Amazon Prime Video: i migliori anime shonen presenti sulla piattaforma streaming

Se amate le serie shonen, non perdetevi queste otto opere presenti sulla piattaforma streaming Amazon Prime Video!

Amazon Prime Video: i migliori anime shonen presenti sulla piattaforma streaming
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Amazon Prime Video, servizio di streaming offerto dall'azienda fondata da Jeff Bezos nel 1994, dispone di un catalogo di serie d'animazione ricco e variegato. Sulla piattaforma c'è spazio per prodotti di ogni genere e diretti ad ogni target d'età. Per aiutarvi ad orientarvi meglio nel mare magnum degli anime che la piattaforma offre ai suoi abbonati abbiamo deciso di selezionare quelle che a nostro parere sono le migliori e più interessanti serie shonen a disposizione.

L'attacco dei giganti

Impossibile non citare per primo il "pezzo grosso" della lista. Per chi non lo conoscesse, L'attacco dei giganti è un manga dark-fantasy post apocalittico scritto e disegnato da Hajime Isayama e serializzato a partire dal 2009 sulle pagine di Bessatsu Shonen Magazine. Dopo aver raccolto consensi pressoché unanimi e un bel po' di prestigiosi riconoscimenti (tra cui il premio Kodansha dedicato ai manga per ragazzi) da questo manga di successo planetario è stato tratto nel 2013 un anime realizzato da Wit studio in collaborazione con Production I.G per la regia di Tetsuro Araki, noto per aver diretto anche Death Note, Guilty Crown e Kabaneri of the iron fortress. La storia è ambientata in un mondo alternativo in cui l'umanità si è rinchiusa all'interno di imponenti mura concentriche, poste a difesa delle ultime città esistenti dopo l'assalto dei giganti, grottesche creature prive di intelletto quasi immortali e antropofaghe. La serie segue le vicende di tre ragazzi che si ritrovano a dover fuggire dalla propria città dopo l'assalto di due colossi dotati di caratteristiche mai viste prima: il Gigante Corazzato e il Gigante Colossale. Eren, Mikasa e Armin cominceranno così il loro percorso di formazione che (tra intrighi, scelte difficili e disperazione) li porterà a scoprire la verità sull'origine di questi misteriosi esseri e sulla natura del loro mondo. Mentre i fan di tutto il globo attendono spasmodicamente l'inizio della terza stagione, su Amazon Prime Video potete trovare i 25 episodi che compongono la prima serie più i due film animati riassuntivi intitolati L'arco e la freccia cremisi e Le ali della libertà.

Bakemonogatari

Negli ultimi anni il ricco sottobosco delle light novel è stato spesso oggetto di attenzioni da parte degli studi di animazione nipponici. Fra le mille serie in circolazione, una in particolare meritava un adattamento animato all'altezza del materiale a disposizione: stiamo parlando di Monogatari, serie di romanzi dello scrittore Nisio Isin (autore fra l'altro anche del manga Medaka Box). La trasposizione animata è stata curata dallo studio Shaft nel 2009 per la regia del visionario Akiyuki Shinbo, che qualcuno conoscerà per aver diretto il bizzarro "majokko seinen" intitolato Puella Magi Madoka Magica. La trama di Bakemonogatari, che nei suoi soli 15 episodi copre solo la prima parte della storia narrata nelle varie novel vede protagonista l'ex-vampiro Koyomi Araragi che un giorno scopre il segreto di una sua compagna di classe, la bellissima Hitagi Senjogahara: la giovane infatti è quasi totalmente priva di peso, poiché questo le è stato portato via da una sorta di divinità in forma di granchio gigante.

Attratto da lei e intenzionato ad aiutarla, Koyomi le presenterà il trentenne Meme Oshino, esperto in rituali e folklore che ha salvato anche lui dal vampirismo. Da questo momento in poi lo spettatore è scaraventato in un mondo folle fatto di dei, creature magiche e mostri di tutti i tipi. Prodotto estremamente raffinato, Bakemonogatari coniuga una generale pazzia narrativa con un lavoro eccelso in termini di grafica e regia: Akiyuki fonde un disegno pulito e scarno con fotografia, arte tipografica, inquadrature asimmetriche e abbondante uso di voce fuoricampo e commenti scritti su schermate colorate che contribuiscono a chiarire e approfondire impressioni, sentimenti ed emozioni del protagonista. Se per voi shonen significa solo e soltanto Dragon Ball, rischiate di rimanere ferocemente delusi da Bakemonogatari, serie che unisce una trama particolarissima, abbondanza di fan service e uno stile visivo unico nel suo genere.

