Attack on Titan 4: il colpo di scena su Eren funziona?

L'episodio 20 della final season de L'Attacco dei Giganti ha aggiunto tasselli fondamentali per decifrare definitivamente le azioni di Grisha Jaeger.

Attack on Titan 4: il colpo di scena su Eren funziona?
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La seconda e ultima parte di Attack on Titan 4 sta finalmente sciogliendo i nodi fondamentali dell'intricata trama tessuta e intrecciata da Hajime Isayama. I fili hanno cominciato a districarsi non senza clamorose rivelazioni, come raccontiamo nella recensione di Attack on Titan 4x21. Come la serie ci ha ormai abituato, non sono mancati, nel corso dei primi episodi, eventi sorprendenti, capaci persino di far rivalutare situazioni appartenenti al passato, mentre si aggiungono tasselli importanti ancora mancanti in un puzzle che si avvicina alla conclusione.

Il potere del Gigante d'Attacco

Dopo i primi episodi che ci riportano alla furiosa battaglia tra Eren e Reiner, supportato da Galliard e Pieck, il quarto episodio si svolge tutto nella dimensione della Coordinata dei Sentieri, presieduta dalla Ymir della leggenda, nonché primo gigante e detentrice di un incommensurabile potere.

In una situazione in cui Zeke sembra avere il controllo, proprio il fratellastro di Eren invita il protagonista a viaggiare con lui tra i ricordi del padre per svelarne l'influenza sul secondogenito. Nel tentativo di provare un presunto lavaggio del cervello nei confronti di Eren, Zeke si ritrova però davanti ad una verità inaspettata che rimette in discussione le motivazioni e gli atti compiuti da Grisha Jaeger: il padre di Eren ha paradossalmente agito sotto l'opprimente "supervisione" del suo futuro figlio. È l'Eren del futuro (il presente a cui assistiamo) ad avergli intimato di divorare il Gigante Fondatore deviandone l'autenticità, privandone del possesso la famiglia reale, che uccide nella totalità dei suoi membri risparmiando il solo Rod Reiss, padre di Historia. Un dialogo attraverso i ricordi possibile solo grazie all'abilità del Gigante d'Attacco: la condivisione delle memorie tra tutti i possessori del gigante in questione, che si tratti di predecessori o di eredi. Uno scambio tra passato, presente e futuro, una sorta di preveggenza di cui Isayama pianta i semi già alla fine della terza stagione dell'anime.

In occasione della grande rivelazione sul passato di Grisha Jaeger, il lungo flashback sulla vita del leader del Movimento per la Restaurazione di Eldia aveva non solo presentato un personaggio dalle azioni ambigue, una figura sempre "mancante", incompleta e dalla volontà sfuggente, enigmatica (adesso comprensibile e giustificabile proprio alla luce del sorprendente "dietro le quinte"), ma aveva esplicitamente fatto riferimento a ricordi futuri in due circostanze: sia nel momento in cui "il Gufo" Eren Kruger cede il Gigante d'Attacco a Grisha Jaeger, sia quando lo stesso Grisha lo "consegna" al figlio, i due detentori del potere dello Shingeki no Kyojin menzionano inspiegabilmente Mikasa e Armin nonostante non possano conoscerli in quanto appartenenti ad un futuro prossimo. Una stranezza che trova, infine, risposta grazie agli ultimi eventi accaduti.

Un vero paradosso temporale

Si tratta del più classico dei paradossi temporali, con il presente che agisce e influenza il passato per far sì che possano attuarsi le condizioni necessarie per il verificarsi del presente stesso. Il tutto avviene in una timeline che, di fatto, ha già visto l'"intervento extratemporale" realizzarsi. Un'infinita corrispondenza di causa ed effetto, perpetuamente intercambiabili, con un Eren che è prodotto di azioni che sono, a loro volta, prodotto della volontà dell'Eren in questione.

Provando a descrivere il processo indicando con A un presente caratterizzato dalla presenza di un Eren detentore dei poteri del Gigante d'Attacco e del Fondatore, e con B un passato contraddistinto dall'esistenza di un Grisha Jaeger deciso (o meglio convinto) a divorare il Gigante Progenitore in mano a Frieda Reiss, diremmo che A è prodotto di B e che B è, a sua volta, prodotto di A, il che costituisce una violazione del principio di causalità e, dunque, un paradosso temporale.

Immaginando un'ideale successione circolare di eventi all'interno del paradosso temporale, potremmo dire, senza cercare di stabilire un principio che sarebbe in effetti non decretabile, che Eren impianti i propri ricordi futuri nel genitore per convincerlo ad impossessarsi del potere del Fondatore e per far sì che Grisha trasmetta all'Eren bambino i poteri che ha acquisito sommati a quelli già posseduti (che sono, di fatto, quelli che permettono ad Eren di architettare il tutto).

Ma come riesce Eren ad instaurare un dialogo con Grisha? Come può effettivamente trovarsi al suo cospetto? Volendo trovare una spiegazione logica all'interlocuzione tra i due, pensiamo che il protagonista debba, verosimilmente aver creato, "registrato" dei ricordi funzionali proprio nel momento del viaggio tra le memorie del padre, agendo all'interno di una dimensione astratta permessa dalla permanenza nel luogo della Coordinata e sfruttando, appunto, il paradosso temporale (nonché l'eterna coesistenza dei momenti) per poter concretizzare nel passato di Grisha, sotto forma di ricordo futuro condiviso, una compresenza fisica o, quanto meno, visiva. È un ricordo "plasmato" a determinare la visualizzazione di un dialogo, di una coesistenza di Grisha ed Eren all'interno dello stesso spazio. Eren contamina l'"allucinazione" voluta da Zeke e consentita dalla dimensione superiore in cui si trova ed "impianta" la sua figura e la sua facoltà comunicativa all'interno della visione stessa, materializzando un ricordo da poter trasmettere al padre.

Un ricordo futuro (di Eren), contenente una memoria passata, impiantato in un ricordo passato (di Grisha) che ne permette la sovrapposizione e determina l'annullamento e l'abolizione dei confini spazio-temporali. Insomma, Eren Jaeger è, più che mai, artefice del proprio destino, burattinaio calcolatore, in totale controllo degli eventi, capace persino di condizionare quelli di un passato remoto, mettendo in mostra straordinarie capacità di premeditazione e pianificazione e una mancanza di scrupoli ormai assodata.