Umbrella Academy Hotel Oblivion: Recensione del terzo volume

Recensione di Hotel Oblivion, terzo volume della saga Umbrella Academy creata da Gerard Way e disegnata da Gabriel Bá.

Umbrella Academy Hotel Oblivion: Recensione del terzo volume
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Il noto cantante Gerard Way, membro del gruppo musicale My Chemical Romance (in attività dal 2001 al 2013), nel 2007 ha pubblicato con la Dark Horse Comics il fumetto Umbrella Academy, a cui hanno fatto seguito due ulteriori volumi, tra cui Hotel Oblivion.
Dall'opera cartacea è stata tratta anche una fortunata (omonima) serie tv, pubblicata sulla piattaforma di streaming Netflix (potete leggere qui la nostra recensione di Umbrella Academy Stagione 1).

La casa editrice BAO Publishing ha recentemente deciso di proporre al pubblico nostrano le avventure della disfunzionale famiglia di supereroi attraverso tre volumi cartonati di grande formato, di cui l'ultimo, Hotel Oblivion, è uscito in contemporanea con gli USA.

Uno sviluppo travagliato

A volte, per i motivi più disparati, una determinata opera esce parecchi anni dopo il suo annuncio; questo è quello che è successo proprio alla terza storia ambientata nell'universo di Umbrella Academy.
Il cantante Gerard Way, infatti, oltre ai suoi svariati impegni musicali, ha anche impiegato il suo talento per seguire vari progetti DC Comics.
Questo terzo episodio è così uscito a dieci anni di distanza dal secondo capitolo, particolare che ha sicuramente contribuito a rendere la trama dell'albo eccessivamente frammentata, come vedremo in seguito.
L'intera operazione non può che rimandare a un caso molto simile, cioè quello relativo al sequel cinematografico di Sin City, Una donna per cui uccidere, uscito fuori tempo massimo e incapace di catturare al meglio l'identità del materiale di partenza.
Purtroppo, questo terzo volume di Umbrella Academy si inserisce proprio nel poco ispirato filone dei seguiti superflui, vista soprattutto l'elevata frammentazione degli eventi mostrati.

La trama generale dell'opera (per chi non avesse idea di cosa tratti il fumetto) ruota attorno alla vita di sette supereroi - nati improvvisamente in seguito a un evento inspiegabile - allevati dall'eccentrico scienziato Sir Reginald Hargreeves, intenzionato più che mai a costituire una squadra di superuomini per salvare il mondo.

La forza dell'intera serie, fin dalle origini, è stata quella di unire numerose tematiche tipiche di Watchmen e gli X-Men - tra cui l'emarginazione - focalizzandosi al massimo sul concetto di famiglia disfunzionale, reinterpretando il tema supereroistico in chiave post-postmoderna. In questo terzo volume però, purtroppo l'effetto sorpresa delle origini è via via scemato, portando in breve l'intera storia a tentare di rifugiarsi nell'effetto nostalgia, con risultati non sempre soddisfacenti.

In Hotel Oblivion vediamo quindi tornare alla ribalta i vari supereroi già visti nei numeri precedenti alle prese con alcune loro vecchie conoscenze, nel tentativo di fermarle una volta per tutte. Il ritmo dell'opera non riesce però a bissare il risultato dei suoi predecessori, soprattutto per via di una progressione narrativa eccessivamente confusionaria. Per buona parte del fumetto non si riesce quindi a capire completamente dove l'autore voglia andare a parare, visto il gran numero di eventi che si susseguono incapaci però di amalgamarsi bene come in passato.

Supereroi disfunzionali

In Hotel Oblivion tornano tutti i principali protagonisti di Umbrella Academy, un cast incredibile e carismatico, anche se qui la gestione degli attori non è ottimale come in passato. I vari supereroi, che nel mentre hanno preso tutti strade diverse (talvolta tendenti addirittura all'autodistruzione) risultano in realtà poco approfonditi.
Solo alcuni membri della squadra, tra cui Numero 5, risultano realmente interessanti, seppur tutto ormai sappia di già visto.
Nella seconda parte del volume, dove l'azione acquisisce maggiore importanza, l'intera struttura narrativa sembra invece ritrovare la propria strada, ritrovando la verve che ha contraddistinto le origini della saga.

L'intera storia , che comunque risulta gradevole in linea generale, appare però più vicina a un mero esercizio di stile atto a cavalcare l'ondata di popolarità della serie TV piuttosto che a un vero e proprio seguito voluto intensamente dall'autore.
Sicuramente, come indicato anche in precedenza, i continui ritardi legati all'uscita di questo terzo volume hanno inevitabilmente portato la storia a perdere qualche pezzo per strada.

I disegni di Gabriel Bá confermano quanto di buono visto in precedenza; il suo tratto, una strana commistione tra lo stile supereroistico classico e alcune influenze maggiormente cartoonesche/caricaturali, risulta assolutamente adatto per il tipo di storia raccontata.
Ottimi anche i colori di Nick Filardi, capaci di valorizzare al massimo i momenti maggiormente concitati, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione dei raggi energetici e delle esplosioni.

Umbrella Academy Hotel Oblivion, il terzo capitolo delle avventure della più stramba famiglia supereroistica degli ultimi anni, risulta un mezzo passo falso all'interno dell'economia della saga. L'intera storia presenta infatti un ritmo piatto - soprattutto durante la prima metà dell'albo - incapace di suscitare il giusto interesse. Peccato anche per l'impiego eccessivo dell'effetto nostalgia durante l'intera storia, in grado di appiattire ulteriormente il tutto. Ottimi invece i disegni, capaci di confermare quanto di buono visto anche negli altri volumi.

6.5