Violet Evergarden The Movie Recensione: si conclude la saga su Netflix

Il secondo film di Violet Evergarden è l'emozionante conclusione della storia, ma ricasca in parte negli stessi errori dell'anime. Ecco cosa ne pensiamo.

Violet Evergarden The Movie Recensione: si conclude la saga su Netflix
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Dopo la serie animata di 13 episodi, la puntata speciale e il primo film Eternity and the Auto Memories Doll, la saga di Violet Evergarden giunge a conclusione con la tanto attesa seconda pellicola che chiude la storia del personaggio. Divenuta già all'epoca dell'anime uno dei lavori più apprezzati del celebre studio Kyoto Animation, la saga tratta dai romanzi di Kana Akatsuki e Akiko Takase ha rappresentato involontariamente anche il simbolo della rinascita dell'azienda a seguito del tragico attacco incendiario, avvenuto il 18 luglio 2019, in cui persero la vita più di 33 persone che si trovavano all'interno dell'edificio principale. Violet Evergarden: The Movie, questo il nome dell'atto finale, è uscito nelle sale cinematografiche giapponesi il 18 settembre 2020 dopo due rinvii, ottenendo uno straordinario successo di pubblico e critica.

Licenziato da Netflix nel nostro paese, come le iterazioni precedenti del franchise, e disponibile sulla piattaforma a partire dal 13 ottobre 2021 anche doppiato in lingua italiana, il secondo e ultimo film di Violet Evergarden si rivela una più che degna conclusione della saga nonché un titolo meritevole di visione per tutti gli appassionati di animazione. Prima di proseguire con la lettura, recuperate la nostra recensione dell'anime di Violet Evergarden e la nostra recensione di Violet Evergarden: Eternity and the Auto Memories Doll.

Il significato dell'amore

Originariamente previsto per il 10 gennaio 2020, salvo poi essere rimandato prima al 24 aprile e poi di nuovo al 18 settembre dello stesso anno a causa delle conseguenze del già menzionato attacco e della pandemia, Violet Evergarden: The Movie vede nel suo staff il ritorno di tutti i grandi nomi che hanno contribuito al successo della serie animata.

Ritroviamo perciò Taichi Ishidate alla regia (assieme ad altri collaboratori) e Reiko Yoshida alla sceneggiatura, così come il compositore statunitense ormai trapiantato a Tokyo Evan Call per quanto riguarda le musiche. La durata della pellicola è pari a 2 ore e 20 minuti.

A differenza dell'episodio speciale e del primo lungometraggio, Violet Evergarden: The Movie è un seguito diretto dell'anime che si colloca alcuni anni dopo la sua conclusione. In un Leidenschaftlich (l'ambientazione principale della serie) dove regna ormai la pace a seguito della conclusione della sanguinosa guerra e della firma del trattato, la protagonista continua a lavorare come bambola di scrittura automatica presso la compagnia postale CH, presieduta da Hodgins.

È una protagonista profondamente diversa dal personaggio impacciato e apatico dei primi episodi dell'anime. Grazie agli eventi trascorsi, adesso Violet non solo è una delle scrittrici più famose e richieste dell'intera nazione, ma è anche riuscita a raggiungere la piena consapevolezza della propria umanità e dei propri sentimenti, gettando alle spalle il suo passato di strumento da battaglia.

In un'elaborazione del lutto mai del tutto conclusa, o forse mai nemmeno cominciata, in lei è però ancora vivo il ricordo del maggiore Gilbert Bougainvillea, dato per morto durante la guerra, l'uomo che prima di lasciarla le ha ordinato di vivere e che le ha confessato di amarla. Ecco quindi che l'improvvisa richiesta di un giovane ragazzo malato di nome Yuris e la scoperta di una misteriosa lettera nel magazzino della compagnia postale daranno il via a una serie di eventi destinati a cambiare per sempre la vita di Violet.

Sebbene il finale della serie animata fosse abbastanza soddisfacente e autocontenuto da reggersi in piedi da solo, il lungometraggio in questione mette la parola fine alle vicende di Violet Evergarden e di tutti i personaggi a lei collegati, chiudendo tutti i punti rimasti in sospeso - anzi, a voler essere precisi, l'unico punto rimasto in sospeso - al termine delle precedenti iterazioni del franchise.

Messi da parte il contesto bellico e le malriuscite parentesi action dell'anime, Violet Evergarden: The Movie si concentra sul lato migliore della saga, quello più emozionale e introspettivo, raccontando una storia destinata a lasciare il segno e a mettere a dura prova anche il più freddo dei cuori. Ma non senza qualche intoppo.

Un capolavoro mancato?

"Il lupo perde il pelo ma non il vizio". È con questo celebre detto che potremmo riassumere in poche parole i pregi e i difetti del comparto narrativo della pellicola. Questo perché anche Violet Evergarden: The Movie, pur rappresentando una conclusione più che soddisfacente della storia, finisce per cadere in alcuni dei problemi che hanno caratterizzato le opere precedenti.

