Samurai 7: recensione della serie sci-fi disponibile su Netflix

In occasione dei 50 anni de I sette samurai, lo studio Gonzo realizza Samurai 7: anime sci-fi, da poco approdato su Netflix.

Samurai 7: recensione della serie sci-fi disponibile su Netflix
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Era il 1954 quando uscì nelle sale cinematografiche I sette samurai, di Akira Kurosawa. Un appassionante racconto di uomini e di rivalsa, che ha portato il film ad essere considerato il capolavoro indiscusso di Akira Kurosawa e del cinema in generale. Nel 2004, lo studio Gonzo ha realizzato Samurai 7, un remake in chiave futuristica, per celebrare il 50esimo anniversario de I sette samurai. Nel 2008, quando giunse in Italia su Cooltoon, quello che ci colpì fu l'ambientazione sci-fi e samurai che affrontavano mecha con le katane. Recentemente l'anime ha arricchito la libreria Netflix, e dopo averlo rivisto, ci siamo resi conto, un po' amaramente, che non è riuscito ad appassionarci, nonostante riteniamo ancora affascinante unire fantascienza e tradizione giapponese.

I sette dèi che abitano il riso

Samurai 7 segue il racconto del film di Kurosawa, ma sposta l'ambientazione in un futuro lontano e non ben definito.

Nel corso dell'era della guerra, i contadini rimanevano nei campi ed i mercanti osservavano gli eventi in lontananza; i samurai, invece, combattevano in prima linea. Alcuni di loro rinunciarono al corpo umano, per diventare delle macchine per compiere imprese incredibili, i Nobuseri. Al termine della guerra si concluse l'era dei samurai, ed i mercanti governarono il mondo. Non tutti i guerrieri accettarono di deporre le armi: i Nobuseri rinnegarono l'orgoglio dei samurai per darsi al brigantaggio, razziando e distruggendo i villaggi.In un periodo in cui i Nobuseri depredano i raccolti e rapiscono le donne, gli abitanti del villaggio di Kanna decidono di opporsi ai soprusi: vorrebbero eliminare una volta per tutte la minaccia, ma nessuno ha la forza e le capacità per farlo. L'anziano del villaggio propone di chiedere aiuto ai samurai, pagandoli con abbondante riso; l'unico luogo dove è possibile reperire i guerrieri è la città di Kogakyo. La sacerdotessa dell'acqua Kirara si fa carico dell'impresa, assieme alla sorella Komachi e a Rikichi.
La ricerca non è facile sia perché i nobili guerrieri spesso ne approfittano per avere del riso gratis, sia perché Kirara attira le attenzioni del mercante Ukyo, che vorrebbe averla per sé. Quando tutto sembra perduto, i contadini notano la maestria di Kambei, il quale, però, rifiuta la richiesta d'aiuto, poiché si è ritirato dagli scontri; il giovane samurai Katsushiro, che vorrebbe essere allievo di Kambei, accetta l'incarico, sebbene non abbia mai brandito una katana per uccidere.

Durante la loro ricerca, la sacerdotessa viene rapita da Ukyo, ed è proprio in questa circostanza che appare l'irruento Kikuchiyo, il samurai robotico.
Kambei, ammirata la determinazione dei contadini, accetta di unirsi a loro, ma vuole radunare altri quattro guerrieri, per fronteggiare i Nobuseri e difendere Kanna.

