Saint Seiya - The Lost Canvas: la recensione della prima stagione

Abbiamo visionato la prima stagione di Saint Seiya - The Lost Canvas, disponibile in home video già dallo scorso giugno grazie all'editore Yamato Video.

Saint Seiya - The Lost Canvas: la recensione della prima stagione
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Scritto e disegnato da Shiori Teshirogi sotto la supervisione di Masami Kurumada, creatore dell'opera originale, Saint Seiya - The Lost Canvas - Il mito del Re degli Inferi è solo uno dei tanti spin-off dell'opera classica che hanno visto la luce durante la seconda giovinezza - tutt'ora in corso - dello storico brand noto in Italia anche col nome de "I Cavalieri dello Zodiaco". Ambientata nel diciottesimo secolo, quest'incarnazione del franchise avrebbe dovuto raccontare da un diverso punto di vista la medesima storia narrata nel manga "Saint Seiya - Next Dimension", salvo poi discostarsi radicalmente dal canovaccio imbastito dallo stesso Kurumada. È per questo motivo che le due serie presentano molte analogie, inclusi i nomi e la caratterizzazione di alcuni personaggi chiave in ambedue le storie. Nonostante la non-canonicità, e forse proprio grazie ad essa, quella raccontata in The Lost Canvas è una storia senza tempo, godibile anche qualora non si disponga di sostanziose esperienze pregresse.

Yamato Video, in occasione di Lucca Comics & Games 2017, ha annunciato che nel mese di gennaio 2018 rilascerà la seconda stagione dell'anime tratto dalla suddetta opera: abbiamo quindi deciso di esaminare proprio il lavoro svolto dall'editore per quanto concerne la prima stagione, già disponibile in home video dallo scorso giugno, sia in DVD che Blu-ray disc. Mettetevi dunque comodi e lasciatevi travolgere da una nuova Guerra Sacra fra le forze del bene e quelle del male: uno scontro millenario che si ripete ogni due secoli e mezzo sin dalla lontana epoca mitologica.

La più sanguinosa Guerra Sacra della storia

Ideologicamente collocato 243 anni prima degli eventi descritti nel Saint Seiya originale, The Lost Canvas è la storia di tre orfanelli uniti non solo da un profondo e sincero legame di amicizia, ma anche da un tragico destino che li porrà ben presto l'uno contro l'altro. Assoluto protagonista del canovaccio narrativo è il giovane Tenma, un fanciullo un po' irruento ma anche molto coraggioso e generoso, nonché disposto a qualunque sacrificio per il bene dei propri amici. Nato nel lontano Giappone, il ragazzo è cresciuto proprio nella nostra Italia assieme all'inseparabile e innocente Alone, colui che più di ogni altra cosa desidera diventare un bravo pittore. Il dramma imbastito dagli autori ha inizio proprio quando Alone, già nelle prime battute dell'opera, scopre di essere il prescelto per ospitare l'anima di Hades, il dio dei morti che ogni 250 anni sceglie il giovane in possesso del cuore più puro al mondo per farne il proprio ricettacolo. Uno sfortunato scherzo del destino, questo, che rischierà di distruggere per sempre l'amicizia dei due ragazzi, in quanto Tenma diverrà invece il leggendario Saint di Pegasus e sceglierà di combattere al fianco della divina Athena, reincarnata guarda caso nella giovane sorella di Alone - la dolce e compassionevole Sasha, prelevata dall'orfanotrofio e portata al Sanctuary un paio d'anni prima che l'ennesima e cruenta Guerra Sacra cominciasse.
L'immenso puzzle di cui si compone The Lost Canvas è dunque contraddistinto ancora una volta da sanguinose battaglie e tragici eventi, ma anche da genuini sentimenti di amicizia ed uno spirito di sacrificio senza pari, atto ad arricchire e far riflettere lo spettatore su tematiche spesso date per scontate, come appunto la giustizia e la fraternità stessa.
Sorretto da una direzione artistica di prim'ordine, curata per l'occasione da TMS Entertainment, e da una convincente sceneggiatura di buona fattura, questa incarnazione di Saint Seiya è impreziosita da un'ottima caratterizzazione dei personaggi. Proprio la prima stagione, ad esempio, ha il merito di aver finalmente reso giustizia ai Sacri Guerrieri dei Pesci e del Toro, eccessivamente sminuiti nell'opera originale o comunque non all'altezza di molti altri Gold Saint.

