Il gatto in Giappone se la spassa alla grande e non è un eufemismo. Il felino più diffuso tra le mura domestiche è infatti una vera e propria "celebrità" nel paese del Sol Levante, dove è riverito in molteplici occasioni e può vantare centinaia di negozi e locali ad esso dedicati. Basti pensare soltanto all'iconica figura e mascotte di maneki neko - letteralmente il gatto che chiama - che d'altronde fin dallo sbarco in aeroporto accompagna i viaggiatori nel loro ritorno a casa o i turisti nel loro primo approccio con la cultura locale.
Un vero e proprio portafortuna, o almeno così considerato, con cui in passato ebbero a che fare nobili e imperatori. E il micio è sempre sulla cresta dell'onda, con tanto di esemplari che hanno servito come capostazione di alcune fermate ferroviarie e no, non stiamo scherzando.
Questa doverosa premessa è atta a introdurre la recensione di Rudolf alla ricerca della felicità, film d'animazione disponibile nel catalogo di Amazon Prime Video (scoprite qui gli anime da recuperare a settembre 2021 su Prime Video)) che vede al centro del racconto proprio il piccolo gatto Rudolf, alle prese con un'avventura dedicata principalmente ai più piccoli.
Rudolf alla ricerca della felicità: una casa a cui tornare
La storia vede per appunto protagonista Rudolf, che vive con la sua amata padroncina nella cittadina di Gifu, nella regione centrale di Chubu. Un giorno l'animale decide di seguire la ragazzina al di fuori delle mura domestiche ma finisce per perdersi e suo malgrado resta intrappolato a bordo di un camion diretto a chilometri e chilometri di distanza dalla dimora in cui ha sempre vissuto.

Sceso finalmente dal mezzo, Rudolf ha modo di incontrare il navigato Guttelot, un suo simile che sostiene di avere "diversi nomi" a seconda dell'occasione e insieme a lui inizia il suo percorso di maturazione da randagio. Non sarà semplice per lo spaesato protagonista a quattro zampe abituarsi alla sua nuova quotidianità e il suo più grande desiderio è quello di far ritorno a casa, ma non conosce le indicazioni necessarie per raggiungerla. Almeno fino a quando un servizio televisivo non lo illumina sulla sua agognata destinazione...
A prova di bambino
Come potete già intuire dalle immagini, Rudolf alla ricerca della felicità si rivolge per l'appunto ad un target composto per la pressoché totalità da bambini, anche se qualcuno più grandicello e appassionato della cultura nipponica potrebbe restarne incuriosito. Non è un anime classico in quanto l'approccio è in CG, una scelta recentemente intrapresa con risultati controversi anche dall'ultima opera dello Studio Ghibli ovvero Earwig e la strega (2020), e questo potrebbe allontanare i fan dell'animazione giapponese classica.

L'ora e venti di visione infatti si ispira, per ciò che concerne character design e situazioni "action", alle omologhe produzioni occidentali, pur non possedendo ancora quella necessaria malizia, sia dal punto di vista tecnico che narrativo. L'impatto estetico punta tutte le proprie carte sulla simpatia degli animali, il cui aspetto è volutamente tenero, ma risulta piuttosto debole nella creazione di un contesto urbano, mai credibile o appagante dal punto di vista visivo. Le stesse scene che cercano sviluppi interattivi risultano artificiose e improbabili, palesando ancor più i limiti della messa in scena.

Le svolte narrative seguono invece un chiaro filo conduttore, solo parzialmente scremato da un epilogo imprevedibile che comunque non guasta il lieto fine, seppur diverso da quanto inizialmente preventivabile. Tra battute ad effetto sul ruolo identitario e sull'importanza di riconoscere il proprio posto nel mondo, con quel "noi siamo sempre noi" in primis, anche il messaggio educativo è servito, e per quanto lo spettatore più adulto possa rimanere deluso dalle ingenuità annesse quello più piccolo troverà comunque qualche motivo di interesse.