Bleach, un inizio diverso: differenze tra le prime puntate e il manga

In occasione del ritorno di Bleach su Amazon Prime Video, analizziamo le differenze tra il manga di Tite Kubo e la sua fortunata trasposizione animata.

Bleach, un inizio diverso: differenze tra le prime puntate e il manga
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Il popolare anime prodotto dallo Studio Pierrot torna in streaming su Prime Video con i primi 20 episodi della serie (per la prima volta doppiati in italiano), in attesa di entrare nel vivo delle avventure di Ichigo e soci con la Saga della Soul Society (a proposito, Bleach Stagione 2 è in arrivo a maggio sulla piattaforma Amazon. Bleach ha fatto il suo esordio nell'ottobre del 2004, ricevendo una grande accoglienza da critica e pubblico e unanime approvazione da parte degli amanti del genere shonen. Non è infatti senza meriti che l'anime si è conquistato un posto da titolare inamovibile nel tridente dei Big Three, riuscendo a non sfigurare di fianco ad opere dalla forza transgenerazionale come One Piece e Naruto. Gli dèi della morte di Tite Kubo prendono vita nella serie diretta da Noriyuki Abe, che al di là di una messa in scena nel complesso fedele alle pagine disegnate dal mangaka e alla sceneggiatura del fumetto, non si è risparmiato nel concedersi delle licenze narrative e strutturali, in accordo alle esigenze dettate dal medium diverso e dalla necessità riempitiva causata dal rapido avanzamento dell'anime. Ma tralasciando l'introduzione di episodi non canonici, di saghe "originali" di filler (ben quattro le saghe extra), l'anime dello Studio Pierrot è fin dall'inizio capace di proporsi come prodotto a sé stante e non come "merce" derivata. Riesce dunque a differenziarsi nelle soluzioni narrative, non ricalcando per filo e per segno la cronologia e la densità delle scene e puntando sulla componente visiva e dunque sulla spettacolarità degli scontri (seppur all'inizio l'animazione fatichi a decollare). E sono soprattutto i primi episodi dell'anime a discostarsi sotto alcuni aspetti dai primi capitoli del manga, anticipando in alcuni casi il cammino differente (ma parallelo) che l'anime preserva con coerenza per tutta la sua durata.

Meno sangue, più terrore

È interessante notare come Abe sfrutti l'audiovisivo per puntare deciso verso un'atmosfera soft-horror decisamente più marcata rispetto al manga di Kubo. Soprattutto nei primi episodi dell'adattamento, in occasione delle primissime apparizioni delle spaventose anime decadute, gli hollow, i creatori riescono a riprodurre e a far aleggiare un clima di sottile terrore (è il caso dell'attacco ad Orihime Inoue e Tatsuki Arisawa da parte del fratello defunto della prima) che sembra non essere la caratteristica preminente nell'opera del mangaka.

Ma per quanto il medium garantisca allo Studio di avere molte frecce al proprio arco (effetti sonori e visivi sono risorse di grande rilievo nella creazione delle atmosfere), incappare nei limiti che un adattamento animato presuppone è inevitabile. Ed è dunque naturale che alcune frecce non vadano a segno per l'impatto con lo scudo della censura televisiva. Nel caso di Bleach questo si traduce in una messa in scena nettamente più pulita, meno sanguinosa, con l'omissione di quel lato oscillante tra splatter e gore che nel manga è presenza costante. Così il sangue sul viso del primo spirito che incontriamo viene eliminato nell'anime (la bambina che un gruppo di teppisti avevano inavvertitamente infastidito), e lo stesso accade con le ferite edulcorate di Inoue e Rukia e un Ichigo che si trafigge il cuore in off-screen (Kubo disegna invece esplicitamente la scena della prima trasformazione). C'è poi una dose maggiore di comicità e una forse minore epicità nell'adattamento animato. Le gag comiche sono più frequenti e la regia di Abe non risulta efficace nel riprodurre la forza mitica dei disegni di Kubo. Nonostante il vantaggio della mobilità, l'anime non è, nelle sue prime battute, capace di replicare il pathos che il mangaka riesce a trasmettere con l'immobilità delle sue tavole. Si tratta di scelte registiche discordanti con effetti differenti, seppur non annoverabili tra le differenze più marcate.

