Recensione Tekken: Blood Vengeance

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Recensione Tekken: Blood Vengeance
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Cominciamo con un po' di nomi dietro l'opera. Il tutto è, ovviamente, cominciato con la Namco Bandai sviluppatore della serie Tekken che ha commissionato a Dai Sato (Eureka Sevene e Cowboy Bebop) di scrivere una sceneggiatura. Tale storia è poi arrivata tra le grinfie della Digital Frontier (Resident Evil: Degeneration) che la ha animata sotto la direzione di Yochi Mori. Ma i grossi nomi non sono finiti: lo studio dei personaggi e dei movimenti di macchina è basato infatti sullo storyboard di Shinji Higuchi (Evangelion). Ma parliamo della colonna sonora: a occuparsene c'è Hitoshi Sakimoto (Final Fantasy Tactics), il rinomato compositore giapponese responsabile della musica di oltre 150 videogames. Insomma personaggi di un certo calibro, con loro coinvolti Tekken dovrebbe essere un capolavoro. No? No, ma almeno è divertente. Non tanto perché vuole esserlo, non perché la sua trama trasudi battute e gags fenomenali, ma semplicemente è divertente da guardare al fianco di un amico. Potete prendere in giro le inquadrature che troppo a lungo sostano sulle chiappe delle protagoniste ad esempio, schernire improbabili panda (sì, Kuma cè) che portano scolarette a scuola, droidi che urlano e demoni giganti fuori luogo fatti di pupazzi di legno (sì, c'è anche Mokujin ). Insomma, in Tekken Blood Vengeance, passando sopra a cose tipo una trama ridicola e buchi di sceneggiatura grandi come Kanyon, ci si diverte. La battuta facile è sempre servita su un piatto d'argento, sembra quasi, alle volte, che il film sia stato pensato per essere lo zimbello dello spettatore. E' un prodotto pensato per gli amanti del picchia-duro. Non deve essere Hitchcockiano, basta che intrattenga e, se ci si parla sopra, ci si riesce benissimo.

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Teniamo anche conto che l'influenza registica giapponese è pesante e si riflette sui movimenti di macchina, sulle battute e sulle tempistiche, anche per questo, Tekken risulta un po' "alieno" al nostro palato occidentale. Ci risulta anche difficile parlare della trama, sicuramente si tratta di un prequel, il torneo "Tekken" non è ancora stato organizzato e in un certo qual modo questa pellicola parla della sua origine. Tutto il lungometraggio, della durata di un'ora e mezza, narra delle beghe familiari dei Mishima e della sua "storica linea di sangue." La pellicola dovrebbe riempire i buchi di continuity nati dai videogiochi ma non lo fa, riesce solo a farci venire nostalgia degli anni 90.

L'animazione risulta volutamente "legnosa" perché non ricalca movimenti reali che qualsiasi umano potrebbe compiere ma perché ricalca quelli di un personaggio di un qualsiasi anime made in Japan. Siamo di fronte ad un gigantesco episodio in animazione classica "ridisegnato" in computer grafica. E si vede. Questa scelta potrebbe essere considerata di stile solo nel caso fosse portata avanti con un criterio chiaro ed esplicito, ma non è questo il caso. Sembra di trovarsi di fronte ad un mega collage di cinematiche tratte dal videogame, apprezzabili se inframezzate da ore di gioco, un po' strambe se incollate una dietro l'altra. (Digital Frontier si è occupata anche dei filmati degli ultimi Tekken, un caso?) Nonostante ciò, la pellicola è immaginata e pensata esattamente come un grosso videogame, inizia con un combattimento, continua con dei combattimenti e si conclude con tre combattimenti uno più grosso dell'altro. Tanti combattimenti. Non manca neppure il "Mega Boss" finale ritornato dall'oltretomba senza apparente motivo, i fans di Tekken non potranno proprio lamentarsi.

Tekken: Blood Vengeance Se siete amanti della pugna, se volete vedere gentili donzelle in abiti succinti che si smontano di manate è la pellicola che fa per voi. Kaze (una delle più grandi case distributrici d'animazione in Europa) insieme a Kappa Edizioni ci hanno portato Tekken Blood Vengeance, ora sta a noi andarlo a recuperare! In Italia a Settembre! Intanto: Welcome to the King of the Iron Fist Tounrament!

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