La missione è ostacolata dai mercanti che tentano di ucciderli, ma il gruppo riesce a trovare altri due guerrieri: Gorobei, che al termine della guerra è diventato un saltimbanco, e Heihachi, il quale ha partecipato alle battaglie, ma non ha mai combattuto, ed ora usa la spada per tagliare legna. Purtroppo, a seguito dell'assassinio del messo imperiale, i samurai sono accusati di omicidio e costretti alla fuga; in questa occasione incontrano Shichiroji, braccio destro di Kambei durante la guerra. Nel tragitto per raggiungere il villaggio, vengono intercettati dai sicari dei mercanti, e questo decreta l'arrivo dell'ultimo "salvatore": Kyuzo, un samurai al servizio di Ukyo, che dopo aver affrontato Kambei, decide di unirsi a lui, per terminare lo scontro.
Una volta al villaggio, i sette dovranno preparare i contadini a combattere e a difendersi, e dovranno organizzare un campo di battaglia ideale.
Come è possibile notare, ci sono molti punti in comune con il film di Kurosawa, ma l'introduzione di personaggi inediti è alla base di una storyline che si dipana diversamente, con risvolti nuovi e con la presenza di intrighi politici; ma quando vuole distaccarsi dall'opera originale, viene messa in evidenza una sceneggiatura non ben riuscita, che sul finale diventa troppo frettolosa, con situazioni semplicistiche, non degne del valore di un samurai.

Il bushido

È difficile dire esattamente se Samurai 7 riesca meglio come omaggio a I sette samurai, o come serie a sé stante, perché con le novità introdotte, non eccelse, si distacca in più punti dall'opera originale.

L'anime cerca di seguire le dinamiche del film, anche se per sommi capi, apportando modifiche necessarie all'introduzione di ruoli inediti e vicende differenti; ma ciò ha comportato cambiamenti alle situazioni originali, come il drastico taglio apportato alla difesa del villaggio, ridotto a poche battute (4-5 episodi). Questo motivo ci ha indotti a pensare che sia stata una scelta dettata dal desiderio di volersi allontanare il prima possibile dalla pellicola, a discapito, però, di evidenti mancanze: il risultato è che Samurai 7 cade nel banale. Siamo giunti alla conclusione che l'introduzione di personaggi esclusivi sia stata un'arma a doppio taglio: nelle fasi conclusive, in cui gli intrighi politici sono più evidenti ma elementari, abbiamo avuto l'impressione che gli autori abbiano voluto forzare eccessivamente la mano, non sapendo come chiudere le varie storie, con il risultato, però, di essere troppo frettolosi. Sarebbe stato ideale realizzare un fedele remake sci-fi de I sette samurai (anche di soli 12 episodi), ma con un maggior numero di combattimenti con la spada, e che si concentrasse maggiormente sul rapporto tra i samurai ed i contadini. Questa, infatti, è un'altra mancanza di Samurai 7: non viene approfondito come i protagonisti si relazionino con gli agricoltori, integrandosi nella piccola società.

Sarebbe stato più opportuno cercare di sfruttare buona parte degli episodi per raccontare come i samurai comprendano le difficoltà che sono costretti a vivere gli indifesi, e rendere più onorevole la decisione di aiutarli. L'assenza di spessore potrebbe essere dovuta ad un cast variegato, ma non gestito nel migliore dei modi.

Sin dalle battute iniziali, si percepisce che tutti i personaggi sono carismatici, con una propria indole, che viene subito a galla. Il problema si palesa con il progredire degli eventi, quando ci si rende conto di come i protagonisti non siano approfonditi a sufficienza, così da comprendere perché agiscano in un determinato modo; inoltre, tendono a non cambiare il loro temperamento in base alle vicende che vivono, come se non ne venissero segnati, e nelle circostanze in cui si verifica, risulta appena percettibile.

I vari eroi ci sono sembrati piatti, perché non si ha modo di conoscerli meglio, impedendoci di legarci ad un cast che avrebbe dovuto e potuto offrire molto di più, soprattutto nelle situazioni più drammatiche. Tuttavia, non ci sentiamo di criticare tutti gli attori: infatti, quelli che ci hanno soddisfatto di più sono Kikuchiyo e Katsushiro.

