Vampire Knight Guilty: recensione della seconda stagione dell'anime Netflix

La seconda stagione dell'anime tratto dal manga di Matsuri Hino strizza ancora di più l'occhio al paranormal romance.

Vampire Knight Guilty: recensione della seconda stagione dell'anime Netflix
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In un'epoca dominata dalle storie d'amore tra vampiri e esseri umani sarebbe difficile trovare qualcosa di innovativo. Con uno dei suoi lavori più celebri, Vampire Knight (pubblicato sulla rivista LaLa nel 2004, in Italia nel 2006 da Panini Comics), Matsuri Hino si inserisce nel genere, introducendo comunque alcuni elementi che potrebbero essere considerati rivoluzionari per l'epoca. L'opera attira l'attenzione dei disegnatori della Studio Deen, che ne realizzano una versione animata di due stagioni, la prima delle quali ha fatto il suo debutto in patria nel 2008.
Vampire Knight Guilty: è questo il titolo della seconda trasposizione del celebre fumetto. Guilty è approdata sulle televisioni nipponiche a pochi mesi di distanza dalla conclusione della prima serie. In Italia le due versioni sono arrivate per la prima volta in formato home video nel 2009. Dall'11 aprile entrambe sono pronte a conquistare i cuori degli abbonati Netflix.

Una nuova minaccia

I 13 episodi che compongono questa seconda stagione sono ambientati una settimana dopo il finale della prima serie, che ci ha lasciati a bocca aperta con un'inaspettata rivelazione. Zero Kiryu, dopo aver affrontato un passato che ha fatto drasticamente ritorno, è scomparso, per riuscire a domare la sete di sangue e l'inesorabile trasformazione in vampiro. In questi lunghi sette giorni di convalescenza del Guardian (parte del comitato etico della scuola), la nostra giovane protagonista, Yuki Cross, ora più tormentata che mai da innumerevoli dubbi, è costretta a occuparsi da sola della gestione della Day Class e Night Class del collegio Cross Academy. Non appena il giovane ritorna in servizio sorgono nuovi problemi: Zero è condannato a morte dal Senato e dal Consiglio Supremo dei vampiri per aver ucciso un Sangue Puro. Questi sono i discendenti diretti dei primi vampiri e ucciderli equivarrebbe ad alto tradimento. Il presidente del dormitorio della Night Class, Kaname Kuran, riesce a convincere i suoi simili a risparmiare la vita al ragazzo, grazie alla sua influenza in quanto Sangue Puro e discendente di una delle più antiche e rispettate famiglie di signori della notte. Kaname in realtà sta tramando in privato qualcosa di ancora più grande e oscuro. Dall'altro lato invece, Yuki è sempre più angosciata dal suo passato, tanto da volerne venire a capo e capire cosa è realmente accaduto quando era ancora una bambina. Nel frattempo, nell'aria aleggia l'odore di un antico nemico che si sta preparando a sterminare i Sangue Puro.

Infinita eleganza

In questa seconda stagione abbiamo notato diversi cambiamenti di prospettiva messi in atto dagli autori. Sin dai primi minuti di Vampire Knight Guilty si percepisce una notevole variazione, sia nel comparto narrativo, che in quello artistico. Le modifiche apportate hanno forse un'influenza maggiore sulla sceneggiatura: ci è sembrata molto più convincente e coinvolgente, probabilmente anche per il criptico finale della prima stagione che ci ha fatto ben sperare in un travolgente seguito, sebbene ciò che viene mostrato nelle battute iniziali sia abbandonato da subito, prendendo una direzione completamente diversa. Due sono i fattori innovativi, in qualche modo collegati tra di loro, che abbiamo riscontrato e che potrebbero far allontanare l'opera, una volta per tutte, da produzioni simili: la nemesi e i combattimenti. La figura di un misterioso e temibile antagonista riesce a trasmettere inquietudine e paura, nonostante mostri le sue vere capacità solo negli ultimi episodi; purtroppo, data la sua rilevanza nelle vicende, forse avrebbe dovuto essere molto più presente sulla scena. La sua influenza sugli avvenimenti è comunque talmente forte da avere effetto anche sull'atmosfera che si percepisce: il personaggio in questione porta dietro di sé un manto fatto di oscurità e tenebre, che in alcuni momenti fa assumere al prodotto finale anche tonalità simili all'horror, e che si riflette anche sulla grafica, che diventa più cupa. Quest'aura più dark si denota in un certo qual modo anche sul comportamento dei protagonisti, che ora sono più travagliati che mai: un esempio può essere Yuki, la quale è perseguitata da visioni di un arcano passato che lentamente riaffiora con immagini terrificanti, oltre ad essere afflitta dalle classiche indecisioni adolescenziali su chi amare. Zero si ritrova nella stessa situazione della compagna, non riuscendo ad esternare i propri sentimenti (che siano di amore o odio), tenendo tutto dentro di sé. Oppure gli enigmatici comportamenti di Kaname, che ci stuzzicano al punto da farci quasi impazzire nel tentativo di capire quali siano le sue reali intenzioni. Oltre ai principali, anche alcuni comprimari vengono coinvolti da questa cappa di novità, avendo ora uno spazio maggiore in cui agire: se nella prima stagione si indagava di più sul passato degli eroi, in questa seconda parte si esplora anche quello di alcuni secondari, riuscendo così a fargli ricoprire ruoli più rimarchevoli; purtroppo, altri sono ancora mal strutturati e sviluppati, e continuano ad essere poco più di comparse - sebbene ora siano più partecipi - a causa anche di una ridotta numerazione di episodi che ne ha limitato un ulteriore approfondimento.

