Aspettando Weathering With You: Shinkai, il pianista dei nostri sentimenti

L'animazione di Makoto Shinkai è un esplosione di colore dentro al petto. Partiamo assieme in un viaggio per scoprire il cinema dell'autore giapponese.

Aspettando Weathering With You: Shinkai, il pianista dei nostri sentimenti
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A volte qualcuno riesce a toccare corde che non sapevamo nemmeno di possedere. Ci si infila sottopelle, si abbarbica nel nostro sangue, spandendosi come la più sana delle malattie. Noi pensiamo di poter resistere, abituati ai lividi sentimentali, pronti a qualsiasi duello, convinti che il tappeto delle nostre cicatrici sia ormai sufficiente per proteggerci. Poi, però, arriva Makoto Shinkai, e con la tenera precisione di un chirurgo apre nuovi squarci, regalandoci solchi che custodiremo per il resto della nostra vita. Riesce a farlo grazie al suo cinema d'animazione, saturato e brillante, dove anche il grigio è acceso di luce, inserito con certosina mania dentro film che fanno urlare di gioia gli occhi, mentre il cuore combatte per non finire nella polvere. La filmografia di Makoto Shinkai è un viaggio accidentato fra i sentimenti, sezionati in tutte le loro forme, con lo stesso amore di una madre per il figlio. Facciamolo anche noi, questo viaggio.

L'eruzione silenziosa dei sentimenti

La prima cifra stilistica di Makoto Shinkai è proprio questa: aver "aperto" la mentalità giapponese (non molto avvezza all'espressione sentimentale) verso i cunicoli del cuore, mantenendo comunque il riserbo tipico della società nipponica. Magari, usandolo proprio come vetro cristallizzato da infrangere. Love is all you need, cantavano i Beatles, ma per Makoto Shinkai non sempre si ottiene e, soprattutto, bisogna sudare sangue per conquistarlo. I rapporti che crea lungo tutto l'arco del suo cinema - da Oltre le nuvole, il luogo promessoci (qui la nostra recensione) fino al capolavoro Your Name. - sono fragili, sbeccati, difficili da costruire e con il rischio di spezzarsi da un momento all'altro. Ma Shinkai riesce a consegnarceli in tutta la loro epica quotidianità, come l'eruzione di un vulcano in miniatura, capace però di carbonizzarci il cuore.

L'amore filtrato dal genere

Makoto Shinkai non si accontenta. Sperimenta, vola, si schianta e ricostruisce le sue ali. Sceglie di indagare i sentimenti attraverso i film di genere, inserendo storie umane e così semplici (sempre che l'amore lo sia mai davvero) dentro contesti universali, fantasy, post-apocalittici e fantascientifici. Embrione di tutto ciò è La voce delle stelle, cortometraggio degli albori (datato 2002) nel quale già si riconosce il genio che avrebbe sublimato il suo lavoro con Your Name. (e anche anticipato Interstellar di una decina d'anni). Due protagonisti che provano ad amarsi mentre il mondo è in lotta con lo spazio - il setting è squisitamente fantascientifico, umani vs alieni - e tutto combatte per aumentare la lontananza fra i due, che vorrebbero solo potersi scrivere una mail (un po' l'equivalente nipponico dei nostri sms) sperando che la controparte la riceva subito. Il tempo, però, non è un cerchio piatto, e i due innamorati impareranno a loro spese quanto la distanza siderale può strappare il cuore. Persino Viaggio verso Agartha, il suo film più ambizioso, a livello di mondo creato e per la vicinanza quasi fraterna con Miyazaki, prende le mosse dal mito di Orfeo ed Euridice (o Izanami e Izanagi, se preferite). L'eterna lotta fra amore e morte, traslata in un mondo fantasy pronto a rapire gli occhi, utilizzata da Shinkai per insegnarci che, a volte, bisogna sapere lasciar andare.

Non sempre si vince

Chi indaga l'amore non può che soffrire e, nel farlo, riversare tutto nel proprio cinema. Al punto che, per La voce delle stelle, esiste un doppiaggio di Makoto Shinkai stesso e della sua fidanzata. Tutto questo sentimento di perdita, dell'amore a distanza e dell'incomunicabilità viene poi racchiuso dentro 5 cm al secondo, forse il capolavoro più intimo di Shinkai, quello più completo, nonostante fosse il suo secondo lungometraggio. Un film a episodi che fa implodere il cuore nel petto, capace di descrivere le relazioni a distanza con spietata empatia, mentre tutto attorno petali e fiocchi cadono, lentamente, a terra. I tre personaggi del film prendono a pugni la vita, sbucciandosi le nocche, perché l'insieme di incomunicabilità e distanza è talmente lacerante che solo un altro dolore lo potrebbe lenire.

