Una Lettera per Momo, la recensione del film di Hiroyuki Okiura

A cavallo tra racconto fantastico e romanzo di formazione, Una lettera per Momo ci porta alla scoperta dell'isola di Shio e dei suoi segreti.

Una Lettera per Momo, la recensione del film di Hiroyuki Okiura
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Una lettera per Momo è un lungometraggio animato creato da Hiroyuki Okiura, uscito per la prima volta in Giappone nel 2011 e prodotto dagli studi d'animazione giapponese Production I.G e Pierrot.
L'autore, conosciuto in occidente principalmente per l'opera Jin Roh - Uomini e lupi, a distanza di dieci anni dal suo ultimo film ha deciso di tornare alla regia per raccontare una storia dalla forte impronta fantastica/favolistica, molto vicina ad alcune tematiche tipiche dei romanzi di formazione. L'opera, seppur non molto conosciuta nel nostro paese, è stata distribuita in Italia dalla Dynit, per poi essere pubblicata di recente anche su Netflix, insieme a molte altre produzioni cinematografiche che si sono aggiunte al ricco catalogo dedicato alle produzioni anime.

Cara Momo...

La trama del lungometraggio inizia in modo molto simile a quanto visto in altre opere dello stesso genere, con Momo e sua madre intente a lasciarsi indietro il caos della metropoli, in questo caso Tokyo, per provare a superare un grave lutto familiare.
La bambina, catapultata improvvisamente nella placida realtà rurale dell'isola di Shio, si ritrova a dover fare i conti con sé stessa tentando, nei limiti del possibile, di superare la tragica scomparsa del padre, deceduto durante un viaggio di lavoro.
La lettera incompiuta scritta da quest'ultimo alla figlia, in cui è presente solo la brevissima introduzione, diventa per Momo un vero e proprio enigma da risolvere, in grado di trasformarsi nel filo conduttore dell'intera storia.
Le giornate, però, sembrano non passare mai, tra compiti da svolgere in vista del rientro a scuola e le tediose faccende domestiche a cui far fronte. In questo scenario assolutamente tranquillo e privo, almeno in un primo momento, di distrazioni, a un certo punto fanno la loro comparsa Iwa, Kawa e Mame, tre demoni dall'aspetto mostruoso le cui intenzioni non risultano minimamente chiare.
Il ritmo del racconto procede in maniera lenta per buona parte della pellicola, prendendosi tutto il tempo necessario per presentare i vari personaggi ma, soprattutto, per tentare di descrivere al meglio tutte le sfaccettature introspettive della protagonista.
Momo è una ragazzina introversa, incapace di esternare al meglio i propri sentimenti, arrivando in determinate occasioni a rasentare addirittura l'apatia; in più di un'occasione, infatti, l'anime si sofferma sulle sue espressioni malinconiche, sia durante i dialoghi con gli altri personaggi sia durante i momenti in cui è assorta nei suoi pensieri.

Nulla sembra smuoverla dal suo stato di sofferenza interiore, dato che purtroppo neanche la madre riesce a capirla appieno; quest'ultima, dal canto suo, prova a superare la morte del marito provando a lavorare senza sosta, tentando il più delle volte di chiedere consiglio ai suoi anziani zii, cercando in questo modo di affrontare la vita autoconvincendosi di aver ormai metabolizzato il lutto senza problemi.

I numerosi temi presenti all'interno del film, che spaziano dalla difficoltà di crescere alla sofferenza per la perdita degli affetti più cari, vengono sviluppati in maniera soddisfacente attraverso varie sequenze toccanti e profonde, specialmente verso la parte finale. I tre demoni coprotagonisti delle vicende, che si rifanno a tutta una serie di influenze tipiche del folklore giapponese, riescono comunque ad alleggerire i toni abbastanza drammatici dell'opera, grazie a una serie di siparietti comici in grado di strappare un sorriso in più di un'occasione. Nonostante la storia risulti gradevole nella sua interezza, grazie anche a un finale ben orchestrato e dalla forte impronta emotiva, non si possono fare a meno di notare tutta una serie di analogie già viste in molte altre opere dello Studio Ghibli, come ad esempio Il mio vicino Totoro, a cui Una Lettera per Momo si ispira in modo molto marcato.
Seppur, infatti, i temi trattati nel lungometraggio di Okiura siano sviscerati sotto una chiave leggermente più drammatica rispetto a quanto visto nell'opera cardine di Miyazaki, in linea generale l'intera storia richiama alla mente un qualcosa di già visto, non solo dal punto di vista delle tematiche ma anche da quello della messa in scena. In alcuni punti, infatti, Momo si ritrova coinvolta in varie situazioni capaci di richiamare esplicitamente alcuni dei momenti più iconici di Totoro, come la sequenza in cui si ritrova sola sotto la pioggia insieme ai demoni oppure durante tutta la parte finale.

Credo che quella sia proprio l'isola di Shio. Dai Momo, guarda laggiù.

Per quanto riguarda il versante tecnico, l'anime risulta ben curato sotto ogni aspetto, con una nota di merito per quanto riguarda i volti dei personaggi: come già indicato in precedenza, bastano realmente pochi secondi per comprendere al meglio le emozioni reali di tutti i protagonisti, a volte in antitesi rispetto alla loro gestualità. Momo incarna perfettamente l'essenza del non detto, dato che in molte occasioni si ha davvero l'impressione che la bambina, pur nascondendo una grande sensibilità interiore, non riesca a trovare la forza e/o il coraggio per esternare i propri sentimenti come vorrebbe.
La cura riposta nel ricreare in modo minuzioso le emozioni provate dai personaggi, facendo leva anche sulle loro espressioni, non diventa quindi solo un dettaglio tecnico, quanto invece un vero e proprio elemento essenziale per comprendere al meglio anche l'evoluzione caratteriale di tutti i protagonisti, che nel corso dell'intero racconto riusciranno a maturare in maniera credibile ed esaustiva.
Nonostante il cartone non presenti un numero smodato di scene dinamiche, perché incentrato sull'introspezione dei personaggi, nei punti maggiormente concitati tutto funziona comunque in modo ottimale, riuscendo a donare a ogni sequenza movimentata il taglio giusto per coinvolgere al meglio lo spettatore. Ben realizzati anche gli effetti climatici, su tutti la pioggia e il vento, pur senza dimenticare la sensazione di pace e tranquillità data dalle sequenze in cui il sole splende alto nel cielo.

Una Lettera per Momo Una lettera per Momo è un racconto toccante e a tratti commovente, realizzato in maniera soddisfacente sia dal punto di vista narrativo che tecnico e in grado di focalizzarsi molto bene sul lato psicologico/caratteriale dei protagonisti. Ben implementati all'intero della storia anche i tre demoni Iwa, Kawa e Mame, capaci di alleggerire in varie occasioni il tono a tratti drammatico di alcune sequenze. Purtroppo però, l'anime ripropone varie tematiche e situazioni già viste in molte opere simili, non riuscendo a risultare del tutto originale.

7.5