Recensione Thor: La scoperta dell'America

Il martello del dio del tuono è pronto a colpire e ad invadere gli stati uniti!

Recensione Thor: La scoperta dell'America
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L’aggressività espressiva delle storie di Garth Ennis è diventata ormai leggendaria, come leggendario è Thor, il supereroe MARVEL ispirato dalla mitologia nordica, di cui lo scrittore irlandese ci parla nella sua miniserie dedicata “Thor: Vikings”.

Una storia lunga millenni

L’arroganza del principe Thor costringe suo padre Odino, onnipotente divinità nordica, a inviare suo figlio sulla Terra, senza memoria alcuna della sua origine divina, per poter apprendere dall’umanità i valori dell’umiltà e della generosità. L’animo del principe di stirpe celeste viene celato nel guscio mortale del medico Donald Blake, giovane costretto da una invalidità parziale a sostenere i suoi passi con un bastone da passeggio. Nella fragilità di un corpo così esile, lentamente si andranno a risvegliare consapevolezze profonde di una capacità ultraterrena e di una missione da compiere. In questo suo viaggio di catarsi inconscia, Thor risorgerà e comprenderà la potenza del suo martello, trasformato in bastone per passare così inosservato, capace di scatenare nei suoi colpi la potenza del tuono. Il dio delle folgori è sempre risoluto nell’affrontare quanti provino ad attentare alla tranquillità del pianeta. Trema la terra al suo grido di battaglia: Thor è invincibile.

Onnipotenza e ubiquità

Quelle appena presentate sono le origini di Thor per come le concepirono, nel lontano 1962, i padri del fumetto MARVEL Stan Lee e Jack Kirby. Gli alias e le personalità di Thor cambieranno in maniera continua nel corso della storia della MARVEL. Basti pensare che le più recenti visioni di Mark Millar (all’interno della serie “Ultimates”) sono arrivate a mettere in discussioni la natura divina del personaggio, che, come è stato detto in precedenza, è un riadattamento a fumetto dell’antica (e famosa) mitologia nordica riguardante il dio del tuono. Quella di Thor, quindi, è una figura onnipotente, dal punto di vista della scrittura, caratterizzata da sempre nuovi passaggi di testimone (vedi anche l’inserimento nel gruppo dei Vendicatori), e ubiqua, cioè capace di instaurarsi in una gamma di ambienti davvero ampia. Un personaggio così costruito può trovare la sua vera origine in quel filone fumettistico che si sviluppò nel corso degli anni ’60, intento nella ricerca di tematiche per così dire “naturalistiche”, ovvero rinviate al mondo naturale e simil-religioso; l’interesse alle condizioni ambientali, che muoveva gli animalisti e gli ambientalisti del tempo, sarà in un certo qual senso il fulcro della vita di Thor; lo stesso identificare il potere del personaggio nel tuono, al di là della matrice mitologica e della ricerca stilistica degli ideatori, servirà come pretesto narrativo nell’associare il dio ai fenomeni naturali che sono linfa per l’umanità e che come tali meritano di essere preservati. Richiamando nuovamente il lavoro di Millar nella serie “Ultimates”, si può notare come questo carattere si esplichi in maniera lampante nello stile di vita quasi hippie seguito dal personaggio. Infine, non mancheranno in coppia con questo personaggio i riferimenti al mondo della magia e del misticismo, come si può notare nell’ultimo capitolo di Thor coreografato da Garth Ennis.

L'apocalisse è il mio mestiere...

