stessi autori della bellissima (e insuperabile) sigla della prima stagione.

One-Punch Man Stagione 2 Ci aspettavamo di più dalla Stagione 2 di One-Punch Man, se non sul profilo dello storytelling quanto meno (e soprattutto) sul versante tecnico e visivo. L'anime, figlio di una serie di controversie produttive, mette in scena una narrazione più lineare e appassionante, colma di personaggi carismatici e sempre più interessanti. La fretta produttiva, però, viene evidenziata dalla scarsa qualità delle animazioni e dallo stile di disegno molto altalenante. La serie, però, riesce quanto meno a salvarsi in corner grazie ad alcuni (pochi) episodi molto ben realizzati, sia nell'utilizzo della computer grafica che nell'esecuzione di alcune animazioni, che restano in ogni caso macchiate da una regia un po' troppo raffazzonata e non in grado di rendere giustizia alle splendide tavole disegnate da Yusuke Murata. Siamo nell'ottica di una produzione dignitosa, ma ben lontana dal miracolo tecnico che fu la Season 1.

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