Le scelte narrative di Kubo e Abe

Costituiscono invece delle divergenze sicuramente più legate alle volontà produttive le scelte narrative adottate dallo studio d'animazione. Nell'anime di Bleach i combattimenti hanno sicuramente un peso specifico maggiore rispetto al fumetto ed è facile notare una componente action più ingombrante. Non solo gli scontri sono dilatati e più densi (come nel caso del primo combattimento di Chad contro l'hollow volante, e in generale di quasi tutti le battaglie della prima stagione) ma vengono persino introdotti duelli che nel manga vengono invece tralasciati (lo scontro tra Ichigo e la mod-soul che diverrà poi l'orsacchiotto Kon non esiste nella versione cartacea).

Più azione e più azioni, dunque, per la serie dello Studio Pierrot, che imprime una direzione precisa all'anima del prodotto televisivo. Ed è a causa di questa direzione che l'anime inizialmente arranca e si perde un po' nella sua ridondanza. Il Bleach animato fatica ad ingranare nel corso dei suoi primi episodi proprio per questa scelta di puntare più sugli scontri che sull'avanzamento della storia. Ed è invece per la continuità di questa che Tite Kubo si serve dell'ellissi, eliminando gli scontri che non ritiene necessari ai fini della trama. Il mangaka raggiunge l'armonia narrativa grazie all'eliminazione del superfluo, facendo della storia il fulcro del Bleach cartaceo, compensando dunque la ripetitività (verso cui, in principio, l'anime sembra lievemente scadere) grazie all'omissione di quelle parti che l'adattamento si decide invece a sviluppare. Mentre Kubo vuole raccontare, l'anime vuole esibire, facendo leva sulla spettacolarità dell'audiovisivo. Mentre per Kubo l'azione è soggetto, per lo Studio Pierrot è sostanzialmente protagonista.

I personaggi rimaneggiati

Ricevono poi un trattamento diverso alcuni personaggi, il cui carattere sembra subire un aggiustamento da parte dei creatori della serie animata. Viene allora corretto il fervente amore di Orihime Inoue per il nostro sostituto shinigami: non più riferimenti espliciti alla sua cotta per Ichigo, non più di un accenno al suo forte interesse per il protagonista, solo leggere allusioni e un'infatuazione per lo più deducibile dall'imbarazzo che la giovane sembra provare in molte occasioni. Viene inoltre riservato meno spazio al personaggio di Kon, protagonista di un numero più elevato di siparietti comici e generalmente più presente nel manga. Appare poi meno seriosa Rukia Kuchiki, meno rude e severa rispetto al fumetto. I personaggi rimaneggiati o modificati (mai però realmente alterati) sono comunque quelli meno caratterizzati, dunque più malleabili. Nessun cambiamento per comprimari solidi e con caratteristiche marcate, nessuno spazio di manovra con i granitici Ichigo, Chad e Ishida, personalità dagli attributi troppo pronunciati, troppo iperbolizzati, per essere anche minimamente ritoccati.

Bleach (Anime) Sono numerose, dunque, le differenze tra i primi capitoli del manga e i primi 20 episodi disponibili su Prime Video. Tra atmosfere diverse e scelte legate al medium utilizzato, entrambe le versioni acquistano una loro singolarità. Con un ago della bilancia che sembra pendere più verso l'action duro e puro, l'anime di Bleach si distingue e ottiene vita propria. Tite Kubo e lo Studio Pierrot plasmano due prodotti dal nucleo inscindibile ma con frammenti differenti. Non un’altra interpretazione ma scelte peculiari, che senz’altro non hanno abbastanza forza (e non vogliono averla) da cambiare concettualmente l’opera. Soltanto una prospettiva leggermente diversa e un’anima un po’ più irrequieta.