The Promised Neverland 2 Recensione: una fuga incompleta e insoddisfacente

Dopo due anni di attesa, The Promised Neverland è tornato a calcare il palcoscenico con la seconda stagione. Ma il piano non prosegue come sperato.

The Promised Neverland 2 Recensione: una fuga incompleta e insoddisfacente
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Quando viene annunciata la trasposizione di un manga in anime, ci si aspetta sempre una grande fedeltà nel racconto e negli eventi originali. La strada che hanno intrapreso la maggior parte degli studi d'animazione è questa, ma ci sono diversi casi che infrangono tale direzione.

In passato ci sono stati esperimenti del genere anche per opere molto famose, e una di queste è Tokyo Ghoul con il sequel Re, il cui risultato non è stato molto apprezzato dal pubblico. Un percorso simile è stato scelto da CloverWorks per la seconda stagione di The Promised Neverland, deputato a chiudere la storia dei bambini di Grace Field con la fuga definitiva. CloverWorks decide infatti di propendere per una storia per lunghissimi tratti originale pur prendendo avvenimenti e punti salienti importanti dai 15 volumi del manga che ha deciso di adattare in 11 episodi. Condensare una storia del genere in così poche ore non è stata una buona idea: la stagione finale di The Promised Neverland è stata deludente sotto molti aspetti. Analizziamoli nel dettaglio.

Dopo la fuga

Emma e Ray, grazie al piano ideato da Norman, hanno portato con sé i bambini di Grace Field, lasciando però indietro quelli sotto i quattro anni. Assaporata la prima alba di libertà, i protagonisti dovranno destreggiarsi tra foreste selvagge, animali pericolosi e inseguitori sulle loro tracce. Il viaggio vedrà la conoscenza di alleati preziosi, luoghi da poter chiamare casa e vecchi amici, con i vari eventi che li porteranno a tornare lì da dove sono fuggiti per poter finalmente arrivare nel mondo che sognano dove più nessun bambino sarà mangiato dai mostri.

Come menzionato, mentre la prima stagione di The Promised Neverland si è attenuta fedelmente agli eventi dei primi quattro volumi e mezzo, gli episodi trasmessi negli scorsi mesi hanno ribaltato la trama. In questa seconda stagione, Emma e gli altri si dirigono in modo diretto verso il punto che permette loro la fuga definitiva dalle loro paure. Una scelta che segna quindi la conclusione della storia in modo netto e senza possibilità di una terza serie.

Una storia iper concentrata

E il punto dolente più grande di The Promised Neverland 2 è proprio la storia. La scelta di CloverWorks è stata quella di preparare soltanto 11 episodi, più uno riassuntivo posto a metà stagione, che sa tanto di voglia di chiudere il progetto quanto più velocemente possibile. Fin dal primo episodio di The Promised Neverland 2 si è notata una grossa fretta nel raccontare gli eventi principali, ritmo che non ha fatto altro che aumentare nel corso delle settimane successive. Il risultato è stato quindi un racconto molto velocizzato e che ha tagliato molto l'evoluzione dei personaggi, l'esplorazione del mondo e l'investigazione dei misteri e di conseguenza il pathos e la tensione che si assaporavano durante gli episodi della prima season.

La produzione dell'anime ha deciso di inserire, quasi come compensazione, degli elementi palesemente tratti dal manga e che fanno l'occhiolino a eventi che sono stati cancellati completamente. Questi easter egg risultano però essere fastidiosi dato che rimangono oggetti misteriosi e senza spiegazione per chi guarda solo l'anime, mentre un lettore del manga si ritroverà a guardare con delusione a tutto ciò che poteva essere e che non sarà mai. Le scritte "HELP" nella stanza del rifugio sono uno di questi elementi che sono stati inseriti per tentare di strizzare l'occhio ai lettori del fumetto originale di Shirai e Posuka, ma risultano incoerenti e insensati nell'anime.

