Belle, La Bella e la Bestia secondo Mamoru Hosoda [Spoiler inside]

Il regista di Mirai torna al cinema con una rilettura "digitale" della fiaba per eccellenza, ragionando su tematiche sociali ed emotive attuali e intense.

Belle, La Bella e la Bestia secondo Mamoru Hosoda [Spoiler inside]
Articolo a cura di

Belle di Mamoru Hosoda è pronto a uscire anche nelle sale cinematografiche italiane il prossimo 17 marzo distribuito da Anime Factory in collaborazione con I Wonder Pictures. Un prodotto d'animazione ambizioso e contemporaneo, che nasce dalla volontà del blasonato autore di Summer Wars e Mirai di modernizzare una delle fiabe più iconiche e apprezzate di sempre, quella de La Bella e la Bestia. L'intenzione iniziale era di produrre un musical a tutti gli effetti, senza perdere la cornice di Favola, con la musica come cuore pulsante della narrazione, le canzoni anima del film, motore di riflessione e cambiamento.

Andando oltre, come anche spiegato nella nostra recensione di Belle, la volontà di Hosoda era quella di inserire le tematiche classiche della fiaba francese in un contesto attuale, digitalizzandole per adeguarsi ai canoni narrativi dei millenial e, soprattutto, apparire diverse, nuove, fresche, qualcosa che andasse oltre la ripetizione, il ristagno delle idee. Unendo allora il bagaglio culturale de La Bella e la Bestia e tutti gli elementi più tipici e archetipici del suo cinema (le realtà digitali, il racconto di formazione, l'accettazione del diverso), l'autore celebra la bestialità umana e l'umanità della bestia in un grande film d'animazione, visivamente sontuoso e dal contenuto calibrato ed emozionante, toccando anche argomenti sociali delicati inseriti e trattati direttamente nel tessuto narrativo del racconto.

La Principessa con le lentiggini e il Drago

In Belle è sempre forte il valore catartico dell'alternativa digitale, forse qui più che mai. Il mondo di U ci viene presentato come un luogo dove poter essere qualcun altro attraverso la tecnologia del body sharing, in grado di trasferire l'agentività corporea (la facoltà di esercitare potere sul proprio corpo, per azioni e decisioni) in un universo virtuale alternativo, tirando fuori il vero potenziale di ogni persona e incarnandolo nel rispettivo avatar.

Fin qui c'è poco di diverso dal mondo di Oz visto in Summer Wars, se non fosse che il principio base non è quello di giocare a essere qualcun altro ma quello di poter esprimere al meglio se stessi, trasferendo nel digitale l'esperienza fisica accumulata nel tempo, sogni, tormenti, paure e dolori.
Suzu Naito è la Bella del film: una timida e introversa liceale di campagna con il desiderio di poter cantare, ma che ha smesso di farlo dopo la prematura morte della mamma. Un dramma legatosi alle ossa, una cicatrice che continua a far male. Lo slogan di U le apre la porta definitiva: "Nella realtà non si può ricominciare. In U è possibile farlo. Avanti, vivi un altro te stesso. Inizia una nuova vita. Cambia il mondo". È così che diventa Belle, una splendida ed elegante AS (nome degli alter-ego in U) con una voce calda e miracolosa. Il suo ingresso indimenticabile attira le attenzioni del mondo intero, rendendola il personaggio dell'universo virtuale più famoso e seguito di tutti. U è una fuga dalla realtà, un modo di concretizzare se stessi. Nel caso di Suzu divenendo popolare e riuscendo in particolar modo a far sentire la sua voce, quella che è la vera lei. Ma serve davvero una maschera per farlo?

Dall'altra parte c'è invece il misterioso Drago, un AS dalle sembianze mostruose in grado di distruggere ogni personaggio "combattente" sponsorizzato di U, prendendoli di mira apparentemente senza motivo, invincibile. Per questo gli AS "giustizieri" del mondo virtuale vorrebbero sottoporlo all'Unveil, rivelando a tutti la vera origine del AS, la persona che si nasconde dietro questo avatar.

Un personaggio sofferente e di grande forza che vive in un castello nei meandri dimenticati del codice di gioco, nascosto nella complessa matrice binaria dell'alternativa virtuale. Perché agisce così? Cosa lo rende così furioso e fragile?

Il dolore che plasma

L'analogia metaforica con l'archetipo umano narrata nella fiaba de La Bella e la Bestia diventa sostanza e si fa più complessa, dove gli archetipi di uomo e donna sono ulteriormente distanziati dagli archetipi digitali. Una matrioska concettuale dove la bontà e la bellezza vogliono interfacciarsi con la bestialità e viceversa, rappresentando tanto Belle quanto il Drago la dicotomia bene e male che vive e sopravvive in ogni essere umano.

Il minimo comun denominatore è il dolore che è in grado di accentuare nel singolo uno o l'altro aspetto, divenendo talmente apatici e sofferenti da essere invisibili ma voluti bene da tutti, circondati da affetti sinceri nonostante la mancanza dell'affetto più desiderato (la madre di Suzu, in contesto), o rabbiosi, violati e disillusi come l'Origin di Drago, un individuo di cui avrete modo di scoprire il profondo malessere fisico e interiore. Ed è proprio nel riconoscersi l'un l'altra, nel dolore che li ha plasmati, che i due protagonisti danno credito e sostanza al valore di una favola centenaria.

I veli e i gradi di separazione svaniscono lentamente, liberando sia Suzu che il ragazzo dalle rispettive maledizioni e torture. Il primo a sparire è quello virtuale, essenziale per scoprirsi a vicenda. La musica in questo senso gioca il ruolo primario che voleva Hosoda e abbatte la parete più importante: è con la propria voce, mettendo in gioco se stessi, che si vincono le battaglie decisive della vita, ispirando gli altri.

In Belle è usata come mezzo di dialogo e protezione, ma è la realtà il vero sipario da spalancare, il luogo dove essere davvero se stessi e sprigionare il proprio potenziale, sbocciare come le rose della favola e non appassire, trasformare il proprio Io. Hosoda tira in ballo il tema della violenza domestica e la necessità d'intervento, amalgamando la questione alle ripercussioni psicologiche sui più piccoli e fragili e su come questo si possa ripercuotere altrove o in futuro, luoghi o concetti mai troppo distanti da noi. Temi forti e sfumati dei racconti di formazione più sofisticati e gentili, capaci di lasciare un segno che non sia ferita ma ricordo. Da uno stesso dolore si può diventare belli o bestie, quindi, ma sono poi l'amicizia e l'amore delle persone care e vicine a proteggerci e trasformarci realmente. È così che si può iniziare una nuova vita. È così che si può cambiare il mondo: cambiando prima se stessi, divenendo più empatici, consapevoli del proprio valore e di quando un altro universo sia possibile anche in concreto.