Recensione Reverend D

I demoni incombono sull'umanità e un gruppo di ragazzi vuole combattere il male con il male!

Recensione Reverend D
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Fin dai primi numeri di Shonan Junai Gumi fu chiaro a tutti che Toru Fujisawa non era il solito mangaka che tentava di far breccia nel cuore dei ragazzi grazie ai personaggi forti ed eroici, ma ha usato l'antieroe per i suoi lavori. Un antieroe è per l'appunto un personaggio molto umano, con tanti difetti, che spesso si ritrova a zero con i soldi, senza contare il fatto che con le donne è davvero un disastro. Avrete sicuramente capito di chi sto parlando: Eikichi Onizuka. Questo nuovo manga del maestro Fujisawa percorre temi assolutamente inediti per l'autore e anche per il lettore, un classico shonan con tantissimi omaggi al professore e a tutta la sua saga. Vediamo quindi cosa ci riserva il manga e analizziamo i suoi punti forti.

La grande metropoli di Tokyo è caduta in una rete di omicidi paranormali. Le vittime, con la morte, si trasformano in sabbia rossa. Yui Izumi è una ragazza con una capacità particolare: quella di vedere la morte delle persone in un futuro molto prossimo, l'unico guaio è che non può usare tale capacità a proprio piacimento. E come se non bastasse, purtroppo, la giovane viene coinvolta in una lotta tra le forze del male. A trasformare le persone in sabbia rossa infatti, sono famigli, creature mitologiche che si nutrono delle anime dei mortali. A contrastare il male però c'è un gruppo di giovani che combattono i famigli con le armi demoniache. A dire il vero, le armi che usano sono vive e si trasformano in due porcellini con delle orecchie sproporzionate al resto del corpo, a vete letto bene. MA il mistero si infittisce quando strane strategie portano i famigli ad uccidere quanti più individui possibile per poter acquisire nuove capacità.
La giovane Yui Izumi, dopo essere entrata in contatto con i cacciatori di demoni, scopre di possedere anche lei un'arma, cioè, un maialino. I due giovani, Ryoji Kamishiro, Shiki Kamishiro e l'ispettore della polizia Gotoda faranno quindi entrare la ragazza nel gruppo dei Reverend. Organizzazione "clericale" fondata per combattere i famigli.

Dopo la serie che narra le gesta del professore che tutti vorrebbero avere, sono stati pochi i manga del maestro Fujisawa che sono riusciti a suscitare l'appetito del pubblico. Complice è senza dubbio l'enorme succeso di GTO, che ha paralizzato le opere successive. Un fatto analogo accade a molti autori che diventano famosi grazie esclusivamente ad un'opera, solitaria e irraggiungibile. Chissà se anche Reverend D avrà lo stesso futuro. Passiamo ora alle caratteristiche del volume.
I disegni sono pulitissimi e confrontando l'opera con i lavori precedenti si nota una maturità non indifferente. Le tavole sono sempre chiare e a volte perdono la loro staticità, regalando al lettore un film in bianco e nero. La violenza in questo numero non è eccessiva, ma non ci si annoia mai durante la lettura. Per quanto riguarda la sceneggiatura, bisogna dire che anche da questo punto di vista ci sono stati moltissimi progressi e si nota la solita abilità del maestro nel coinvolgere sentimentalmente il lettore con il personaggio disegnato.

Reverend D, oltre ad essere un buon manga, contiene alcune chicche che piaceranno ad ogni appassionato dei ragazzi dello Shonan. Una delle grandi ma piccole apparizioni comiche è senza dubbio quella del vicepreside del liceo di Eikichi Onizuka, che fa la mano morta alla giovane protagonista. Altro omaggio risiede nel nome di uno dei due Reverend protagonisti, Ryoji, che è un chiarissimo tributo al secondo membro degli onibaku. Guardando più attentamente si possono trovare anche altri succosi rimandi, ma sta a voi scoprirli.


Reverend D Un buon primo volume che riesce ad attirare l'attenzione dei lettori amanti dell'azione. Si vede benissimo il distacco dall'opera maggiore del maestro, ma non nel senso negativo. Le tavole ed i disegni mostrano ciò che narra la storia e non ci si annoia mai.

8.6