Altair: racconti di battaglia

Di shonen in circolazione ce ne sono un bel po', ma Altair: racconti di battaglia è un prodotto peculiare sotto vari punti di vista. Tratto da un manga scritto e disegnato dalla giovane autrice Kotono Kato (studiosa specializzata in storia della Turchia), pubblicato sulle pagine di Monthly Shonen Sirius dal luglio 2007 e tuttora in corso, questo anime dalla grafica elegante e piacevolmente retro è stato realizzato dallo studio MAPPA (Kakegurui, Inuyashiki) per la regia di Kazuhiro Furuhashi. Altair è ambientato in un continente immaginario chiamato Rumeliana e segue le vicende del giovane Mahmut, uno dei pascià del Sultanato di Turkiye facente parte del Grande Sultanato di Turkiye, evidentemente ispirato all'Impero Ottomano del XV secolo, che si ritroverà a dover tentare di contrastare l'avanzata dell'Impero di Balt-Rhein, a sua volta ispirato al Sacro Romano Impero. La grafica è molto raffinata (in qualche modo richiama i costumi e le linee morbide di Nadia - Il mistero della pietra azzurra), così come gli sfondi sono estremamente accurati. Tra intrighi, lotte e amori in un conflitto fra Oriente e Occidente, Altair è un'opera appassionante, consigliata a chi non teme un po' di lentezza narrativa compensata da una grande qualità generale.

Kabaneri of the iron fortress

Dopo il XV secolo "immaginario" di Altair passiamo ad un altro "tempo parallelo", la Rivoluzione Industriale alternativa di Kabaneri of the iron fortress. Diretto dal già nominato Tetsuro Araki e sceneggiato da Ichiro Okochi (autore fra le altre cose di Code Geass - Lelouch of the rebellion, questo anime del 2015 realizzato dal Wit studio è ambientato in un mondo afflitto dalla piaga di una specie di non-morti chiamati kabane: le suddette fameliche creature trasmettono una sorta di virus mordendo i malcapitati e possono essere uccise solo con un colpo al cuore, il quale è però difeso da una gabbia toracica di metallo.

Come in Attack on titan, i superstiti si sono asserragliati in una serie di città fortificate. Queste fortezze sono fra loro collegate da dagli hayajiro, delle locomotive corazzate: all'inizio della nostra storia nella stazione di Aragane irrompe un hayajiro carico di kabane; il protagonista Ikoma odia i non-morti per aver causato la morte di sua sorella e ha inventato un'arma che può ucciderli trapassandone la gabbia toracica corazzata, ma nel testarla viene a sua volta contagiato. Ikoma riesce a rallentare l'infezione grazie ad un'altro strumento di sua ideazione. Divenuto un kabaneri, un essere a metà strada fra un kabane e un umano, riuscirà a mettersi in salvo su un treno chiamato Kotetsujou diretto verso un'altra stazione. Avrà così inizio un viaggio allucinante segnato dalla morte e dalla disperazione. Un adattamento manga di Kabaneri of the iron fortress ha iniziato la serializzazione su Comic Garden nel maggio del 2016.

Cowboy Bebop

Lo sceneggiatore Dai Sato e il regista Shinichiro Watanabe sono oggi considerati una delle grandi coppie dell'animazione nipponica. Assieme hanno collaborato a prodotti di grande impatto come Samurai Champloo e Space Dandy ma quello unanimemente considerato il loro capolavoro è Cowboy Bebop, per molti una delle migliori serie anime di tutti i tempi. Prodotta dallo studio Sunrise e andata in onda nel 1998, la serie sci-fi è ambientata nel 2071, dopo una catastrofe planetaria che ha reso Marte il cardine dello sviluppo della razza umana, e segue le vicende di Spike Spiegel e il suo socio Jet Black, cacciatori di taglie che operano con scarso profitto su una sgangherata astronave di nome Bebop. La serie in 26 episodi fu sponsorizzata inizialmente dalla azienda produttrice di giocattoli Bandai Co., che diede al pool creativo della serie piena libertà purché ci fossero delle astronavi, di cui la compagnia intendeva mettere sul mercato i modellini. Watanabe e Sato, coadiuvati dallo sceneggiatore Keiko Nobumoto, il character designer Toshihiro Kawamoto, il mecha designer Kimitoshi Yamane e la compositrice Yoko Kanno presero questa indicazione alla lettera creando un prodotto dai toni adulti, che affrontava questioni complesse come il rapporto conflittuale con il proprio vissuto e la noia esistenziale in un contesto infarcito di turpiloquio, droga e violenza. Nonostante i dubbi della Bandai e un'iniziale interruzione, Cowboy Bebop è divenuta proprio grazie a queste caratteristiche (e a una gestione tecnica impareggiabile) un vero e proprio caposaldo dell'animazione made in Japan. Da non perdere.