Non si conoscerà mai l'origine di quelle scritte e cosa significano, perché di fatto la loro esistenza scompare nel giro di pochi secondi. Una scelta quindi molto opinabile e che rischia soltanto di creare confusione. Ciò vale naturalmente anche per tanti altri elementi inseriti nel corso degli episodi.

E proprio con questo tema iniziamo il discorso sulla sceneggiatura degli episodi dell'anime. Se nel primo episodio di The Promised Neverland 2 assistiamo a una realizzazione rapida, con poco mordente ma comunque intrigante, nel secondo c'è invece un netto cambio di passo che propone un ritmo più fedele a quello del manga e che riesce quindi a mantenere quella vena di mistero e di psicologia che hanno reso tanto famosa l'opera. Purtroppo è destinato a durare poco, dato che uno dei punti più deludenti arriva con gli episodi che segnano uno stacco netto tra manga e anime di The Promised Neverland: il 3 e il 4.

Qui le strade tra i due media si separano, pur avvicinandosi di tanto in tanto negli eventi futuri. I due episodi in questione hanno così tanti punti interrogativi senza spiegazione e scene superflue che risultano essere completamente inutili ai fini della trama e dello sviluppo dei personaggi. Se le scene tra metà del terzo episodio e la fine del quarto venissero cancellate, avremmo pressoché lo stesso identico sviluppo e nessun mutamento di trama negli episodi successivi.

Il seguito non è dei più rosei: pescando alcuni punti chiave del manga ma reinterpretati per la nuova ambientazione, CloverWorks inserisce forzatamente in un unico episodio tanti eventi che necessitavano di molto più tempo e di un'evoluzione più naturale. Per far sviluppare in fretta e furia la trama, in ogni episodio è presente almeno uno - se non addirittura due - deus ex machina che risolvono la situazione nel giro di pochi secondi. Ne consegue una scrittura priva di mordente, prevedibile in ogni suo aspetto. Il punto più basso viene raggiunto da un episodio 10 di The Promised Neverland senza sceneggiatore nei crediti, con quella che si conferma la puntata più debole della serie.

L'undicesimo e ultimo episodio di The Promised Neverland infine chiude la storia dei bambini non senza problemi, dato che lascerà irrisolti molti misteri.

In sostanza, la seconda stagione di The Promised Neverland non riesce a stimolare sotto il profilo della tensione e delle battaglie psicologiche, dei continui stratagemmi e dei cambi di fronte a cui i bambini di Grace Field ci avevano abituati nei primi 12 episodi dell'anime del 2019.

I bambini fuggiti dall'anime

Inevitabilmente da questo ritmo rapidissimo e insensato ne escono male anche i personaggi che si devono arrendere alla necessità di fare qualcosa per mandare avanti la serie. Durante la prima stagione di The Promised Neverland abbiamo visto tre protagonisti - Emma, Norman e Ray - che erano capaci di riflettere, di ideare strategie e di stare anche per un intero episodio a discutere e pensare a cosa fare.

Quei personaggi scompaiono e al suo posto vengono poste delle ombre che agiscono per casualità e irrazionalità. Se Emma, nonostante il suo buonismo, all'inizio era comunque un personaggio razionale e pragmatico, qui si basa su ipotesi campate in aria e rischia di gettare tutto sulla base di nulla; il Norman freddo e disposto a tutto che abbiamo conosciuto nell'opera originale cade in alcuni spunti di sceneggiatura davvero banali; si potrebbe dire, con una provocazione, che Ray sia l'unico dei tre a rimanere coerente.

E se i buoni piangono, i cattivi non ridono: c'è un solo antagonista nel corso della seconda stagione di The Promised Neverland. Tralasciando i demoni senza nome, così come i soldati addestrati dei Ratri incapaci di resistere a dei bambini con arco e frecce, l'unico cattivo è Peter Ratri. L'uomo appare per pochi secondi negli episodi precedenti per fare poi il suo arrivo vero e proprio nell'anime con l'episodio 10. Peccato che non si capisca davvero bene chi sia questa figura, dato che viene sconfitta nel giro di pochi minuti e per di più in modo deludente. Il flashback a lui dedicato non riesce, in conclusione, a dargli un reale spessore e a farci avvertire un minimo di empatia nei suoi confronti.

