Promare Recensione: il nuovo film di Trigger, autore di Kill la Kill

Dal team che ha regalato al mondo Gurren Lagann, arriva un film d'animazione adrenalinico e visivamente potentissimo.

Promare Recensione: il nuovo film di Trigger, autore di Kill la Kill
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Il fuoco dello studio Trigger brucia sempre con un'intensità molto rara persino nel fiammeggiante mondo dell'animazione nipponica. È caldo, vigoroso, esagerato, divampante. Cresce a dismisura in ogni nuova opera, alzando costantemente l'asticella dell'arsura, fino a sfociare in un incendio di creatività. Da Gurren Lagann a Kill la Kill (qui potete trovare la nostra recensione di Kill la Kill), i folli animatori del team non hanno mai smesso di travolgere lo spettatore con un'orgia di follia, colori, musiche ed epicità allo stato brado, selvaggia e incontrollabile. Promare non fa eccezione: distribuito nelle sale italiane per soli tre giorni da Nexo Digital, questo film d'animazione riassume in circa due ore tutti gli stilemi narrativi ed estetici a cui Trigger ci ha abituato negli anni: un concentrato di follia di stampo sinestetico che inebria dalla prima all'ultima scena, ma che manca di equilibrio sul piano del racconto e finisce per intrattenere quasi esclusivamente grazie al suo vibrante ed esasperato concerto audiovisivo.

Una trama che non si infiamma

Come era lecito aspettarsi dalla penna di Trigger, l'intreccio che sorregge la storia di Promare è alquanto surreale. E va benissimo così: da 30 anni il mondo è messo in pericolo da un manipolo di terroristi chiamati Mad Burnish, mutanti in grado di sprigionare e controllare le fiamme dal loro corpo, mossi da un irresistibile impulso di appiccare incendi per appagare i propri desideri.

Per fortuna è stato istituito un apposito corpo di "pompieri" sui generis che - armati di strumentazioni futuristiche che strizzano l'occhio al genere Mecha - sono chiamati a spegnere il fuoco del terrorismo e riportare equilibrio nella società. Galo Thymos è uno degli esuberanti membri della squadra Burining Rescue, allestita per fronteggiare la minaccia: autodefinitosi "il miglior pompiere del mondo", dovrà scontrarsi faccia a faccia con Lio Fotia, il grande capo dei Mad Burnish, in un duello infuocato che - oltre ad una sana dose di combattimenti - si sposterà presto sul piano ideologico. Meglio non diradare ulteriormente la coltre di fumo che avvolge la trama di Promare, dal momento che, come insegnano i precedenti lavori di Trigger, i colpi di scena e le situazioni al limite dell'assurdo sono sempre dietro l'angolo.

C'è da ammettere che la narrazione rappresenta purtroppo proprio la scintilla meno ardente del film: l'intero ordito non riesce a trovare il giusto respiro, schiacciato da una forza visiva che tutto divora. Personaggi di contorno poco caratterizzati, situazioni lasciate in sospeso e una costruzione del background abbastanza approssimativa fanno il paio con intriganti spunti di riflessione che, sfortunatamente, vengono soltanto accennati.

Chi possiede una certa familiarità con le opere di Trigger sa già che nella follia incontenibile e grottesca delle sue storie si annida sempre un sotto testo tutt'altro che superficiale. Anche in Promare si intravedono rapidi rimandi alla xenofobia, al classismo, al limiti morali della scienza, ma l'impressione è che il bilanciamento delle tematiche e la loro trattazione trovino poco margine di manovra nel minutaggio del film, e forse avrebbero acquisito maggiore dignità all'interno di una narrazione più estesa, come avviene nel linguaggio della serialità.

E invece in Promare veniamo bombardati da rivelazioni che da un lato appaiono abbastanza prevedibili per chi conosce i tipici plot twist di Trigger, e dall'altro risultano troppo affastellate le une sulle altre, con un ritmo pari a quello ipercinetico delle scene d'azione. A rendere l'insieme più frizzante e godibile c'è però la buona caratterizzazione dei personaggi principali, nonché l'ottimo umorismo citazionista che permea l'intera visione: e tutto sommato questo basta e avanza per tutti coloro che desiderano soltanto lasciarsi sballottolare da una calorosa onda d'adrenalina.

L'ardore visivo

Dal primo minuto fino all'inizio dei titoli di coda, Promare non si ferma quasi mai. Corre a velocità supersonica, imbastisce situazioni al cardiopalma, galoppa a briglie sciolte verso l'esagerazione: il regista Hiroyuki Imaishi (il cui talento è già stato ammirato, tra l'altro, nel bellissimo Kill la Kill) danza tra le scene con virtuosismo funambolico, si muove sinuosamente e martella i sensi dello spettatore con un famelico cocktail di sonorità e cromatismi.

Il risultato è un trip visivo assuefacente, una sbornia di combattimenti e coreografie fuori di testa. Tutto è talmente psichedelico che in alcune sequenze rischia addirittura di affaticare, in una sovrabbondanza estetica che - mescolando animazione 2D con la CGI - crea immagini apocalittiche dove a volte la spettacolarità prevale sulla leggibilità della scena.

Accettando con consapevolezza gli intenti della produzione, lasciarsi trasportare da questo lisergico andirivieni è un piacere per occhi e orecchie: se è vero che in certi frangenti la transizione tra disegno tradizionale e uso della computer grafica si fa meno elegante di quello che avremmo voluto, ciò non toglie che Promare sa come tradurre in formato animato il gusto per l'epicità di stampo nipponico senza prendersi troppo sul serio.

Le scelte grafiche operate da Trigger meritano un plauso al coraggio di voler rimarcare la propria originalità: in Promare c'è un uso sfacciato dei pixel e delle geometrie spigolose, che danno vita ad un effetto tanto suggestivo quanto straniante. Senza nulla togliere al pur stuzzicante character design di Shigeto Koyama, è la colonna sonora la più grande mattatrice del film. La soundtrack di Hiroyuki Sawano è devastante: accompagna alla perfezione i movimenti della cinepresa virtuale, scandisce a dovere i combattimenti, incalza quando serve ed elettrizza a più riprese i nostri timpani. Sul piano sonoro era difficile immaginare un corredo musicale più calzante.

Promare Promare sa quel che vuole e lo ottiene con grinta. Gioca con le immagini, con i virtuosismi registici, con la sinestesia. Colori e suoni danzano in simbiosi in un amalgama pirotecnico che compone un esercizio di stile senza dubbio ben riuscito. Eppure è questa animosità visiva che mostra i limiti della produzione targata Studio Trigger: a tratti poco equilibrata, non sviluppa come dovrebbe i suoi pur interessanti guizzi narrativi, e preferisce abbondare con temi e colpi di scena proprio come fa con i cromatismi e le follie artistiche. A patto di accettare ciò che Promare si prefigge di essere, la fiamma di Studio Trigger si espande notevolmente, tuttavia - una volta spento - il bruciore dell’adrenalina non perdura a lungo. D’altronde, si sa: la luce che arde col doppio di splendore brucia per metà tempo.

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