Come sappiamo, nel mercato fumettistico giapponese il termine josei(leggi qui il nostro speciale dedicato alle differenze tra shonen seinen e shojo) viene utilizzato per indicare un ideale "corrispettivo femminile" del seinen, anche se con una differente sfumatura di significato. Mentre l'etichetta demografica "seinen" è utilizzata per indicare un manga destinato a un pubblico di giovani adulti ambosessi, il "josei" è piuttosto rivolto a un lettorato di giovani donne ed è considerato una specie di versione più matura dello shojo, riprendendone i temi e le situazioni con modalità espressive più adulte, un disegno più realistico, situazioni più quotidiane.
Così, allo stesso modo dello shojo, tanto spesso l'etichetta josei viene utilizzata per indicare slice of life con protagoniste donne o giovani e attraenti omosessuali impegnati in attività amorose più o meno idealizzate. La mangaka Haruko Kumota è senza dubbio un'apprezzata autrice josei: suoi i successi Nobara, My lovely like a cat e il drammatico Shinjuku Lucky Hole, storie più o meno incentrate su amori omosessuali, travestitismo e transessualità. All'interno della propria opera, Showa genroku rakugo shinju rappresenta una eccezione quasi totale: classificato come josei, sebbene abbia per protagonisti tre uomini appassionati di teatro tradizionale, è forse più simile alla nostra idea di seinen: indipendentemente dalla classificazione demografica, che come è noto dipende più che altro dalla rivista di pubblicazione, Showa genroku rakugo shinju è un affascinante romanzo di formazione incentrato sul rakugo, una forma di intrattenimento popolare ormai in declino.
Edito in 10 volumi da Kodansha, Showa genroku rakugo shinju è stato adattato in anime dallo studio DEEN in due stagioni di 25 episodi in tutto, andate in onda in Giappone fra il 2016 e il 2017. Nel nostro paese il prodotto è stato acquistato da Dynit ed è attualmente disponibile per lo streaming sulla piattaforma VVVVID.
L'arte della recitazione
Rakugo significa letteralmente "parole cadute" e indica una forma di teatro tradizionale giapponese caratterizzata da un monologo comico recitato da un attore in kimono, seduto sui talloni e con l'unico ausilio di un ventaglio chiamato "sensu" e un lembo di tessuto, il "tenugui". Nato in epoca Edo ad opera di officianti buddisti intenzionati a rendere più vivaci i propri sermoni, il rakugo si basa essenzialmente su narrazioni brevi e farsesche mutuate dalla favole tramandate oralmente come Jugemu o la celeberrima fiaba Momotaro. Come si può intuire, l'attore di rakugo è indotto a interpretare più ruoli, e lo fa utilizzando differenti toni di voce e gesti calibrati al millimetro.
Il suo apprendistato richiede l'essere ammesso da un Maestro che gli insegnerà senza l'utilizzo di libri o manuali, usando solo le conoscenze apprese oralmente dal proprio mentore, e così via; è esattamente ciò che accade ai due protagonisti di Showa genroku rakugo shinju, come si evince dal titolo stesso ambientato in buona parte nell'epoca Showa, in cui il rakugo raggiunse l'apice della propria popolarità e iniziò a declinare.
Il primo episodio comincia seguendo un giovane ex-galeotto, Yotaro, che appena uscito di galera si dirige senza esitare verso l'abitazione dell'esperto di rakugo Kikuhiko-Yakumo. L'uomo, ormai anziano, è una leggenda del teatro tradizionale e abita nella casa che fu del suo maestro in compagnia di un servitore e dell'aspra giovane Konetsu, la quale ripetutamente afferma di avere intenzione di ucciderlo.
Dopo essersi presentato Yotaro rivela di essere rimasto folgorato da uno spettacolo realizzato da Kikuhiko in carcere e di aver quindi deciso di divenire suo allievo: il suo sogno è diventare un rakugo-ka ed ereditare il nome di Yakumo. Dopo un iniziale rifiuto, Kikuhiko resterà sedotto dall'inesauribile energia di Yotaro, così simile a quella del suo migliore amico di un tempo, il rakugo-ka Sukeroku, padre di Konetsu.
Dopo l'ammissione di Yotaro comincia un lungo flashback che terminerà nel tredicesimo episodio, ultimo della prima serie, incentrato sul rapporto fra Bon (il futuro Kikuhiko), Shin (colui che assumerà il nome d'arte di Sukeroku) e la geisha Yurie. Da un punto di vista strutturale e narrativo possiamo dunque separare la trama di Showa genroku rakugo shinju in due blocchi: la prima serie (omonima) in tredici episodi, totalmente focalizzata sull'infanzia e la giovinezza di Bon e Shin - romanzo di formazione in cui c'è spazio per la guerra, le passioni violente, i ripensamenti e i rimpianti - e una seconda serie in dodici episodi intitolata Showa genroku rakugo shinju: Sukeroku futatabi hen, focalizzata sull'arduo percorso di Yotaro, che dovrà fare i conti con i propri sentimenti per Konetsu e con il proprio passato criminale, sempre alla ricerca di un proprio stile espressivo e di una maniera per riportare il rakugo al proprio antico splendore.