È il 1003 d.C. e un villaggio sulla costa occidentale della Norvegia viene messo a ferro e fuoco da un gruppo di terribili vichinghi invasori, capeggiati dallo spietato Harald Jaekelsson, il quale, dopo l’ultima scorribanda, deciderà di salpare verso ovest, verso le terre che si estendono oltre la Groenlandia. Ma prima che il viaggio abbia inizio, un anziano, scampato per pura fortuna alla spada dei malvagi guerrieri, innalzerà al cielo una preghiera volta a maledire la vita degli invasori. Nell’esecuzione del maleficio, tuttavia, si verificherà un errore: i vichinghi riusciranno ad arrivare a destinazione, ma mille anni più tardi, in un nuovo mondo ormai evoluto in metropoli come New York, che diverrà per l’occasione punto di approdo. Rapidamente la situazione degenera nel saccheggio e nella distruzione e nemmeno il potentissimo Thor può contrastare il frutto della maledizione, che ha reso gli ostili invulnerabili persino ai fulmini divini. Forse con l’aiuto di Dr. Strange l’infelice sorte della città potrebbe cambiare.
Uno scenario scioccante quello che propone Garth Ennis in questa miniserie dedicata a Thor; pura azione sanguinolenta che ricorda la cinematografia gore e splatter: teste che volano, corpi divisi a metà da fendenti d’ascia, muraglie putrescenti di cadaveri e esseri non-morti che infestano la città. Uno scenario apocalittico che solo Ennis poteva ricreare attraverso le sue vignette raccontate senza pietà per il senso di raccapriccio che certe immagini possono generare. La situazione di tragedia all’interno di una città come New York non è di certo una scelta casuale: lo sceneggiatore irlandese sa benissimo quanto possa impressionare e essere d’effetto il rievocare momenti di estremo terrore in una città che è stata spettatrice di una catastrofe che ha mosso l’allarme in tutti gli States e l’angoscia in tutto il mondo. Un decisione stilistica che può essere messa in discussione, ma che di certo non ha impedito la MARVEL di pubblicare questa miniserie, nonostante le passate censure alle storie che parlavano di scompigli all’interno del territorio newyorkese; stupisce la scelta della casa di produzione anche per scene come l’attacco all’Empire State Building o la ridicole di morti di taluni civili e di elementi dell’esercito americano e di figuracce fatte dagli esponenti dei media. Come Ennis sia riuscito a valicare il limite della censura sull’argomento è ancora un mistero. Probabilmente la carica positiva portata da Thor, e dai suoi alleati estrapolati dal passato attraverso la magia di Dr. Strange, riequilibrano l’impatto emotivo della vicenda. Lo stesso puntare sull’effetto magico, che si propone come filo conduttore della storia, può essere indicato come modo per esorcizzare la brutalità di taluni passi. A tal proposito è notevole come Ennis abbia raccontato di Thor e di Dr. Strange in un modus operandi che tradisce in maniera notevole il vero protagonista della miniserie: Thor è al limite dello scimmione picchiatore dotato di una parlantina aulica, nulla di più che un pretesto narrativo in balia di uomini più ingegnosi di lui; Dr. Strange, invece, si manifesta nella sua versione più ironica e giocosa, con la battuta sempre pronta e la lingua sciolta. A quest’ultimo è dedicato uno spazio minimo, ma più che sufficiente per rendere la storia più vivace e meno cupa.
A mantenere uniforme la cupezza del racconto interverranno le chine di Glenn Fabry. L’artista britannico aveva già consolidato un certo tipo di cooperazione con Garth Ennis, procurandogli degli ottimi dipinti come copertine dei suoi lavori per “Hellblazer” e “Preacher” (soprattutto le copertine di quest’ultimo lo renderanno famoso per la sua arte realistica e particolareggiata). Non meno studiati ed accurati sono i disegni per la più recente serie “The Authority” e come si può anche notare nel volume preso ora in analisi. In “Thor: Vikings” le rappresentazioni non si oppongono in nulla alla sceneggiatura di Ennis: se c’è bisogno di una espressione goffa o buffa, Fabry sa sempre a che tratto rivolgersi; se si necessita di una particolareggiata scena di una folla in fuga, il disegnatore non esita a impegnarsi nei dettagli. Di certo non si può paragonare il risultato finale alle impressionanti tavole di Geof Darrow (come si può ad esempio osservare in “Hard Boiled”, scritto da Frank Miller). Bisogna pur sempre ricordare che Fabry si è dedicato soprattutto, nell’ultimo decennio, alla pittura e che questo livello di rappresentazione è ad un ottimo livello considerando altri lavori all’interno delle produzioni MARVEL.

Thor Un volume particolare, degno di essere letto da quanti sappiano apprezzare il gusto eccessivo, macabro e aggressivo dell’umorismo nero “made in” Garth Ennis, nonostante non regga il confronto con i veri capolavori dell’autore. Un volume che spicca nella normale quiete dell’universo MARVEL, portando la lettura ad un gradino leggermente superiore per il tono utilizzato. La miniserie di cinque numeri è ricolta nel volume pubblicato in serie Max Comics, nella linea 100% MARVEL, “Thor: Vikings” (in Italia tradotto dalla Panini Comics come “Thor: La scoperta dell’America”).