Tuttavia, tutti i personaggi deficitano ancora di un character design poco ispirato, forse dovuto al rilascio ravvicinato delle due stagioni: non è insolito trovare figure che sono praticamente identiche tra di loro, ad eccezione di pochi elementi. In compenso, i disegni sono ancora più rifiniti, e fanno risaltare meglio alcuni particolari in momenti chiave della narrazione. In questo clima, si acuisce anche l'aria di mistero che si respira, che confluisce nello sbrogliamento finale di questo complesso canovaccio. Tuttavia, quando veniamo messi dinanzi alle numerose rivelazioni, non possiamo fare a meno di notare le stesse incertezze della prima stagione: alcuni di questi sviluppi sono sottotono e di poco impatto, tanto da passare inosservati; altri, invece, sono del tutto inaspettati, lasciando esterrefatti quando vengono a galla. Tra questi vi è anche il finale che, benché prevedibile, non è meno godibile e costituisce una buona chiusura di serie.

Una diretta conseguenza dell'apparizione di una nemesi sono gli scontri, che sono il secondo fattore che evidenzia il desiderio degli autori di cambiare qualcosa, costituendo una componente non affatto comune per lo shojo. In quei pochi presentatici, ci viene mostrata l'indiscussa abilità di Matsuri Hino e dello Studio Deen nel proporre una fedele riproduzione del manga, soprattutto per quel che riguarda l'estrema eleganza dei personaggi: sebbene gli scontri non possano essere paragonati a quelli frenetici tipici degli shonen, non per questo non sono degni di nota, anzi risultano più interessanti proprio per la loro singolarità e per il loro essere in sintonia con la poesia sprigionata dalle scene, in quanto lenti e signorili, e a tratti anche romantici. Nonostante le novità introdotte, non bisogna dimenticare che l'intera serie è principalmente uno shojo: la love story tra Yuki e Kaname, che nella prima parte ricopriva un mero contorno agli eventi, è meglio contestualizzata, al punto da essere il vero motore della narrazione. In linea con la natura del genere, l'opera non è esente da intermezzi comici, ma ora l'ilarità, sempre espressa con deformazioni facciali, è meno invasiva e più congegnata, al fine di spezzare il ritmo di dialoghi introspettivi e complessi, ben scanditi anche da una colonna sonora che ne mette in risalto la drammaticità. Resta il rischio che questi dialoghi a lungo andare possano risultare pesanti e melensi, portando lo spettatore a perdere interesse per la narrazione.

Vampire Knight Guilty - Stagione 2 La prima trasposizione animata tratta dall'opera di Matsuri Hino cercava di allontanarsi in qualche modo dal genere “adolescenziale”, riuscendoci a stento, a causa anche di una sceneggiatura molto traballante. Vampire Knight Guilty, invece si avvicina di molto al centro del bersaglio: osa di più introducendo elementi che in qualche modo sono inusuali per lo shojo, ma allo stesso tempo non se ne distacca, sebbene il difetto della trama persista ancora, per quanto meno percettibile di prima. Viene alla luce così un prodotto che cerca di essere il più originale possibile, ma senza stravolgere completamente i canoni del genere. Benché il finale concluda l’arco narrativo, siamo ben speranzosi di assistere ad altre trasposizioni, per scoprire quale piega prenderà il triangolo amoroso tra Zero, Yuki e Kaname.

7.5