L'Attacco dei Giganti 4 su Netflix: un clamoroso cambio di prospettiva

È ora disponibile su Netflix la prima parte della final season di Shingeki no Kyojin e gli equilibri in gioco cambiano drasticamente.

L'Attacco dei Giganti 4 su Netflix: un clamoroso cambio di prospettiva
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In attesa della resa dei conti imminente, con l'uscita dell'ultima parte dell'anime de L'Attacco dei Giganti, abbiamo analizzato il principio dell'acclamata season finale e abbiamo scovato i punti di forza di questi primi episodi animati da Studio MAPPA, aggiunti di recente tra le uscite anime Netflix di agosto 2021. Se c'è una parola che racchiude il senso e l'essenza di questo preludio alla fine, "cambiamento" è l'indiziata numero uno. La quarta stagione costituisce un punto di partenza e di non ritorno, un inizio di grande responsabilità per il giovane studio giapponese e un cambio di rotta definitivo per le sorti di Eren e compagni. Prima di proseguire nella lettura, vi rimandiamo alla nostra recensione de L'Attacco dei Giganti 3 per ricordare dove eravamo rimasti.

Un cambiamento radicale

Con la nuova stagione de L'Attacco dei Giganti lo Studio Wit, autore delle apprezzate animazioni delle prime tre stagioni, lascia l'arduo compito di occuparsi del delicato epilogo allo studio d'animazione MAPPA, nato nel 2011 e in auge nell'ultimo periodo con molte produzioni realizzate e in cantiere. MAPPA ha raccolto la pesante eredità e ha confermato la qualità del comparto tecnico, implementando una CGI più massiccia e animando magistralmente gli scontri tra giganti.

È, in generale, tempo di cambiamenti netti e capovolgimenti, di un vero stravolgimento dello status quo, della prospettiva adottata. Con il termine della terza stagione dell'anime, tutto ciò che sapevamo viene rinnegato, schiacciato sotto una nuova verità sconvolgente e profondamente rivalutabile dalle radici. Con lo scoperchiamento del vaso di Pandora (la discesa nella cantina del padre di Eren) le tre stagioni precedenti assumono un significato differente e con la rivelazione il mondo conosciuto cambia, si rimpicciolisce, si ridimensiona così come i poteri e i potenti; le ostilità perdono senso, la società e il contesto storico fanno lo stesso. Non più giganti contro umani, ma umani che si dichiarano guerra tra simili, non più un conflitto come sopravvivenza, ma un conflitto per la prevaricazione.

Insomma, non più un AOT battle shonen (anche se ridurlo ad un'etichetta simile non gli rende onore), ma un AOT dramma geopolitico di giochi di potere, di corruzione e vendette, di sovvertimenti, colpi di stato e ribellioni popolari, cospirazioni e fasci in opposizione. Se non bastasse, ci sono anche la discriminazione e la segregazione dei Marleyani, le differenziazioni razziali.

La scrittura ineccepibile di Hajime Isayama

Non più giganti al centro della storia, ma gli uomini che li controllano, i guerrieri che in giganti si trasformano e che non rappresentano altro che "potenziale militare". E senza giganti, o meglio senza i giganti visti nelle prime stagioni, tutto il lato terrificante dei giganti mangia-uomini sparisce, l'anime cambia radicalmente punto di vista e svolta decisamente verso un genere diverso.

L'Attacco dei Giganti non si regge più sulla tensione narrativa del pericolo ansiogeno di atterriti umani sotto attacco, paurosamente indifesi e impotenti di fronte alla malvagità pura e insensata, incomprensibile, dei giganti "selvaggi " delle prime stagioni. Ed è forse persino più complicato rendere appassionante ed intrigante l'opera senza la base vitale dell'attenzione, senza la tensione orrorifica come fondamento per la partecipazione e per l'emozione. La più facile suggestione dovuta al nucleo dell'angosciante, del timore umano, deve essere sostituita dall'autentica perizia narrativa e costruttiva, dalla scrittura come macchina perfetta, intricata ma mai contorta. E gli intrecci di Hajime Isayama, la maestria nell'utilizzo del set-up/payoff, l'incredibile spessore psicologico dato ai personaggi rendono la sceneggiatura di questa prima parte della quarta stagione ineccepibile, inappuntabile in ogni suo aspetto. Ed è prodigiosa la gestione dell'io narrante, con il continuo cambio di prospettiva e la capacità di dispensare ellissi stuzzicanti e di risolvere la suspense con il loro riempimento.

