Wakfu 3: Recensione della terza stagione dell'anime su Netflix

La terza incarnazione dell'anime francese rappresenta l'apice del progetto WAKFU fino a questo momento. Un ottimo lavoro da parte di Ankama Animations.

Wakfu 3: Recensione della terza stagione dell'anime su Netflix
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Preceduta da una splendida miniserie in tre episodi speciali, intitolata "The Quest for the Six Eliatrope Dofus", anch'essa disponibile per lo streaming su Netflix, la terza incarnazione animata di WAKFU - celebre brand della compagnia francese Ankama- è ambientata sei anni dopo gli eventi che hanno portato alla sconfitta e al nuovo esilio di Qilby. Per la regia di Anthony Roux e il character design di Xavier Houssin e Kim Etinoff, la terza stagione di WAKFU si compone di soli 13 episodi da 24 minuti l'uno (un bel cambiamento rispetto alle precedenti, composte da 26 episodi da 22 minuti ciascuno), è andata in onda su France 3 nel settembre del 2017 ed è disponibile su Netflix a partire dall'aprile di quest'anno.

La caduta degli eroi

Sono trascorsi alcuni anni dagli eventi della miniserie "The Quest for the Six Eliatrope Dofus", che consigliamo di recuperare sia per una migliore fruizione della stagione, sia per il suo indubbio valore qualitativo. Dopo un aspro litigio, Yugo e il suo fratello-drago Adamai si sono separati, mentre la principessa Amalia veglia sul padre morente. Tristepan (privo di un braccio) ed Eva (in attesa di un terzo figlio) si sono sposati e conducono una vita bucolica sui monti in compagnia dei due pargoli Elely e Flopin. Elely è una vera Iop e ha ereditato il "sangue caldo" del padre, mentre Flopin è un Ocra tranquillo e studioso. Molto presto Elely avrà l'avventura che sognava: la vita tranquilla dei Parsifal viene infatti sconvolta dall'arrivo di alcuni personaggi intenzionati a rapire i bambini in quanto figli di un dio. Il piano riesce (a metà, poiché Elely riesce a mettersi in salvo insieme al padre) solo grazie all'intervento di un potentissimo Adamai - il cui rinnovato character design tradisce l'ispirazione nipponica, ricordando sotto molti punti di vista la caratterizzazione grafica di Freezer di Dragon Ball - che umilia i protagonisti facendo sfoggio di una potenza apparentemente inarrestabile. Flopin e Eva vengono portati in un'altra dimensione, all'interno di una torre della quale ogni piano è governato da un semidio. Colui che ha ordito questo rapimento è l'ambiguo Oropo, assistito dalla fedelissima Lady Echo e da un Adamai sempre più preda del proprio lato oscuro e sempre più convinto di essere nel giusto. La Confraternita del Tofu si riunisce per mettere in salvo i Parsifal e per scoprire i piani di Oropo e Adamai.

"Smetti di chiamarmi ragazzino!"

Questa terza, più asciutta stagione rappresenta l'apice di WAKFU per ora. Le motivazioni sono semplici: aver tagliato l'esplorazione del mondo in cui è ambientata la serie, già ampiamente visto nelle stagioni precedenti, ha consentito agli autori di concentrarsi su una manciata di personaggi, fra cui i riuscitissimi figli di Tristepan; il ridotto numero degli episodi ha consentito di eliminare definitivamente gli odiosi filler, tenendo sempre alta la tensione narrativa; la parabola maturativa di Yugo, che ancora non osa dichiararsi ad Amalia a causa del proprio essere un "eterno ragazzino", giunge al suo apice, ora che il personaggio deve prendere atto dei propri comportamenti del passato e che deve attraversare il sentimento che più di ogni altro segna il confine tra la spensieratezza infantile e l'età adulta, vale a dire la delusione. I giochi mentali di Oropo influenzano tutti i personaggi della serie ma hanno un impatto speciale sul giovane eroe, che comincia a dubitare delle proprie scelte del passato. Il tradimento di Adamai e i dubbi di Amalia sono dolorosi per il piccolo Yugo, ma anche formativi. Applausi per Oropo, che come tutti i "cattivi" di WAKFU è caratterialmente e psicologicamente complesso, nonché ossessionato dalla famiglia, dai legami: dovere, riscatto e solitudine sono i temi che solitamente accompagnano la figura del villain in questa serie, di cui la terza stagione non fa eccezione. Notevolissimo anche l'elegante personaggio di Lady Echo, legato ad uno dei finali di stagione più commoventi della serie.

La struttura narrativa di WAKFU 3 ricorda molto da vicino la torre del Red Ribbon di Dragon Ball ma anche, più opportunamente, la scalata delle dodici case di Saint Seiya: eppure, anche se non proprio originalissima, questa impostazione ha l'indubbio pregio di limare del tutto gli elementi di riempimento, prima sovrabbondanti, per tenere alta la tensione della storia dall'inizio alla fine. Per quanto riguarda la parte grafica, finalmente ci sentiamo di promuoverla a pieni voti. Il lavoro di animazione è oramai eccellente e non ha nulla da invidiare alle più blasonate serie orientali. Migliorato anche l'accompagnamento sonoro: la musica diventa parte integrante della storia, riuscendo ad enfatizzare i momenti più epici e commoventi senza mai infastidire. Unico difetto a parer nostro oggettivo è l'adattamento italiano, che come al solito abbassa la qualità dei dialoghi fino addirittura a riscriverli, rendendo le reazioni dei personaggi incomprensibili (esempio sul piano del dio Iop Ruel, doppiato dal bravo Pierluigi Astore, dice "Ma io se mi avvicino al fuoco mi brucio", mentre in originale la battuta è "Ma io il fuoco ce l'ho nelle mutande", spiegando la reazione disgustata dei suoi compagni). Abbandonate le mascotte animali, ridotti all'osso i siparietti umoristici, WAKFU 3 spicca il volo rispetto alle precedenti incarnazioni del brand mantenendo intatti i pregi già evidenziati per raggiungere un nuovo livello qualitativo, grazie ad una narrazione più asciutta e a una eccellente caratterizzazione psicologica e visiva dei personaggi.

Wakfu - La Serie Di pari passo con i suoi personaggi principali, della cui caratterizzazione psicologica e visiva non possiamo ormai dir nulla di negativo, anche la serie anime WAKFU è cresciuta e maturata, raggiungendo nuovi livelli qualitativi. I temi, il linguaggio e le psicologie si sono fatti più complessi, maturi: in una parola, insomma, interessanti. Nonostante i noti, e già precedentemente rilevati, problemi di adattamento, la terza stagione di WAKFU è un prodotto di indubbia qualità che non mancherà di appassionare anche gli spettatori più "navigati". In attesa di una quarta season, che sappiamo essere nei piani della casa di produzione Ankama Animations, godiamoci insieme la terza e per il momento ultima saga della Confraternita del Tofu!

7.5