Berserk, l'ultimo capitolo di Kentaro miura: addio, Sensei

Con il capitolo 364, Berserk forse giunge alla fine. Ecco l'ultimo saluto di Kentaro Miura, il Maestro che ha segnato l'epoca d'oro dei manga fantasy.

Berserk, l'ultimo capitolo di Kentaro miura: addio, Sensei
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È giunto il momento, guerriero, la tua mano è stanca, al punto che non riesce più a brandire la temibile Ammazzadraghi. Lasciala pure lì dov'è, lascia la tua armatura nera. Ora puoi riposare.

Il capitolo 364 di Berserk, l'ultimo che il Maestro Kentaro Miura ha scritto prima della sua improvvisa dipartita, ci mostra come persino la morte possa essere beffata talvolta con l'inchiostro: Gatsu e i suoi compagni sono arrivati alla fine del loro viaggio e tutto ciò che avevano lasciato in sospeso, o almeno la parte che ha marchiato e intrecciato i loro destini, ha il coraggio di rivelarsi soltanto sotto gli ultimi raggi di una luna piena. Così il Maestro ci ha lasciato con un finale che non è un finale, con un addio che non è un addio, ma l'attesa di un'altra alba.

La fine di un viaggio e l'inizio di un nuovo giorno

Non era ancora sorta l'alba in Giappone il 10 Settembre, data ufficiale dell'uscita dell'ultimo capitolo di Berserk sulla nota rivista Young Animal, quando le prime tavole del volume 364 hanno fatto il giro del mondo, rimasto "indietro" per l'antica legge del fuso orario. E così abbiamo potuto ammirare (e piangere insieme di fronte a) le prime immagini dell'ultimo capitolo di Berserk curato da Kentaro Miura.

Abbiamo lasciato i nostri compagni nell'isola di Elfhelm, dopo aver svelato il mistero del Cavaliere del Teschio in Berserk 363. Abbiamo persino sorriso, di fronte alla "scimmia saltellante" che altro non è che Isidoro, l'emblema di un'infanzia che Gatsu non ha mai avuto ma che può ritrovare in questo giovane, piccolo guerriero. Infine abbiamo assistito a come procede la vita di Gatsu e Caska, che sorta di futuro possano avere, di certo segnato dagli incubi di tutto ciò che hanno trascorso, dall'Eclissi fino alle ultime disavventure contro il Dio del Mare. Eppure anche i loro atroci passati sembrano svanire di fronte al sogno di una vita finalmente insieme. Non è dato sapere se Caska riuscirà mai più ad avvicinarsi a Gatsu, intanto il Guerriero Nero ha accettato il suo destino: d'altronde è pur sempre un fedele cane da guardia, no? In questa surreale quotidianità che Shilke osa chiamare "famiglia", Kentaro Miura è riuscito, ancora una volta, a farci capire perché i suoi fan continuavano a seguirlo e amarlo in trentatre lunghi anni dall'inizio del manga: alla fine del capitolo 364 di Berserk si rivela Grifis, che altro non è che il bambino di Caska e Gatsu, il misterioso personaggio che appariva soltanto al chiaro della luna piena. Ora il mistero è stato svelato e la fine di Berserk si tinge persino delle lacrime del divino Falco bianco.

"Fine"?

Avevamo appreso la notizia da parte del publisher Hakusensha e dello staff di Kentaro Miura, lo Studio Gaga, che ci apprestavamo a vedere le ultime fatiche del Maestro. Infatti, nella lettera da loro pubblicata, avevano scritto: "siamo profondamente dispiaciuti di informarvi che non ci sono ancora informazioni riguardo al futuro di Berserk in questo momento". Dunque è ufficiale, il capitolo 364 che comporrà l'ultima parte del volume 41 di Berserk sarà l'ultimo?

A lungo i fan hanno cercato di dare un senso diverso, un'interpretazione a cui aggrapparsi strenuamente, in merito a queste parole rivolte "a tutti i fan di Kentaro Miura". Berserk non può finire così, non deve. Dall'altra parte, invece, ci sono altrettanti fan che hanno accettato il capitolo 364 come il finale che stavano inseguendo dal 1988, anno in cui Kentaro Miura presentò il "prototipo" del suo capolavoro.

Su una cosa siamo tutti d'accordo: avremmo voluto sapere di più su Kentaro Miura e la sua opera magna. Inutile sottolineare come, quanto e soprattutto perché Miura sia riuscito a suggestionare i suoi fan: dal mondo videoludico fino ai più sperduti angoli dell'arte contemporanea, milioni di persone hanno guardato ai lavori del Maestro come una vetta insormontabile, un canone a cui ispirarsi, un manga da aspettare nonostante l'estenuante instabilità d'uscita. Ma tutti i suoi fan avrebbero dovuto sapere anche gli enormi sacrifici che il Maestro ha fatto per portare avanti il suo lavoro, una vita marchiata dalla mano del Dio Manga.

"Ho fatto un sogno"

Ed è così che il sacrificio del Maestro riflette quell'enorme peso che Gatsu portava, troppo spesso, troppo pesante e troppo grezzo. Nient'altro che un blocco di ferro.

Eppure alla fine il Maestro ci ha mostrato che anche il Guerriero Nero è riuscito a liberarsi di quell'armatura che lo tramutava in un lupo demoniaco feroce, ce l'ha fatta persino a convivere con quell'amore tormentato, eppure costante, perpetuo, indistruttibile. Non è forse questo che ha sempre contraddistinto Kentaro Miura e la sua opera magna? Non è questo ciò che ci ha insegnato? Che anche la più brutale, spietata storia fantasy che il mondo abbia mai conosciuto, cela dentro di sé una speranza, una luce, anche dentro alla più ostinata oscurità. Che non possediamo nulla di più concreto e tangibile, a parte i nostri sogni.Allora lasciate che sia questa l'ultima parola sul manga di Berserk, ciò che poco prima di andarsene Kentaro Miura ha disegnato, lasciate che tutto ciò che è stato detto e mostrato sia tutto qui, dentro a questi sogni, incubi e tutte le magie che osano stare tra il bianco della carta e il nero della china. Addio, Miura-sensei, abbiamo preteso tutto da te e tu ci hai dato persino di più.

Grazie per questo viaggio indimenticabile, lascia pure lì la parola "fine", lascia la tua armatura nera. Ora puoi riposare.

Berserk "Ho fatto un sogno. Sotto la luna piena, io ero un bambino, avvolto da un nostalgico calore. Ma quando mi sono svegliato, era rimasto con me soltanto un vago senso di bramosia. Anche quello, presto, scomparirà... con una singola lacrima, come rugiada mattutina". È stato bello questo sogno, Maestro Miura, a volte un po' incubo, a volte un po' realtà. Da questa parte dello schermo, speriamo che si concluda così, che non prosegua e che rimanga ciò che è sempre stato: una storia che sfida con un'Ammazzadraghi anche la misura del tempo.