Torna con una nuova edizione il classico di Leiji Matsumoto, con uno splendido cofanetto in due volumi che raccolgono le vicende spaziali della comandante della temutissima Queen Emeraldas. J-Pop mette a punto una prestigiosa edizione deluxe regalandoci storie inedite (qui trovate le uscite manga J-POP di agosto), interviste all'autore e una forma definitiva per una delle opere meno conosciute dell'autore di Capitan Harlock. Gli eventi di Queen Emeraldas si svolgono nello stesso universo narrativo di Galaxy Express 999 e del famosissimo corsaro delle stelle.
La strega del grande universo
Il personaggio di Emeraldas si presenta in tutta la sua misteriosa figura già nelle prime pagine del manga. Matsumoto sceglie un inizio in medias res che senza indugi ci presenta la piratessa spaziale dalla fama che trascende le galassie. La donna è la sorella gemella di Maetel, protagonista di Galaxy Express 999, condivide con lei forza e aspetto, le differenzia solo una cicatrice sul volto di Emeraldas, lascito di guerra che la contraddistingue.

Ma di Emeraldas sappiamo e sapremo poco nel corso della lettura, è un personaggio che si definisce, si delinea in base alle leggende sul suo conto, agli appellativi che le attribuiscono, un personaggio di cui percepiamo l'aura quasi divina, da "immortale che solca lo spazio infinito", di cui sappiamo quanto chi ascolta chiacchiere da bar, dicerie, racconti mitici, tra invenzioni e pettegolezzi, fandonie e storielle infondate, tutte con un unico leitmotiv, la temibile pericolosità della "strega del grande universo".
E' un personaggio dai contorni sfumati, evanescente, mai realmente caratterizzata ma di un'"onnipresenza" distintiva. Emeraldas è ovunque, fa sempre la sua entrata in scena come una morte giudicante, è sempre presente per mettere fine a tirannie e barbarie, è continuamente vigente, come un'idea, un ideale morale. Emeraldas è simbolo di una moralità sincera, in totale contrapposizione con la decadenza dei costumi degli esseri umani, con gli orrori da cui rifugge, con i bruti che abitano il pianeta Terra, che ha abbandonato in nome della libertà. Emeraldas si è da tempo "lasciata alle spalle le verdi valli e gli azzurri cieli dell'atmosfera" per inseguire i propri sogni, per adempiere alla sua vocazione ed affermare il suo potere decisionale, il suo libero arbitrio.
Verso la libertà
E' la stessa smaniosa volontà che anima il giovane Hiroshi Umino, che la libertà vuole costruirsela, pezzo dopo pezzo, bullone dopo bullone, che vuole una nave che gli permetta di vagare per lo spazio, una nave che significa via d'uscita dalla realtà in cui si sente inadeguato, possibilità di scelta. Meta nessuna, direzione libertà per i due protagonisti del manga, in azione insieme e separatamente, con un passato che pian piano si rivela per Emeraldas, in una narrazione alternata ricca di flashback sulla piratessa che dà nome all'epopea, con motivazioni che salgono a galla e un desiderio che si svela che sembra muovere la Queen Emeraldas nei suoi viaggi interstellari.

Conosciamo le origini del sodalizio tra la nave senziente e la comandante. E la Queen Emeraldas entra nell'olimpo delle leggendarie navi spaziali della fantascienza, delle astronavi i cui nomi risuonano tra le galassie e rimbombano tra le stelle, le cui reputazione naviga ancor più velocemente. Se il cinema ha il Millennium Falcon e l'Enterprise, la televisione la sua Battlestar Galactica, nell'animazione e nei fumetti nipponici dominano incontrastate le astronavi del Leijiverse: l'Arcadia di Capitan Harlock, la Corazzata Yamato e la Queen Emeraldas in questione.
Una fantascienza poetica
Leiji Matsumoto conferma un'altra volta il suo status di maestro della fantascienza. E si tratta di una fantascienza-epopea, di uno sci-fi epico a metà tra narrativa "on the road", di viaggio, e western spaziale. Il viaggio ininterrotto di Emeraldas è intervallato da vicende da western puro, tra duelli e sparatorie, caccia ai malviventi, e l'importanza della reputazione dei singoli (fra tutti proprio la corsara protagonista) è altro topos in prestito dal genere western.

Ma ciò che conta è proprio quel lato avventuroso, esplorativo, di un'esplorazione che non ha frutti perché non si ferma mai. la storia di Matsumoto è la pura espressione dell'idea di indefinito ed infinito, di una non-fine, di avventure che continueranno a verificarsi anche dopo aver terminato la lettura, di una nave, la Queen Emeraldas, che continuerà a navigare solcando stelle e onde galattiche, senza sosta, senza meta, imperterrita, avanzante ma immobile, ghiacciata nel tempo nonostante vada avanti, nell'eterno e nello smisurato che mai si consumeranno. È un'astronave che continuerà a trasportare la sua Emeraldas verso un oggetto del desiderio irraggiungibile (Tochiro Oyama, amico di Capitan Harlock, amato della nostra protagonista), per un incontro sempre bramato ma mai compiuto, in una sospensione da paradosso di Zenone, in un'attesa da Waiting for Godot. C'è, insomma, un fondo di profonda nostalgia, di triste solitudine resa magistralmente a caratterizzare le storie autoconclusive di Queen Emeraldas. Una malinconia palpabile, una trama mai articolata ma intensa, fatta di simbolismi e metafore. Una poesia fantascientifica, romantica nei disegni che ricercano il sublime, incredibile nella rappresentazione della vastità che atterrisce, dello spazio che smarrisce e rimpicciolisce, con campi lunghi e lunghissimi che sono idealmente infiniti, dall'estensione sconfinata.
Una fantascienza poetica anche nelle sentenze magniloquenti, nei pomposi giudizi echeggianti di un linguaggio gradevolmente retorico, enfatico ma per questo dotato di forza lirica. E persino i silenzi in Queen Emeraldas sono pause dalla grande espressività, cesure eloquentissime.