Recensione Rough

Uno dei migliori manga di Adachi che merita di essere riscoperto

Recensione Rough
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Lo sfortunato esordio italiano di Adachi

Era il lontano 1995 quando sulle pagine di Starlight si concludeva il “Sesame Street” di Izumi Matsumoto (autore del ben più celebre “Kimagure Orange Road”): la serie non mi era affatto dispiaciuta, anzi, per certi versi la preferivo alle avventure di Kyosuke e Madoka. Nonostante questo da tempo non vedevo l’ora che terminasse, perché al suo posto i Kappa Boys avevano annunciato che avrebbe esordito in Italia quello che era da sempre uno dei miei autori preferiti, Mitsuru Adachi!
L’opera prescelta per questo suo debutto italiano era l’inedita “Rough”, mai trasmessa dalle nostre televisioni, il che rappresentava per me una doppia gioia: non solo potevo finalmente gustarmi in caratteri comprensibili il mio mangaka preferito, ma avrei anche potuto seguire una storia del tutto nuova.
Sfortunatamente, per ragioni che tutt’oggi sfuggono alla mia comprensione, la serie non riscosse il successo sperato e dopo appena 9 numeri la pubblicazione risultava a rischio: fu allora che i Kappa Boys presero una decisione che gli avrebbe guadagnato l’imperitura riconoscenza di tutti gli appassionati dell’autore. Decisero infatti di portare la serie al suo compimento, indipendentemente dalle vendite. Naturalmente fu necessario accettare dei compromessi, Rough passò da Starlight a Storie di Kappa, variò la sua periodicità, il numero di pagine e il prezzo, ma per la fine del 1996 potemmo gustarci il bellissimo finale del manga.
Il colpo fu quasi fatale per le sorti di Adachi nel nostro paese, che non vedrà più una sua opera fino alla pubblicazione di “Touch”, sempre a cura di Star Comics, parecchi anni dopo: fortunatamente questa volta l’operazione è andata a buon fine...

Ami e Keisuke

Le famiglie Yamato e Ninomiya si occupano entrambe della medesima attività, la gestione di negozi di dolci, e si caratterizzano per l’accesa rivalità che da anni spinge i rispettivi membri ad odiarsi ferocemente: nessuno ricorda esattamente le cause del contendere, quel che è certo è che al momento gli Yamato sono in netta crisi economica.
Il fato, poi, vuole che i giovani eredi delle due dinastie, la bella Ami Ninomiya e l’atletico Keisuke Yamato, si trovino a frequentare la medesima scuola. Inizialmente l’atteggiamento dei due ragazzi è opposto e se Ami pare intenzionata a proseguire la faida con scherzi e dispetti (niente di cruento, comunque), a Yamato pare importargliene assai poco di continuare quella che, a suo avviso, è un’inutile contesa.
Le occasioni per conoscersi e frequentarsi, inoltre, non mancano: i due soggiornano nel dormitorio della scuola, frequentano la stessa piscina (Ami è una tuffatrice, Keisuke un nuotatore), sono in classe assieme e stringono le medesime amicizie. Inevitabile che poco a poco la rivalità lasci spazio ad un sentimento prima di amicizia, poi di qualcosa di più profondo.
Naturalmente gli ostacoli non mancano: oltre alla rivalità delle due famiglie, ci si mettono di mezzo Hiroki Nakanishi, amico d’infanzia di Ami e suo promesso sposo, e Kaori Koyanagi, rivale di Ami e innamorata di Keisuke, senza dimenticare tutti i ragazzi del dormitorio, tutti attratti da Ami ed intenzionati a mettere i bastoni tra le ruote a Keisuke, almeno all’inizio.
Comunque chi conosce Adachi sa che alla fine l’happy end è sempre assicurato...

Il tocco del maestro

Prima opera di Adachi a giungere in Italia, “Rough” si dimostra particolare anche sotto altri aspetti.
Innanzitutto l’onnipresente baseball lascia il campo a sport diversi come il nuoto e i tuffi; inoltre i due protagonisti non sono amici d’infanzia ma, anzi, inizialmente sono rivali.
Per il resto la storia segue il canovaccio tipico dell’autore: fin dall’inizio è chiaro come finirà la storia tra Ami e Keisuke e nessuno dei vari rivali in amore ha la minima speranza di successo. Ami è la ragazza più bella, brava e desiderata della scuola, mentre Keisuke è destinato a diventare il nuotatore numero uno del Giappone (e meno male che Adachi si ferma qui). Inoltre le situazioni presentate sono sempre estremamente caste, al punto che un bacio su una guancia è un evento.
Naturalmente le mie sono osservazioni da appassionato, che dopo aver letto numerose opere dell’autore non può fare a meno di evidenziarne i numerosi punti in comune: non si tratta comunque di un difetto, tutt’altro.
Rough è probabilmente uno dei manga in cui Adachi riesce ad esprimere al meglio il suo talento di narratore delicato, poetico ed allo stesso tempo ricco di humor. Trattandosi di un manga relativamente recente, il suo tratto risulta molto più maturo e curato che non in “Touch” o “Miyuki”. Abbondano, come sempre, anche le situazioni da teatrino dell’assurdo, con l’autore che compare nelle tavole del manga per scusarsi di eventuali errori, per cambiare le carte in tavola o per interagire con i suoi stessi personaggi, quasi si trattasse di attori consapevoli di interpretare un manga.

Rough Rough di Mitsuru Adachi è una delle più belle storie d’amore mai lette in un fumetto: forse è la passione che parla per me, ma ho trovato che in questo caso l’autore abbia saputo amalgamare al meglio le varie vicende, più che in altri manga come Touch o H2 dove lo sport in qualche modo finiva per avere troppa rilevanza. In questo caso, invece, il nuoto, pur presente, ha una parte secondaria rispetto all’amore e all’amicizia. Una volta tanto i comprimari non appaiono come semplici macchiette, ma come personaggi ben caratterizzati ed in grado di entrare nel cuore del lettore al pari dei protagonisti. Insomma, pur se uscita parecchi anni fa, “Rough” è una serie che merita di essere recuperata e riscoperta, specie da chi si reputi un fan dell’autore.

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