Welcome to the NHK Recensione: alla riscoperta dell'anime cult

Andiamo alla (ri)scoperta di Welcome to the NHK, l'anime cult uscito nel 2006 tratto dall'omonimo romanzo di Tatsuhiko Takimoto.

Welcome to the NHK Recensione: alla riscoperta dell'anime cult
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Il fenomeno degli hikikomori, per quanto in un primo momento possa apparire ai più a tratti bizzarro, in realtà affonda le sue radici in una serie di ragioni non così facilmente definibili. Tra le molte cause che hanno portato (e che portano ancora oggi) molti giovani giapponesi ad autoesiliarsi in maniera estrema dalla società, arrivando a non uscire più dalla propria stanza troncando di netto qualsiasi rapporto sociale, vi è sicuramente il sistema ipercompetitivo giapponese, capace fin dalla scuola di pretendere il massimo da tutti, in grado al tempo stesso di considerare il fallimento (sociale, morale e lavorativo) del singolo individuo come un grande disonore.Un problema dalle sfumature drammatiche e complesse, in realtà estremamente stratificato e impossibile da comprendere appieno senza informarsi adeguatamente, pena l'elaborazione di un giudizio a tratti superficiale e scontato. Tra le varie opere che hanno deciso di trattare il delicato argomento, un vero e proprio fenomeno sociale in realtà non solo caratteristico del Giappone, Welcome to the NHK rimane ancora oggi una delle serie anime meglio concepite sul tema, soprattutto per la capacità di mostrare determinate dinamiche sociali ancorate il più possibile alla realtà, senza puntare eccessivamente su stereotipi o cliché già visti innumerevoli volte in opere simili. È disponibile su Prime Video nel catalogo Anime di maggio 2021 su Amazon, in caso vogliate recuperare tutte le uscite recenti.

Welcome to the Project!

L'anime ci trasporta nella vita di Tatsuhiro Sato, un giovane poco più che ventenne come tanti che però, colto a un certo punto da una vera e propria disillusione esistenziale, non è più riuscito a rapportarsi correttamente con il mondo, fino a trincerarsi, nel vero e proprio senso del termine, all'interno del suo appartamento, riuscendo a vivere solo grazie a un piccolo assegno di mantenimento che ogni mese gli inviano i suoi genitori. Il protagonista, venendo di fatto sommerso da una serie di paure legate a innumerevoli fattori psicologici, che lo portano in breve all'intero di una spirale autodistruttiva in cui né lo studio né il lavoro sono contemplati, si ritrova isolato da tutto e tutti. L'opera pone da subito l'accento sulla caratterizzazione dei personaggi e sulla loro introspezione, mostrandoci quindi dei veri e propri spaccati esistenziali della vita del protagonista Sato, mentre lo vediamo immerso ogni giorno nei suoi pensieri paranoici dove realtà e finzione si mescolano in un susseguirsi di sogni a occhi aperti ed enunciazioni di particolari teorie del complotto - che in realtà sono, ovviamente, inesistenti.Fin dal primo episodio, Tatsuhiro ci viene mostrato in una condizione di estremo disagio, perché di fatto incapace di relazionarsi correttamente con gli altri, seppur durante il proseguire della storia alcuni personaggi si offriranno di aiutarlo, tra cui Misaki Nakahara, una giovane ragazza dal passato nebuloso, e Kaoru Yamazaki, un vecchio amico del protagonista che si ritrova per caso ad abitare accanto al suo monolocale.Welcome to the NHK riesce così a raccontare in maniera esaustiva il fenomeno sociale legato agli hikikomori, avvalendosi di un ottimo bilanciamento tra dramma e umorismo visto che, in alcuni punti, non mancheranno anche alcune sequenze leggere e scanzonate (come quelle legate alla creazione di un particolare videogioco), così da confezionare l'opera per una vasta schiera di spettatori.La serie anime, pur basandosi di fatto quasi esclusivamente su scene di dialogo, risulta accattivante proprio per la sua capacità di far riflettere su numerosi temi, su tutti il nostro rapporto con il mondo e sui possibili problemi che possono nascere dall'autoisolamento e dalla perdita di fiducia in sé stessi. Sato infatti, anche per via della sua stessa personalità a tratti ingenua, è portato spesso a cacciarsi nei guai, magari seguendo una o più persone in grado di condurlo in poco tempo sulla cattiva strada.Il protagonista, letteralmente imprigionato dalle sue stesse paranoie, riuscirà comunque in vari momenti a uscire dal suo torpore esistenziale (che lo porta a vivere in un monolocale sommerso dai rifiuti) creando dei forti legami sia con la già citata Misaki, che di fatto si farà carico di molti dei problemi del protagonista (seppur andando avanti con la storia scopriremo il perché), sia con il suo amico Kaoru.La particolarità dell'anime, e se vogliamo il suo punto di forza maggiore, è però quello di non focalizzarsi su una storia scontata, riuscendo a trattare lo stesso tema legato al senso di rivalsa in maniera intelligente.
Per quanto infatti Sato riuscirà in vari momenti a risollevarsi dalla sua difficile situazione, ci sarà sempre qualcosa o qualcuno che lo farà prontamente sprofondare nuovamente nel baratro, in un vero e proprio tira e molla tra depressione e serenità esistenziale che spingerà lo stesso spettatore a chiedersi come finirà davvero il racconto.

