Da Alice in Borderland a Nana: gli anime finiti troppo presto

Alcuni anime definitivamente conclusi sembrano essere incompleti e con innumerevoli buchi di trama. Quali sono quelli lasciati maggiormente in sospeso?

Da Alice in Borderland a Nana: gli anime finiti troppo presto
Articolo a cura di

Un anime è di norma un'opera audiovisiva che, narrando una storia, è dotata di un inizio e una fine, con una trama più o meno articolata che si sviluppa entro questi due limiti. Nel momento in cui esso si dice definitivamente concluso, allo spettatore dovrebbe poter essere trasmesso un senso di compiutezza. Eppure questo concetto basilare non è poi così scontato come sembra.

Il mondo degli anime non conosce una via di mezzo. Se da un lato abbiamo serie composte da più di mille episodi in cui la trama sembra sempre più dilungarsi, perdendo spesso anche il filo conduttore principale, ci sono altre più o meno brevi che, nel loro essere opere finite, presentano numerose questioni irrisolte, apparendo incompiute. Indipendentemente dalle intenzioni dei creatori o dalle motivazioni che li hanno spinti verso particolari scelte artistiche e narrative, vi presento un piccolo elenco di anime - tra cui adattamenti di manga - di cui ci chiediamo ancora la fine prematura, la quale non ha dato modo di poter sviluppare tutte le questioni lasciate più o meno volontariamente in sospeso.

Nana

Difficile non citare l'adattamento anime che ha attirato a sé le più forti polemiche. È l'emozionante storia di Nana Osaki e Nana Komatsu, due giovani donne che si ritroveranno a convivere, a condividere momenti e a incontrare nuove persone e vecchie conoscenze che cambieranno la loro vita. Sappiamo bene che il manga di Ai Yazawa, brutalmente interrotto da ormai troppi anni, non poteva certamente contare su un adattamento anime completo.

La prima edizione italiana di Manga Love risale al 2022 ed è stata interrotta dopo 42 volumi. L'adattamento anime del 2005, che rispetta piuttosto fedelmente l'opera grafica di Yazawa, è composto da 47 episodi diretti da Morio Asaka e si interrompe prima dal punto di vista della cronologia degli eventi. Il fatto però è che il suo finale - o meglio il non-finale - non soddisfa neanche un po' le aspettative, né cerca di rattoppare la situazione come spesso accade per le opere interrotte. Un bene cercare di non snaturare l'opera originale, ma al tempo stesso è importante mettersi nei panni di chi si avvicina ad un anime per la prima volta: a che pro intraprendere determinate situazioni che non verranno mai sviluppate? È un quesito che chiaramente vuole andare al di là di qualsiasi esigenza pratica che si nasconde dietro una scelta di questo tipo. Nel caso dell'anime di Nana non si tratta di un semplice finale aperto, ma di una conclusione che mette volontariamente la pulce nell'orecchio, lasciando la consapevolezza di non poter conoscere il proseguo. Ovviamente recuperare il manga e proseguire con la narrazione, in questo caso specifico, può far solo più male al cuore.

Alice in Borderland

Ebbene sì, non tutti sanno che una delle serie Netflix giapponesi più in voga deriva non solo dal manga di Haro Aso pubblicato nell'ormai lontano 2010. Dell'anime di Alice in Borderland si parla ancora troppo poco, forse anche perché ha una durata fin troppo breve. La sua incompiutezza prescinde dall'opera originale.

La trama dell'adattamento anime rispecchia l'incipit dell'opera originale: Arisu e i suoi due amici Chota e Karube si ritrovano catapultati in una realtà parallela ed apparentemente disabitata. Qui dovranno partecipare ad alcuni giochi pericolosi per poter restare in questa sorta di mondo sospeso chiamato Borderland. Noi sappiamo bene che la storia originaria prosegue, grazie anche al live action sicuramente più seguito rispetto al manga che, tra l'altro, è ancora inedito in Italia. È pur vero, però, che un'opera debba cercare di sussistere anche da sola. Questo adattamento del 2014 si interrompe in un momento molto particolare che, a rigore di logica, dovrebbe rappresentare un nuovo inizio. Un inizio a cui lo spettatore, però, non può assistere.

Death Parade

Death Parade è un anime che, grazie alla propria natura, riesce perfettamente a confermare l'esigenza di avere delle opere autosufficienti. Si tratta di una serie TV che non deriva da titoli preesistenti. È un primo esempio del fatto che non tutte le storie dotate di un vero finale possano dirsi opere compiute al 100%.

