Vampire in the Garden Recensione: un emozionante anime fantasy su Netflix

La nuova serie di WIT Studio arriva su Netflix. Vampire in the Garden è un nuovo anime fantasy, un connubio di stili che punta molto più sull'emozione.

Vampire in the Garden Recensione: un emozionante anime fantasy su Netflix
Articolo a cura di

Dopo l'esordio di Bubble, lo studio d'animazione WIT torna su Netflix con la prima stagione di una serie tutta nuova. Vampire in the Garden, opera originale diretta da Ryotaro Makihara, è una delle novità anime di maggio 2022 più attese. I soli 5 episodi di cui la serie si compone, ognuno dalla durata di circa 25 minuti, sono disponibili non solo in lingua originale ma anche con doppiaggio in italiano ad opera di Nexux TV. Un anime molto breve - forse fin troppo - da guardare tutto d'un fiato.

Il viaggio di due insolite amiche

In un ignoto luogo avvolto dal freddo inverno, gli ultimi esseri umani cercano di liberare il mondo dai vampiri, i quali un tempo hanno massacrato l'umanità. Un'altissima torre genera fasci di luce per tenere lontane queste temibili creature, e attività come il canto e la musica sono bandite, per impedire che il finissimo udito dei nemici possa attirarli verso una delle poche città rimaste in piedi.

La piccola Momo, figlia del Generale, è addestrata per combattere contro i vampiri. La sua vita, monotona e angusta, è improvvisamente stravolta da un misterioso incontro. Ella, infatti, si ritrova faccia a faccia con la Regina dei vampiri, di nome Fine, la quale tuttavia non è come tutti gli altri. Ha rinunciato a nutrirsi di sangue umano, in quanto contraria alla lunga battaglia che sta sconvolgendo il mondo intero. Il suo desiderio è quello di tornare a convivere con gli umani: questo era possibile in un luogo chiamato Eden, e Fine vorrebbe trovarlo per poter vivere in armonia. Anche Momo, non senza timore e titubanza, è spinta dallo stesso volere. È proprio qui che comincia un difficoltoso viaggio alla ricerca di questo Paradiso Terrestre. Come c'è d'aspettarsi, non tutto andrà esattamente secondo i piani.

I 5 episodi di cui Vampire in the Garden si compone sono certamente pochi, ma sufficienti per sviluppare il racconto, o almeno i suoi snodi essenziali. Essi costituiscono, a tutti gli effetti, un breve viaggio, non solo in senso letterale. Fine e Momo, accomunate dallo stesso obiettivo, intraprendono un percorso insieme, all'insegna di un topic visto e rivisto: la possibilità che due nemici storici vivano in armonia tra loro. Da questa prospettiva, infatti, il primo motore della storia non è poi così originale, e ciò comporta anche una certa prevedibilità degli eventi. Non mancano comunque piccoli colpi di scena. Come accennato, le due insolite compagne d'avventura si spostano da un luogo all'altro alla ricerca dell'Eden, incontrando diverse difficoltà dettate proprio dalla rivalità tra le due specie, di cui il resto del mondo è ancora vittima.

Un rapporto sincero, in realtà, che pian piano riesce sempre più a far emozionare e talvolta persino commuovere. Questo aspetto, infatti, è il cardine fondamentale dell'anime. Il viaggio delle due giovani donne è anche metaforico. È il passaggio da una condizione all'altra, dall'oppressione alla libertà. Come in ogni conflitto, ciascuna parte crede che l'altra ne sia la causa primaria, e l'odio reciproco sfocia in distruzione di massa per liberare ciascun popolo da quello nemico. Ebbene, questa non è la liberazione che Momo e Fine hanno in mente. Entrambe sono stanche di questa spasmodica ricerca della pace attraverso la guerra, e rincorrono il sogno di un luogo lontano, quasi utopico, privo di odio e di battaglie.

La mancanza di uno stile univoco

Il nuovo anime Netflix è a tutti gli effetti un racconto dark fantasy. Non conosciamo l'esatto periodo in cui esso si svolge, ma dall'abbigliamento dell'esercito si può dedurre si tratti degli anni '40 del Novecento, supposizione più che plausibile se si pensa ad un possibile richiamo alla Seconda Guerra Mondiale.

Questa ipotetica periodizzazione accoglie qualche dubbio nel momento in cui i vampiri entrano in scena per la prima volta. Queste creature, innanzitutto, rispecchiano piuttosto fedelmente l'immaginario tradizionale del XVIII e del XIV secolo. Abiti sontuosi, grandi dimore simili alle stanze di un castello, con mobilia dell'epoca. Non è chiaro il motivo di questo divario così evidente, ed esso rischia di disorientare lo spettatore. Si può supporre sia un mero richiamo alla figura del vampiro a cui il pubblico è abituato, mentre la credibilità storica viene posta in secondo piano. Questa apparente cristallizzazione delle creature si rompe nel momento in cui, ad esempio, Fine ascolta un vinile o guida un veicolo, aspetti che stonano con l'idea settecentesca e ottocentesca propinata per la maggior parte del tempo.