Il fatto che il main character dell'opera non agisca quale personaggio attivo nel primo scampolo della quarta stagione la dice lunga sulla capacità di scrittura e sull'abilità di creare universi narrativi, il che risulta ancora più straordinario se consideriamo che i personaggi protagonisti dei primi episodi sono inediti, fanno il loro esordio con la quarta stagione e si assumono il peso di portare avanti una storia che ci aveva lasciati con un cliffhanger epocale e una tensione alle stelle.

Si tratta, probabilmente, di uno dei prodotti meglio scritti nella storia degli anime, di sicuro una delle opere con la scrittura più complessa e sfaccettata, perfettamente bilanciata e mai statica o ristagnante, mai ripetitiva ma in continua evoluzione, metamorfosi, che si carica, si rifinisce e si completa di tasselli. L'Attacco dei Giganti cambia anima spesso restando fedele alla sua essenza action, uno shonen forse solo di nome ormai, ma un seinen di fatto, non esclusivamente per l'aspetto visivo ma per le tematiche decisamente adulte di questa nuova veste.

Allora conosciamo Falco, Gabi, Zofia, Udo, il gigante martello, il gigante mascella e abbiamo come l'impressione di assistere a qualcosa di brillantemente "slegato", di star guardando un anime a sé, che, sebbene risulti azzardato definire autonomo, ha senza dubbio una personalità unica, una profondità e un'espansione indipendente che lo rende quasi autosufficiente, tanto che le prime tre stagioni potrebbero passare per un prequel. In questo "nuovo corso" i protagonisti sembrano essere i nuovi cadetti marleyani e l'antagonista si incarna nella figura di Eren.

Eren Jaeger, da eroe a villain

Uno dei cambiamenti tangibili è l'evoluzione clamorosa del personaggio di Eren Jeager. Per lui l'autore ha riservato un'evoluzione di pensiero e di carattere, ideologica e comportamentale. L'Eren della quarta stagione, l'Eren della post-rivelazione è un personaggio dal carisma tenebroso, dalla freddezza glaciale.

Eren è un leader calcolatore, lucido e deciso, spietato e di un'ostinazione senza pietà, perseverante senza distrazioni, fedele ai propri principi più che ai propri amici. Con una vera e propria fazione a sostegno, gli Jaegeristi, Eren compie senza scrupoli azioni terroristiche atte al raggiungimento del suo obbiettivo, e non si ferma davanti alla strage di donne e bambini innocenti, né dinanzi alla morte di un compagno caro, e ordina il colpo di stato con l'impassibilità di un personaggio completamente diverso, che mai avremmo immaginato in tali atteggiamenti. Eren Jeager cova la sua rabbia in una maniera profondamente diversa a quanto visto nelle prime stagioni dell'anime. Sul finire della terza stagione il giovane deve dire addio a tutte le proprie convinzioni e accettare il fatto di aver dato tutto per una bugia, di essersi valso di tutte le sue forze per un'illusione di vendetta e ora deve trasferire il suo odio, deve veicolarlo verso altri obbiettivi. E l'Eren dalla moralità sicura della prima parte lascia il posto ad un vero e proprio villain dalle ragioni forti, dalle convinzioni spiazzanti, un personaggio intimamente trasformato, intellettualmente redento o forse solo illusoriamente libero dagli inganni e dalle menzogne del mondo conosciuto.