Si tratta di una miniserie di 12 episodi prodotta dallo studio Madhouse e diretta da Yuzuru Tachikawa nel 2015, disponibile su Netflix a partire dall'anno seguente. Tratta il tema del sovrannaturale, della morte e della rinascita. La vicenda è ambientata nel Quindecim, un lounge bar di un edificio composto da molteplici piani. Qui, di volta in volta, il barman Decim accoglie due ospiti che non sembrano conoscersi e che dovranno partecipare ad un gioco che segnerà il loro destino, una questione di vita o di morte. Fin dal primo episodio si capisce che, in realtà, tutti gli ospiti sono già morti e Decim è uno dei giudici che sceglierà a chi destinare la Reincarnazione o il Vuoto. Le cose si complicano quando una giovane donna, nonché protagonista, arriva al Quindecim.

La trama principale, infatti, ruota intorno a questo personaggio femminile che, come ci si può aspettare, ribalta l'ordine che fino a quel momento era stato rispettato. In soli 12 episodi si assiste ad una variegata carrellata di situazioni e personaggi che contribuiscono a risolvere il quesito fondamentale. Chi è questa giovane donna e perché è qui? La sfera dei personaggi, tuttavia, non è totalmente funzionale al plot e, infatti, numerosi sono gli interrogativi che il pubbico si pone.

Chi sono gli altri? Quel è la loro storia? Un personaggio in particolare, Nona, sembra essere un po' nell'ombra fin quando lei non comincia ad essere attratta dall'idea di ribellarsi al sistema dei giudici. Essi non possono provare emozioni umane, pur avendo la facoltà di giudicarne i comportamenti in vita, e Nona si chiede se questo sia effettivamente possibile. Proprio nel momento in cui sembra esserci un vero e proprio plot twist, Death Parade si conclude, lasciando lo spettatore a bocca asciutta.

The Promised Neverland

Ecco un altro anime che ha fatto davvero discutere i fan. La notizia è piuttosto recente; la seconda stagione di The Promised Neverland, approdata su Netflix proprio quest'anno, ha lanciato l'intera serie anime in un limbo davvero controverso. Si tratta di un adattamento del manga scritto da Kaiu Shirai e disegnato da Posuka Demizu, un lungo thriller d'azione e di fantascienza composto da 20 volumi, pubblicato in Italia nel 2018. Mamoru Kanbe ne dirige la serie animata un anno dopo. La prima stagione, dal ritmo lento ma dal carattere esaustivo, ha un plot ben preciso: Emma, Ray e Norman sono tre ragazzini che vivono in un orfanotrofio, insieme ad altri bambini.

Sono inseriti in un programma che permette loro di diventare superintelligenti, programma che si alterna a momenti di gioco e di spensieratezza. Ogni tanto qualcuno lascia l'orfanotrofio senza fare ritorno. Ben presto si scopre che non si tratta di alcuna adizione: l'orfanotrofio è una fattoria e i bambini sono vero e proprio bestiame da allevare e da dare in pasto ai demoni che vivono oltre le mura dello stabilimento. Emma e i suoi due amici escogitano un piano per fuggire insieme agli altri.

La seconda stagione, quindi, prosegue esattamente da questo punto, narrando tutto ciò che accade oltre le mura. È proprio così che The Promised Neverland 2 lascia tantissimi punti in sospeso. Innanzitutto ritorna un errore ricorrente, ossia quello di non adottare una chiusura conclusiva: nel cercare di terminare una serie di eventi, ne sono accennati altri che, chiaramente, non troveranno mai una risposta. L'ansia di dover trovare una finale che mettesse un punto alla questione principale genera numerose lacune.

Se la prima stagione lasciava giustamente spazio ad alcuni dubbi, la seconda avrebbe dovuto finalmente chiarirli. The Promised Neverland 2 non solo non risponde alle domande, ma ne pone altre. Chi sono i demoni visti nella prima stagione, e in particolare il cosiddetto "demone divino" più volte nominato? Come hanno fatto i giovani protagonisti a liberare tutti i bambini di tutte le fattorie (passaggio a dir poco fondamentale la cui modalità viene a stento accennata)? Chi sono tutti gli altri esseri umani che intrattengono rapporti con i demoni? Ma ancora: come hanno fatto tutte le Madri a ribellarsi all'unisono? Che ne è stato della medicina per Norman e i suoi nuovi compagni?
L'elenco di questioni irrisolte sarebbe in realtà quasi infinito. L'intera serie di Mamoru Kanbe, perdendosi spesso anche in ritmi esageratamente lenti, rischia più volte di dover velocizzare i tempi per arrivare subito al sodo, senza però spiegarne e illustrarne il percorso, trascurando dettagli per niente irrilevanti.