Lo stile di Vampire in the Garden muta repentinamente da un episodio all'altro. Si assiste contemporaneamente ad un racconto di guerra e ad un romanzo gotico, mentre la sequenza del viaggio ricorda molto il genere on the road, con intermezzi ilari e un brano folk in sottofondo. La musica, tra l'altro, è un elemento che torna spesso all'interno della narrazione. Yoshihiro Ike crea una colonna sonora capace di immergere lo spettatore nell'atmosfera giusta, che si tratti di una sequenza oscura o un'altra particolarmente emozionante o commovente. Le uniche eccezioni, dunque, sono proprio quei brani sporadici che interrompono il tenore generale dell'opera, creando occasioni per una disomogeneità difficile da non notare.

WIT Studio colpisce ancora

Come accennato inizialmente, WIT aveva già fatto una prima ricomparsa su Netflix con un film d'animazione diretto da Tetsuro Araki: vi invitiamo a recuperare la recensione di Bubble. La nuova serie fantasy, anche se in modo totalmente diverso, soddisfa abbastanza le aspettative. Il primo episodio comincia subito con una scena d'azione e di combattimento, in cui emerge il valore tecnico di WIT. Forse in modo meno palese che in Bubble, anche qui si nota lo zampino di animazioni già utilizzate per Attack on Titan.

La regia e la fotografia, però, decidono di arricchire questa sorta di "schema preimpostato" con scelte particolari che coinvolgono anche il punto di vista. Ne è un esempio una delle inquadrature iniziali, che vede l'immaginaria macchina da presa di fronte alla canna di una pistola, e permette allo spettatore di sentirsi, in prima persona, il bersaglio di un grande proiettile che corre verso di lui. Il forte dinamismo delle animazioni si affianca ad una ricercatezza estetica che investe gran parte dell'opera. A differenza di come molte volte accade quando ci si focalizza poco sulla profondità di campo, i diversi background su cui i personaggi si muovono sono frutto di un attento lavoro.

Spesso sembrano quasi dei dipinti, proprio come quelli che riempiono le dimore dei vampiri, altra occasione per evidenziare un accurato impegno artistico che impreziosisce alcuni episodi. D'altra parte, bisogna ricordare che queste creature sono raffigurate come esseri viventi colti, amanti della cultura in tutte le sue forme, caratteristica che si attribuisce al leggendario Conte Dracula. Ovunque si nota una particolare cura per i dettagli più piccoli: non solo la minuziosa realizzazione delle opere d'arte, ma anche delle fotografie, delle pagine dei libri, delle copertine dei vinili (su cui sono leggibili titolo e artista). In qualche modo, se si resta concentrati sulla cristallizzazione a cui i vampiri sono sottoposti, ogni elemento al suo interno risulta inserito in un'atmosfera coerente a se stessa.

Infine, WIT decide di sacrificare l'aspetto prettamente gore della caccia ai vampiri prediligendo momenti più suggestivi. Nonostante sia un'opera in cui la violenza, il sangue e la morte sono elementi fondamentali, si sceglie talvolta di edulcorare l'aspetto più crudo di Vampire in the Garden, con il sapiente ausilio della regia. L'anime non cede all'orrore tipico di questa mitologia, almeno non in maniera esplicita.

È stato già detto: questa breve stagione è un inno ad altri valori (libertà, amicizia oltre ogni barriera) e si fa veicolo di messaggi diversi da quelli che può offrire un mero bagno di sangue. Degni d'attenzione, dicevamo, sono quegli attimi che mirano a suggestionare lo spettatore, attraverso flashback contorti e visioni inquietanti, in cui le inquadrature sembrano compenetrarsi, dando vita ad un'atmosfera quasi allucinatoria. L'intenzione non è quella di confondere chi guarda, bensì catturarlo ed immergerlo in essa, smuovendo sentimenti ed emozioni.

Vampire in the Garden Vampire in the Garden vuole raccontare l'emozionante storia di una grande amicizia, capace di ostacolare ogni barriera. Un topic sicuramente non inedito, ma che riesce a catturare l'attenzione dello spettatore. Nonostante una commistione di stili che rischia di straniare chi la guarda, questa serie gode di un comparto artistico valido, che mira alla resa di un immaginario ben preciso, quando questo non si confonde con caratteri che vi si discostano un po'. Nel complesso, la prima e unica stagione di Vampire in the Garden è un prodotto piacevole e a tratti commovente, con piccoli sprazzi di mistero e oscurità che i fan del dark fantasy apprezzeranno.

7