È stato dedicato qualche minuto di spazio anche a Isabella, Don, Gilda e ai nuovi amici di Norman, ma nessuno di questi è stato davvero in grado di impressionare. Di Mujika e Sonju invece si può dire che abbiano avuto un impatto importante, nonostante alcune domande su di loro sono rimaste anche dopo la visione dell'ultimo episodio, testimoniando ancora una volta che non tutte le sottotrame sono state chiuse a dovere.

Il compitino del reparto tecnico

The Promised Neverland è un anime molto incentrato sui ragionamenti e sulla pianificazione, pertanto non richiede un grosso sforzo nelle animazioni come altri manga shonen mainstream. Niente combattimenti e poche scene di personaggi in movimento hanno permesso allo studio CloverWorks di fare il minimo indispensabile per la maggior parte degli episodi.

Dopo una prima puntata tecnicamente discreta, al netto di qualche difetto nella 3DCG del demone selvaggio, la qualità è andata pian piano scemando. Partendo dai demoni selvaggi e dalle animazioni digitali, le future apparizioni dei mostri con questa tecnica sono state mal coese al resto dell'animazione. Se la regia del primo episodio era infatti stata capace di nascondere alcuni difetti sfruttando l'oscurità e l'ambiente circostante ricco di elementi, in campo aperto i demoni degli episodi successivi hanno evidenziato una realizzazione tecnica molto inferiore.

Il resto della stagione scorre tra animazioni appena sufficienti e una regia furba che tenta di nasconderne i difetti. Tuttavia, alcune soluzioni estetiche evidenziano quanto anche il comparto tecnico sia andato al risparmio. Uno di questi riguarda la gag dell'episodio 4, dove per oltre 30 secondi i bambini sono praticamente fermi al tavolo della sala da pranzo senza fare alcunché, con solo qualche cambio di inquadratura; le altre sono nascoste negli ultimi episodi e riguardano delle brevi scene dove si ha la forte impressione che manchino dei frame

Sia nel momento in cui il demone mangia il braccio di Sonju al villaggio che nell'episodio successivo, quando il mostro sfonda una porta a Grace Field, ci si accorge che la scena va a scatti con un solo frame che copre diversi decimi di secondo. Il finale è, come detto nel paragrafo precedente, un'incetta di artwork senza alcuna animazione: semplici foto ben disegnate ma che fanno avvertire per due minuti ancora una volta quanto si sia cercato di riempire le puntate con scene statiche.

A salvarsi c'è il comparto musicale: anche se l'opening non è all'altezza di "Touch Off" degli Uverworld ascoltata nella prima stagione, la sigla d'apertura "Identity" di Kiro Akiyama dà un buon ritmo e introduce bene le varie puntate. Allo stesso modo, "Maho" di Myuk chiude gli episodi con una melodia tranquilla e che non fa rimpiangere quelle della prima stagione. Anche durante i vari episodi la musica è dosata bene e inserita dove e quando serve, senza toccare vette elevate ma risplendendo rispetto agli altri reparti.

The Promised Neverland (Anime) La stagione 2 di The Promised Neverland è una conclusione monca, ricca di difetti in ogni settore eccetto quello musicale. La scelta di modificare la storia originale porta con sé degli errori evidenti per quanto riguarda la costruzione dell'intreccio principale e delle sottotrame, alcune delle quali vengono accennate per poi sparire, e problemi nella caratterizzazione dei personaggi che diventano troppo incoerenti. A questo si aggiunge un pathos inesistente e una fretta tale in ogni episodio da fare ricorso a una valanga di deus ex machina. CloverWorks non ha saputo gestire la sceneggiatura originale, presentando un prodotto di scarso valore agli spettatori a prescindere dalla fedeltà o meno agli eventi dell'opera creata da Kaiu Shirai e Demizu Posuka.

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