L'incipit del film, ambientato moltissimi anni dopo gli eventi narrati, in un mondo ormai trasformato e segnato dal progresso tecnologico, farà sentire subito a casa i fan della saga poiché si ricollega al 10° episodio dell'anime, uno degli apici emotivi più memorabili e apprezzati, mentre la storia vera e propria inizia poco dopo sottoforma di flashback. Si tratta di un riuscito stratagemma per caratterizzare in modo efficace il background donando al tempo stesso ulteriore spessore alle tematiche trattate, e che senza fare troppi spoiler viene riproposto anche durante la conclusione. In Violet Evergarden: The Movie ritroviamo tutti gli ingredienti che hanno reso popolare la serie, come l'elevato tasso emotivo e il focus sui sentimenti dei personaggi, sviluppati per la prima volta in un unico grande racconto che si dipana su due binari narrativi. È qui che purtroppo troviamo il primo difetto del film.

Le oltre due ore di durata si rivelano fin troppe per l'effettivo contenuto e il ritmo risulta in più punti dilatato in modo eccessivo, sensazione ulteriormente accentuata dal fatto che una parte della storia, quella dedicata al piccolo Yuris, si rivela a conti fatti poco utile ai fini della trama principale. L'impressione è che sia stata aggiunta per allungare il brodo e per enfatizzare la componente drammatica della pellicola quando, in realtà, non ce n'era poi così tanto bisogno.

In generale, durante la visione di Violet Evergarden: The Movie è impossibile non incappare più volte in una non proprio piacevole sensazione di deja vù a causa della riproposizione di soluzioni narrative e tematiche già presenti nelle passate iterazioni della saga, in una sorta di fan service per gli spettatori di lungo corso che però rivela una certa pigrizia in fase di sceneggiatura. Svogliatezza riscontrabile anche in alcuni passaggi della storia fin troppo prevedibili.

Al di là di questi difetti, che non infastidiranno più di tanto chi cerca come prima cosa le emozioni, tutto il resto si conferma di altissimo livello, e, come dicevamo, Violet Evergarden: The Movie chiude in modo più che ottimo le vicende della protagonista, che si conferma ancora una volta la vera stella dello show grazie a una caratterizzazione impeccabile.

Anche il resto del cast non è da meno: menzione d'onore per Dietfried Bougainvillea, il fratello maggiore di Gilbert, qui proposto per la prima volta sotto una nuova luce. E se avete pianto durante la serie animata e il primo lungometraggio, preparate i fazzoletti pure qui, soprattutto quando arriverete alle battute finali.

A scuola di animazione

Dove invece non possiamo fare alcuna critica, senza troppe sorprese, è nel comparto tecnico, che non delude assolutamente le aspettative e che sancisce il ritorno sulle scene in grande stile dello studio Kyoto Animation. Impossibile non rimanere ancora una volta incantati dalla bellezza degli scenari, sia urbani che naturali, dai dettagli nei vestiti dei personaggi e dalla loro incredibile espressività (fondamentale in un'opera di questo genere), il tutto senza alcun calo nella qualità dei disegni e delle animazioni per tutto il film.

In particolare, i dettagli e i movimenti delle mani protesiche della protagonista rimangono ancora semplicemente sbalorditivi. C'è poco da aggiungere, Kyoto Animation continua e continuerà a fare scuola nel mondo dell'animazione giapponese.

A voler proprio trovare il pelo nell'uovo, ci si potrebbe lamentare dei colori poco saturi a causa della presenza costante - in alcune sequenze più accentuata, in altre meno - di un filtro pallido già riscontrabile in tutte le precedenti iterazioni animate, e che dunque è una precisa scelta creativa dello staff.

Si tratta di un dettaglio che sfugge allo spettatore meno attento, ma che lascia non di meno l'amaro in bocca per quanto avrebbe potuto essere ancora più bella l'intera saga con colori più intensi e accesi.

Stesso discorso per le splendide musiche del giovane compositore Evan Call, che ci delizia ancora una volta con melodie di qualità sopraffina che enfatizzano i momenti più intensi e coinvolgenti della storia. Il doppiaggio italiano, infine, vede riconfermato il cast storico che non sfigura assolutamente se paragonato a quello originale giapponese, eccezion fatta per i comprimari. In particolare, Emanuela Ionica (Mitsuha in Your Name) dona alla protagonista un timbro più deciso rispetto a quello elegante e pacato della collega d'oltreoceano Yui Ishikawa.

Violet Evergarden Violet Evergarden: The Movie è l’emozionante conclusione che tutti i fan desideravano, il miglior prodotto del franchise che prende i lati più riusciti dei titoli precedenti amalgamandoli in un film di quasi due ore e mezza destinato a far scendere una lacrimuccia anche ai più freddi di cuore. Sfortunatamente, anche questa pellicola si rivela “solo” un bellissimo diamante grezzo, capace in egual modo di brillare di luce intensa e di ricadere in alcuni dei difetti che hanno caratterizzato la serie animata, mancanze che impediscono alla storia di raggiungere i medesimi apici dello straordinario comparto tecnico. Chi ha adorato le precedenti iterazioni troverà in Violet Evergarden: The Movie un’esperienza indimenticabile, chi invece non è rimasto convinto giungerà comunque ai titoli di coda soddisfatto per aver visto un prodotto realizzato con cuore e passione, ma a cui è mancato lo slancio finale per raggiungere l’eccellenza.

7.8