Uno, nessuno e centomila
Ci sarebbe moltissimo da dire su un'opera raffinata, delicata e oscura come Showa genroku rakugo shinju. Il novecento, attraverso anche autori come Luigi Pirandello, ci ha rivelato come il teatro sia una delle forme d'arte che meglio si prestano a indagare l'inganno identitario. Il mistero più grande, che la serie risolve solo in parte, riguarda proprio la reale identità di Bon, i suoi reali sogni, i suoi veri desideri, i sentimenti reali per Shin, per la geisha Yurie o la piccola Konetsu. Amore? Odio? Invidia? E quali sono i suoi sentimenti per il rakugo? Inizialmente visto solo come un espediente per sopravvivere, detestato anche a causa della rivalità con Shin (istintivo e bravissimo, sempre irraggiungibile), diventa poi un'autentica ossessione per il protagonista, il quale tuttavia concorrerà a decretarne la fine dal momento della scomparsa di Sukeroku.
Pur se la serie non disdegna di concentrarsi sugli altri personaggi, il maestro Yakumo, il boss mafioso, Yotaro stesso, Konetsu, Sukeroku e Yukie, tutti tratteggiati e sviluppati con grande cura, non è un'esagerazione dichiarare che al centro di Showa genroku rakugo shinju si trova l'abisso rappresentato dall'insondabile e femmineo Kikuhiko.
Alla sua figura sono affidate la maggior parte delle considerazioni sul teatro, sull'arte e sullo scopo stesso dell'esistenza. Interessante ad esempio il parallelo, esplicito ("Tra un attore e una geisha non cambia poi molto"), fra il mestiere di geisha e quello di commediante. Lo stesso Bon pareva destinato da bambino a divenire una geisha prima dell'infortunio che non solo ne causa l'abbandono da parte della famiglia, ma lo consegna all'orrore della scoperta di non possedere una propria identità formata al di fuori dei rigidi canoni dell'apprendistato maiko.
La formazione di una geisha attraversa fasi molto simili a quelle dell'apprendimento dei fondamenti del rakugo, non solo gerarchiche ma esistenziali, e Bon si trova più volte sul punto di abbandonare ogni cosa - lo frena l'orgoglio, la rivalità con l'amico di sempre Shin, l'amore.
Konetsu, uno dei personaggi più tragici, ama follemente il padre Shin e detesta la propria madre, al punto da essere terrorizzata di assomigliarle. Il suo rapporto con sé stessa e con Kikuhiko, più profondo di quanto entrambi sospettino, sarà uno dei fulcri narrativi di Showa genroku rakugo shinju: Sukeroku futatabi hen. Apparentemente esente da questi dubbi è Shin, vitale e impulsivo, egoista e parassitico ma anche gioioso e tragico, il cui spirito si incarnerà in Yotaro, simile non sono per carattere ma anche per aspetto grazie alla presenza di una specie di ghirigoro sul naso che caratterizza entrambi.
Shin è descritto in modo impareggiabile, grazie alla sapiente decostruzione della figura classica dello spaccone ignorante che si rivelerà fragile e profondamente insicuro. Anche Yotaro attraverserà una serie di dubbi, principalmente legati al suo passato da piccolo criminale: sarà un Kikuhiko insolitamente umano ad aiutarlo ad accettarsi e a dargli la forza di contrastare il suo boss.
Seguendo Showa genroku rakugo shinju e il suo seguito Showa genroku rakugo shinju: Sukeroku futatabi hen si è letteralmente rapiti da una narrazione lenta ma incalzante, che saprà catapultare lo spettatore in un mondo di passioni e di interrogativi profondi, forse destinati a rimanere senza risposta.
Showa genroku rakugo shinju e il suo seguito Showa genroku rakugo shinju: Sukeroku futatabi hen rappresentano un prodotto di elevatissima qualità. Ottimo il lavoro di regia svolto da Mamoru Hatakeyama, brillanti le musiche di Kana Shibue, la serie brilla non solo per l’approfondimento storico e psicologico ma anche dal punto di vista dell’espressività, grazie alla spettacolare performance vocale dei doppiatori giapponesi, perfettamente a proprio agio nel gestire tanti personaggi diversi. Per molti minuti, abbandonati per un attimo i dubbi esistenziali e le passioni laceranti di Bon, Shin e Yukie, lo spettatore si ritrova rapito in un mondo di voci e gesti che sanno di antico.