Shinkai prova a giustificare l'apatia come barriera contro il mondo, ma facendola diventare un germe che silenziosamente cresce e avvelena tutti i rapporti di Takaki, che tenta fin dall'inizio di respirare i propri sentimenti, soffocati dalla vita. Il maestro insegna una lezione necessaria: che non sempre si vince. Anzi, che spesso le cicatrici sono talmente profonde da impedirci di andare avanti, e che sta soltanto a noi muovere quel pesantissimo primo passo. Anche se arriva quando ormai ci sembra di essere alla fine.

Your Name. e i suoi embrioni

Sembra quasi che tutta la filmografia di Makoto Shinkai sia avvenuta in preparazione di Your Name. I personaggi di Oltre le nuvole con le loro promesse e la lotta per mantenerle; la distanza straziante di 5 cm al secondo; il cratere di Viaggio verso Agartha, contenitore del concetto ultimo di amore e morte; e le dinamiche de Il giardino delle parole, così tranquillamente umane, quotidiane e, proprio per questo, universali. Come se Shinkai fosse un archeologo, pronto a togliere la polvere da ogni tassello del suo mosaico, fino a svelarne il capolavoro. Your Name. racchiude tutto, eruttando sentimenti in mezzo alla catastrofe, mentre noi restiamo appesi sull'orlo del divano, incapaci di prendere fiato. Taki e Mitsuha raccolgono le eredità dei protagonisti precedenti, avviluppandosi nell'anima amore, morte, distanza, tempo, tutto per ricordarsi la cosa più semplice e bella del mondo: il nome della persona amata. E Shinkai, oltretutto, ha imparato a odiare il suo film più amato, proprio perché lo considera incompleto, pieno di crepe e difetti.

Il perfezionismo dell'autore è così certosino che per lui Your Name. è sbilanciato, inferiore a quanto avrebbe potuto fare, oppure, se è piaciuto troppo, è perché è troppo perfetto. È come se Shinkai fosse in una relazione così empatica con i suoi film da non riuscire a darsi pace: come noi siamo alla ricerca del rapporto perfetto, così lui lima il suo spirito per il film perfetto: perché Your Name. ha dei difetti e delle incongruenze di sceneggiatura, ma il traino emotivo è talmente forte che tutti gli errori restano smussati, come due fari di una macchina sfocati dalla nebbia. Forse con il suo prossimo film Weather Child, non si sentirà più una formica quando lo accosteranno agli Oscar o a Miyazaki.

La perfezione stilistica

Tutto il lavoro di Makoto Shinkai si sublima nello stile. Nell'impronta registica così personale: i close-up, l'uso chirurgico del montaggio (spesso come metafora), gli stupendi timelapse, la scelta della colonna sonora e un'animazione semplicemente totalizzante. Shinkai fa brillare i suoi disegni, usando la luce come corrente elettrica che polarizza il nostro sguardo dentro l'immagine: l'alba, il tramonto, i lampioni, le comete, i fari di una macchina. Ogni elemento che emette luce viene utilizzato per infiammare l'immagine, avvolgendo disegni di una precisione certosina. L'animazione di Shinkai migliora film dopo film, riuscendo a consegnare una sorta di "realismo animato" che si nasconde soprattutto nelle piccole cose, negli oggetti di uso quotidiano, nelle vedute cittadine e di campagna, nello sferragliare di una carrozza o nel turbinio di petali rosa. Makoto Shinkai fonde come un fabbro tolkieniano natura e giungla cittadina, futuro cibernetico e passato campestre, mentre i nostri occhi sfrecciano rapiti da un temporale, dalla scia di una cometa o da un treno che si allontana in mezzo alla neve.

Forse su quel treno ci siamo saliti tutti. Ci siamo appiccicati al finestrino, chiedendo al controllore di non fischiare, di concederci ancora qualche istante prima che lasciassimo sulle rotaie un altro brandello di cuore. Makoto Shinkai, però, li ha raccolti, uno dopo l'altro, e ne ha fatto la sua filmografia, senza alcuna fretta. Dopotutto, la velocità a cui cadono i fiori di ciliegio è di cinque centimetri al secondo.