Space Dandy

Qualche anno dopo la conclusione di Cowboy Bebop, i due big dell'animazione seriale nipponica si ritrovarono grazie allo studio Bones, che li mise al lavoro su un prodotto esplicitamente diretto ai nostalgici delle avventure di Spike Spiegel e la sua ciurma spaziale. Con Space Dandy, serie in 26 episodi del 2014, i due autori riescono a confezionare un altro successo. Protagonista della vicenda è Dandy, un cacciatore di taglie spaziale ossessionato dai sederi femminili che vive avventure cosmiche infarcite di umorismo, azione e sense of wonder. Come i vari riferimenti sparsi qui e là sembrano suggerire, la serie è ambientata nel medesimo universo narrativo di Cowboy Bebop ma tralascia i toni maturi e adulti dell'illustre predecessore per concedersi un approccio più giocoso e folle. Space Dandy è una serie che viaggia costantemente sul filo dell'omaggio/parodia, riuscendo però a divenire qualcosa di più grazie alla straordinaria fantasia messa in campo dai suoi autori, a uno sviluppo psicologico non banale e a una grafica generosa degna dei prodotti migliori di quegli anni. Sebbene chiaramente non all'altezza di un masterpiece come Cowboy Bebop, Space Dandy è una serie molto meno sciocca di quanto faccia pensare la favolosa stupidità del suo protagonista, sa piazzare il colpo giusto al momento giusto con genialità, inventiva e una incredibile libertà estetica.

G.T.O. - Great Teacher Onizuka

Il mangaka Toru Fujisawa inizia a farsi un nome nel 1991, quando sulle pagine di Weekly Shonen Magazine comincia ad apparire un'opera intrisa di epicità e umorismo: Shonan Junai Gumi, manga incentrato sulle avventure di Eikichi Onizuka e Ryuji Danma, due mototeppisti liceali amici per la pelle. Conclusosi Shonan Junai Gumi, Fujisawa comprese di dover dare un seguito alle vicissitudini del duo Oni-Baku e lo fece con G.T.O. - Great Teacher Onizuka che, pubblicata sulla medesima rivista dal 1997 al 2002, regalerà all'artista e alla sua creatura un successo planetario. Vincitore nel 1998 del Premio Kodansha per i manga nella categoria miglior shonen, G.T.O. ha ricevuto un'ottima trasposizione animata in 43 episodi ad opera dello Studio Pierrot. Diretto da Noryuki Abe (Yu degli spettri, Bleach) e Naoyasu Habu (Highschool of the dead, Death Note) l'anime andato in onda fra il 1999 e il 2000 è stato portato in Italia da Dynit e trasmesso su MTV. Come si intuisce già dal titolo, G.T.O. - Great Teacher Onizuka è quasi del tutto incentrato sul solo Onizuka , che dopo essere riuscito fortunosamente a laurearsi è riuscito in qualche modo a farsi assumere come professore nella prestigiosa scuola media Seirin. La combinazione esplosiva ex-teppista-studenti problematici porterà a vicende spassosissime, estreme e anche commoventi in puro stile Fujisawa. Indimenticabile, G.T.O. è una perla da non lasciarsi scappare.

Star Blazers 2199

Al principio ci fu La corazzata Yamato, space opera scritta e diretta da Leiji Matsumoto per il compianto studio Group TAC (fallito nel 2010) e considerata oggi un'opera seminale per l'impatto che ha avuto sull'immaginario nipponico e mondiale - ricordiamo solo che questa serie è la preferita di Hideaki Anno, creatore di Neon Genesis Evangelion. Inizialmente concepita per essere una versione spaziale del Signore delle mosche, il progetto andò incontro ad una evoluzione sia in termini narrativi che grafici, acquisendo uno stile unico nel suo genere. Star Blazers 2199 ne è il remake, realizzato nel 2012 dagli studi AIC e Xebec per la regia di Akihiro Enomoto e Yutaka Izubuchi, Ryusuke Hikawa alle sceneggiature e character design di Nobuteru Yuki. La serie è ambientata nel vicino futuro: nel 2191 la Terra entra in contatto con la civiltà aliena dei Garmillassiani la quale, intenzionata a distruggere gli umani, stabilisce un avamposto su Plutone dal cui invia sulla Terra meteoriti radioattivi che stanno portando la razza umana all'estinzione. A un passo dalla fine, la speranza giunge da un'altra civiltà aliena e precisamente dalla regina Starsha del pianeta Iskandar che invia ai terrestri i dati necessari alla costruzione di un vascello in grado di superare la velocità della luce: viene avviato così il Progetto Yamato, dal nome della nave stellare che porterà gli umani, attraverso un viaggio irto di pericoli, a raggiungere Iskandar per ottenere da Starsha il Cosmo Reverse System che dovrebbe riportare la Terra al proprio antico splendore. Nuove civiltà, conflitti interni e dilemmi etici caratterizzano questa ottima serie sci-fi, che riesce nella notevole impresa di coniugare una narrazione complessa e una grafica curatissima allo stile originario che ha fatto amare La corazzata Yamato in tutto il mondo.