Al contrario, le controparti proposte da The Lost Canvas sono forse fra i personaggi più riusciti dell'intera opera: l'affascinante Saint di Pisces è forse quello che ne ha giovato di più, dimostrandosi in questo caso un abile e caparbio guerriero interamente votato alla protezione dei più deboli, e non al becero narcisismo che invece caratterizzava l'irritante incarnazione proposta trent'anni fa da Kurumada. Per non parlare poi dei profondi valori riscontrati appunto nel possente Aldebaran di Taurus, dell'aura mistica che circonda il magnifico Asmita di Virgo, e soprattutto la malvagità di un Minos di Griffon più sadico e in forma che mai, che proprio in quest'opera ha potuto finalmente esprimere la propria empietà.

Una traccia per qualsiasi palato!

Al fine di soddisfare tanto i fan più puristi di Saint Seiya quanto gli appassionati de "I Cavalieri dello Zodiaco" (invero due facce inconciliabili della stessa medaglia), Yamato Video ha pensato bene di proporre allo spettatore ben tre tracce audio italiane, più una quarta in lingua originale.

Di queste, una è infatti ispirata allo storico adattamento italiano della serie originale, e presenta termini quali "Cavalieri", "Armature", e così via; le altre due, che abbiamo apprezzato maggiormente, vantano invece dei dialoghi fedeli all'originale e si differenziano per un solo dettaglio: se nella prima i colpi dei personaggi sono tradotti in italiano, nell'altra vengono pronunciati in lingua giapponese. Ma se la traduzione appare sempre attenta alla controparte originale, lo stesso non si può dire purtroppo per la pronuncia dei doppiatori, i quali hanno spesso spostato gli accenti di nomi e tecniche di Saint e Specter. Se dopo i primi episodi avevamo infatti scelto di chiudere un occhio su qualche differenza più o meno passabile (come la "h" aspirata di Kagaho), la lettura di nomi come Shion e Asmita (solo per citarne alcuni), qui pronunciati appunto come "Shìon" e "Àsmita", ha in parte intaccato, a nostro avviso, un doppiaggio altrimenti perfetto. Sia però chiara una cosa: non si tratta di un errore, ma di una precisa scelta dell'editore, che anziché attenersi al "canone" stabilito dal doppiaggio originale giapponese e dalle precedenti opere del franchise (come nel caso del già citato Shion, oppure ancora di Aiacos e Rhadamanthys), ha preferito effettuare delle ricerche storiche sulla corretta pronuncia e sull'etimologia di ogni singolo nome utilizzato nell'opera. Una scelta che invero non ci sentiamo di condannare a priori, ma che d'altro canto potrebbe spiazzare i fan abituati a determinate pronunce invece che ad altre, e che di conseguenza potrebbero non apprezzare le modifiche suggerite. Le voci di ciascun personaggio ci sono comunque parse alquanto azzeccate, e in particolar modo abbiamo gradito quelle di Alone e dello stesso Tenma che, grazie alla sublime interpretazione regalataci dal talentuoso Simone Lupinacci, ha portato sui nostri schermi un Pegasus per la prima volta in possesso di una voce italiana giovanile e confacente alla propria età. Infine, non abbiamo potuto fare a meno di apprezzare la pronuncia data ai nomi delle costellazioni cui si ispirano i Sacri Guerrieri di Athena. Giusto per fare un esempio, la costellazione del protagonista appunto è stata finalmente pronunciata "Pegasas", proprio come accade da sempre nei doppiaggi nipponici delle varie opere legate al franchise.

Saint Seiya - The Lost Canvas Abituati ai soliti scempi compiuti in Italia in fatto di traduzione, adattamento e doppiaggio delle opere legate al brand di Saint Seiya, il lavoro svolto da Yamato Video su Saint Seiya - The Lost Canvas ci ha impressionati positivamente. Certo, la pronuncia dei nomi andrebbe rivista, ma lo sforzo nel voler accontentare entrambe le schiere di fan legate al franchise va quantomeno premiato. Che siate o meno fan dell'opera originale, l'opera è un acquisto obbligatorio per chiunque si professi un appassionato di azione e combattenti spettacolari, qui accompagnati dall'ottima colonna sonora composta dal sempre ispirato Kaoru Wada e dalle sublimi animazioni che contraddistinguono le produzioni dello studio TMS Entertainment.

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