ll primo, grazie al suo comportamento, riesce a tirare su di morale il gruppo e i contadini, facendo di tutto per essere alla stregua dei suoi compagni; ma conoscendolo meglio, ci si rende conto di come quella sia solo una facciata, che cela un passato probabilmente non felice. Purtroppo, non ci vengono fornite informazioni utili a comprendere cosa è accaduto, costretti, quindi, ad ipotizzarlo, cercando di unire quel poco che si sa sul personaggio e sul background dell'anime. Katsushiro, invece, è ben più caratterizzato, tanto da rendere più evidente la sua maturazione. Il giovane è spaurito, non ha mai brandito la spada, ma quando affronta eventi sempre più significativi, gradualmente si rende conto di cosa sia giusto, divendo un uomo pronto a sguainare la katana per difendere se stesso e gli altri, sebbene sia ancora titubante sulle proprie scelte e su quelle dei suoi alleati. Ad aiutarlo ad essere una persona differente vi sono i compagni di avventura, soprattutto il saggio Kambei, mentore che lo educa come guerriero novello.

Alcuni eroi, invece, ci sono sembrati troppo stereotipati, come Kyuzo, che possiamo definire il "Vegeta" della compagnia: taciturno, in origine un antagonista, per poi unirsi al gruppo solo perché ha un conto in sospeso con Kambei, evitando che altri lo possano privare della soddisfazione di aver sconfitto un samurai di vecchio stampo.

Non tutto, però, è da scartare del comparto narrativo: la produzione ha plasmato un worldbuilding immersivo, anche se superficiale. Nel corso dell'avventura, si ha modo di conoscere il mondo in cui si svolgono gli eventi, con strane creature cavalcabili, città fluttuanti, civiltà sotterranee, culture differenti, ma anche l'ordinamento che lo governa, e un lieve accenno su cosa è accaduto al termine della guerra. Una realtà che diventa poco alla volta sempre più ricca e affascinante, anche non riesce a trasmettere appieno la sensazione di essere "credibile".

Un universo vasto che risulta affascinante grazie ad un character design variegato, che si adatta al contesto fantascientifico: lo stile elaborato dei nobili, con capigliature e trucco appariscenti, si contrappone a quello semplice dei contadini e dei cittadini.

Il design dei mecha non è variegato, in quanto sono simili tra di loro, con colori differenti. Quello dei sette eroi, invece, è un design non complesso, ma nobile, che lascia trasparire come abbiano perso ogni importanza dopo la guerra; uniche eccezioni sono Kikuchiyo, che con il suo design rievoca l'armatura dei cavalieri giapponesi, e Katsushiro, il cui stile vuole quasi simboleggiare una nuova generazione di samurai.
Siccome la serie ruota attorno alle vicende di un gruppo di samurai, sono presenti combattimenti a fil di katana. Il comparto tecnico è valido, nonostante la serie sia del 2004, con una buona cura nei dettagli, sia nella resa dei personaggi, che in quella ambientale, e con una CGI datata, ma che ben si adatta al tratto manuale. Quando i duellanti scendono sul campo di battaglia si notano le vere prodezze visive: gli scontri vantano animazioni rapide, che non spezzano il ritmo, e che rendono le azioni fulminee e travolgenti, al netto, però, di una resa visiva non propriamente eccelsa. In questi frangenti spicca la credenza che un samurai e la sua katana siano un tutt'uno, e insieme possono fendere persino il metallo più resistente.

Samurai 7 Samurai 7 non convince del tutto sul versante narrativo: se da un lato segue gli eventi del film di Kurosawa, dall'altro, a causa delle modifiche, la storia prende una direzione differente, cercando di essere originale, ma cade nel banale, dando la sensazione che alcune scelte siano escamotage per chiudere la storia. Ad aggravare la situazione un cast ben caratterizzato sul lato psicologico, ma poco approfondito. D’altro canto, viene rappresentato un mondo alternativo in cui ambientarsi. Sul comparto tecnico, invece, Samurai 7 è ben più apprezzabile, e riesce a mettere bene in risalto i combattimenti in cui a dominare la scena sono i samurai e la proverbiale indistruttibilità delle loro katane.

7.2

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