Gli stessi personaggi che interagiscono con il protagonista risultano molto ben caratterizzati e, spesso, ricchi anch'essi di particolari problemi introspettivi che li porteranno ad apparire profondamente empatici e tridimensionali. Nonostante tutto, in ogni caso, la serie cerca di focalizzarsi su quanto sia importante darsi da fare in prima persona per risolvere i propri problemi cercando al tempo stesso di valorizzare (e non demonizzare) i legami interpersonali, senza quindi puntare lo sguardo verso un'impostazione narrativa esageratamente strappalacrime e negativa, trovando invece il giusto equilibrio tra racconto di formazione postmoderno e di denuncia sociale unito ad alcuni momenti buffi.

Welcome to a reset!

Attraverso il fenomeno sociale degli hikikomori, la serie riesce anche a trattare un'altra serie di dinamiche legate al disagio sociale, puntando lo sguardo anche su vari tipi di dipendenze così come sulla depressione, trovando sempre il modo giusto per mettere in scena situazioni talvolta molto pesanti dal punto di vista tematico. In sostanza, l'intero cast di personaggi che ruota a attorno a Welcome to the NHK non si divide in realtà in buoni e cattivi, per quanto in alcuni momenti alcuni comprimari saranno molto vicini ad assumere di fatto il ruolo di villain.L'anime mette in scena una realtà formata semplicemente da persone il più possibile variegate, con i propri pregi e i propri difetti ma, soprattutto, legate indissolubilmente ai propri drammi interiori, grandi o piccoli che siano.

Nonostante l'intera serie risulti interessante dall'inizio alla fine, durante la seconda metà dell'opera probabilmente qualche spettatore potrà accusare una leggera ripetitività di fondo, non tanto nel veder tornare il protagonista alle vecchie abitudini (in realtà un aspetto molto interessante e ben gestito) quanto nel vederlo incontrare nuovamente personaggi visti in precedenza. Allo stesso modo, determinati eventi che si presenteranno nel corso della serie faranno apparire non solo Sato, ma anche Misaki e Kaoru, esageratamente inclini nel fidarsi degli altri senza farsi alcuna domanda (su tutti il blocco di episodi legati alla venditrice di prodotti), seppur in realtà questi piccoli difetti strutturali non intacchino in alcun modo la qualità generale del prodotto.
Qualità non solo narrativa ma anche tecnica, visto che l'anime, seppur uscito nel 2006, riesce a difendersi bene anche da questo lato, grazie soprattutto alla buona modellazione dei personaggi, le cui espressioni facciali potranno farci comprendere in un attimo i loro stati d'animo, così come le animazioni, nonostante l'intera serie non sia assolutamente votata all'action.

Welcome to the N.H.K. Welcome to the NHK rimane ancora oggi uno dei migliori prodotti anime incentrati sul fenomeno sociale degli hikikomori, capace di trovare il giusto equilibrio fra dramma esistenziale e sequenze dal taglio più leggero, così da catturare un'ampia fascia di pubblico. La serie, seppur non così conosciuta una decina d'anni fa, anche grazie a internet, nell'ultimo periodo è stata lentamente riscoperta, divenendo a oggi un piccolo grande cult che ogni appassionato di anime (e non) dovrebbe vedere almeno una volta.

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